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lunedì 27 marzo 2017

L'albero di canne che prende l'acqua del cielo


Un architetto italiano ha creato una semplice struttura di nylon e giunchi che cattura l'acqua nell'atmosfera risolvendo il problema della siccità nel Corno d'Africa. Ennesima conferma della genialità italica e del genere umano, quando ci si dedica liberamente senza subire interferenze, alla ricerca di soluzioni ai problemi , partendo ovviamente da un minimo di basi tecnico scientifiche. 

Non è la prima soluzione alla siccità di cui leggo, mi risulta ve ne sono in circolazione almeno una mezza dozzina, già applicate ovunque vi sia carenza di acqua, ne rammento una sperimentata una quindicina di anni fa sulle Ande in Sudamerica, ma era molto più complessa e costosa. Il problema è che ogni volta che la genialità disinteressata, spesso congiunta con la semplicità delle soluzioni adottate, risolve qualche problema o esigenza importante, cozza contro gli interessi di qualche gruppo di potere e di business che ha tutto l’interesse a lasciare le cose come sono ed osteggiano la diffusione delle nuove proposte risolutive, quasi sempre riuscendoci. 

Se l’umanità nel suo complesso non si evolve collettivamente sfruttando la genialità di alcuni individui particolarmente dotati, è perché ci sono gruppi di potere monopolistico ed oligarchico che hanno interesse opposti e quindi interferiscono per mantenere lo status quo, che consente loro di continuare a dominare imponendo le loro condizioni. Non ha nulla a che fare con il complottismo, e evidente a chiunque riesca ancora a pensare autonomamente interpretando la realtà che lo circonda analizzando un lasso di tempo di media lunghezza (diciamo almeno una generazione). 

Provate a pensare negli ultimi 25 anni a quante notizie vi sono giunte di invenzioni, scoperte e soluzioni geniali che però non sono mai state prodotte ed immesse sul mercato. Possibile che fossero tutti ciarlatani e truffatori? E a che pro lo sarebbero stati, visto che la maggioranza di loro erano disposti a cedere gratuitamente la loro invenzione per il bene dell’umanità? 

Claudio Martinotti Doria





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Warka Water, funziona l’albero che in Etiopia produce acqua (e toglie sete)

La struttura, in Etiopia, è stata ideata dall’architetto italiano Arturo Vittori. E’ ecosostenibile e produce 100 litri di acqua al giorno. Togliere la sete, in territori difficili per la siccità, con Warka Water costa solo 500 dollari.

Si chiama Warka Water ed è un albero che toglie la sete. Un albero per modo di dire, ma che comunqueproduce acqua, in Etiopia, regione del mondo in cui la siccità è molto diffusa e dove la grave crisi alimentare andrà a toccare nel 2016, secondo un rapporto Onu, oltre 10 milioni di uomini, donne e bambini. A 9 mesi dalla sua messa in opera nell’area di Dorze, Warka Water ha già prodotto oltre 29mila litri d’acqua e tolto la sete a 30mila persone.

Warka Wate, 10 metri per solo 60 kg

Alto 10 metri, pesante solo 60 kg, ecosostenibile e costruito con materiali ecologici e facilmente reperibili come nylon e giunchi, Warka Water si basa sul principio della condensazione dell’aria, sfruttando l’escursione termica giorno-notte che in Africa è molto accentuata. La struttura cattura infatti rugiada, nebbia e minuscole particelle di umidità, trasformandole in acqua potabile togliendo la sete a territori difficili come quelli africani Il primo prototipo in grado di produrre fino a 100 litri d’acqua al giorno, sfruttando l’umidità dell’atmosfera, è stato ideato dall’architetto italiano Arturo Vittori e realizzato direttamente sul territorio etiope grazie al sostegno della Cooperazione Italiana. Poi è stata una corsa al miglioramento. “Dai sopralluoghi che effettuiamo ogni 2 settimane a Dorze – spiega Vittori – e dalle numerose interviste realizzate abbiamo raccolto informazioni molto interessanti, che ci sono servite per migliorare le nuove versioni del Warka Water che stiamo sviluppando”.


Costa appena 500 dollari ed è facile da costruire

Assemblarla costa relativamente poco, ovvero circa 500 dollari. Se il progetto Warka Water diventasse realmente operativo, superando la prima fase progettuale lanciata in Etiopia, le popolazioni locali dei paesi in cui la siccità è molto accentuata vedrebbero un miglioramento consistente della loro vita. Dato che la speciale struttura è’ in grado di catturare l’umidità dall’atmosfera e trasformarla in acqua, le donne delle comunità potrebbero dedicarsi ad altre attività invece che passare 6 ore al giorno lontane da casa per procurarsi acqua. Il Warka Water fa della sua facilità di costruzione e di funzionamento il suo principale fiore all’occhiello, dato che permette una gestione diretta delle comunità locali. La struttura, se sviluppata su larga scala, consentirebbe infatti alle popolazioni di non dipendere dai finanziamenti e dagli aiuti esterni, valorizzando la loro autosufficienza. Ma il contributo al progetto Warka Water non è l’unico intervento della Cooperazione Italiana orientato alla lotta contro la desertificazione e la siccità nei paesi in via di sviluppo. Nell’ultimo anno, infatti, sono stati stanziati complessivamente 10.760.470 di euro in iniziative destinate all’approvvigionamento idrico, con un focus particolare nelle regioni dell’Africa Sub Sahariana e nel Nord Africa.

Approfondimenti:
Questo progetto riporta in auge una antica tecnica per ottenere acqua dall’aria. Questa tecnologia, facile ed economica ha in sé la capacità di decentralizzare l’egemonia dell’industria sull’acqua e su tutto quello che ne consegue. Le soluzioni esistono, serve volontà.


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