Ecco il report, ottimo lavoro di Francesca che può e deve essere commentato da tutti voi per continuare questo buon lavoro di riflessione.
Ricordo la riunione prossima, molto operativa che si terrà martedì 4 aprile 2017, ore 18, Urge uno strumento più pratico di comunicazione, tipo gruppo fb e quindi volontari che lo attivino, lavorare subito su un appello e sui contatti da prendere con tutte le realtà citate e quindi una prima programmazione di eventi pubblici...questo e altro...ne abbiamo di lavoro
E’
iniziata la primavera!
21.03
2017 – Prima riunione verso il G7 Agricoltura
La
riunione si è svolta presso la sede di Rifondazione Comunista di
Bergamo e ha coinvolto una trentina di persone provenienti da
esperienze diverse.
Si
è condiviso la necessità di avviare un percorso di formazione, sia
interna che esterna. Vista l’attenzione che il tema
dell’agricoltura e del cibo ha in questo momento tra la
cittadinanza, ci sembra una grande opportunità utilizzare un evento
così importante come il G7 nella nostra città per attivare processi
di autoformazione che possano interessare un grande numero di
persone.
Questa
prima riunione ha iniziato a porre già le basi in tal senso, grazie
alla presenza e relazione di Vincenzo Vasciaveo.
Vincenzo
Vasciaveo è da tempo impegnato nei percorsi regionali e nazionali di
costruzioni di reti e pratiche di “altra economia”. Vincenzo ha
riassunto le caratteristiche di un modello di produzione e consumo
basato sulla “sovranità alimentare”, nonché fatto una
panoramica delle esperienze in corso nel panorama nazionale, europeo
e internazionale che si muovono in questa direzione.
Dopo
anni di sperimentazione di consumo più attento all’uomo e
all’ambiente con l’obiettivo di indirizzare verso modelli più
sostenibili la produzione, il movimento dell’economia solidale ha
sempre più cercato di stringere reti e stabilire “patti” tra chi
produce e chi consuma, rafforzando il concetto di co-produzione. Un
esempio sono le CSA (community supported agriculture), ovvero
esperienze di vera condivisione tra produttori agricoli e consumatori
che si impegnano (condividendo anche il rischio d’impresa) in forme
economiche alternative a quelle basate sulla concorrenza di mercato.
Per
far diventare queste esperienze qualcosa di più di sperimentazioni,
tuttavia, abbiamo bisogno anche di poter premere su chi fa le leggi e
definisce i termini dei trattati. Il rischio infatti è che tutte
questi percorsi prodotti diventino “nicchie di mercato”,
facilmente cooptabili da attori multinazionali e locali della
produzione e distribuzione. Abbiamo cioè bisogno di più politica e
di far aumentare la consapevolezza politica di chi è già impegnato
in queste reti alternative di consumo e di produzione, a cominciare
dai movimenti dei cittadini-consumatori.
Vincenzo
ha fatto notare infatti che se siamo ridotti in questa situazione,
con un sistema di cibo sempre più insalubre e standardizzato in cui
la produzione industriale spazza via quella contadina (che in
sostanza vuol dire economie familiari e distribuzione e difesa dei
redditi), creando innumerevoli conseguenze negative che riguardano la
nostra salute, la biodiversità dei nostri territori, i diritti dei
lavoratori è a causa di tutta una serie di trattati e regolamenti
che sono andati a vantaggio delle grandi multinazionali del cibo e
dei poteri forti, sottoscritti a livello nazionale, europeo e
internazionale, oltre che del “pensiero unico” relativamente ai
modelli di produzione agricola basati, a partire dalla “rivoluzione
verde” del dopoguerra, sull'agricoltura industriale e, oggi, al
neoliberismo che ne ispira le caratteristiche iperproduttivistiche a
scapito dell'ambiente e del lavoro.
L'indizione
del G7 nella nostra città ci permette quindi di alzare il tiro, può
costituire quella situazione o “finestra di opportunità”
nell’ambito della quale si possono avviare e ancorare ragionamenti
collettivi sui “meccanismi” che stanno alla base delle
ingiustizie che viviamo quotidianamente e che sono sempre più
visibili a tutti.
Alla
relazione di Vincenzo seguono molti interventi che aiutano a mettere
a fuoco meglio la questione e anche a delineare una possibile
strategia/percorso.
Orazio
Rossi si sofferma sulla manifestazione di Roma indetta per il 25
marzo 2017 e sull’appello delle associazioni European Coordination
Via Campesina - Associazione Rurale Italiana - La Via Campesina per
una alimentazione sana e di qualità, un lavoro decente, una politica
agricola giusta e sostenibile in una Europa dei Popoli e della
Solidarietà
L’idea
è di unire i gruppi, i cittadini e tutto il movimento contadino, per
premere per la sovranità alimentare in Europa a 60 anni dopo la
firma del Trattato di Roma - per un’Europa diversa, un’Europa che
si prenda cura della sua popolazione e non protegga gli interessi
delle imprese, per una politica agricola che si traduca in alimenti
qualità, a salari dignitosi per i produttori, a un lavoro dignitoso
e che protegga l'ambiente.
Come
si legge dal loro comunicato stampa “Gli obiettivi del Trattato di
Roma e della Politica Agricola Comune (PAC) non sono che vuote
promesse dopo 60 anni. Al loro posto abbiamo assistito ad una serie
di misure attuate dalle istituzioni europee e soddisfacenti solo per
un’agenda commerciale dettata dagli interessi delle grandi imprese.
Malgrado la loro inclusione nel testo fondatore del 1957, gli
obiettivi quali assicurare una vita appropriata alla popolazione
agricola, la stabilizzazione dei mercati e la garanzia di
approvvigionamento alimentare in derrate alimentari europee a prezzi
accessibili a tutti i consumatori, sono stati ignorati in larga
misura nelle politiche agricole negli ultimi decenni. Dato il debito
residuo dovuto al mondo contadino, alle zone rurali dell'UE e al
resto del popolazione europea, il Coordinamento Europeo Via
Campesina, insieme ad un'ampia coalizione di associazioni della
società civile – attraverso l’impegno manifestato dal nostro
membro italiano e ospite della riunione, ARI (Associazione Rurale
Italiana), il cui lavoro ha permesso un'apertura della piattaforma
ECVC a una vasta gamma di movimenti e organizzazioni sociali in
Italia - organizzerà una serie di azioni per recuperare gli
obiettivi iniziali di sicurezza alimentare di questo accordo e, allo
stesso tempo, respingere la dimensione produttivistica che,
attualmente, è emersa. Al suo posto noi vogliamo l’integrazione di
una visione adatta alle sfide attuali della nostra società, come
quelle relative alla salute pubblica, all'ambiente e alla giustizia
sociale”.
Marco
Noris, riflette sulla necessità di riportare i diversi ragionamenti
su una scala d’azione che vada oltre a quella più strettamente
locale. Da decenni il Commercio Equo e Solidale denuncia gli iniqui
rapporti tra nord e sud del mondo. Ricorda che i problemi locali (che
riguardano le economie locali) non sono risolvibili senza tenere
presente le dinamiche internazionali.
Francesca
Forno racconta i molti progressi che proprio nel nostro territorio si
sono fatti negli ultimi anni nella direzione delle istanze del
movimento per il riconoscimento dell’agricoltura contadina e la
sovranità alimentare. La rete di Cittadinanza Sostenibile, che oggi
ha 10 anni, ha in questi anni avviato sperimentazioni importanti e
aiutato a diffondere sensibilità e visioni diverse da quelle che
supportano l’agricoltura industriale e il cibo standardizzato.
Il
lavoro fatto è oggi ben visibile sul territorio che vede ormai una
consolidata presenza di mercati auto-organizzati, di Gruppi di
Acquisto Solidale, la nascita del BioDistretto Sociale, promosso con
il supporto di AIAB, una della associazioni che più si batte per
l’agricoltura contadina a la sovranità alimentare nel nostro paese
e che è membro di Via Campesina Europa assieme ad ARI.
Da
partecipante al Tavolo Agricoltura, voluto e coordinato dal Sindaco
Gori, riferisce delle molte iniziative concrete portate avanti anche
grazie all’Amministrazione comunale che ha ascoltato le proposte
dei movimenti della società civile attivi su questi temi creando un
forum importante di confronto. Condividendo la necessità di avviare
un percorso di auto formazione che sia il più possibile allargato e
condiviso con i settori (tanti) della società sensibili a queste
tematiche, Francesca mette in evidenza il rischio di frenare un
processo di cambiamento che a parere suo è avviato nella direzione
giusta. Dobbiamo, suggerisce, capire come possiamo, mentre alziamo lo
sguardo e capiamo tutti insieme che fare mercati a km 0 e orti urbani
non è la soluzione ultima, continuare a collegare le discussioni
alle azioni pratiche che necessariamente devono avvenire a partire
dai territori. Bene dunque l’approfondimento, ma c’è bisogno
anche di sostenere e rendere visibile quel che già si è avviato di
buono nel nostro territorio per aiutarlo a crescere e ad estendersi
coinvolgendo anche strati sociali che ancora non hanno “diritto al
cibo”.
Si
discute il pericolo di diventare “foglie di fico” o che i nostri
temi e discorsi vengano sussunti – come è evidentissimo accada
quotidianamente – da chi poi li utilizza per fini personali e di
vendita. Per questo si pensa che sia necessario curare bene la
comunicazione sia interna che esterna mettendo sin da ora le basi per
una piattaforma.
In
particolare Claudio pone l’attenzione sul fatto che i g7 non sono
nè la stanza dei bottoni nè il luogo in cui presentare istanze, ma
lo spazio politico in cui si celebra la sussunzione delle alternative
trasformandole in buoni intenti che spesso servono da paravento alla
speculazione agroindustriale e alla predazione dei territori. Per
questo serve un lavoro comunicativo importante che smascheri il
bio-washing che i ministri dell’agricoltura tenteranno di fare di
questo meeting: costruzione di bollini e marchi di qualità che
prevedono lessico e pratiche alternative (filiera corta,
responsabilità sociale) e che poi vengono usati dai peggiori attori
del sistema agroindustriale. E’ quindi necessario fornire alle
persone degli anticorpi che sappiano smascherare immediatamente
questo meccanismo di rebranding della speculazione agroalimentare.
Si
ribadisce da più parti che la protesta fine a se stessa non porta da
nessuna parte, abbiamo bisogno di approfondire le diverse questioni
sulle quali sentiamo (a partire da noi stessi) di aver esigenza di
apprendimento e di mettere in atto azioni di autoformazione. Si pensa
ad una iniziativa al mese, con relatori che sappiano descriverci come
si è orientata la politica europea e internazionale agricola negli
ultimi decenni e di quali possano essere le proposte alternative.
Come
dice Maurizio Morgano, ripreso da Nello Patta e altri si lavorerà
per la costruzione di un social forum alternativo di critica e di
disvelamento dei reali intenti dei grandi della terra ma anche di
reale controposta, puntando a coinvolgere anche l’opinione pubblica
della città con iniziative diffuse sul territorio.
Roberta
collega poi la questione agricola con il tema della crisi e della
prolatarizzazione del ceto medio italiano che fatica ora a
permettersi il “buon cibo” e in generale, vista l’esperienza
dei Gruppi di acquisto popolare di Bergamo, il tema del costo e
dell’accessibilità a prodotti sani delle classi più povere.
Nel
frattempo c’è bisogno di continuare le sperimentazioni pratiche,
reti di economia solidale, Gas, Gap, mercati contadini, mappature,
collegamenti, dando continuità ad un percorso che sembra essersi
ormai avviato in modo fruttuoso nel nostro territorio già da qualche
tempo.
E’
importante per questo sviluppare la nostra capacità di ascolto
reciproco condividendo che un mondo diverso è possibile solo se
riusciremo a creare spazi e situazioni di incontro tra persone che
provengono da esperienze e percorsi diversi, ma che sono uniti dalla
stessa idea di giustizia sociale e che credono nel sogno che “un
altro mondo sia davvero possibile”, un mondo che non abbandona ai
margini i più deboli, ma che permette a tutti una “buona vita” e
un “buon vivere”.
Si
ritiene altresì necessario collegare a questo percorso di
avvicinamento al G7 altre istanze, comitati, movimenti che stanno
lavorando a questi temi anche a livello regionale e nazionale.
La
prossima riunione, operativa, è fissata per martedì 4 aprile 2017 alle
18.