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domenica 16 febbraio 2014

Daniela Barozzi: "Se l'amore di una madre supera gli steccati..."

....stamattina a Pratomavore ho deciso di raccontarvi una storia:

La storia dell’Augusta e dei suoi figli. Di quelli partoriti e di quello che ha salvato.


L’Augusta lavava i panni nel fosso, dietro la Rocca di Vignola. Era una bella mattina dell’aprile del 1945, ma l’Augusta china sull’acqua , pensava solo a quell’urlo nero che le rimaneva in gola dal 13 febbraio dell’anno prima. 


C’era profumo di viole e di crescione, cinguettio di passeri e lo sciacquio del torrente, quando sentì un rumore diverso…il pianto sommesso di un ragazzo dietro la siepe del biancospino. Si alzò con fatica (aveva la pancia grossa per il bambino che ci cresceva dentro) e scostò le fronde, fino a scoprire un ragazzetto biondo che piangeva, raggomitolato, come dentro di lei stava raggomitolato il suo bambino. Portava una divisa militare da tedasc. L’era un tedasc!


Il ragazzino terrorizzato, davanti alla donna incinta che lo guardava con la pena di una madre, riuscì a spiegare che l’avrebbero trovato, che con quella divisa non poteva nascondersi, che sarebbe morto…..o forse non spiegò nulla, fu lei a capire tutto.

E allora, quando il figlio maggiore dell’Augusta tornò dalla prigionia e cercò il suo vestito buono, lei con quel neonato in braccio, c’l’arcarveva al nam dal fradel mort , gli spiegò che il vestito l’aveva regalato a un giovane tedesco. 


L’Augusta gliel’aveva messo addosso quel vestito, perché lei il suo bellissimo figlio di diciannove anni, morto impiccato quel 13 febbraio del ’44, a Pratomaggiore, non l’avrebbe visto più. Ma c’era una donna in Germania che forse suo figlio l’avrebbe ritrovato grazie a quel vestito buono, da civile.
Questa storia è vera. Il neonato di allora partecipa ogni anno, insieme a suo fratello, il proprietario del vestito donato, alla celebrazione dell’eccidio di Pratomaggiore, in cui furono impiccati otto giovani partigiani, lasciati a penzolare per due giorni, come memento alla popolazione, con le madri sotto, in attesa di poter riavere i corpi dei figli. 


Mi hanno raccontato questa storia anni fa e stamattina, a Pratomaggiore, durante la commemorazione, tra i bambini delle scuole , le autorità, la banda, mi è tornata in mente e mi è sembrato che non ci sia niente di più importante da raccontare, niente di più universale da dire. 


Avevo il bisogno di condividerlo, perché nella nostra storia c’è questa grandezza d’animo, ed è questa umanità che voglio alla base di ogni mio progetto per il futuro.

Daniela Barozzi

1 commento:

  1. Condivido pienamente. E' importante ricordare e più importante dimostrare che con l'amore si possono scavalcare i monti e le differenze... Complimenti Daniela, bella storia!

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