....erano giorni che cercavo di cogliere l’attimo, facevo pure il gesto con le mani tipo acchiappare l’aria: qui… qui… ora… ora! niente solo aria. avevamo appena terminato la statua del budda e la notte il budda mi ha illuminato… la settimana era trascorsa veloce con il fantastico laboratorio di clown sociale e il pazzesco flash out sotto la pioggia, sotto la pergola, del chiosco sulla spiaggia, cantando, suonando e ballando… nel frattempo avevamo, con un bel gruppo di donne, passato l’olio e la cera alle pareti esterne del tempio e iniziato gli impasti per il budda… la pioggia, si la pioggia… ero nel cubo di legno, coperto di lamiere sul tetto. mentre sentivo il suono della pioggia tra le fronde degli alberi, mi crogiolavo nel letto sicuro di rimanere all’asciutto, quando sento… plic… plic gocce di pioggia sul cuscino… il qui e ora, l’hic et nunc… il budda… si,ho capito! mi sono adattato al qui e ora e l’ho seguito spostando il materasso più in la. dopo un po ancora il qui ed ora… plic… plic, gocce di pioggia sulla testa, mi sono spostato un altro pò e le gocce mi hanno seguito fino a costringermi, rattrappito, all’angolo del cubo, sul mucchio lenzuola materasso.
trascorsa la notte nel dormiveglia, la mattina presto, smessa la pioggia, bagnaticcio, mi sono messo una coperta addosso e sono andato al tempio, unico luogo asciutto e mi sono seduto al centro sul pavimento, in posizione del fior di loto; penso, sembravo veramente un bonzo. dopo un po è arrivato sario bravissimo suonatore di chitarra dai lunghi capelli, mi si è seduto di fianco e in silenzio pure lui si è messo a meditare. dopo un po è arrivata eugenia, si è messa a praticare respirazione pranica seduta nell’altro lato, vicino a me. mentre eravamo li, è arrivata martina dicendo: scusate il ritardo! quale ritardo, ho pensato fra me me, comunque si è seduta davanti a noi e brandendo uno smartphone ha continuato: ora faremo una meditazione guidata da un guru indiano…! si sentiva la voce gracchiante del guru, lei traduceva in italiano: visualizzate una palla di luce…!
siccome non visualizzavo un bel niente, ho colto l’attimo, mi sono alzato, sono andato al cubo, ho caricato i bagagli in macchina, stendendo i panni bagnati sui sedili e salutato tutti sono partito. seguendo il qui ed ora mentre attraversavo il deserto di lucania, tra nuvole e sprazzi di luce, ammirando la bellezza del paesaggio, come lo definiva federico II, luce dei miei occhi, mi è tornato in mente che mi sarebbe piaciuto andare a pestum, cosi ho telefonato a valeria, amica di Agropoli, sono a pestum, ha risposto, nella pineta di legambiente. uao, ho pensato, proprio dove volevo andare, non ci potevo credere! e dopo un paio d’ore ero da lei. ci siamo incontrati nella bella pineta, passeggiando al tramonto sulle dune. siamo rimasti la tre giorni, assistendo anche a un concerto di musica elettronica con una danzatrice sufi proprio sulla duna. in quei giorni sono stato a visitare l’area archeologica di pestumche era quello che volevo fare; le antiche mura e i templi. le strutture architettoniche costruite sui principi della geometria sacra cambiano il mondo intorno ad esse, se applicati correttamente, questi principi, con equilibrio e organicità, in accordo con gli scopi prefissi. Le tradizioni hanno usato, in tutte le epoche, simboli, forme e geometrie per favorire effetti sulla materia, sul corpo e in conseguenza per apportare mutamenti ai luoghi e allo stato di salute delle persone.
difficile dopo la perfezione dei templi rituffarsi nel degrado culturale architettonico e ambientale che li circonda. turismo di massaasfalto cemento plastica consumismo automobili buttate lungo le vie senza marciapiedi senza piazze senza pianificazione urbana. tutto nel più assoluto caos.
dopo la traversata coast to coast da torre mileto a pestum, mi sono fermato alcuni giorni ad agropoli. ripresa la via di buona ora, sono arrivato ad acciaroli, piccolo borgo della costa cilentana. seduto a un tavolino di un bar ho incontrato ernest hemingway che stava scrivendo il suo nuovo romanzo il vecchio e il mare, l’ho salutato e lui mi ha offerto un caffè dicendo: Ora non è il momento di pensare a quello che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che hai! l’ho ringraziato di frase e caffè e mi sono diretto verso il vicino paese di pioppi, dove mi stava aspettando davanti al museo della dieta mediterranea ancel keis, teorico fondatore. mi ha portato in una piccola trattoria a degustare piatti della cucina cilentana, basata sulla triade mediterranea: cereali legumi verdure e un buon bicchiere di vino locale. salutandomi mi ha citato la famosa massima di ippocrate: facciamo che il cibo sia la nostra medicina e la medicina il nostro cibo. dopo un pò ero a velia-elea, antica città greca, sede della scuola filosofica eleatica. lungo le vie dell’antica città mi sono imbattuto in parmenide e zenone; mi hanno donato profumati semi di finocchietto selvatico, simbolo del filosofeggiare, della leggerezza di spirito e della purezza d’animo. parmenide mi ha detto: anche se la compagnia si è sciolta sono contento che ci sia qualcuno che riesca ancora a cogliere lucidità in atomi di beatitudine di menti a volte confuse a volte geniali e concrete che hanno una loro originalità e un loro modo di essere… alla fine l’unica forma sicura è… la materia, il resto è confinato nello spazio e nel tempo che dura giusto quell’attimo che sta davanti a noi. dal lato suo zenone ha aggiunto: in origine era il suono poi in una successiva degradazione si è trasformato in luce, poi in fuoco, in aria, in acqua e infine in terra, nella materia grezza e bruta, a volte forte e compatta, come una zolla, a volte gassosa, come la polvere, a volte liquida che sgocciola tra le mani come il tempo e lo spazio, dove siamo sempre immersi. eh si… ho pensato, il resto lo lasciamo agli altri, anche se gli altri siamo noi! facciamo che sia più leggera possibile… la materia!
scelgo la via più veloce e sulle spiagge del cilento mi fermo a fare un bagno e a prender un po di sole quando sento una turba di uomini vestiti in modo strano avanzarsi sulla spiaggia, discutendo in lingue sconosciute. sono palinuro, nocchiero di enea, enea stesso, il padre anchise, virgilio, omero, ulisse e tutti i marinai della sua nave. alcuni parlano greco antico, altri il troiano, virgilio, il latino ed è l’unico che comprende le varie lingue. dopo un lungo discutere riesce a mettere tutti d’accordo. si lasciano andare ad ampie libagioni sulla spiaggia, dopo aver acceso un grande fuoco. la mattina ne intravedo i tizzoni fumanti sulla sabbia e la cenere ancora calda. a malincuore parto e scendo giù lungo la tirrenica per poi salire su verso l’aspromonte. mondo di unione c’è scritto sui cartelli che incontro sulla strada, sempre più stretta ripida e scassata, come la macchina che sbuffa accaldata. siamo arrivati sul tetto dello stretto, davanti a me, con l’etna, la in fondo, già imbiancato di neve sulla cima. sono con il gruppo di lavoro di unscooling, adotto la tecnica del fishing bowl, acquario, in disparte osservo e registro quel che succede prendendo appunti qua e la.
in questi mesi di vita nomade, mi è capitato di svegliarmi diverse volte con il letto pieno di formiche, altre volte ho dormito in stanze piene di zanzare dove ero costretto a proteggermi coprendomi la testa tutta la notte, comunque ero sempre pieno di punture e stavo sempre a grattarmi; un altro letto invaso dagli acari, immagino… e la mattina mi sono svegliato pieno di puntini rossi. in un trullo umido il materasso impolverato mi faceva venire il mal di testa. una notte mi è piovuto sul materasso. certe volte ho preferito dormire in macchina, nella navicella, comoda abbastanza pulita, non ci piove, potevo sentire la musica e la radio e la mattina risvegliarsi nella luce, un incanto!
anche scrivere è una forma di amore... immagino la vostra faccia quando leggete le mie storie, se le leggete… anche se non le leggete va bene ugualmente! sicuramente pensate che sono matto, un po lo sono... forse... border line, come si dice, cerco di trasformare il limite in opportunità, a volte mi sento selvaggio quasi punk, punk a bestia, infatti ho trascorso gli ultimi 40 anni sotto i palchi a sentire concerti rock reggae jazz etnica e classica contemporanea e non mi ci hanno mai fatto salire sopra, sul palco!
la terra mi porta lontano e anche vicino perchè sta sempre sotto i nostri piedi, vicino e lontano…
la terra cruda è fantastica! apre i chakra, crea equilibrio interiore, libera la mente, dà sensazioni ed emozioni irripetibili. è una specie di santo graal, una preghiera di fango, che unisce noi costruttori naturali sparsi per il mondo senza religioni etnie e appartenenze varie…
Guardiamo con nuovi occhi: La natura ci offre continuamente spunti di riflessioni... basta una semplice passeggiata per aprire la mente su orizzonti da esplorare o magari ripercorrere con nuovi occhi.
un semplice quaderno si trasforma in un mondo da esplorare, un mondo dove riporre fiducia cura attenzione affetto, un mondo fatto dei mille gesti del giorno che esterniamo attraverso le parole, quando le scriviamo esse prendono vita e stanno la davanti a noi sul foglio bianco... nel qui e nell’ora sto sempre bene con me stesso e sono contento di incontrare gli amici e sentire le tante parole dette e ridette. sto la seduto nel sole e nel cielo azzurro nel vento, sono felice di essere la con loro semplicemente a sentirli e a valorizzare lo spazio il luogo e il tempo vissuti assieme. l’autunno mi porta ogni anno la coscienza che nella vita avventurosa che conduco, semino in aria per far fiorire il cielo, solo che il raccolto è sempre magro e i frutti sono sempre pochi e sparsi… mi resta la soddisfazione di aver fatto sorridere il cielo azzurro pieno di nuvole bianche... mille poemi mille avventure mille storie mille parole mille di mille...
la polvere delle strade lascia nella mia mente più di un granello di sabbia d’oro, anche se compro cipolle nessuna stella nel cuore, amo la terra calda rovente, spesso lontana; i pensieri emergono pazienti, in piacevoli forme di pensiero che fuggono via senza ritorno
nella frammentazione della cultura contemporanea dell’apparenza e dell’instabilità, una idea che attraverso l’essenzialità del materiale rimanda al minimalismo e alla funzionalità: terra pia: nell'aura, nel silenzio, nella luce e nell’ombra dei luoghi, gesti, parole e immagini tendono a sacralizzare il materiale terra, simbolo di unione di etnie, popoli, culture e religioni: preghiera di fango: prendere qualcosa di immateriale, la luce dell’alba, il suono della parola, la spiritualità della preghiera e servirsene come materia prima per edificare qualcosa di concreto, come una casa. una materia che si disfa continuamente tra le mani che sparisce nel momento stesso in cui è offerta al mondo. è la capacita di creare e ricreare e non è l’oggetto creato che tiene in piedi le culture popolari che hanno finora elevato preghiere di fango.
sulla spiaggia di palinuro ho conosciuto julian tedesco napoletano e parlando con lui di zenone di elea ho scoperto che ha studiato filosofia a berkeley in california e insegna filosofia a tubingen e dopo alcune visioni distopiche dell’america e della germania d’oggi ci siamo soffermati a discutere sulla teoria della divisione dello spazio infinitesimale, teorizzato da zenone. esistono due scuole, quella dei gunkiani da gunk (materia sporca) che sono convinti della divisibilità della materia all’infinito e dei fondamentalisti che sono convinti che a un certo punto la materia non sia più divisibile… ho scoperto di essere un gankiano...
alla fine ci siamo convinti che la miglior organizzazione sia l’improvvisazione!
Ferdinando Renzetti
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