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Presentazione
In movimento per ecologie, vivere insieme, economia sostenibile, bioregionalismo, esperienza del se' (personal development).
martedì 31 ottobre 2017
I Guardiani Guajajara rischiano la vita per salvare la foresta e i loro vicini incontattati
sabato 28 ottobre 2017
Bologna - Città di Circo
Bologna, la prima città di circo
Città di Circo
Un sogno: un villaggio nel cuore della città dove le case sono roulotte, le pareti sono stoffe, si passeggia a testa in giù o appesi ad un trapezio, dove le piazze sono tendoni e gli abitanti sono artisti.
Una rassegna di 15 giorni di spettacoli, concerti, corsi, convegni.
Un progetto, nato dalla volontà di Forum Nuovi Circhi di Fnas (l’insieme delle compagnie italiane di circo contemporaneo con tendone), per creare un’occasione di incontro-confronto sia tra addetti al settore che tra artisti e pubblico…sì, voi, proprio voi che state leggendo, potrete vivere la diversità e la bellezza del panorama italiano del circo contemporaneo.
Bologna è la prima città che ha accolto questo progetto e lo ha reso possibile: una primavera circense di un autunno reale.
Vogliamo che diventi un modello esportabile in tante altre città.
Il Circo incontra la città…. e la invita a sognare.
Bologna: la Prima ❖ Città di Circo ❖ (un applauso)
Sindaco: alla città di Circo DUE sindaco … i …e …quattro
Coordinate: 44°30’46.0″N 11°19’57.0″E
Altitudine: 5 tendoni s.l.m completamente variabile
Superficie: il Parco Villa Angeletti, in espansione costante
Abitanti: numero non definito di acrobati, bipedi, musicisti, giganti, tecnici, masticatori di sogni, clown, fini degustatori, attori, spela cipolle.
Densità : altissima densità artistica, una formica gigante, con tutto il suo formicaio
Frazioni: gli spettacoli ruoteranno tra i tendoni di CiRcO PaNiKo, Side Kunst Cirque, MagdaClan Circo, Liglù e il tendone di Teatro Necessario/ Cà Luogo d’Arte.
Comuni Confinanti: …a piacere
Sindaco: alla città di Circo DUE sindaco … i …e …quattro
Coordinate: 44°30’46.0″N 11°19’57.0″E
Altitudine: 5 tendoni s.l.m completamente variabile
Superficie: il Parco Villa Angeletti, in espansione costante
Abitanti: numero non definito di acrobati, bipedi, musicisti, giganti, tecnici, masticatori di sogni, clown, fini degustatori, attori, spela cipolle.
Densità : altissima densità artistica, una formica gigante, con tutto il suo formicaio
Frazioni: gli spettacoli ruoteranno tra i tendoni di CiRcO PaNiKo, Side Kunst Cirque, MagdaClan Circo, Liglù e il tendone di Teatro Necessario/ Cà Luogo d’Arte.
Comuni Confinanti: …a piacere
Ci vediamo alla città di Circo. http://bologna.cittadicirco. it/
Autovetture private, anche a Treia si va verso l'elettrico?
Come volevasi dimostrare, quel cambiamento nella mobilità che i più avveniristici e precursori tra di noi (che inneggiavano alle auto elettriche come panacea per rimediare sia all'inquinamento che ai costi eccessivi d'esercizio), sta per realizzarsi, entro pochi anni, non decenni.
I notevoli passi in avanti nella ricerca lo consentirà, soprattutto grazie alla tecnologia del grafene, la cui densità energetica sarebbe tripla rispetto a quella delle comuni batterie al Litio.
Questa innovazione tecnica consentirà alle autovetture elettriche di disporre 800 km di autonomia (con le batterie di Graphenano, azienda spagnola all'avanguardia nel settore), una durata in esercizio quattro volte più lunga e un costo inferiore del 77% rispetto a quelle al litio e si potranno ricaricare in appena 5 minuti.
Risultati complessivi decisamente superiori a qualsia auto tradizionale. Anche i costi delle autovetture di questo tipo diverranno competitivi, non appena tali tecnologie saranno applicate su larga scala, Cina in primis.
Per quanto riguarda le colonnine di ricarica, persino nel nostro paese si stanno attrezzando con effetti anche paradossali, se ne trovano anche in paesi sperduti del nostro appenino ligure piemontese, per volontà e lungimiranza di alcuni sindaci che hanno stipulato accordi convenienti con alcune aziende del settore.
Claudio Martinotti Doria
Persino a Treia, la cittadina in cui vivo, di appena 10.000 abitanti, il sindaco Franco Capponi, ha fatto istallare una colonnina per la ricarica elettrica.
La colonnina, a gestione ENEL con potenza di 25kW, è dotata di una presa 3A Scame ed un'altra presa tipo 2 Mennekes 22kW. Le coordinate della colonnina sono 43.310734,13.313514: la ricarica è attivabile sia con card EnelDrive che con app E-GO.
Paolo D'Arpini
Articolo collegato:
Il boom dei veicoli elettrici in Cina porterà ad un crollo del petrolio? http://www.metallirari.com/
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venerdì 27 ottobre 2017
"Il ritorno a casa" di Christa Efkemann
‘Torniamo a casa’ è una frase talmente comune che a qualcuno viene a dire “…va bene – è con questo?” o magari un commento sarcastico, tipo “… felice chi ce l’ha.” – Tanto vero!Entrando però più profondamente nel pensiero, subito ci si scopre non solo il conflitto drammatico di quelli che vorrebbero tornare a casa, ma non possono, o quelli che non sono mai i benvenuti e sempre stranieri in un altro paese – l’aspetto più triste del tema – si scopre in oltre un’ampia varietà, del tutto soggettiva, al riguardo della domanda „cosa significa per te tornare a casa?”
Così è successo a me – e vorrei parlare delle mie esperienze – sicuramente meno drammatiche e meno dolorose – con il tentativo di avvicinarmi ad un tema che più che si pensa, va a toccare il fondo della nostra esistenza.
Ammetto che all’inizio delle mie indagini mi sono limitata a definire meglio cosa significa per me letteralmente la parola CASA insieme al suo senso figurato.
Ne so qualcosa, perché in vita mia ho cambiato tante volte casa – sebbene ho trascorso tutta la mia infanzia e fino a quasi venti anni in un piccolo paese, nel verde, ben protetta dai miei genitori.
Ma dopo mi piaceva questa vita un po’ da nomade – la diversità di case e luoghi mettevano le ali alla mia fantasia – la necessità di affrontarmi e integrarmi sempre di nuovo veniva incontro alla mia curiosità.
In questo senso ho vissuto questi anni come una esperienza positiva e senza grandi conflitti – se non siano quelli personali – ma non tutti questi posti mi sono rimasti nella mente e nel cuore come CASA – e in alcuni non ci vorrei più tornare proprio. Visto da ora li potrei definire passaggi – senza alcun rimpianto.
Solo due di questi posti nel mio passato (ed erano due città, non campagna) hanno creato dentro di me questa sensazione difficile da descrivere – un sentirsi bene, appagati e in un certo senso anche sereno e protetto – un’armonia fra le proprie ‘quattro mura’, l’ambiente, i contatti sociali ecc. nonostante le cose difficili di un quotidiano. In questi posto c’è stato qualcosa in più che mi attirava – un qualcosa come l’atmosfera o meglio l’Anima del luogo – la quale si percepisce spesso prima del rendersene conto. – Solo per questi posti sento ancora la nostalgia e delle volte la voglia di tornarci. E certamente per la casa della mia infanzia della quale sento ancora l’ intensità di profumi e calore, l’incanto dei posti segreti della bambina e tanto amore – emozioni che risvegliano ancora in me la parola Casa in tutta la sua dolcezza.
Sono convinta che è stato questo ricordo insieme all’ Anima del luogo che ad un punto della mia vita mi hanno chiamato e condotto qua – dove sette anni fa pensavo di aver trovato “L’isola che non c’è”. Un pezzo di terra quasi abbandonata in piena campagna nel verde della antica terra degli Etruschi. Una natura intatta, selvatica, con frutta di ogni tipo, florida e solare, e le notti di un silenzio profondo con un cielo avvolto sopra di me con un mare di stelle. Non conoscevo ancora nessuno, stavo solo con il mio cane e tre gatti, una immensità di lavoro, l’inverno freddo con un solo camino a legna, una vita abbastanza dura, ma io contenta e felice lo stesso, convinta di essere ritornata a casa.
(Oggi è cambiato – sono circondata da vicini che non hanno lo stesso rispetto e amore per la natura – l’incanto dell’isola di una volta non c’è più e con questo si è spaventata anche L’Anima del luogo)
Arrivata con le mie riflessioni a questo punto, l’eco di un diluvio di pensieri e emozioni sfiorò la mia mente.
Non avevo sentito un riverbero di questa sensazione, di questo ’sentirmi a casa’, anche in posti dove non ho mai vissuto? Posti conosciuti in un viaggio, certi posti o città dove sapevo con imperturbabile sicurezza le vie – o un dejà vu talmente forte da togliermi il fiato – lo spontaneo incontro con persone che mi sembravano subito famigliari – un effimero intrecciato che evocava in me gioia di vivere e energia -
O il grande deserto, il Sahara, con il suo maestoso silenzio che mi ha svegliato una mia identità fino ai più profondi sogni – un immensità trasformata in me come un riverbero di Antica memoria – un sorriso, un tocco leggero, il vento portatore di voci, di gioia e dolore – il tronco di un albero immenso nel suo splendore, un riflesso sull’acqua – il ritorno all’origine …
Il tocco dell’Antica memoria, conservatrice della storia della nostra terra e il suo posto nell’universo, che ci fa rammentare molto di più di quello che ci sembra così tanto apparente. Certo che Lei vive anche in noi come in ogni particella dell’esistenza.
Ed e Lei che ci fa percepire l’Anima del luogo (e anche l’Anima del prossimo) – e chi non crede in una rinascita potrebbe anche definirla come una memoria universale dove ogni particella, e certo anche quelle spirituali, riconoscono la loro origine e la loro ’stirpe’.
Il ritorno a casa come un percorso e una nostalgia che portiamo dentro di noi finché non abbiamo trovato gli ‘elementi’ che ci danno il segnale: Sei arrivato! Anche nel senso metaforico.
Pensare che L’Antica memoria si è nutrito da sempre di un oggi per un lontano futuro ci dovrebbe aprire la mente per la nostra esistenza. La parola “quello che hai fatto per il tuo prossimo hai fatto anche per te” non è un altruismo, anzi. Ci ricorda ai frutti del nostro fare nel bene e nel male – le tracce che lasciamo – ci ricorda la responsabilità dell’individuo verso la vita e quella Casa in comune che ci offre la nostra terra. La paura di perderla dovrebbe risvegliare l’amore per questa Madre Terra – maltrattata e sofferente.
Ma i suoi figli la sfruttano con arroganza e dispetto, calpestano e avvelenano i suoi frutti, odiano dove dovrebbero amare senza ricordarsi da dove vengono e dove vanno – ma La Madre ci offre ancora il suo abbraccio.
Ritorniamo allora a casa prima che si è fatto buio come ci dicevano le nostre madri quando siamo stati bambini – e lasciamo che la brutta parola “… vattene a casa tua!”, tirata con odio come un sasso in testa, si trasformi in un senso positivo. Torniamo tutti quanti insieme, a piccoli passi, prendendoci per mano. Passi come quello di oggi dove L’anima del luogo ci sorride e ognuno di noi porta il suo dono: sia dolore, amore, affetto, speranza.
Il topo – simbolo del sempre trafficato Terrestre – vola sulle ali del drago – simbolo dell’ Antica memoria. Due simboli spesso mal capiti nella nostra cultura – cerchiamo di amarli di più e vediamo dove ci porterà il loro viaggio … E ricordiamoci: “Nell’ universo la fine è sempre ugualmente lontana o vicina dal principio”.
Christa Efkemann
mercoledì 25 ottobre 2017
Consorzio Tiberina: "Tevere ed altri fiumi del mondo..." - Dieci anni dopo
Dal 17.11.2007 al 17.11.2017 - Son trascorsi quasi 10 anni dall’occasione pubblica in cui nacque il progetto di “coesione” attorno al Tevere denominato UN PONTE SUL TEVERE: ancora su internet l’invito e la nota trasmessa all’epoca dal Quirinale, per esempio al link http://www.canottaggio.org/ the_news/2007/07_11/01a.htm della Federazione Italiana Canottaggio. http://www.unpontesultevere. com/ è il connesso portale, che ha cambiato più volte fattezze negli anni, facendo da aggregatore on-line per un processo di sensibilizzazione e partecipazione per l’appunto in termini di “coesione”, come la metafora sottende (http://www.unpontesultevere. com/images/pdf/Brochure.pdf).
Due i riferimenti territoriali: Roma l’uno, la regione Tiberina (il bacino idrografico del Tevere, che include parti di 6 Regioni amministrative) l’altro. Continuo il dialogo portato avanti fra le rispettive popolazioni e con l’esterno, lì dove nella Capitale si concentrano circa i 2/3 degli abitanti di una regione a sua volta dalle caratteristiche forse uniche al mondo; anche nella partecipazione su progetti e processi, che non può essere ovviamente svolta se non in minima parte fisicamente in luoghi circoscritti e richiede l’ausilio della rete, queste polarità demografiche (Roma, regione Tiberina, esterno) sono tutte ben rappresentate nei quasi 75.000 destinatari dei comunicati e delle notizie dell’Associazione Amici del Tevere, nata nel 2008, e del Consorzio Tiberina, nato per iniziativa in seno alla stessa nel 2010 (60.000 mail circa formalmente verificate e attestate dall’Ufficio Stampa di Roma Capitale già nel 2011, come da http://www.unpontesultevere. com/images/pdf/Roma.pdf). Roma è ovviamente luogo d’arrivo e di partenza di una molteplicità di legami territoriali, e terminale ecologico ed idrico in cui si risente nel fiume di quanto accade nei circa 17.500 kmq del bacino: ragion per cui va protetta con azione a vasta scala. Come pure nel fiume e attorno al fiume si concentrano valenze legate non solo a un vasto territorio, ma anche a una molteplicità di interessi: storia, natura, arte, archeologia, architettura, folklore, tradizioni popolari, artigianato, turismo, sport, viver sano, e via dicendo.
Tant’è che il Presidente Napolitano si riferiva nel suo saluto, 10 anni fa, alle <<finalità scientifiche, economiche e culturali dell’iniziativa>>, che consentiva in quel momento di "fare il punto sulla situazione del Tevere: dagli aspetti ambientali e naturalistici a quelli legati agli interventi di riqualificazione, di salvaguardia e di tutela dell’intero ecosistema fluviale>>, sottolineando infine come importante che "lo sforzo e l’impegno congiunto delle Istituzioni Pubbliche possa promuovere la progressiva valorizzazione delle potenzialità economiche e naturalistiche di un fiume che rappresenta uno dei luoghi emblematici della nostra storia". Altri saluti, sei Alti Patronati e una Medaglia sono giunti in seguito dai Presidenti Napolitano e Mattarella, oltre a molteplici altri Patrocini nazionali e internazionali, a riconoscimento di un’attività improntata a competenza, rapporto diretto e paritario con tutti i Soggetti coinvolti, onestà intellettuale, volontarismo organizzato, specialmente nel Consorzio Tiberina ad opera di Persone Fisiche e Giuridiche qualificate sullo specifico tema e dalle grandi preparazione e iniziativa (http://www.unpontesultevere. com/index.php/chi-siamo), ché quasi mai mettere insieme molte debolezze può fare una forza. Se si fa il rapporto fra il numero di pagine su google e gli importi modestissimi di cui “vivono” Associazione e Consorzio, come indicatore di efficacia, si può certamente ricavare una valutazione molto positiva (a numeratore si potrebbero anche inserire gli articoli sui media, l’entità degli interventi materiali direttamente e indirettamente provocati, il numero di persone interessate, etc etc).
Si è fatto abbastanza? Difficile giudicare senza riferimenti un lavoro innovativo, mai svolto prima. Certo è che l’Associazione e il Consorzio hanno riunito negli anni delle forze altrimenti disperse e indotto iniziative omologhe e parallele, tutte positive. Tornando ai temi trattati dal Presidente della Repubblica, e all’abstract inserito nell’invito di 10 anni fa, è forse il momento di mettere a frutto tanto know-how, tante energie, tanta mobilitazione civica. Presente in Campidoglio il Presidente Mattarella alla conclusione di http://www.minambiente.it/ water-and-climate-summit-ita: per caratteristica di portata d’acqua il Tevere non è certo fra i più grandi fiumi del mondo, ma la sede romana del summit internazionale non può che indurre ulteriormente – oltre a quanto già in programma – ad un rilancio del progetto di sviluppo delle terre e delle acque del Tevere, uniche al mondo per valori collegati, anche come simbolo di rinascita e nuova coesione in vista del Centocinquantenario della Proclamazione di Roma a Capitale d’Italia, che cadrà nel Gennaio 2021 (mentre 10 anni fa ci si avvicinava ai 150 anni dalla Proclamazione nel 1861 del Regno d’Italia, ancora senza Veneto e Trentino e senza Stato Pontificio, annesso con la Presa di Roma poche settimane prima della storica disastrosa piena del Dicembre 1870, pure da ricordare come evento significativo in questo contesto, giacché portò alle successive ideazione e costruzione dei Muraglioni del Centro Storico di Roma, oggi compresi nel Sito UNESCO della Capitale).
In conclusione, in vista del varo dell’Ufficio Speciale di Scopo Tevere di Roma Capitale, le 10 semplici idee già proposte in precedente comunicato – fra le tante elaborate negli anni – e realizzabili immediatamente, se d’interesse:
- creare una “cabina di regia” permanente fra tutte le Istituzioni aventi competenze, sia per il coordinamento delle attività sia per nuove proposte normative sia per lo snellimento delle azioni private;
- ricerca di mecenati, donatori medi e piccoli, fino a singoli cittadini, al cui gradimento sottoporre i progetti prima del varo (restituendo eventualmente le cifre sottoscritte, se non approvati);
- piattaforma on-line sia per la partecipazione pubblica sui progetti elaborati sia per le segnalazioni di fatti e situazioni rilevanti, in negativo e in positivo;
- abbinare il rilancio del Tevere all’avvicinamento ai 150 anni dalla Presa di Roma e di Roma a Capitale d’Italia (fine 2020 - inizio 2021), come segno di rinascita proprio attorno ai luoghi dove Roma è sorta;
- rete di solidarietà ecologica e di educazione ambientale coinvolgendo tutti i territori del bacino idrografico (i suddetti 17.500 kmq circa che producono effetti a Roma e fino al Mar Tirreno),
- lotta alle illegalità e agli abusivismi in genere (che non sono soltanto quelli di povera gente accampata sulle sponde),
- coinvolgimento di Università, Enti di Ricerca, progettisti, artisti, testimonial, verso una grande Mostra multisettoriale che attragga l’interesse mondiale sul Tevere,
- percorsi culturali, turistici, ricreativi, sportivi, etc da/verso Roma lungo le vie dell’acqua del Tevere e degli affluenti,
- nuova creatività, con coinvolgimento soprattutto di giovani, anche con approcci diversi da quelli tradizionali, spesso agiografici e con solenne retorica riferita al fiume di Roma,
- usi e accessibilità diffusi, con strutturazione tecnica (sicurezza, mobilità, navigazione, smart city, energie rinnovabili, etc) e soprattutto organizzativa (Concessioni spondali in ottica “open” per i cittadini).
Comunicato Consorzio Tiberina - redazione@unpontesultevere.com
martedì 24 ottobre 2017
Roma, 27 ottobre 2017 - "QUELLI DELLE CAUSE VINTE" - Presentazione libro di Michele Boato
Venerdì 27 ottobre, alle ore 17 a Roma, sala piccola Protomoteca, Campidoglio, presentazione del libro "QUELLI DELLE CAUSE VINTE Manuale di difesa dei beni comuni"
Dialogheranno con l'autore, Michele Boato:
Pinuccia Montanari (Assessora all'Ambiente di Roma)
Fulco Pratesi(fondatore e presidente onorario WWF Italia)
Marinella Correggia e Marina Forti (giornaliste e scrittrici)
Giorgio Nebbia (con un intervento scritto)
Anna Ciaperoni (vicepresidente AIAB)
Cristiana Mancinelli Scotti(Forum Salviamo il Paesaggio)
Livio Giuliani (matematico e fisico)
Matilde Fracassi(Forum Territoriale Permanente Parco delle Energie)
Carlo Alberto Pinelli(Mountain Wilderness)
protagonisti di alcune delle 81 vicende raccolte nel volume.
Il libro, edito dall'Ecoistituto del Veneto, è di 250 pagg. e costa solo 5 euro.
PERCHE’ RACCONTARE LA STORIA DELLE LOTTE AMBIENTALI VINCENTI?
1. Per documentare, in maniera seria ma leggibile dai più (non solo gli storici o i sociologhi) episodi importanti, che altrimenti rischiano di restare conosciuti solo da piccole cerchie locali.
2. Perché questi episodi non sono isolati, non sono casi a sé, non sono eccezioni in un mare di sconfitte e delusioni: ognuno di essi ha fatto scuola,ha contagiato altre situazioni altre popolazioni. Perciò vanno raccolti per argomenti (rifiuti, acqua, ecc.) perché formano una catena. Ad esempio, ilReferendum sul nucleare, autogestito da Comune e associazioni ad Avetrana nel 1982, ne ha stimolati molti altri in varie regioni d’Italia, come Emilia e Lombardia. Così pure le lotte vincenti contro gli inceneritori si sono rafforzate reciprocamente, come le iniziative a favore della mobilità ciclabile e così via.
3. Per smentire la campagna diffamatoria degli sviluppasti verso gli ecologisti “delle cause perse”. I tedeschi, per esempio, in vari incontri internazionali, nonostante l’inconsistenza attuale del movimento politico verde italiano, hanno lodato ammirati i nostri due Referendum nazionali che nel 1987 hanno fermato il nascente settore nucleare e nel 2011 lo hanno definitivamente affossato. In questo, imitati dalla Svezia, dalla Germania e, nel 2017, dalla Svizzera.
4. Per rimettere a storia del movimento ambientalista “con i piedi per terra”: non ha senso fondarla (come hanno fatto troppi studiosi, lontani dai movimenti reali) solo o soprattutto sulle vicende delle associazioni nazionali, dei Congressi internazionali (Stoccolma, Rio, Kyoto ecc.) o degli atti istituzionali (leggi, ministri, Piani e decreti).
Tutto questo è importante, compresi i processi e le encicliche papali), ma senza la partecipazione popolare, senza la crescita della coscienza e dell’impegno di milioni di persone, sono solo castelli di carta.
Naturalmente, queste 81 storie non sono le uniche e non necessariamente le più importanti: ne mancano moltissime, alcune già ben documentate in vari libri (ad es. le vittorie sulla Farmoplant di Massa o sull’Anic di Manfredonia, quella sulla discarica di Capriana (TN); altre ancora da raccontare compiutamente (ad es.Liquichimica di R.Calabria, Cementifici di Monselice e Fumane).
L’Ecoistituto del Veneto, nei suoi 21 anni di attività, ha raccolto un notevole archivio, relativo ai problemi e alle lotte ambientali, sia del Veneto che del resto d’Italia, sia vincenti che perdenti (es. Mose e base Dal Molin), concluse o ancora in corso (TAV Torino –Lione e Terzo Valico).
L’Ecoistituto chiede a tutte le persone interessate/attive nel movimento ecologista italiano di mandarci segnalazioni, documentazioni, fotografie, sintesi, articoli relativi a lotte e altre iniziative ambientali che si sono svolte negli ultimi decenni e di cui siano a conoscenza diretta a:
micheleboato@tin. it, oppure, in cartaceo, a Ecoistituto del Veneto, viale Venezia 7, 30171 Mestre
lunedì 23 ottobre 2017
"Le terre che parlano dal treno" di Ferdinando Renzetti
le terre parlano su un treno sgangherato che vibra all inverosimile, rumoroso e puzzolente, due vagoni con motrice a nafta dalle parti di catanzaro sul far della sera
le terre parlano nell attesa e nel silenzio della stazione di taranto dove non sapendo che fare in mancanza di certezze ho preso il treno verso casa
parlano mentre metto in ordine le terre nella terrateca, ho pure una zolla dei calanchi di aliano all alba
le terre parlano mentre il sole brilla nello stellato cielo d autunno una canzone damore si diffonde in lontananza da un borgo antico nascosto dal tempo e dall incuria dell uomo
le terre parlano al seminasogni dove si parla di semplicità e amicizia
parlano mentre raccogliamo olive dall albero dove qualche anno fa fiordicampo si arrampico fino sulla cima così abbiamo deciso di chiamarlo col suo nome
le terre parlano dove oggi si celebra “oleum” condensato di luce di loreto aprutino
parlano di un rotondo quadrato prezioso e bello colorato in modo innaturale con rosso carminio verde ocra e blu che animano una grande vaso di fiori
le terre parlano di un idea, del contrario dell idea superamento di un idea dalla base al vertice dall istinto alla fantasia
le terre parlano da questo piccolo angolo di mondo dove sto seduto davanti allo schermo del computer poggiato su una vecchio tavolo riciclato profumato di olio antico
le terre parlano in questa giornata di pioggia parlano di noi sospesi in un tempo senza tempo e in uno spazio senza spazio, di noi che guardiamo verso un cielo di luce unica vera essenza del nostro essere domani dove il fico secco e
l uva passa...
Ferdinando Renzetti
sabato 21 ottobre 2017
Il concetto di libertà - Estratto dal "Crepuscolo degli idoli" di Nietzsche
Paragrafo numero 38, tratto dal libro di Nietzsche "il Crepuscolo degli idoli"
38.
Il mio concetto di libertà. ‑ Talvolta il valore di una cosa non sta in ciò che con essa si ottiene, ma in ciò che per essa si paga ‑ in quello che ci costa. Faccio un esempio. Le istituzioni liberali cessano di esser liberali non appena le si è ottenute: non esistono allora istituzioni che, più di quelle liberali, danneggino così radicalmente la libertà. Si sa quello che esse portano: minano la volontà di potenza, sono il livellamento, elevato a morale, di montagne e valli, rendono piccoli, vili e gaudenti ‑ con esse trionfa ogni volta l'animale da gregge. Liberalismo: in tedesco, trasformazione in bestie da gregge... Sinché ancora si lotta per ottenerle, queste stesse istituzioni producono effetti completamente diversi; allora promuovono davvero, possentemente, la libertà. A meglio osservare, è la guerra che produce questi effetti, la guerra per le istituzioni liberali, la quale, in quanto guerra, fa perdurare gli istinti illiberali. E la guerra educa alla libertà. Che cos'è infatti libertà? Possedere la volontà di essere autoresponsabili. Mantenere la distanza che ci separa. Diventare più indifferenti alle difficoltà, alle avversità, alla privazione, e anche alla vita. Essere pronti a sacrificare degli uomini alla propria causa, senza escludere se stessi.
Libertà significa che gli istinti virili, lieti di guerra e di vittoria, prevalgono su altri istinti, per esempio su quelli della «felicità». L'uomo diventato libero, e tanto più lo spirito diventato libero, calpesta la spregevole specie di benessere di cui sognano i bottegai, i cristiani, le mucche, le femmine, gli Inglesi e gli altri democratici. L'uomo libero è guerriero. ‑ In base a che si misura la libertà, negli individui e nei popoli? In base alla resistenza che dev'esser superata, alla fatica che costa rimanere in alto. Il tipo supremo di uomo libero lo si dovrebbe cercare là dove continuamente viene superata la massima resistenza: a cinque passi dalla tirannide, proprio sulla soglia del pericolo della schiavitù. Ciò è vero psicologicamente, se qui per «tiranni» si intendono istinti implacabili e terribili, che verso di sé esigono il massimo di autorità e disciplina ‑ il tipo più bello: Giulio Cesare ‑; ciò è vero anche politicamente, basta seguire il suo corso attraverso la storia. I popoli che avevano qualche valore, che diventarono di qualche valore, non lo diventarono mai sotto istituzioni liberali: il grande pericolo fece di essi qualcosa che merita rispetto, il pericolo che solo ci fa conoscere le nostre risorse, le nostre virtù, le nostre difese e le nostre armi, il nostro spirito, ‑ che ci costringe a esser forti... Primo principio: occorre aver bisogno di esser forti: altrimenti non lo si diverrà mai. ‑ Quelle grandi serre per la forte, la più forte specie di uomini mai esistita, le comunità aristocratiche sul tipo di Roma e Venezia, intendevano la libertà esattamente nel senso in cui io intendo la parola libertà: come qualcosa che si ha e non si ha, che si vuole, che si conquista...
venerdì 20 ottobre 2017
Dalle terre alle lune... con Ferdinando Renzetti
Dalle terre alle lune. Coltiviamo costruiamo abitiamo coltiviamo e balliamo lo scopo della ricerca nella bioregione adriaticosubcollinare e maiella nord orientale e' quello di sviluppare e diffondere un immagine forte del territorio in modo da accrescerne l appartenenza e la visibilità; le azioni mirate alla promozione del territorio si possono riassumere in alcuni punti essenziali: sviluppare un metodo di indagine per la conoscenza delle risorse diffuse ambientali economiche culturali individuando i prodotti agricoli artigianali e culturali per definire una appartenenza produttiva di qualità con immagini adatte alla loro comunicazione. valorizziamo la complessità culturale del paesaggio ambientale letterario musicale artistico segnalando la presenza promuovendo incontri rappresentazioni mostre. valorizziamo il paesaggio quale risorsa potenziando le infrastrutture e i sistemi insediativi esistenti suggerendo i modi convenienti dello sviluppo in chiave di sostenibilita e diffondendone tra gli operatori l attenzione e la cura.
L'attività fin qui svolta ha permesso di sviluppare alcuni dei punti individuati articolando lo studio in alcune fasi operative come, ricognizione sul campo. siamo andati alla ricerca dei luoghi singolari punti panoramici percorrendo strade antiche e moderne sentieri abbandonati colture rare architetture dismesse centri di vita silenziosa creativa, eccellenze della cultura materiale nascoste capacita artigiane e conoscenze utili da tramandare. abbiamo cercato documenti negli archivi imparando a leggere in una lingua nuova passate scritture nell elaborazione dei dati e del materiale raccolto con cui abbiamo formato una banca dati organizzata secondo criteri codificati. l'analisi del paesaggio e' stata condotta secondo parametri conformi alla convenzione europea del paesaggio. per favorire una consultazione chiara e valida, i beni censiti e individuati come singoli elementi o come sistemi omogenei e integrati sono stati identificati per mezzo di schede contesti immagini riferimenti cartografici notizie storiche ed eventuali legami con esperienze culturali pubblicazioni cinema e teatro.
La formazione di un sistema informativo territoriale permette l uso interattivo dei vari ulteriori strumenti in via di elaborazione quali il censimento dei beni culturali ed ambientali e le schede di raccolta delle informazioni. lo svolgimento della ricerca e' sempre accompagnata da adeguata comunicazione con occasioni di confronto con amministratori e rappresentanti di associazioni attive sul territorio per un aggiornamento interattivo. abbiamo sviluppato alcune pagine web per integrare il sito internet del cedterra, nelle quali inseriamo i risultati della ricerca utili per una efficace divulgazione del senso oltre che dei contenuti del nostro lavoro.
Nel nostro territorio il sapere e la confidenza con il materiale terra attestano radici antiche ma la consapevole necessita di indagare aprocci materici e costruttivi alternativi all attuale cultura dell edificare ha mosso verso la riscoperta di un rapporto intimo tra casa ed abitante: spazi non più semplicemente fruiti ma nuovamente vissuti percepiti scelti. ecco allora farsi strada la necessita di un progetto abitativo che sia ecologicamente consapevole un progetto che fa dei prodotti in terra cruda un nuovo modo di essere in rapporto al luogo in cui viviamo; una nuova didattica come abbiamo fatto e ancora facciamo nei laboratori di educazione ambientale seminari mostre e workshop; nuova imprenditoria con ditte che fanno uso della terra per fare mattoni intonaci restauri e quanto altro esclusivamente con terra cruda. nei laboratori di ricerca del cedterra viene svolta continua sperimentazione tutto a base di argilla sabbia e fibre vegetali in diverse proporzioni. fibre vegetali diverse di volta in volta garantite dalle tradizionali lavorazioni contadine e dalle aziende legate alle attività colturali locali. nessuno stabilizzante o additivo di origine chimica compare nelle nostre ricette.
Per offire un prodotto affidabile e di qualità tutti i risultati ottenuti sono costantemente confrontati tenuti sotto controllo con analisi test e verifiche prestazionali i laboratori: le terre i materiali e sistemi costruttivi in terra cruda sono sinonimi di qualità dell abitare. la terra cruda offre ineguagliabili proprieta igrometrie e di volano termico contribuisce a neutralizzare gli odori e ad abbattere il fenomeno dell inquinamento elettromagnetico, non rilascia esalazioni provenienti da composti e reazioni chimiche non emette radiazioni non genera ne libera polveri. di qualità del fruire: la terra cruda regala il piacere della matericita e della plasmabilita nella piena libertà creativa spinta fino all esperienza unica dell autocrostruzione. facile la sua manutenzione, garantisce quel comfort e benessere psicologico che sono alla base della bioedilizia e che ne fanno da sempre il materiale dell uomo per l'uomo. di qualita architettonica: la terra cruda permette infinite texture luminosità e colori materici naturali esprimibili anche attraverso raffinate finiture.
Esse consentono quella libertà di forme che ne esaltano la percezione naturale rimandando a tradizioni architettoniche lontane nei luoghi e nel tempo che offrono soluzioni innovative anche per l interior design di qualità ambientale: la terra cruda nelle sue varie tecniche di messa in opera e' un materiale dal ciclo di vita chiuso controllabile durante tutto il processo costruttivo perfettamente recuperabile e riciclabile. nessun rischio o impatto per gli operatori coinvolti nessuna lavorazione o rifiuto speciale prodotto. nuove ricerche: le lune abbiamo cercato il ballo per le strade tra la gente nei mercati tra le pagine dei libri nel profondo del cuore della musica di tradizione. così come il canto il ballo il clima e l'energia della festa nello spazio del cerchio aiutano ad esprimere il ritmo gioioso della saltarella abruzzese comprendendone l'origine e l appartenenza culturale interpretandole con attenzione attraverso la conoscenza del loro significato e della loro funzione sociale passata ed attuale.
Se comprendiamo il linguaggio e la geometria dei balli imparando i passi base riconoscendo il carattere per interpretarli con un lavoro complesso di arricchimento personale e esperienza entusiasmante del fare insieme percorriamo un modo di essere caratterizzato dallo spiccato senso di condivisione incentrato sulla ricerca e conoscenza di musiche e balli della tradizione territoriale locale. nuovo approccio alla bellezza e all intensità dei vari balli e suoni espressioni culturali delle comunità alle quali appartengono. scrive gurdijev queste danze adempivano a una funzione analoga a quella dei nostri libri come noi oggi facciamo sulla carta così una volta certe informazioni relative ad avvenimenti trascorsi da molto tempo furono riportate in queste danze e tramandate di secolo in secolo agli uomini delle generazioni future. queste danze furono chiamate danze sacre. nella scienza contemporanea, viene recuperata una antica scienza.
Per ere è stata preservata con cura. E’ più o meno una forma d’arte ed è chiamata “geometria sacra”. Perché sacra, cosa c’è di così sacro nella geometria? Nelle scuole misteriche spirituali del passato si insegnava che la geometria è stata usata da Dio per creare l’Universo. Ora sappiamo che la geometria sacra contiene molti elementi misteriosi che descrivono elegantemente molti fenomeni come la crescita delle piante, le proporzioni del corpo umano, l’orbita dei pianeti, la luce, la struttura dei cristalli, la musica.
La lista continua a lungo. La scienza arcaica della geometria sacra risale fino alla civiltà Egizia, ma può essere una eredità della civiltà mitica di Atlantide. alcune danze tradizionali probabilmente nelle loro forme e coreografie conservano gli antichi codici della geometria sacra di cui magari sappiamo leggere le singole lettere ma non ne comprendiamo il significato unitario totale quantico esoterico e bioenergetico.
Ferdinando Renzetti
mercoledì 18 ottobre 2017
Autunno a Piumazzo, con i corsi olistici di Almo
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