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domenica 23 luglio 2017

Julio Cortazar - Fine del mondo del fine tratto da “Storie di cronopios e di famas” - Recensione


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Siccome gli scriba saranno perpetui, i pochi lettori ancora esistenti
cambieranno mestiere e si faranno pure loro scriba. Sempre più le nazioni
saranno fatte di scribae di cartiere e di fabbriche d’inchiostro, gli scriba di
giorno e le macchine di notte per stampare il lavoro degli scriba. Prima, le
biblioteche traboccheranno dalle loro sedi, e allora i consigli comunali non
possono che decidere (ci troviamo già nel vivo del problema) di sacrificare il
verde pubblico per ampliare le biblioteche. Poi, cedono i teatri, le sale di
maternità, i mattatoi, i bar, gli ospedali. I poveri si servono dei libri come
di mattoni, li tengono insieme con la calce e costruiscono muri di libri e
vivono in baracche di libri. Intanto i libri, intasate le città, cercano spazio
e invadono le campagne, coprono i campi di grano e di girasoli, a stento gli
uffici addetti alla viabilità ottengono che le strade restino sgombre tra due
altissime pareti di libri. Qualche volta una parete cede e si verificano
spaventise sciagure automobilistiche. Gli scriba lavorano senza tregua perchè
l’umanità rispetta le vocazioni e la carta stampata raggiunge ormai le rive del
mare. Il presidente della repubblica si mette telefonicamente in contatto con i
presidenti delle repubbliche e avanza l’intelligente proposta di gettare in
mare i libri eccedenti, cosa che viene effettuata contemporaneamente su tutte
le coste del mondo. Così gli scriba siberiani possono vedere le loro stampe
inghiottite dal mar glaciale e gli scriba indonesiani eccetera. Questo permette
agli scriba di aumentare la produzione perchè sulla terra c’è di nuovo spazio
per immagazzinare libri. Non pensano che il mare ha un fondo e che in fondo al
mare cominciano ad accumularsi gli stampati, prima come una pasta agglutinante,
poi come una pasta consolidante, e infine come un pavimento resistente anche se
sdrucciolevole, che sale ogni giorni di alcuni metri e che finirà per emergere.
Allora molte acque invadono molte terre, viene a crearsi una nuova distribuzione
di continenti e di oceani e presidenti di molte repibbliche sono sostituiti da
laghi e da penisole, presidenti di altre repubbliche vedono aprirsi immensi
territori alle loro ambizioni eccetera. L’acqua del mare, trovandosi con tanta
violenza nelle condizioni di espandersi, evapora più di prima o stagna
mescolandosi con la carta stampata e forma la pasta agglutinante, sicchè un
giorno i capitani delle navi sulle grandi vie transoceaniche si accorgono che
le loro navi avanzano lentamente, e che da trenta nodi scendono a venti, a
quindici e i motori ansimano e le eliche si deformano. Infine le navi si
fermano in diversi punti dei mari, impigliate nella pasta, e gli scriba del
mondo intero scrivono e stampano migliaia di pagine per spiegare il fenomeno e
una grandissima allegria li invade. I presidenti e i capitani decidono di
trasformare le navi in isole e in casinò, la gente va a piedi attraverso i mari
di cartone alle isole e ai casinò dove orchestrine e complessi cartteristici
rendono quei luoghi ad aria condizionata piacevolissimi, e si balla fino
all’alba. Nuova carta stampata si ammonticchia sulle rive del mare, ma è
impossibile incorporarla nella pasta, e così crescono muraglioni di stampati e
sorgono montagne lungo le coste degli antichi mari. Gli scriba capiscono che le
cartiere e le fabbriche di inchiostro chiuderanno, e scrivono con calligrafia
sempre più minuta, sfruttando anche gli angoli più impercettibili di ogni
foglio. Quando l’inchiostro è esaurito, scrivono con la matita, eccetera;
quando la carta è esaurita scrivono su tavole e lastre di pietra, eccetera.
Comincia a diffondersi l’abitudine di intercalare un testo con un altro per
usufruire dello spazio tra una riga e l’altra, o vengono cancellati con la
lametta dei rasoi i caratteri già stampati in modo da avere a disposizione
altra carta ancora. Gli scriba lavorano lentamente, ma il loro numero è così
immenso che gli stampati separano ormai completamente le terre dai letti degli
antichi mari. Sulla terra vive precariamente la razza degli scriba, condannata
all’estinzione e nel mare ci sono le isole e i casinò, ovvero i transatlantici
dove si sono rifugiati i presidenti delle repubbliche e dove vengono
organizzate grandi feste e vengono trasmessi messaggi da isola a isola, da
presidente a presidente, da capitano a capitano.

Einaudi, Torino, 1997
Traduzione: Flaviarosa Nicoletti Rossini

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