Ante Scriptum: Gli accadimenti di Rosarno hanno accelerato forzatamente una discussione ed una riflessione che ormai da tempo sta investendo il mondo contadino e il mondo agricolo e che vede molti noi attivi partecipanti.La proposta di legge per una agricoltura contadina e il parallelo percorso sul bracciantato stanno evidenziando, pur con caratteristiche diverse, la necessita' di un percorso che ritengo debba essere unificato e fatto vivere come momento unitario pur nel rispetto delle specificità.Come Centro Internazionale Crocevia ci siamo presi l'onere di scrivere un testo per dare un contributo al dibattito e per cercare di fare degli sforzi concreti per la costruzione di un percorso politico/sindacale che speriamo riesca a trovare la più ampia adesione. Il testo è naturalmente aperto ad osservazioni ed integrazioni, ma può essere una buona base per lanciare un appello pubblico. L'idea successiva a questo primo passaggio e' di vedere come riusciamo a far crescere queste relazioni, noi pensavamo ad una serie di incontri regionali utili per rendere più omogenee le nostre posizioni. Un saldo restante del progettino Iside-Crocevia può essere utilizzato per coprire piccoli costi di trasferimento per la partecipazione alle riunioni. (Stefano)
Negli
ultimi decenni, l’agricoltura ha visto una continua evoluzione dei
modelli di produzione, i quali richiedono che il costo del lavoro sia
sempre più basso. Specialmente nel sud dell’Europa, il lavoro
agricolo salariato è solitamente un lavoro
stagionale date le colture presenti,
che richiedono periodi di raccolta intensi e periodi in cui non c’è
bisogno di lavoratori, creando lavoratori nomadi e migrazioni
interne. Oggi, la richiesta di questo tipo di lavoro viene
soddisfatta dall’intensificarsi del
numero dei braccianti migranti.
Infatti, l’area rurale del Mediterraneo è sottoposta ad un
processo di trasformazione territoriale, economica e sociale ,
causata dalla globalizzazione del
modello post-fordista. Quindi,
esattamente come le aree urbani, anche quelle rurali hanno subito
questo processo di industrializzazione che ha portato con se
decentralizzazione/concentrazione produttiva in zone territoriali, lo
sviluppo del settore dei servizi e l’organizzazione di nuovi
sistemi locali. Questa transizione da un
modello di produzione locale ad un sistema tecnologico ed industriale
è il risultato del processo di neoliberalizzazione,
basato sull’idea di una crescita economica globale. Questo tipo di
innovazione ha portato a due conseguenze importanti: innanzitutto un
esodo dei lavoratori agricoli, sia salariati che indipendenti
(contadini), a causa della richiesta di intensificazione della
produzione; ma anche l’inizio di una produzione intensificata
basata sulla tecnologia maggiore e crescente specializzazione, che ha
sostituito la forma di lavoro tradizionale.
L’applicazione
delle innovazioni tecnologiche
ha avuto un impatto negativo sulla
struttura sociale, soprattutto dove la
base della società non era in grado di recepirle o rifiutava di
farlo. In Italia le conseguenze di questo processo sono evidenti.
Negli ultimi venti anni c’è stata una diminuzione drastica del
lavoro a tempo pieno in agricoltura, sia a livello di aziende
familiari, sia le aziende aventi più unità di lavoro: fino al 2003
si osserva un andamento decrescente del numero degli occupati che
cala fino ad attestarsi su circa un milione di persone; tra il 2003 e
il 2006, prima una risalita poi una fase di stabilità in termini di
occupati; e dal 2007, il trend diventa di nuovo decrescente (ISTAT,
2000/2010/2013)1.
Per analizzare al meglio la situazione attuale dell’agricoltura
italiana, sono utili i seguenti grafici costruiti su dati ISTAT
(2016)2
elaborati da ARI durante l’assemblea del 2016.
Il
crollo del numero dei lavoratori
è stato causato da due politiche principalmente: la prima riguarda
la pressione fiscale sulle attività
produttive, come possono essere l’IRAP
o l’aumento dell’IVA, tra le altre, che ha determinato un
abbandono delle attività agricole dovuto all’aumento del costo di
produzione da una parte e dall’altra dalla volontà dei conduttori
di spostarsi su attività extra agricole (specialmente quelle
relative al turismo). L’altra politica è la PAC
(Politica Agricola Comune dell’UE),
che ha posto come obbiettivo primario la competitività, la crescita,
la produttività e il profitto. Ha quindi basato i sussidi europei –
in definitiva – sugli ettari coltivati, facendo fuori di fatto i
piccoli agricoltori e le aziende a conduzione famigliare che sono le
più numerose. Infatti, in Italia, il 93,7% delle aziende agricole
ricevono un sussidio medio di 1000€ all’anno cadauno; e lo 0,29%
delle aziende agricole invece ricevono un sussidio medio di un
milione di euro all’anno cadauno (fonte: PE-Gruppo VE). Quindi
queste politiche evidenziano la volontà delle istituzioni di
supportare il modello agro-industriale.
Dopo
la crisi economica globale,
il lavoro migrante nel settore agricolo è aumentato, dando
l’opportunità all’agro-industria di abbassare i costi di
produzione attraverso una riduzione del costo dei lavoratori. Nel
2008 il lavoro migrante rappresentava il 19,4% del totale dei
lavoratori, ed è arrivato al 37% nel 2013 (INEA, 2014)3.
Il lavoro migrante sta crescendo ancora grazie alla crisi che ha
colpito altri settori e grazie anche agli investimenti in
agricoltura.
Attualmente,
la mancanza di norme adeguate,
di un controllo specifico di contratti
di lavoro, e la presenza quasi nulla
degli enti comunali o provinciali,
fanno si che i diritti umani dei braccianti migranti non vengano
garantiti. Allo stesso modo, viene a mancare anche l’integrazione
nelle comunità locali, nonostante la forza lavoro migrante
rappresenti una parte strutturale
dell’economia agricola del paese e
inoltre espleti un ruolo fondamentale per la resilienza delle aziende
a conduzione familiare. Rimane quindi urgente un supporto effettivo
che possa assicurare condizioni di vita migliori, dato che sono in
atto violazioni dei diritti umani
proprio in Italia, la quale, come le altre nazioni industrializzate,
si erge a paladina della giustizia sociale nel resto del mondo. In
realtà però, questo non è solamente un problema istituzionale.
Infatti se le politiche agricole europee non cambiano, qualsiasi
sforzo da parte delle istituzioni diventerebbe vano. Oggi il modello
di produzione dell’agricoltura contadina4
è resiliente e produce tuttora molto di più rispetto al modello
industriale. Inoltre è assodato che nelle aziende che applicano il
modello dell’agricoltura contadina, il lavoro irregolare è meno
diffuso dal momento che la produzione non è “artificializzata”,
anzi è un modello che segue il tempo della natura. Il sistema
della grande distribuzione invece crea
violenza e oppressione,
perché prevede lo schiacciamento dei prezzi pagati agli agricoltori
e una drastica riduzione del compenso al lavoro in modo da garantire
alla GDO (Grande Distribuzione Organizzata) competitività nel
mercato interno caratterizzato da una stagnazione del consumo di
cibo. Ci sono quindi due aspetti fondamentali e urgenti allo stesso
modo: una presenza di politiche e istituzioni che operino per la
protezione e l’integrazione dei
braccianti migranti nelle reti sociali
locali, e un cambio nelle politiche
nazionali ed europee che possano
appoggiare un modello di produzione che sia indirizzato verso
un’agricoltura contadina, la quale ha sicuramente molte risposte
alle questioni riguardanti lo sfruttamento dei migranti braccianti.
Questo modello dell’agricoltura contadina è un vero e proprio
sistema di produzione possibile, sostenibile ed estensibile. Ha la
possibilità di crearsi uno spazio nel mercato creando anche un
sistema di distribuzione alternativo
(come possono essere i GAS – Gruppi di Acquisto Solidale)
decentrato, di dimensioni ridotte che va a contrastare l’attuale
sistema dilagante di distribuzione GDO. Sarà capace quindi di
elevarsi quindi a riferimento non solo per piccole nicchie di
persone, ma come un sistema integrato. Questo modello di produzione
ha un impatto non solo per quanto riguarda le tecniche di produzione,
ma anche a livello sociale, economico e
di diritti del lavoro. Per questo
nell’ottobre del 2015 ha avuto inizio l’esame in commissione
della Camera dei Deputati delle proposte
di legge sull’agricoltura contadina
avanzate dalla “Campagna per
l’Agricoltura Contadina5”.
Discussione che poi è proseguita a gennaio 2016, considerata la
presenza di diverse proposte di legge. Ora la proposta quindi è in
fase di accorpamento all’interno della Commissione e si spera che
presto potrà arrivare in Parlamento per essere discussa.
L’ultimo
aspetto doveroso da sottolineare, data la fase delicata che sta
attraversando, è il TTIP,
il trattato di libero commercio tra Stati Uniti d’America e Unione
Europea. Qualora venisse trovato un accordo tra le due parti, questo
trattato avrà conseguenze importanti non solo per l’abbassamento
delle tariffe doganali (visto che sono già assolutamente basse,
intorno al 1,5% medio), ma soprattutto l’impatto si vedrà sulle
barriere non tariffarie.
Per quanto riguarda l’agricoltura, questo trattato sarebbe
distruttivo per molti ambiti: dall’allevamento delle carni
all’agricoltura passando per la pesca. Ma questo report si
focalizza sul lavoro bracciantile, e il TTIP non risparmierà neppure
questo settore. Sono due i principali punti critici nel caso il
trattato andasse a buon fine: le condizioni
di lavoro e la sicurezza sul lavoro
sono completamente diversi negli USA e quindi difficilmente
armonizzabili; secondariamente il diritto
di sciopero viene minacciato fortemente
(come si è visto per i fatti verificatosi con Ryanair6):
per ogni articolo del trattato sarà creata una istituzione
ad hoc per risolvere i contenziosi,
sarà questo organo a contrattare con i sindacati e ad ascoltare
imprese e Società Civile, mettendo in atto così un sistema
completamente anti democratico ed esterno alla legalità e
legittimità degli stati, creando un sistema di contenzioso che sarà
risolto per via contrattuale e non secondo norme giuridiche decise
dai paesi.
Stefano Gianandrea - stefano.gianandrea@gmail.com
1
ISTAT, “Quinto censimento agricoltura
2000”, ISTAT, Roma, 2000.
http://www.istat.it/it/censimento-agricoltura/agricoltura-2000.
ISTAT,
“Sesto censimento agricoltura 2010”,
ISTAT, Roma, 2010.
http://www.istat.it/it/censimento-agricoltura/agricoltura-2010.
ISTAT,
“SPA 2013”,
ISTAT, Roma, 2016.
http://agri.istat.it/sag_is_pdwout/jsp/Introduzione.jsp?id=68A%7C98A.
2
ISTAT, “SPA 2013”,
ISTAT, Roma, 2016.
http://agri.istat.it/sag_is_pdwout/jsp/Introduzione.jsp?id=68A%7C98A.
3
INEA, “Indagine sull’impiego degli
immigrati in agricoltura 2012”,
INEA, Rome, 2014.
http://www.inea.it:8080/documents/10179/206256/Rapporto%20immigrati%20def%202013.pdf.
4
L’agricoltura contadina esiste già perché praticata da un numero
imprecisato di persone. Si tratta di un'agricoltura di piccola
scala, dimensionata sul lavoro contadino e sull'economia familiare,
orientata all'autoconsumo e alla vendita diretta. E’
un'agricoltura di basso o nessun impatto ambientale, fondata su una
scelta di vita legata a valori di benessere o ecologia o giustizia o
solidarietà più che a fini di arricchimento e profitto. Si può
definire come un'agricoltura quasi invisibile per i grandi numeri
dell'economia, ma irrinunciabile per mantenere fertile e curata la
terra (soprattutto in collina, montagna e nelle zone economicamente
svantaggiate e marginali), per conservare ricca la diversità di
paesaggi, piante e animali, per mantenere vivi i saperi, le
tecniche, i prodotti locali e popolate le campagne e la montagna.
5 Per
maggiori informazioni sulla campagna, vedere il sito web:
http://www.agricolturacontadina.org/.
6
Nel 2015 Ryanair si è battuta contro gli scioperi dei controllori
di volo, reclamando un certo “diritto alla vacanza”. Lanciò
quindi una petizione per mantenere aperti i cieli d’Europa, con
cui chiedeva la rimozione del diritto di sciopero per i sindacati
dei controllori del traffico aereo europeo (diritto che negli USA
non esiste per questa categoria) e che venisse riconosciuto agli
altri controllori il diritto di gestire i voli sullo spazio aereo
francese durante gli sciopei, in modo da minimizzare gli eventuali
disservizi per i viaggiatori.
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