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lunedì 16 dicembre 2013

Droni italiani "Falco" per la guerra in Congo



Droni - Falchi italiani per la guerra in Congo

Shopping ONU in Italia per le operazioni di guerra nel continente
africano. Due aerei senza pilota “Falco”, prodotti dall’azienda Selex ES
(Finmeccanica), sono stati acquistati dal Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite per essere impiegati con la Missione militare nella
Repubblica Democratica del Congo (MONUSCO). I droni-spia sorvolano dal 3
dicembre scorso la regione orientale del North Kivu, al confine con il
Ruanda, per “monitorare” i movimenti dei gruppi armati antigovernativi e
gli spostamenti delle popolazioni civili. I velivoli sono giunti nella
base delle forze armate congolesi di Goma il 15 novembre 2013, a bordo
di un C-130J “Hercules” dell’Aeronautica militare italiana. Il contratto
di acquisto di cinque velivoli senza pilota “Falco” (valore complessivo
50 milioni di euro) era stato sottoscritto con Selex ES dal Dipartimento
delle Operazioni di Peacekeeping dell’ONU a fine luglio. La consegna dei
tre droni rimanenti è prevista entro il febbraio 2014.

Il “Falco” è un aereo a pilotaggio remoto in grado di volare a medie
altitudini; ha un raggio di azione di 250 km, un’autonomia superiore
alle 12 ore di volo e può trasportare carichi differenti tra cui sensori
radar ad alta risoluzioneche consentono di individuare, di giorno e di
notte, obiettivi in tempo reale e a notevole distanza. Prodotto nello
stabilimento di Selex ES di Ronchi dei Legionari (Gorizia), il drone è
stato sperimentato la prima volta nel 2004 nel poligono sardo di Salto
di Quirra.

“Useremo queste macchine disarmate e senza equipaggio nella convinzione
del loro forte effetto deterrente”, ha dichiarato Hervé Ladsous,
responsabile ONU per le operazioni di peacekeeping. Quella in Repubblica
Democratica del Congo è la prima missione militare in cui l’ONU utilizza
dei droni. Un paio di anni fa il Consiglio di Sicurezza aveva richiesto
l’autorizzazione a impiegare velivoli-spia senza pilota nella martoriata
regione africana, ma Ruanda e Uganda,in particolare, si erano duramente
opposti. “Abbiamo bisogno di avere un quadro più preciso di quanto sta
succedendo nella Repubblica Democratica del Congo e se l’uso dei droni
avrà successo, potrebbero essere utilizzati anche in altre missioni di
pace dell’Onu”, ha aggiunto Hervé Ladsous. Secondo il sito
d’informazioneAnalisi Difesa, il Mali e la Repubblica Centroafricana
potrebbero essere i prossimi paesi destinati a ospitare i velivoli senza
pilota ONU, “per sorvegliare ampi spazi con contingenti militari di
dimensioni limitate”. In pole position per la fornitura di sistemi
d’arma telecomandati c’è ancora Selex ES. Dopo aver venduto i “Falco” al
Pakistan, nel settembre 2013 l’azienda del gruppo Finmeccanica ha
annunciato di aver sottoscritto un contratto di 40 milioni di euro per
la consegna di alcuni droni-spia a un paese mediorientale rimasto
segreto. In passato, Selex ES aveva avviato trattative di vendita dei
“Falco” con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, oltre che con le
forze armate di Algeria e Malesia.

La missione MONUSCO in Congo è la più grande operazione ONU in atto. Vi
partecipano oltre 20.000 uomini provenienti da diversi paesi africani,
compresi i 3.000 militari della Force Intervention Brigade (FIB) creata
il 28 marzo 2013 con la risoluzione n. 2098 del Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite che ha prorogato il mandato dei caschi blu fino al
31 marzo 2014. Come dichiarato dal portavoce delle Nazioni Unite, sia i
droni made in Italy che la nuova brigata di pronto intervento
“rappresentano i nuovi strumenti messi a disposizione dall’ONU per
sostenere il rinnovato sforzo politico” nel paese africano. La Force
Intervention Brigade è composta da tre battaglioni di fanteria, una
batteria di mezzi d’artiglieria e una compagnia di “forze speciali”
forniti da Sudafrica, Tanzania e Malawi. “Scopo della brigata è quello
di contribuire a ridurre la minaccia posta in essere dai gruppi armati
contro le autorità statali e la sicurezza dei civili e rafforzare le
attività di stabilizzazione nella regione orientale della Repubblica
Democratica del Congo”, spiegano alle Nazioni Unite. Nelle dichiarazioni
ufficiali del Palazzo di Vetro si manifesta altresì la necessità che la
nuova task force non limiti il suo intervento alla mera interposizione
tra le parti in conflitto, ma operi pure attivamente nella
“neutralizzazione dei gruppi armati”, autonomamente o congiuntamente con
le forze armate congolesi. Una brigata combattente dunque, che per
individuare i target da colpire e “neutralizzare” può contare da oggi
sui droni di Selex ES.

In stretto contatto con i militari di MONUSCO e della Force Intervention
Brigade opera pure la missione EUPOL RD Congo istituita dall’Unione
europea per sovrintendere alla “formazione” e all’addestramento delle
forze di polizia locali. Alla missione, che durerà perlomeno sino alla
fine del settembre 2014, partecipano una quarantina di agenti di polizia
specializzati provenienti da sette paesi europei Ue, con base a Kinshasa
e Goma.

Il Congo è lacerato da uno dei conflitti più sanguinosi di tutto il
continente africano. Fomentato dai governi occidentali e dalle maggiori
transnazionali che puntano ad assicurarsi il controllo delle importanti
risorse strategiche presenti, vede protagonisti una decina di gruppi
ribelli, armati e sostenuti dai governi degli Stati confinanti con la
Repubblica Democratica del Congo. Tra la maggiori organizzazioni
anti-governative spiccano l’M23 (March 23 Movement), sostenuto
apertamente dall’esercito del Ruanda; le Democratic Forces for the
Liberation of Rwanda (FDLR), organizzate da estremisti Hutu che nel 1994
presero parte al genocidio in Ruanda e che poi si rifugiarono in Congo;
le Allied Democratic Forces and the National Army for the Liberation of
Uganda (ADF-NALU); il Mai Mai Kata Katanga. Tre mesi fa circa, le
milizie dell’M23 riuscirono a sferrare un attacco contro un accampamento
militare della missione MONUSCO a Kibati, località dove ha pure sede il
comando della neo costituita Force Intervention Brigade a guida ONU. Le
Nazioni Unite e le forze armate congolesi hanno risposto lanciando
contro l’M23 una massiccia offensiva che a fine novembre ha prodotto la
“disfatta” delle milizie ribelli. Il 12 dicembre, i leader del Movimento
hanno firmato un “accordo di pace” con il governo della Repubblica
Democratica del Congo a Nairobi (Kenya), impegnandosi a rinunciare alla
lotta armata e a trasformarsi in forza politica.

Secondo fonti ufficiali ONU, il conflitto militare in Congo ha già
prodotto 2,6 milioni di sfollati e più di mezzo milioni di rifugiati.
Tra i 3,5 e i 5 milioni le persone che avrebbero perduto la vita a
seguito dei combattimenti, mentre 6,4 milioni di congolesi necessitano
urgentemente di cibo e assistenza sanitaria per non morire nei prossimi
mesi. Degli aiuti umanitari promessi dal Palazzo di Vetro, sino ad oggi
neanche l’ombra. In compenso arrivano ad alimentare la guerra i droni di
Selex ES, a 10 milioni di euro cadauno.

Antonio Mazzeo
Lista Disarmo

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