Presentazione



In movimento per ecologie, vivere insieme, economia sostenibile, bioregionalismo, esperienza del se' (personal development).
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giovedì 15 dicembre 2011

Signoraggio bancario, sovrappopolazione, catastrofi "naturali".. c'è un denominatore comune...



Se superi l'aspetto del signoraggio bancario, derivati e swap che, pur esistendo, rappresenta solo il mezzo, ma non il fine... inizi a bucare il muro di gomma.

L’aspetto-problema crescita della popolazione sul pianeta, andando a ritroso nel tempo, trova riscontro nelle recenti (2009-2010) dichiarazioni di Bill Gates sull’uso dei suoi vaccini, ed ancor prima in quelle di Rockefeller alle Nazioni Unite (video su youtube per entrambi). Ma, ancor più indietro, nel Memorandum 200 del 1975 ("Memorandum 200": il genocidio diventa politica estera americana), nella legge americana sulla sterilizzazione del primo 900 e così via fino a Malthus nel 1800, copia, quasi conforme, del veneziano Giammaria Ortes nel suo "Riflessioni sulla popolazione delle nazioni per rapporto all'economia nazionale" del 1790 (c'è il libro in e-book in rete).

Dall'anno 1000, fino al 1650, il gradiente di crescita della popolazione sul pianeta era stato di modesta entità. Da 250 milioni, il raddoppio a 500 milioni, in 650 anni. Evidentemente, per scriverne così dettagliatamente nel 1800, ed analizzare lo sviluppo di crescita di una popolazione lasciata in piena libertà, significa che il problema era diventato pressante. La popolazione era raddoppiata, portandosi al miliardo, ma questa volta in meno di 150 anni. L’analisi di Ortes si basava su un’aspettativa di vita media intorno ai 60 anni. In estrema sintesi, le sue conclusioni erano che ogni 30 anni, se lasciata libera ed in condizioni non disagevoli, la popolazione poteva raddoppiare. Poco importa cosa avviene dal 1650 su questa terra, con la piantumazione di mais, soia, patate e quant’altro. Il fatto saliente è che la curva di sviluppo cambia improvvisamente tendenza e, da lineare (se lineare era), diventa geometrica.

In assenza dei morti, caduti nella prima e poi nella seconda guerra mondiale, la crescita della popolazione avrebbe raggiunto i 7mld di abitanti odierni con quasi 25 anni di anticipo e oggi ve ne sarebbero quasi 10.
Vorrei andare oltre. Dal 1950, fine periodo guerre mondiali e loro effetti, si è sempre sentito parlare di morti per fame e sete nel terzo mondo, con cifre di sicuro rilievo. Circa 24.000 persone muoiono ogni giorno per fame o cause ad essa correlate. I dati sono migliorati rispetto alle 35.000 persone di dieci anni fa o le 41.000 di venti anni fa, (circa 15 milioni l’anno).
Adesso, 15 milioni in 30 anni sono 450 milioni che, con le ipotesi di Ortes, dopo 30 anni, raddoppiando, si portano a 900 milioni e che, dopo altri 30 (1950 + 30 +30 = 2010, siamo ai giorni nostri), diventano 1 miliardo e 8oo. A questi vanno sommati quelli dei 30 anni successivi ai primi, che raddoppiati anch'essi danno 900 milioni, per un totale complessivo di 2 miliardi e 700 milioni. Tale cifra, aggiunta ai 10 miliardi di cui sopra, fa crescere il numero fin quasi 13 miliardi. Quindi, in assenza delle 2 guerre, di fame e sete nel mondo, oggi si conterebbero quasi 13 miliardi di anime. E le guerre nel mondo da allora non sono cessate... ma sene contano almeno una cinquantina costanti.

Nel frattempo, le catastrofi “naturali”, su questo pianeta, sono cresciute notevolmente. Nell'ambito dei terremoti oltre il 5° grado della scala Richter, per esempio, da 4 l'anno del secolo scorso si è passati, soprattutto negli ultimi 10 anni e con numeri sempre crescenti, ai 4 al giorno in media di quest'ultimo mese (un aumento pari a 300-400 volte, assolutamente innaturale ed artificioso).
Quindi, in assenza di "morti per cause non naturali", il numero di 13 miliardi a cui ci eravamo fermati, è una valutazione assolutamente in difetto e non rappresentativa dell'effettivo problema-crescita-popolazione.

Volen Tieri
Lista Ecologisti e Civici

lunedì 21 novembre 2011

Politica, economia e spiritualità laica non possono essere scisse.... allorché si desidera la vera “crescita”, quella personale e sociale!

"Gioia nella libertà dai preconcetti e dalle ideologie" (Saul Arpino)


“I falsi buoni sono i ladri della virtù” (Lin Yutang)

Delegare la gestione della propria esistenza ad un “governo” o ad una “chiesa” equivale ad abbandonare le proprie responsabilità basandosi sul fatto che vi sono persone altre da noi stessi che veramente sanno come fare a mandare avanti le cose.

Questo ovviamente vale in ogni campo dell'esistenza umana.. ma per il momento lasciamo da parte l'aspetto “religioso” di questo atteggiamento “rinunciatario” e di delega all'altrui.. e rivolgiamo la nostra attenzione all'aspetto politico.

Un partito politico, e di conseguenza un governo, viene apparentemente fondato per il bene del popolo.. ma in realtà diviene una corporazione che serve solo a se stessa.

Una amministrazione tiene le cose sotto il suo controllo e prolifera leggi di una sempre crescente complessità ed incomprensibilità. In effetti ostacola il lavoro produttivo domandando tanti rendiconti sicché il registrare quanto è stato fatto diventa più importante di quel che è stato realmente fatto. In questo modo, incrementando la burocrazia ed i cavilli, si può andare sempre più in là nell'astrazione... tuttavia nella crescente angoscia riguardante la sovrappopolazione, la massificazione culturale, la mistificazione negli interessi economici occulti, l'inquinamento e lo squilibrio ecologico, i disastri potenziali dell'incremento tecnologico militaresco, etc. soltanto di rado siamo in grado di riconoscere che i nostri governi sono diventati auto-distruttori delle istituzioni umanitarie.

I governi -come affermava Alan W. Watts- restano impantanati nel tentativo di soddisfare una sempre crescente alienazione dalla vita pratica e dalle esigenze primarie dell'uomo, soffocati e paralizzati, come sono, sotto montagne di complicazioni di bilanci e di scartoffie.

La considerazione successiva, per non dover ripetere gli errori del passato, è che né l'individuo né la società possono tirarsi fuori dalla situazione attuale in modo autonomo e facendo uso della forza. Pur che ancora oggi assistiamo ad uno svolgimento in tal senso della spinta al cambiamento sociale... Sino a quando faremo uso della forza, sia fisica che morale o religiosa, nel tentativo di migliorare noi stessi ed il mondo.. andremo in verità sprecando energia che potrebbe essere altrimenti usata per cose che realmente possono essere fatte..

Occorre cambiare il nostro approccio di vita e la considerazione della nostra partecipazione all'insieme delle cose. Nell'ecologia profonda e nella spiritualità laica c'è l'indicazione verso il recupero della fiducia in se stessi e negli altri. La nuova visione, il nuovo metodo, non può essere aggressivo e nemmeno passivo, non è un atteggiamento sentimentale. Occorre riconoscere che in alcuni casi l'uso della violenza può essere necessario.. ma sarà una violenza mite, educativa.. somigliante alla severità della madre che intende educare il figlio e non reprimerlo.

Ecologia profonda e spiritualità laica, attuate nel campo della politica e dell'amministrazione della cosa pubblica, conducono non alla soddisfazione di cieche rivalse popolari, non all'attuazione di una “giustizia livellatrice”, bensì a favore della “generosità umana”. Che non è semplice benevolenza e perdono, come si potrebbe supporre, ma il mantenimento dell'onestà e delle qualità “umane” nella loro pienezza. Come diceva Ezra Pound: “L'onestà è la ricchezza di una nazione”.

L'equilibrata severità e correttezza, che potremmo definire in termini matristici “intelligenza minervina”, richiede una grande capacità discriminativa e la strada verso di essa è difficile da raggiungere, abituati come siamo a delegare alla giustizia esterna (governativa e religiosa) ogni funzione emendatrice.

Perciò se un uomo integro cerca di raggiungere la maturazione spirituale e politica dovrà necessariamente riscattarsi da ogni modello coercitivo attualmente presente nella società... Non possiamo però chiamare questo processo “anarchia” in quanto si presuppone un indirizzo definito rivolto al “bene comune”. Non più misurando le cose attraverso il modello della giustizia “dei codicilli” ma portando l'umano al suo massimo livello di responsabilità. In cui le azioni non sono conseguenti a corsi precostituiti o tabù, le contingenze e la saggezza ed onestà acquisita indicano al momento quale sia la cosa giusta da fare....

In altre parole un essere umano consapevole di appartenere ad un contesto vitale e spirituale inscindibile non ha bisogno di incarnare modelli prefissati di “rettitudine”, non è un “buonista”, e nemmeno un presuntuoso, un pedante, ma riconosce che possono avvenire alcuni errori nel perseguimento della genuina natura umana. Gli errori -se non ripetuti- sono il sale della vita. Sono l'indicazione del retto percorso da seguire.

Infatti che si maschera da ligio osservante delle leggi è un ipocrita ed un falso uomo pubblico (sia in senso politico che religioso), invero è completamente privo di “umorismo”, non sa ridere di se stesso e degli altri ed allo stesso modo, e non lascia che la sua natura umana possa completarsi e giungere a maturazione. Egli, meschinello, si ferma alla “forma” e di conseguenza è condannato a trasgredire anche quella (forse in segreto) restando inconsciamente legato alle proprie ombre. Un legalista sarà semplicemente un ficcanaso ed un acquisitore di “meriti presunti”, sulla base della sua adesione ad una fede politica o religiosa. Chi basa la giustizia sulla rigorosa sottomissione a regolamentazioni lineari non sarà mai in grado di percepire la verità dietro le forme. Questi ipotetici buoni governanti, così seri e riguardosi dei loro giusti principi (o peggio ancora dei loro sordidi interessi) giustificano ogni iniquità con la forza dalle ragioni politiche o religiose. Poveretti, non saranno mai in grado di godere di un sano “spirito” libero e laico, assai meno nocivo della loro sudditanza all'ideologia (o peggio ancora all'interesse).

Ed una una delle peggiori ideologie, in questo momento storico, è quella relativa al concetto di “utile” e di “guadagno”, che persino supera ogni altra convinzione politica e religiosa.. ed è in nome dell'utile e del guadagno che la società umana va sprofondando verso la perdita dell'anima e della capacità d'intendere e di volere. Questa ideologia, chiamiamola pure “bancaria”, così amata dai ragionieri della vita, rischia di forzare sempre più l'uomo in direzione della rinuncia ad ogni umanità e capacità discriminante. E con la perdita dell'intelligenza subentra anche la perdita della capacità di sopravvivenza della specie umana.

Paolo D'Arpini


Circolo Vegetariano VV.TT.
Vicolo Sacchette, 15/a
Treia (Macerata)
Tel. 0733/216293