Tra i commenti più "intelligenti" che ho trovato sui social , questo mi sento di condividere, ad opera di una certa C.B. (una donna): "La neo Ministro dell'Agricoltura Bellanova dichiara la sua apertura alla ratifica del CETA e alle coltivazioni OGM. Lo dico a tutti i ragazzi e alle ragazze che venerdì andranno a manifestare per il clima: la notizia che ho riportato qui sopra (...) sta ad indicare una sola cosa, che ci stanno prendendo per i fondelli. Da una parte i poteri forti danno piena visibilità ad una ragazzina in nome dei cambiamenti climatici, dall'altra quegli stessi poteri fanno passare queste porcate. E chi è che apre nuovamente al CETA ed agli OGM? Una donna che ha tutte le carte in regola per far scattare quel meccanismo perverso che si chiama politically correct...
Quindi, anziché esporre cartelli con scritte vaghe e poetiche, tipo "ci avete rotto i polmoni" o "noi in piazza per l'ambiente, voi a casa a far niente", scrivete più semplicemente NO CETA NO OGM. Provate a farlo tutti e poi vediamo quanti TG ne parleranno il giorno dopo."
Chiaro che CETA ed OGM sono solo due dei tanti punti e delle tante situazioni che contribuiscono e contribuiranno ulteriormente al peggioramento della situazione ambientale, almeno per due aspetti: questi accordi portano ad un aumento degli scambi commerciali con aumento dei movimenti e per questo del consumo di combustibili fossili necessari ai trasporti, o meglio a questo sistema di trasporti; inoltre anche perché questi accordi sottintendono l'accettazione di sistemi di produzione industriale/chimica che noi, o per maggior lungimiranza o per maggior protezionismo, più o meno coscientemente, abbiamo previsto: ad esempio il grano canadese, che sarebbe (o sarà?) uno dei prodotti che maggiormente guadagnerebbero dalla messa in funzione definitiva dell'accordo sul CETA, viene prodotto utilizzando il glifosato come disseccante in fase di pre-raccolta, cioè, non come viene usato da noi come diserbante prima della semina, ma per far seccare il grano prima della raccolta, cosa che da noi è vietata. Restano nel grano residui di questo prodotto, ormai riconosciuto anche dalla scienza come cancerogeno? E' eticamente corretto permettere l'importazione di un bene che all'estero ha facilitazioni alla produzione che i nostri produttori non hanno? I requisiti dei prodotti importati non dovrebbero almeno essere gli stessi, anche in termini di diritti dei lavoratori per non incorrere in una concorrenza sleale?
Ma i fattori che dovrebbero essere presi in esame e combattuti per evitare il riscaldamento climatico, ma più onestamente e correttamente secondo me, per ridurre l'inquinamento, sono molti. Dico "onestamente" in quanto che il riscaldamento climatico sia di origine antropica, non è certo. Molti scienziati ritengono che sia una fase climatica "naturale", come nella storia geologica della Terra ce ne sono state tante, così come ci sono state tante fasi di glaciazione, mentre di sicuro di origine antropica, in certe regioni della Terra, è l'inquinamento atmosferico, delle acque, del suolo.
Ad esempio pochi giorni fa parlavo con un amico che mi diceva che nel ridente paesino di Appignano, vicino a Treia, c'è un numero elevato di tumori infantili, la cui probabile causa è proprio l'inquinamento dei terreni e delle acque, di origine datata. Tempo fa infatti si usavano nella fabbricazione dei mobili, che sono un settore produttivo molto sviluppato in questo paese, vernici ed altre sostanze per trattare il legno, sostanze tossiche, e queste sostante, in quantità finivano negli scarichi, nelle acque e nel terreno. Questo è solo un esempio, di quelli difficili da immaginare.
Un altro esempio, di quelli ormai conosciuti e discussi da tempo, è il settore dell'allevamento industriale: consumo di acqua potabile, inquinamento dell'aria (metano), dell'acqua (percolamento di liquami), del terreno (concimazione con un letame o liquami che non sono sani: gli animali sono portatori di virus e batteri, ed eliminatori con le deiezioni di farmaci, antibiotici in primis.
Allora, se i nostri governanti veramente volessero fare del bene al Pianeta, invece di dare contributi a pioggia agli allevamenti, in base al numero di capi e alla rispondenza ad alcune leggi che poco hanno a che vedere con la tutela ambientale, non potrebbero valutare la sostenibilità ambientale degli allevamenti (pochi capi in tanta terra, nessun uso o moderato uso della chimica, ecc.)?
La soluzione secondo me, a tutti i problemi ambientali sarebbe valutare l'impatto ambientale di tutte le scelte, politiche o singole, ed assumersi, ognuno, la propria responsabilità: voglio viaggiare per il mondo in aereo due-tre volte l'anno? Mi assumo la responsabilità di contribuire all'inquinamento atmosferico! Lo stato vuole continuare a produrre energia elettrica da centrali a carbone o facendo andare notte e giorno gli inceneritori di cui ormai siamo strapieni? Lo Stato si assume la responsabilità di rendere l'aria irrespirabile e dannosa alla salute ed io, che uso la lavatrice non a pieno carico 2-3 volte la settimana, mi assumo la mia quota di responsabilità.
Inutile continuare a dare la colpa ai governanti se ognuno di noi non cambia le proprie abitudini.
Caterina Regazzi
Articoli di cronaca su Greta all'ONU, Google, del 23 settembre 2019: https://www.google.com/ search?rls=aso&client=gmail&q= Greta%20all%27onu%20&authuser= 0