Presentazione



In movimento per ecologie, vivere insieme, economia sostenibile, bioregionalismo, esperienza del se' (personal development).

giovedì 28 novembre 2024

La patriota Evgenija Nikolaevna Leonova ha compiuto 100 anni...

 


Ormai sono quasi 10 anni che nei pressi della città di Arezzo, in Italia, risiede una straordinaria donna russa, veterana della Grande Guerra Patriottica: Evgenija Nikolaevna Leonova.
 
Nata il 27 novembre del 1924, Evgenija Leonova ha appena compiuto 100 anni! In occasione di questo traguardo così importante, un funzionario dell’Ufficio Consolare dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia si è recato in visita da Evgenija Leonova e le ha consegnato un personale messaggio di auguri da parte del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin. Nel messaggio, il Presidente russo ha definito Evgenija un’illustre esponente della generazione dei Vincitori e dei Fondatori, parlando del suo percorso di vita come di un grande esempio di tenacia, di fiducia nel Bene e nella giustizia, nonché di amore profondo e incondizionato per la Patria.
 
Evgenija Leonova nacque a Tula, in una famiglia di operai. Dovette intraprendere l’attività lavorativa già a 16 anni, sin dai primi giorni della Grande Guerra Patriottica, nelle officine dello stabilimento per la produzione di armi della città di Tula. Un lavoro pesante incombeva sulle spalle ancora esili della giovanissima ragazza: il Paese aveva bisogno di armi per vincere la guerra.
 
Una volta finita la guerra, Evgenija Leonova terminò i corsi di specializzazione e lavorò come ragioniere contabile praticamente per tutta la vita. Anche il marito Nikolaj Nikolaevič Leonov prese parte alla Grande Guerra Patriottica combattendo in Estremo Oriente durante le operazioni militari contro il Giappone.
 
All’età di 90 anni, Evgenija Leonova si è trasferita in Italia per raggiungere la nipote Olga.
 
Evgenija si è anche avvicinata allo studio della lingua italiana e, nonostante l’età avanzata, tuttora si dedica all’ascolto di audiolezioni. Ed ecco, sono state proprio la sua perseveranza, la sua operosità e la sua forza di volontà a permetterle di raggiungere il traguardo dei cento anni.
 
Le rivolgiamo un grande augurio di buon compleanno, cara Evgenija! Le auguriamo ogni bene, e auspichiamo per Lei di mantenersi in ottima salute, e di essere sempre circondata dall’affetto dei suoi cari. Il suo percorso di vita è un mirabile esempio di forza di carattere e di fedeltà verso la Patria!

Ambasciata russa d'Italia

La centenaria riceve gli auguri


domenica 3 novembre 2024

Federico Faggin: "...la IA non è intelligente"



In una interessante intervista di Marcello Foa a Federico Faggin all'USI * Faggin a 50,35^ ca afferma: "l'intelligenza artificiale ha solo a che fare con istruzione senza comprensione - L'IA anche se sembra che sappia più di noi in realtà non capisce niente. L'informazione della macchina è solo simbolo senza alcun significato... ; a 53' Foa chiede a Faggin perchè oggi sia uno dei più attenti e preoccupati critici dell'Intelligenza Artificiale. Faggin: " perchè ci viene presentata come qualcosa che ci supererà. Se per esempio chiedessi a GPT di descrivere una malattia a me che non sono un medico, quello che mi dice sembra la descrizione che mi potrebbe fare un bravo medico ma se fossi un bravo medico potrei capire ciò che manca in quella descrizione, però io come estraneo non potrei distinguere ciò che mi dice l'IA di diverso da un medico... quando chiedo a chatGPT qualcosa che so mi dice qualcosa di molto inferiore a quello che io so. Se non sono esperto l'IA mi inganna. "
Ho chiesto a chatGPT quale sia la causa delle pandemie-epidemie e quale sia stata la causa dell'influenza spagnola. La risposta è stata quella dell'attuale medicina convenzionale fatta prevalentemente di istruzioni senza comprensione, seguite dalla maggior parte dei medici, ovverossia di simboli senza significato.

Paola Botta Beltramo



* Video menzionato:  www.youtube.com/watch?v=ch-iNvebvUw -

mercoledì 9 ottobre 2024

"L'Universo è un ologramma" - Con interventi di Mazzucco, Faggin e Botta Beltramo

 


Massimo Mazzucco ha pubblicato sul suo sito Luogo Comune  l'articolo "L'Universo è un ologramma".  (https://luogocomune.net/scienza-e-tecnologia/l-universo-%C3%A8-un-ologramma#comments).   Mazzucco  scrive fra i commenti all'articolo: " Confesso che la prima volta che ho sentito parlare di universo olografico mi è venuto da sorridere. Mi sembrava un concetto assurdo. Il gatto di Schrodinger poi mi sembrava una barzelletta. Ora però ho cominciato a leggere i libri di Faggin, e inizio a intuire qualcosa di profondamente vero in questa teoria apparentemente assurda.

L'unica cosa reale, a quant
17 -  #1 - redazione:
" Concordo con te riguardo l'apprezzamento dei libri di Faggin e anche che la mente faccia fatica ad abbracciare concetti così profondi. Vi sono esperienze però meno straordinarie rispetto a quella vissuta da Faggin - e anche da numerose altre persone e non solo quelle di NDE - che ci possono aiutao pare, è l'infinita limitatezza del nostro cervello nell'abbracciare concetti così profondi."

Ho risposto a Mazzucco:  #re a comprendere la parte fondamentale del messaggio di Faggin, ovvero che la Coscienza non è un epifonemo del cevello, come scrissero i teosofi a fine ottocento per tentare di arginare i disastri della scienza materialista-riduzionista globalizzante ora ben evidenti. Sul web sono numerosi i video relativi alle conversazioni tra il fisico David Bohm e il teosofo Jiddu Krishnamurti ad esempio:   https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=aU5WXHdFaic&hl=it&cc_lang_pref=it

Dal libro di Faggin "Oltre l'invisibile" : “I moderni scienziati riscoprono solo antiche verità. Religione e scienza, nell’antichità, erano collegate più strettamente di due gemelli. Con attributi reciprocamente convertibili, la scienza era spirituale e la religione era scientifica. L’intuizione spirituale era pronta a supplire i limiti dei sensi fisici. Una volta separate, la scienza esatta rifiuta l’aiuto della voce interiore, mentre la religione diviene una semplice teologia dogmatica; e ognuna è solo un cadavere senz’anima” H.P. BLAVATSKY, Iside svelata

Nel mondo d’oggi, la scienza si occupa della realtà esteriore e la spiritualità della realtà interiore. I loro scopi e le loro visioni sono talmente differenti che c’è un abisso a dividerle. Infatti, la maggior parte dei fisici considera la realtà interiore un epifenomeno, cioè un’illusione, e quindi non la ritiene nemmeno un problema degno di studio.

La spiritualità si basa su esperienze unitive che cambiano radicalmente il senso della propria vita, la relazione tra sé e l’universo e la concezione della realtà fisica. L’esperienza di unione tra il mondo esteriore e quello interiore crea un forte bisogno di comprendere la natura della realtà più profonda, che si rivela in un vissuto straordinario.

Le religioni sono dottrine e pratiche di vita basate su filosofie e dogmi che hanno una forte connessione con la spiritualità, perché spesso fondate da persone ispirate da profonde esperienze spirituali. Le religioni si occupano del bisogno spirituale delle persone mediante dogmi e riti, che raramente conducono a quelle esperienze trasformative che ne sono all’origine. Esse hanno poco in comune con la scienza, e la mancanza di una base esperienziale ne rende pressoché impossibile l’unione

https://accademiadellaliberta.blogspot.com/2024/09/federico-faggin-oltre-linvisibile.html

Ho inviato a tutte le Scuole Superiori di Biella mail riguardo ad alcuni interventi di Faggin nelle Scuole Superiori e Università, con l'auspicio che possano fare altrettanto.

Qui qualche suggerimento aggiuntivo:  https://accademiadellaliberta.blogspot.com/2024/09/lettera-aperta-ai-docenti-delle.html  "Federico Faggin – “Coscienza e Spiritualità” – Tavola rotonda on line 12/4/2024 www.youtube.com/watch?v=lDSl07c3tMg nella quale la psichiatra-psicoterapeuta Erica Poli a 2,43' afferma: “la questione cruciale è il fatto che dobbiamo cambiare la metodologia di studio . Questo fu un tema già visto alla Normale di Pisa 10 anni fa in un convegno sulla soggettività nella scienza – Allora dobbiamo ripartire da delle autoevidenze che non sono dogmatiche ma sono quello su cui si basa ciò che noi siamo. … e questo comporta che il metodo sperimentale venga fatto non in forma oggettiva ma in forma soggettiva, cioè esperienze personali … se non capiremo questo finiremo in una catastrofe. E se invece capiamo questo finiremo in un’altra catastrofe, cioè quella del significato etimologico della parola catastrofe che è capovolgimento, inversione di rotta…” Federico Faggin ovviamente concorda.

In questo intervento del 2014 –stesso anno in cui alla Normale di Pisa si tenne il convegno sulla soggettività della scienza - Erica Poli - a 22’ ca – presenta le scoperte del dr. Hamer - la scienza soggettiva delle 5 leggi biologiche:   https://www.youtube.com/watch?v=YDhM4gMi6_g                         
Ad alcuni è parso un po' discutibile che da anni abbia collegato le ricerche teosofiche a quelle del dr. Hamer, oltre ovviamente a quelle di Bernardino del Boca e che ora abbia incluso anche quelle di Faggin. Da quanto scritto prima mi pare però evidente che così sia."

Paola  Botta  Beltramo




giovedì 12 settembre 2024

Federico Faggin - Oltre l'Invisibile...

 


Il prof. Federico Faggin, fisico, imprenditore, inventore del microprocessore, del touch screen e del touch  pad, autore dei libri “Silicio”, “Irriducibile” e “Oltre l’invisibile”, è intervenuto in varie Università, Scuole Superiori e Scuole di Medicina  per esporre la sintesi   delle  sue trentennali  ricerche sulla Coscienza.


Sul web numerosi  i video relativi ai  suoi interventi.  Da “Oltre l’Invisibile” . pag. 260 - 261  “Scienza, spiritualità e religioni”.


“I moderni scienziati riscoprono solo antiche verità. Religione e scienza, nell’antichità, erano collegate più strettamente di due gemelli.   Con attributi reciprocamente convertibili, la scienza era spirituale e la religione era scientifica. L’intuizione spirituale era pronta a supplire i limiti dei sensi fisici. Una volta separate, la scienza esatta rifiuta l’aiuto della voce interiore, mentre la religione diviene una semplice teologia dogmatica; e ognuna è solo un cadavere senz’anima” H.P. BLAVATSKY, Iside svelata.


Nel mondo d’oggi, la scienza si occupa della realtà esteriore e la spiritualità della realtà interiore. I loro scopi e le loro visioni sono talmente differenti che c’è un abisso a dividerle. Infatti, la maggior parte dei fisici considera la realtà interiore un epifenomeno, cioè un’illusione, e quindi non la ritiene nemmeno un problema degno di studio.

La spiritualità si basa su esperienze unitive che cambiano radicalmente il senso della propria vita, la relazione tra sé e l’universo e la concezione della realtà fisica.

 

L’esperienza di unione tra il mondo esteriore e quello interiore crea un forte bisogno di comprendere la natura della realtà più profonda, che si rivela in un vissuto straordinario.


Le religioni sono dottrine e pratiche di vita basate su filosofie e dogmi che hanno una forte connessione con la spiritualità, perché spesso fondate da persone ispirate da profonde esperienze spirituali. Le religioni si occupano del bisogno spirituale delle persone mediante dogmi e riti, che raramente conducono a quelle esperienze trasformative che ne sono all’origine. Esse hanno poco in comune con la scienza, e la mancanza di una base esperienziale ne rende pressoché impossibile l’unione.


Albert Einstein ha detto che “la scienza senza la religione è zoppa. La religione senza la scienza è cieca”. Ma in realtà egli credeva nel determinismo in cui non c’è posto né per il libero arbitrio né per la coscienza. E quindi la sua affermazione ha più valore poetico che scientifico.


I padri della fisica quantistica, Plank, Schrodinger, Heisenberg, Pauli, von Neumann e altri avevano intuito   invece che la coscienza era un aspetto fondamentale   della realtà, connesso con la natura dell’osservatore.          Purtroppo, non essendo mai riusciti a trovare la connessione precisa tra la coscienza e la fisica quantistica, questa intuizione è rimasta sterile.


L’introduzione dell’IA nella quotidianità della nostra vita, e il recente aumento di esperienze di risveglio, hanno fatto sì che molti siano diventati consapevoli del bisogno di integrare scienza, spiritualità e religioni in una visione coerente e inclusiva che vada oltre il materialismo e lo scientismo.  


L’unione di cui parlo riguarda l’interiorità con l’esteriorità, il soggettivo con l’oggettivo, il semantico con il simbolico, l’intuitivo con il razionale, l’emotivo con l’intellettuale, l’introverso con l’estroverso, il determinismo con l’indeterminismo   e l’astratto con il concreto.


Credo che solo una visione unitaria potrà illuminare e guidare il cammino dell’umanità   “verso una nuova aurora” (Giordano Bruno). Cammino che sarà particolarmente arduo in questo secolo dominato dal consumismo materialista e da uno scientismo militante.“


Paola Botta Beltramo





martedì 10 settembre 2024

“Morte e vita sono aspetti diversi dello stesso ed unico evento”...

 


Se le persone in generale, e i praticanti spirituali in particolare, sviluppano l’abitudine di vedere e parlare delle cose come realmente esse sono, è meglio. Sono stati immersi in anni di illusione e hanno giudicato solo attraverso le apparenze. Non dovrebbero perdere più tempo assumendo l’abitudine di guardare in faccia la nuda verità.

Maharshi ha incominciato questo tempo fa. Per lui la morte diventa una semplice inezia, una mera parola. Che cosa è la morte, se non un altro cambiamento di forma, che richiede un nuovo nome? Ma nella sostanza, cosa cambia?
Non posso essere tagliato, né bruciato, né bagnato o seccato. Io sono eterno, in tutto, stabile e imperturbabile. (Bhagavad Gita II, 25)
La questione è: “Morte e vita sono aspetti diversi dello stesso ed unico evento”- un mutamento. Ciò che è al di là di ogni cambiamento è il Reale. Il Reale è l’Assoluto. Maharshi aveva realizzato l’Assoluto molto tempo fa ed era andato oltre le cose reali. Egli non si lamentava e piangeva quando le scimmie e i cani morivano nell’Ashram; Quindi perché doveva mostrare qualche dispiacere quando Alagammal morì?"

Self-Realization (the life and teachings of Bhagavan Sri Ramana Maharshi) by B.V. Narasimha Swami.



(Stralcio della  traduzione in corso a cura   di Giuseppe Moscatello)

martedì 2 luglio 2024

Canapa, la pianta che ci manca…

 




Sull’argomento della canapa bioregionale mi sono già espresso in vari  articoli, di cui l'ultimo  apparso nel nuovo numero cartaceo de La Rucola di  Macerata, dal titolo significativo "La canapa, una coltivazione antichissima".   In aggiunta  ho voluto egualmente pubblicare il  documento che segue, che meglio compendia le motivazioni storiche ed i retroscena economici e politici e sul conseguente “proibizionismo” di questa pianta salvifica che è amica dell’uomo e che nel Mediterraneo contribuì alla sua civilizzazione.

Paolo D’Arpini

……..

La canapa, o marijuana (spagnolo), o cannabis (latino) o hemp (inglese) è una pianta che si potrebbe definire miracolosa, ed ha una storia lunga almeno quanto quella dell’umanità. Unica pianta che si può coltivare a qualunque latitudine, dall’Equatore alla Scandinavia, ha molteplici proprietà curative, cresce veloce, costa pochissimo da mantenere, offre un olio di ottima qualità (molto digeribile), ed ha fornito, dalle più antiche civiltà fino agli inizi del secolo scorso, circa l’80 per cento di ogni tipo di carta, di fibra tessile, e di combustibile di cui l’umanità abbia mai fatto uso.

E poi, cosa è successo? E’ successo che in quel periodo è avvenuto il clamoroso sorpasso dell’industria ai danni dell’agricultura, e di questo sorpasso la cannabis è stata chiaramente la vittima numero uno.

I nascenti gruppi industriali americani puntavano soprattutto allo sfruttamento del petrolio per l’energia (Standard Oil – Rockefeller), delle risorse boschive per la carta (editore Hearst), e delle fibre artificiali per l’abbigliamento (Dupont) – tutti settori nei quali avevano investito grandi quantità di denaro. Ma avevano di fronte, ciascuno sul proprio terreno, questo avversario potentissimo, e si si unirono così per formare un’alleanza sufficientemente forte per batterlo.

L’unica soluzione per poter tagliare di netto le gambe ad un colosso di quelle dimensioni risultò la messa al bando totale. L’illegalità. Partì quindi un’operazione mediatica di demonizzazione, rapida, estesa ed efficace (“droga del diavolo”, “erba maledetta” ecc. ), grazie agli stessi giornali di Hearst (è il famoso personaggio di Citizen Kane/Quarto Potere, di O. Wells), il quale ne aveva uno praticamente in ogni grande città. Sensibile al denaro, e sempre alla ricerca di temi di facile presa popolare, Hollywood si accodò volentieri alla manovra, contribuendo in maniera determinante a porre il sigillo alla bara della canapa.

La condanna morale viaggiava rapida e incontrastata da costa a costa (non c’era la controinformazione!), e di lì a far varare una legge che mettesse la canapa fuori legge fu un gioco da ragazzi. Anche perché pare che i tre quarti dei senatori che approvarono il famoso “Marijuana Tax Act” del 1937, tutt’ora in vigore, non sapevano che marijuana e canapa fossero la stessa cosa: sarebbe stato il genio di Hearst ad introdurre il nomignolo, mescolando le carte per l’occasione.

Fatto sta che a partire da quel momento Dupont inondava il mercato con le sue fibre sintetiche (nylon, teflon, lycra, kevlar, sono tutti marchi originali Dupont), il mercato dell’automobile si indirizzava definitivamente all’uso del motore a benzina (il primo motore costruito da Diesel funzionava con carburante vegetale), e Hearst iniziava la devastazione sistematica delle foreste del Sudamerica,  e dal quale legno trasse in poco tempo la carta sufficiente per mettere in ginocchio quel poco che era rimasto della concorrenza.

Al coro di benefattori si univa in seguito il consorzio tabaccai, che generosamente si offriva di porre rimedio all’improvviso “vuoto di mercato” con un prodotto cento volte più dannoso della canapa stessa.

E le “multinazionali” di oggi, che influenzano fortemente tutti i maggiori governi occidentali, non sono che le discendenti dirette di quella storica alleanza, nata negli anni ’30, fra le grandi famiglie industriali.

Come prodotto tessile, la canapa è circa quattro volte più morbida del cotone, quattro volte più calda, ne ha tre volte la resistenza allo strappo, dura infinitamente di più, ha proprietà ignifughe, e non necessita di alcun pesticida per la coltivazione. Come carburante, a parità di rendimento, costa circa un quinto, e come supporto per la stampa circa un decimo.

Abbiamo fatto l’affare del secolo….

Massimo Mazzucco



giovedì 30 maggio 2024

Bioregionalismo e psicostoria... su Giulio Cesare...

 


...per approfondire la conoscenza della  cultura celtica e apprendere notizie da alcune  fonti storiche sto leggendo il "de bello gallico" di Giulio Cesare.  Vi ho trovato interessanti notizie su usi costumi e caratteri, l’importanza dell’elemento sacerdotale (druidi) nel tessuto della organizzazione sociale, situazione geografica e climatica, descrizione dei paesaggi fiumi e paludi.  Quasi una guida bioregionale psicostorica della Francia di duemila anni fa. 

Quello che sorprende, è che per "civilizzare" i barbari, come racconta Plutarco, in meno di dieci anni di guerra cesare prese più di ottocento città, sottomise trecento popoli diversi, combattè contro tre milioni di uomini: un milione ne uccise e altrettanti ne catturò. Poi ha combattuto la guerra civile, la guerra di Alessandria, la guerra d’Africa e la guerra di Spagna, tutte vinte. 

Appaiono notevoli le  capacita di Cesare  in battaglia di organizzare decidere osservare ponderare le situazioni, il carisma, l’equità e la clemenza verso i vinti e la larga generosità verso i suoi soldati.  E' stato veramente difficile convincere i centurioni di estrazione contadina e artigiana a combattere contrastare e sconfiggere nemici guerrieri famosi per lastravaganza e la ferocia dei costumi, in luoghi sconosciuti avversi e pieni di insidie. 

Quello che piu sorprende è il numero delle vittime, se si calcolano anche quelle romane e di tutte le altre guerre si puo azzardare che sia nel numero di milioni. 

Quindi difficile parlare in termini positivi dell’uomo Cesare e   si ricorda la sua morte drammatica,  forse l’unica morte giusta,  sicuramente molto teatrale. 

Scrissee Bertoldo Brecht: "...l’ex legionario di Cesare stava seduto con il suo schiavo vicino al focolare di pietra nell’unica stanza della capanna cadente.  - "Cosa vuole sapere?" - "Tu sei stato con lui nelle Gallie?" -  "si signore!" -  "Lo ha visto da vicino?" - "Solo due volte!" -  "...Era molto amato?" - "Dicevano che è in gamba!" - "Il legionario semplice aveva fiducia il lui?" -  "...il rancio era buono, a questo ci badava!" -  "Che aspetto aveva Cesare?" -  Egli ci pensò un attimo poi disse indeciso: "...sciupato!"

Ferdinando Renzetti