A cento anni dalla Grande Guerra prende il via un progetto speciale per aiutare
i nostri giovani a fare i conti con la terza guerra mondiale in corso
Non è bello pensare alla guerra ma siamo costretti a farlo sempre più spesso. La guerra è spaventosa e preferiamo occuparci d'altro. Anche perché siamo già impegnanti a combattere le nostre piccole/grandi guerre quotidiane e per quelle degli altri non ci resta molto tempo.
Eppure le guerre non ci danno pace, ci perseguitano. Dilagano, si moltiplicano, si complicano e ci vengono a cercare con il loro carico di orrore e angosce. Sono le guerre dell'era della globalizzazione e dell'interdipendenza. Non conoscono i confini e non li rispettano. Ci piaccia o meno, presto o tardi, in un modo o in un altro finiscono, come è successo a Parigi, per irrompere nella nostra vita.
Eppure continuiamo a fingere di non vedere e di non sapere. E quando Papa Francesco parla di "un mondo in guerra", di "una vera e propria guerra mondiale combattuta a pezzi" ci piace pensare che stia esagerando.
Eppure basterebbe prendere coscienza del posto in cui viviamo, di quello che sta succedendo ai nostri confini meridionali e orientali, per capire che la guerra è alle nostre porte (o forse è già entrata nelle nostre case) e che dobbiamo imparare a fare i conti con questa drammatica realtà se non vogliamo esserne travolti.
Ecco perché questo "Atlante" deve entrare in tutte le nostre scuole. Perché abbiamo bisogno di aiutare i nostri giovani e giovanissimi a leggere la realtà, a capire cosa sta succedendo e riconoscere il proprio spazio nel mondo.
Questo "Atlante" è un ottimo strumento didattico per iniziare o approfondire un percorso di formazione alla cittadinanza che consenta ai nostri giovani e giovanissimi di acquisire le competenze sociali e civiche necessarie per affrontare responsabilmente le sempre nuove sfide del nostro tempo.
Il primo merito di questo "Atlante" è che consente di dare uno sguardo d'insieme a un mondo che spesso ci viene proposto in modo parziale e frammentato. Ricomporre ciò che è frantumato aiuta a vincere la paura della complessità e ne facilita la comprensione.
Nell'era dell'interdipendenza, le guerre, ancor più che in passato, tendono a intrecciarsi e globalizzarsi. L'Atlante ci consente di dare un po' di ordine a un mondo disordinato e di intraprendere un viaggio di orientamento lungo i due concetti cardine dello spazio e del tempo. Tutti i conflitti sono localizzati in uno spazio geografico e hanno una "storia" che gli autori dell'Atlante ricostruiscono andando alle radici del problema.
L'Atlante è utile per insegnare la geografia universale a scuola. Ma non solo. In questo "Atlante" i paesi, i continenti, le città, i fiumi, le montagne, le risorse naturali s'intrecciano con la storia, i popoli, le culture, la politica, le religioni, i diritti in una chiara prospettiva di educazione civile. Così è possibile sviluppare un lavoro interdisciplinare estremamente innovativo e stimolare un percorso di apprendimento integrato.
Quest'anno, inoltre, "l'Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo" incrocia le commemorazioni del centenario della prima guerra mondiale: un evento spaventoso che ha fatto strage di decine di milioni di persone.
Si tratta di una grande occasione per trasformare una lezione di storia in un laboratorio di cittadinanza. Quella che noi ricordiamo come la "Grande Guerra" è stata solo la prima di una lunga e impressionante serie di guerre che sono diventate sempre più grandi e devastanti. Nella prima guerra mondiale affondano inoltre le radici di molti dei problemi e delle crisi del nostro tempo. Dunque, rivangare quella tragedia del passato ha senso soprattutto se aiuta i nostri giovani a fare i conti con il tempo presente e con la necessità impellente di immaginare un futuro diverso da quello che oggi può apparire inevitabile.
La ricostruzione degli accadimenti di cento anni fa può essere messa a confronto con la realtà dei nostri giorni sviluppando studi, ricerche e dibattiti che possono ruotare attorno a temi e discipline molto diverse: dalla storia (100 anni di guerre), alla geografia (i luoghi delle guerre di ieri e di oggi), dalla letteratura e dalla poesia alla matematica (i numeri delle guerre, delle armi, delle vittime), dalle scienze alla tecnologia, all'economia, dalla filosofia alla religione fino alla musica.
Naturalmente il discorso sulla guerra porta con sé il discorso sulla pace e la necessità di far crescere nelle nuove generazioni (che non hanno mai visto in faccia la guerra) la capacità di immaginarla, di desiderarla, di difenderla e di costruirla laddove non c'è ancora.
Uno strumento per promuovere e valorizzare questi percorsi è dato dal programma "Dalla Grande Guerra alla Grande Pace" che si propone di trasformare le nostre scuole e le trincee della prima guerra mondiale in un grande laboratorio della cultura della pace, del dialogo e della fraternità. E' la scuola, che insieme al suo territorio, alle associazioni e alle istituzioni locali, si riappropria della funzione di "intellettuale sociale" e s'impegna a generare una nuova cultura. Il programma, che ha preso avvio nel 2014 e si concluderà nel 2018, è una grande occasione per investire sui giovani e sulla loro formazione e chiamarli a fare la propria parte per costruire una nuova società liberata dall'incubo della guerra.
Flavio LottiCoordinatore Tavola della pace
Tavola della Pace, via della viola 1 (06122) Perugia - Tel. 075/5736890 – cell. 335.6590356 - fax 075/5739337 - email segreteria@perlapace.it - www.perlapace.it
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Commento critico:
"... aiutare i nostri giovani a fare i conti con la 3a guerra mondiale in corso..." Cioè : un kit bunker fai da te ? Un balsamo di tigre contro le radiazioni ? Una pillola "non vedo non sento non parlo".
Ma....
Ma cosa ci si può aspettare da un carrozzone, la Tavola della pace, che riuscì a NON fare nulla contro la guerra nemmeno mentre Sirte in Libia era azzerata dalle bombe Nato? Alla Marcia per la pace Perugia assisi del 2011, 25 settembre 2011, appunto mentre i libici erano maciullati nelle ultime settimane, la guerra Nato fu praticamente ignorata. Avevano ragione i nostri cartelli a urlare invano "CInque guerre italiane in 20 anni 1991-2011, dove sono gli indignati?".
Un carrozzone, la Tavola della pace, che in piena guerra in Libia come manovra diversiva andava a fare una delegazione in...Afghanistan?
Una Tavola della pace che durante la guerra Nato detto dal Kosovo nel 1999 accoglieva fra i marcianti - oh, per pochi metri! - il primo ministro belligerante Dalema, ricordo come ieri quando invano gli urlammo vergogna mentre conversava con gli organizzatori?
Una Tavola della pace che nel 2012 e 2013 organizzava manifestazioni con il cosiddetto Consiglio nazionale siriano, in Italia rappresentato dai Fratelli musulmani, e ben finanziato da Arabia saudita e altri modelli di pace?
M. C. e P.C.
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