La popolazione anziana è “ricca” di case, magari acquistate tante anni fa, ma povera sul piano reddituale e dunque in difficoltà ad intraprendere quegli interventi di ristrutturazione e adeguamento del proprio patrimonio in rapporto alle mutate esigenze.
Il secondo Rapporto sulla condizione abitativa degli anziani che vivono in case di proprietà 2015 promosso da AeA Auser Nazionale e Spi Cgil sui dati Istat del Censimento 2011 e presentato a Roma in un Convegno il 6 novembre, conferma quanto sia importante nel nostro Paese il rapporto che gli anziani hanno con la casa e denuncia gli inaccettabili ritardi della politica e delle istituzioni rispetto al progressivo e inarrestabile invecchiamento della popolazione.
I promotori sottolineano l’urgenza di promuovere politiche abitative di lungo respiro, programmi finalizzati all’adeguamento delle abitazioni degli anziani per eliminare le barriere architettoniche, rendere più fruibili gli spazi di vita attrezzandoli di impianti domotici e di tecnologie per dare all’anziano più autonomia di vita. Questo contrasterebbe il troppo spesso facile ricorso alle case di riposo e permetterebbe agli anziani di vivere bene nel proprio ambiente domestico il più a lungo possibile con rilevanti benefici per la spesa pubblica e il benessere sociale. Una seconda linea d’azione è quella di rafforzare quell’insieme di relazioni e servizi tanto pubblici quanto privati per garantire all’anziano tutti i necessari supporti di vicinato, per sostenerlo ed accompagnarlo nelle sue condizioni di salute e nel soddisfare i suoi bisogni sociali e culturali.
“Il welfare del nostro Paese – ho sottolineato il presidente nazionale Auser Enzo Costa nelle conclusioni del Convegno – pensa poco e male agli anziani. Tutto è scaricato sulle spalle delle famiglie. Si ricorre alle badanti o ai troppo facili ricoveri nelle case di riposo. Gli anziani devono essere aiutati a restare a casa propria il più a lungo possibile.
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