Sono cresciuta in un bar-latteria. Non c'era niente da buttare o
riciclare. I biscotti si vendevano nei sacchetti di carta che
venivano usati per far asciugare le fritture; i giornali vecchi
servivano per fasciare le uova, ed era un'arte che mi insegnò mio
nonno, e imparai anche ad accartocciare i pacchetti di caffè con una
carta bianca un po' assorbente.
Il latte lo portavano nei bidoni (ne
ho ancora un paio in una cantina). Noi usavamo un lungo mestolo
misurato, un quarto, mezzo litro e litro (anche quelli li ho ancora,
in alluminio). Le persone si portavano il pentolino da casa, oppure
una bottiglia di vetro da un litro, noi non offrivamo contenitori, se
non in casi di emergenza, allora si proponeva una bottiglia
dell'acqua minerale risciacquata e resa il giorno dopo dal cliente, o
si faceva pagare la caparra che erano poche lire, ma si
responsabilizzava la persona.
Poi furono introdotte le bottiglie di
vetro col tappo in alluminio, oro o argento, pastorizzato o
omogeneizzato. Quelle si dovevano restituire, sennò si pagava la
caparra. Ma c'era la consapevolezza che quello fosse il giusto, senza
spreco, senza fregature, non ci rimetteva nessuno, bastava seguire la
regola. Le persone si portavano la borsa di paglia o la retina o
borse fatte in casa, sacchetti non ne esistevano. Tutto era più
semplice e non si ammalava nessuno...
Franca Oberti
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Mio commentino: "Ho fatto in tempo anch'io a vivere quei momenti... sia quand'ero bambino a Roma, alla fine degli anni '40 del secolo scorso, in cui il latte arrivava in bottiglie di vetro che dovevano essere restituite. Sia appena arrivai a Calcata verso la metà degli anni '70 ed in cui c'era un vaccaro. chiamato Corinto, che portava il latte in una casseruola ed ognuno ne prendeva un po' travasandolo in un proprio contenitore... A dire il vero quel latte di Corinto era talmente buono che ne bastava un quarto di litro, ed inoltre le mucche erano tenute bene e nutrite al pascolo... Poi pervennero le norme igieniche che proibivano tutto questo ed il latte bisognava andarlo a comprare già confezionato in tetrapack al negozio. A quel punto smisi di comprarlo ed acquistai un paio di capre per avere almeno un po' di latte genuino... (continuerebbe ma lasciamo perdere)"
Paolo D'Arpini
Paolo D'Arpini
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