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martedì 26 aprile 2016

Dichiarazione di Marabá a conclusione della conferenza di Via Campesina del 17 aprile 2016




I - Chi siamo?  Lottatori e lottatrici per il territorio.

Siamo 130 rappresentanti di organizzazioni della Via Campesina e di
suoi alleati, provenienti dai  4 continenti, 10 regioni 28 paesi del
mondo, riuniti  a Marabá, Pará, Brasile per analizzare, riflettere e
continuare il nostro processo collettivo di costruzione di concetti,
proposte di lotta e progetti alternativi per affrontare l'offensiva
mondiale del capitale, rispetto ai popoli e ai beni naturali del
campo, della costa e del mare e alla costruzione di società diverse,
alle quali aspiriamo. E soprattutto per lottare nei nostri territori.
Siamo le organizzazioni di contadini/e, agricoltori familiari, popoli
originari, popoli senza terra, lavoratori/lavoratrici
dell'agricoltura, pastori, pescatori, raccoglitori/raccoglitrici,
abitanti delle foreste, donne e giovani delle campagne e di nostri
alleati/e, di tutto il mondo.

Siamo qui per ricordare i 20 anni del massacro di Eldorado dos
Carajás, in Pará, di lavoratori rurali che lottavano per la terra, che
ha dato luogo al Giorno internazionale della Lotta Contadina, che si
celebra ogni anno il 17 aprile. Siamo qui anche per insistere per la
concretizzazione dell'impegno per la riforma agraria, assunto dai
governi del mondo 10 anni fa, nella Conferenza Internazionale della
Riforma Agraria e dello Sviluppo Rurale (CIRADR), organizzata dalla
FAO a Porto Alegre, Brasile.


II - Contesto attuale: L'offensiva del capitale sui nostri territori
in tutto il mondo e gli attacchi alla democrazia.

Abbiamo ascoltato compagni e compagne delle organizzazioni di
America, Asia, Africa, Europa e Medio Oriente e ci rendiamo conto che
in ogni luogo il nemico e i problemi sono gli stessi.

C'è una crescita dell'accaparramento di terra, foreste e acqua, ci
sono attacchi contro la democrazia e la volontà popolare, prigionieri
politici ecc. in America Latina, Asia e Africa, Europa e America del
Nord. In questo periodo storico, siamo testimoni di una alleanza
emergente tra il capitale finanziario, le imprese transnazionali,
l'imperialismo, vasti settori degli stati nazionali (quasi
independentemente dalla loro apparente 'ideologia'), in particolare,
ma non solo, i poteri giudiziari e polizieschi e il settore privato
del sistema agroindustriale, della pesca, del cibo (agrobusiness),
mediatico e finanziario, della minerazione, costruzione, sfruttamento
forestale ecc. ossia, dell'estrattivismo, insieme ai mezzi di
comunicazione. Nel suo insieme questa nuova alleanza spinge a un'onda
di privatizzazioni, accaparramento e concentrazione di beni comuni e
pubblici, come la terra, l'acqua, le foreste, i semi, le aree di
pascolo e di pesca, i ghiacciai e interi territori. Per raggiungere i
loro obiettivi usano la finanziarizzazione per convertire tutto in
commodity, i trattati di libero commercio e gli accordi sugli
investimenti, la corruzione dei nostri politici e dirigenti, il
controllo dei mezzi di comunicazione e del sistema finanziario e la
concentrazione imprenditoriale.

Ultimamente abbiamo osservato, con grande preoccupazione, come questa
alleanza in particolare, e il capitale in generale, non tollerano più
nessuna manifestazione, per piccola che sia, di politiche minimamente
indipendenti, realizzate da governi democraticametne eletti. Si è
trasformata nella forza principale dietro l'onda di colpi di stato,
già consumati o in marcia, dai golpe "tecnici", "parlamentari",
"giudiziari", "soavi", "bianchi" fino a quelli più "duri", militari e
violenti; tutti non rispettano le leggi, le costituzioni e la volontà
popolare. Questo è il caso del Brasile, dove siamo riuniti ora. Uniamo
le nostre voci alle voci del popolo brasiliano, che lotta per
difendere la democrazia, contro il tentativo illegittimo di golpe e
per promuovere le riforme politiche necessarie perchè la democrazia
esca dal vicolo cieco in cui si trova oggi.


III - Perché lottiamo contro l'agrobusiness.

 Le conseguenze di questa offensiva del capitale mettono in pericolo
la vita rurale e l'intera società, ivi comprese la salute, la Madre
Terra, il clima, la biodiversità e i nostri popoli e culture.  Le
migrazioni di massa, la distruzione del tessuto sociale delle nostre
comunità, la crescita sfrenata delle periferie urbane, l'insicurezza,
i veleni agricoli, i transgenici, la cattiva alimentazione e
l'omogeneizzazione delle abitudini di consumo, il riscaldamento
globale, la distruzione delle foreste di mangrovie, l'acidificazione
del mare, l'esaurimento della pesca, la perdita di qualsiasi traccia
di "democrazia" sono tutti sintomi di quel che sta succedendo.

L'emergenza di questa nuova alleanza tra il capitale finanziario,
l'agrobusiness, gli Stati, i mezzi di comunicazione - e la sua
capacità di disputare i territori, l'opinione pubblica e lo Stato,
anche quando i governi sono "progressisti" -  ci ha obbligato, una
volta ancora,  a un processo di riflessione e riformulazione di
concetti, proposte, progetti alternativi e strategie, forme e pratiche
di lotta.

Qui in Brasile abbiamo visto come il capitale finanziario ha
trasformato il vecchio nemico dei contadini e lavoratori senza terra,
il latifondo improduttivo, nell'agrobusiness capitalizzato, nella
minerazione, pesca e aquicoltura industriale e nei progetti
energetici. In realtà tutti questi cosiddetti settori "produttivi"
stanno soprattutto "producendo" estrema povertà e devastazione
ambientale.

Data questa trasformazione, il capitalismo non vuole più una riforma
agraria 'classica' per accrescere la produzione. Questo rende
impossibili le alleanze del passato, a favore della riforma agraria,
tra i senza terra e alcuni settori dello Stato che rappresentavano il
capitale produttivo, lasciando il tema della futura riforma agraria
nel campo della lotta di classe.

Resta l'utilità del vecchio argomento dell'ingiustizia di molta terra
nelle mani di pochi, che quasi non la utilizzano, di fronte a una
massa di persone senza terra. Ma, allo stesso tempo,  questo crea le
basi per porre una questione a tutta la società e a tutta la classe
lavoratrice, rurale e urbana, sulla convenienza, nel suo insieme, del
progetto del capitale per le campagne.

A qualsiasi resistenza che realizzino i popoli rurali, i media
rispondono con campagne di demonizzazione, persecuzioni,
criminalizzazione delle organizzazioni, dei leader e dei lottatori
sociali, con repressione, assassinii, sparizioni, detenzioni
illegittime, detenzioni amministrative, abusi sessuali  e stupri.  C'è
una modificazione delle leggi per permettere sempre di più la
criminalizzazione e insieme l'impunità crescente e quasi totale in
molti casi.

Di fronte a questo terribile panorama, i popoli rurali e le nostre
organizzazioni, movimenti, alleanze e convergenze sono in questo
momento la principale speranza che l'umanità e il Pianeta Terra
possiedono. Noi siamo in prima linea nella lotta  territoriale e
politica    contro questa alleanza oscura. Le nostre proposte di
sovranità alimentare, riforma agraria popolare, costruzione di
territori agroecologici di produzione di alimenti, dell'agricoltura
contadina per raffreddare il pianeta, offrono soluzioni e alternative
reali ai problemi generati dal sistema capitalista, e, in particolare,
da questa perversa alleanza.


IV- Ciò che sosteniamo e proponiamo: la nostra riforma agraria popolare.

La Via Campesina e la Campagna Globale per la Riforma Agraria hanno
una storia di più di 20 anni di lotta per la terra e di difesa della
terra e del territorio. Nel 2012 a Bukit Tinggi, Indonesia, abbiamo
fatto un riflessione su questa storia e su come la nostra lotta si sia
evoluta in risposta ai cambiamenti nel mondo e alle nostre stesse
esperienze e discussioni.  Tuttavia nel 2012 stavamo appena percependo
la portata dell'ascesa del capitale finanziario e del suo dominio
sugli altri settori del capitale. Questo ha cambiato ancora una volta
la natura del gioco e il nostro approccio alla società sul tema dei
territori rurali.

Ora noi domandiamo: E' meglio un campo senza contadini, senza alberi,
senza biodiversità, con monoculture e  allevamenti intensivi, veleni
agricoli e transgenici, che produce prodotti per l'esportazione e cibo
spazzatura, che determina cambiamenti climatici e minaccia la capacità
delle comunità di adattarsi a essi? Vogliamo inquinamento, malattie  e
migrazione di massa nelle città? O vogliamo campagne con territori
curati da contadini e contadine, popoli indigeni, agricoltori
familiari, pescatori artigianali e altri popoli rurali che abbiano una
vita dignitosa, cosmovisioni e saperi diversi, alberi, biodiversità,
produzione agroecologica di alimenti sani, che raffredda il pianeta,
che produce sovranità alimentare e che cura la Madre Terra?

In questo senso, i compagni e le compagne del Brasile ci hanno parlato
della loro proposta di una Riforma Agraria Popolare, una riforma
agraria non solo per i contadini senza terra, ma per tutta la classe
lavoratrice e tutta la società, un concetto di riforma agraria con
agroecologia e con un approccio territoriale,  che sarà conquistata
solo attraverso la lotta di classe e lo scontro con il progetto del
Capitale e i suoi profitti e i suoi mezzi di comunicazione e i suoi
altri agenti nazionali e internazionali. Una riforma agraria per
potenziare l'agricoltura, l'economia e i territori contadini.

Nello stesso senso, in tutta l'America, l'Asia, l'Africa, l'Europa e
il Medio Oriente, le nostre organizzazioni, movimenti e alleanze, con
proposte simili, basate su approcci territoriali, sono in lotta con il
progetto globale del Capitale. Questo si basa sulla convergenza tra le
nostre diversità, cosmovisioni, saperi popolari e tradizionali,
sull'agroecologia, la pesca artigianale e la pastorizia tradizionale e
sui nostri diversi modi e strategie di vita. Le nostre proposte, anche
se simili, sono diverse in relazione alla natura delle nostre diverse
realtà. Dove c'è concentrazione di terra, lottiamo per la
redistribuzione e in alcuni paesi si parla di fare una "rivoluzione
agraria". Dove i nostri popoli ancora controllano le loro terre e
territori, lottiamo per la loro difesa e contro l'accaparramento di
terra e acqua. Dove la terra è stata nazionalizzata e ora è data in
concessione dai governi a entità straniere, lottiamo per il suo
ritorno alle nostre comunità e per i diritti consuetudinari. I
pescatori che sono tra noi parlano di lotta per i territori di pesca
artigianale. In Europa abbiamo ripreso occupazioni di terre e
organizzato lotte contro  i cambiamenti nell'uso della terra,
riuscendo a rendere chiaro che accaparramento e concentrazione sono
oggi problemi crescenti anche nei paesi del Nord. In Palestina
lottiamo contro la brutale occupazione, invitiamo al boicottaggio dei
prodotti israeliani. E dovunque ferve la lotta dei giovani per
l'accesso alla terra e alle altre risorse.

 Abbiamo significative vittorie, come la riforma agraria di massa,
realizzata a partire dalle occupazione e recuperi popolari di terra in
  Zimbawe, l' 'Educazione del Campo' in Brasile, la cancellazione di
concessioni minerarie e per piantagioni, in diversi luoghi
dell'Africa, il permanere della riforma agraria cubana e il suo
positivo sbocco agroecologico con il movimento "da contadino a
contadino", ecc. Abbiamo anche vittorie parziali e promesse, come la
promessa di una grande riforma agraria in Indonesia, dove dobbiamo
mobilitare la forza necessaria per fare sì che i nostri governi
mantengano gli impegni assunti.

 Abbiamo organizzato le nostre lotte con la formazione politica e
tecnico-agroecologica dei nostri quadri e delle nostre basi. Abbiamo
costruito scuole di formazione e scuole contadine di agroecologia in
tutti i continenti. Abbiamo sviluppato alternative educative per i
nostri figli e figlie. Abbiamo appreso dai popoli originari, nei
nostri movimenti, che "la vita dei popoli e la natura sono una sola
cosa".  Abbiamo vecchie e nuove tattiche, come le occupazioni e il
recupero di terre e territori, la solidarietà, le carovane -  come
quelle dell'Ovest dell'Africa e del Bangladesh - i media alternativi,
l'arte e la cultura: Continuiamo a sviluppare il femminismo contadino
e popolare, i valori umanisti, ambientali e socialisti, la
mobilitazione e la creatività della gioventù, nuove alleanze
campo-città, le direttive della FAO, la Carta dei diritti dei
contadini all'ONU, ecc.  Dobbiamo continuare a migliorare e innovare
le nostre tattiche, soprattutto perchè il nostro nemico cambia
rapidamente i modi con cui cerca di impadronirsi dei nostri territori.
Abbiamo bisogno di nuovi  approcci - come quello territoriale – e
nuove strategie, come la costruzione di spazi autonomi e di autonomia
relativa e di auto-sussistenza in generale e della massificazione
dell'agroecolgia popolare.



IV- LE NOSTRE SFIDE

1. Trasformare la lotta per la terra nella  lotta per il territorio,
insieme alla costruzione di un nuovo modello produttivo, per la
sovranità alimentare, approfondendo un'agroecologia più “autonoma,”
sulla base delle nostre risorse e input locali e il riscatto dei
saperi ancestrali.

2. Organizzare la lotta per politiche pubbliche, tanto a favore della
produzione contadina che di salute, educazione, cultura e  sport nelle
nostre comunità.

3. Massificheremo la formazione politica e ideologica, accresceremo il
lavoro con le nostre basi e il lavoro con le masse, per migliorare
l'organicità interna e il funzionamento delle nostre organizzazioni e
incorporando progressivamente dirigenti e partecipazione di donne e
giovani.

4. Affronteremo la demonizzazione  mediatica e il modo in cui i media
promuovono una cultura del consumismo e lo svuotamento dei sistemi
"democratici" e lavoreremo duramente per costruire i nostri mezzi di
comunicazione che dialoghino sia con le nostre basi che con la classe
lavoratrice e con la società nel suo complesso.

5. Faremo fronte in modo più deciso alla criminalizzazione, alla
repressione, alla militarizzazione e organizzeremo la lotta
internazionale a favore dei nostri prigionieri politici. Organizzeremo
una giornata permanente di solidarietà, che sarà basata sul principio
di non condividere solo quel che avanza ma ciò che ci è necessario.

6. Proseguiremo nel nostro compito permanente di costruire alleanze di
classe, senza rapporti di dipendenza tra il campo e la città e tra il
produttore e il consumatore.

7. Denunceremo e combatteremo le leggi "anti-terrorismo" e la loro
applicazione contro le nostre legittime lotte.

8.  Approfondiremo la solidarietà con le lotte dei popoli palestinese
e curdo e degli altri popoli che soffrono aggressioni militari.
Condanniamo le occupazioni militari e la militarizzazione di terre e
territori.

9. Elaboreremo un'analisi del ruolo che gioca il traffico di droghe
nella destabilizzazione dei nostri territori, con la complicità del
Capitale e dei governi e una strategia per lottare contro questo
problema in modo più energico.

10. Combatteremo la concentrazione imprenditoriale nei diversi settori
dell'economia e del sistema agroindustriale, della pesca, del cibo
(agrobusiness),  mediatico e finanziario, e gli attacchi frontali alla
democrazia. Creeremo forme di lotta che generino perdite economiche
per il capitale, le multinazionali, le banche ecc.

11. Costruiremo convergenze e maggiore unità in base agli obiettivi
comuni, data la nostra diversità (contadini/e, lavoratori/lavoratrici,
pescatori/pescatrici, indigeni, pastori/e, popolazioni urbane,
consumatori, ecc).

12. Affronteremo qualsiasi sorgere di fondamentalismi religiosi
conservatori e di destra e combatteremo l'onda di leggi e trattati
neoliberisti e le privatizzazioni.

13. Ripenseremo la relazione tra i nostri movimenti popolari, lo
Stato, i partiti politici e i processi elettorali,  tenendo conto
della storia e della congiuntura di ogni paese, combattendo l'erosione
generalizzata dei meccanismi   nazionali  e internazionali di difesa
dei diritti umani.

14. Lotteremo contro l'imperialismo USA e, pur riconoscendo
l'importanza della multipolarità, metteremo in guardia tuttavia sulla
necessità di rispondere all'emergere di più imperialismi economici,
politici, militari.

15. A partire dalle nostre organizzazioni, cercheremo il modo di
intrecciare convergenze intorno a progetti popolari alternativi di
costruzione e formulazione collettiva e, oltre a questo, investiremo
sul  miglioramento dell'organizzazione produttiva, sulle cooperative,
sulla promozione di  piccole e medie agroindustrie, che aggiungano
valore ai nostri prodotti, e lavoreremo per conquistare canali di
commercializzazione più numerosi e più corti e medi; oltre a ciò
promuoveremo la cooperazione.

16. Lotteremo perchè sia affrontato il tema del credito: come
conquistare più credito per i contadini e anche come produrre senza
credito, o con meno credito e con pochi debiti.

17. Ci opporremo alla tendenza istituzionale (Banca Mondiale, FAO, e
alcune Università e ONG) di svuotare il contenuto di concetti come
"riforma agraria" e "agroecologia",  lanciandone versioni light come
“accesso alla terra” e "alimenti biologici industriali”, prodotti in
monoculture dell' "agrobusiness verde" e parlando di  "responsabilità
sociale delle corporation".

18. Lotteremo per ottenere meccanismi internazionali  non solo
"volontari" ma vincolanti e sanzionabili.

19. Freneremo l'approvazione e la proliferazione di nuove tecnologie
pericolose, come i  semi “terminator” e la biologia sintetica.

20. Rafforzeremo la partecipazione delle donne e dei giovani a tutti i
movimenti sociali. Metteremo in atto meccanismi per accrescere la
permanenza della gioventù nel campo. Lotteremo contro il modello
patriarcale, che domina nel sistema capitalista e esigeremo il pieno
diritto delle donne contadine e indigene alla terra, all'acqua e al
territorio.

21. Realizzeremo sempre più lotte unificate a livello internazionale,
per affrontare i nostri nemici comuni.

Difendere la terra e onorare la vita

Animati, in questo 17 aprile, giorno internazionale delle lotte
contadine, a 20 anni dal massacro di Eldorado de Carajás, nello stato
del Pará, ci siamo incontrati di nuovo con migliaia di uomini e donne
che sostengono il diritto alla vita, che lottano per conquistare una
società più giusta, in una battaglia permanente per i diritti dei
popoli alla terra e al territorio, la promozione della sovranità
alimentare e la produzione agroecologica, per sradicare fame e
povertà.


Serena Romagnoli serenaroma50@gmail.com
Conferenza Internazionale della Riforma Agraria

Marabá, Pará, Brasile, 13 - 17 Aprile 2016

1 commento:

  1. siete alla ricerca di finanziamento per rilanciare le vostre attività o per la realizzazione di un progetto o per comprare un appartamento ma purtroppo la banca ti chiede di condizioni di cui siete incapaci di riempire. Il
    più mi riguarda, io sono un particolare fornisce prestiti che
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