Nonostante
condizioni esterne favorevoli (petrolio ai minimi, cambio favorevole
all’export, il QE di Draghi), la borghesia italiana non ha agganciato la
ripresa economica.
Mentre
i licenziamenti proseguono, gli operai fanno la fame, i giovani sono costretti
a emigrare, il meridione langue.
Ciò
significa che il renzismo con le sue frottole e il suo vuoto agitarsi non ha
disincagliato il paese, ma lo fa affondare.
Renzi
ha toccato il soffitto da un pezzo ed è in affanno. Non potendo sfondare in
alto, intensifica l’offensiva contro la classe operaia e gli altri lavoratori,
per salvaguardare i profitti e privilegi di capitalisti, ricchi e parassiti
sociali.
La
pressione in fabbrica aumenta su ritmi e orari di lavoro, sui salari, per
estorcere più plusvalore possibile.
I
padroni si avvantaggiano del Jobs Act per licenziare, minacciare, ricattare. Al
netto dei dati truccati, la disoccupazione rimane a livelli record e le
disuguaglianze sociali si approfondiscono.
Un
obiettivo permanente dell’attacco padronal-renziano è il movimento operaio e
sindacale.
Svuotare
i contratti collettivi nazionali di
lavoro di ogni elemento unificante, di ogni automatismo per renderli strumenti
a totale vantaggio delle imprese; cancellare con mille pretesti – a cominciare
da quello sulla “sicurezza” - i residui diritti dei lavoratori, per primo
quello di sciopero; allungare l’orario di lavoro per estorcere più plusvalore;
indebolire e dividere i sindacati in quanto organizzazioni storicamente
necessarie in cui gli sfruttati si uniscono e lottano… è una offensiva a tutto
campo, rispetto alla quale socialdemocratici e riformisti non danno una
risposta degna di questo nome e i vertici sindacali dimostrano tutta la loro
arrendevolezza.
Le
decisioni prese dal governo Renzi come il Jobs Act, la controriforma delle
scuola, l’Italicum, la militarizzazione delle città, le missioni belliche, la
controriforma della Costituzione - da bocciare in tronco nel referendum che si
terrà quest’anno - hanno dimostrato il
suo carattere reazionario, neoliberista e oligarchico.
Le
misure di tipo clientelare a favore di classi sociali sfruttatrici e
privilegiate, prese con la “legge di instabilità” di tipo berlusconiano,
coperte dalle menzogne e dagli spot pubblicitari lo confermano, senza peraltro
frenare la continua emorragia di consensi del governo, che diverrà più evidente
man mano che si accentueranno i suoi tratti prepotenti e repressivi.
Mentre
si esauriscono le illusioni su natura e ruolo del PD (il calo degli iscritti a
questo partito liberista prosegue senza soste), negli strati profondi degli
sfruttati cresce il malcontento e l’ostilità contro il governo del bulletto
democristiano, espressione
dell’intreccio fra finanzieri d’assalto, padroni e media asserviti. Si prepara un nuovo sviluppo
della mobilitazione operaia e popolare.
La
situazione chiama gli sfruttati a levare di nuovo in alto i pugni, a unirsi in
un deciso rifiuto della politica e delle manovre antioperaie e antipopolari del
governo Renzi e dell’UE, da far saltare con gli scioperi nelle fabbriche e le
manifestazioni nelle piazze.
Da
queste lotte emergerà la ricerca di un vero cambiamento sociale, che potrà
realizzarsi solo con un Governo operaio e degli altri lavoratori sfruttati, la
sola alternativa di potere con cui sconfiggere definitivamente la borghesia e
salvare il paese.
Per
avvicinare il suo avvento avanziamo rivendicazioni di classe, moltiplichiamo
gli organismi operai e popolari, soprattutto costruiamo e colleghiamo nuclei
comunisti nelle fabbriche e negli altri luoghi di lavoro.
Da: Scintilla, n. 65 –
gennaio 2016
Organo di Piattaforma
Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
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