sabato 9 gennaio 2016

Governo?... No, comitato d'affari



Nonostante condizioni esterne favorevoli (petrolio ai minimi, cambio favorevole all’export, il QE di Draghi), la borghesia italiana non ha agganciato la ripresa economica.
Mentre i licenziamenti proseguono, gli operai fanno la fame, i giovani sono costretti a emigrare, il meridione langue.
Ciò significa che il renzismo con le sue frottole e il suo vuoto agitarsi non ha disincagliato il paese, ma lo fa affondare.
Renzi ha toccato il soffitto da un pezzo ed è in affanno. Non potendo sfondare in alto, intensifica l’offensiva contro la classe operaia e gli altri lavoratori, per salvaguardare i profitti e privilegi di capitalisti, ricchi e parassiti sociali.
La pressione in fabbrica aumenta su ritmi e orari di lavoro, sui salari, per estorcere più plusvalore possibile.
I padroni si avvantaggiano del Jobs Act per licenziare, minacciare, ricattare. Al netto dei dati truccati, la disoccupazione rimane a livelli record e le disuguaglianze sociali si approfondiscono.
Un obiettivo permanente dell’attacco padronal-renziano è il movimento operaio e sindacale.


Svuotare i contratti collettivi  nazionali di lavoro di ogni elemento unificante, di ogni automatismo per renderli strumenti a totale vantaggio delle imprese; cancellare con mille pretesti – a cominciare da quello sulla “sicurezza” - i residui diritti dei lavoratori, per primo quello di sciopero; allungare l’orario di lavoro per estorcere più plusvalore; indebolire e dividere i sindacati in quanto organizzazioni storicamente necessarie in cui gli sfruttati si uniscono e lottano… è una offensiva a tutto campo, rispetto alla quale socialdemocratici e riformisti non danno una risposta degna di questo nome e i vertici sindacali dimostrano tutta la loro arrendevolezza.
Le decisioni prese dal governo Renzi come il Jobs Act, la controriforma delle scuola, l’Italicum, la militarizzazione delle città, le missioni belliche, la controriforma della Costituzione - da bocciare in tronco nel referendum che si terrà quest’anno -  hanno dimostrato il suo carattere reazionario, neoliberista e oligarchico.
Le misure di tipo clientelare a favore di classi sociali sfruttatrici e privilegiate, prese con la “legge di instabilità” di tipo berlusconiano, coperte dalle menzogne e dagli spot pubblicitari lo confermano, senza peraltro frenare la continua emorragia di consensi del governo, che diverrà più evidente man mano che si accentueranno i suoi tratti prepotenti e repressivi.
Mentre si esauriscono le illusioni su natura e ruolo del PD (il calo degli iscritti a questo partito liberista prosegue senza soste), negli strati profondi degli sfruttati cresce il malcontento e l’ostilità contro il governo del bulletto democristiano,  espressione dell’intreccio fra finanzieri d’assalto, padroni e  media asserviti. Si prepara un nuovo sviluppo della mobilitazione operaia e popolare.
La situazione chiama gli sfruttati a levare di nuovo in alto i pugni, a unirsi in un deciso rifiuto della politica e delle manovre antioperaie e antipopolari del governo Renzi e dell’UE, da far saltare con gli scioperi nelle fabbriche e le manifestazioni nelle piazze.
Da queste lotte emergerà la ricerca di un vero cambiamento sociale, che potrà realizzarsi solo con un Governo operaio e degli altri lavoratori sfruttati, la sola alternativa di potere con cui sconfiggere definitivamente la borghesia e salvare il paese.
Per avvicinare il suo avvento avanziamo rivendicazioni di classe, moltiplichiamo gli organismi operai e popolari, soprattutto costruiamo e colleghiamo nuclei comunisti nelle fabbriche e negli altri luoghi di lavoro.
Da: Scintilla, n. 65 – gennaio 2016
Organo di Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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