martedì 31 dicembre 2019

ISTAT: "Utilizzo e qualità della risorsa idrica in Italia"


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Persa oltre il 40% dell'acqua immessa negli acquedotti. Oltre il 20% la domanda di depurazione urbana non assicurata.

ISTAT ha pubblicato un rapporto su "Utilizzo e qualità della risorsa idrica in Italia". Il volume offre un primo quadro sull’utilizzo di risorse idriche in Italia a partire dai dati raccolti ed elaborati dall’Istituto. Dove disponibili, sono state analizzate le serie storiche al fine di studiare l’evoluzione dei fenomeni legati all’uso dell’acqua.
L’analisi prende in esame i diversi tipi di uso dell’acqua (civile, industriale e agricolo) e si sviluppa, dal punto di vista territoriale, sia a livello nazionale sia, ove possibile, a livello regionale, a livello di distretto idrografico e a livello comunale.
Per quanto riguarda l’uso civile, particolare attenzione è posta ad alcuni temi cruciali: prelievi di acqua potabile, perdite idriche nelle reti comunali di distribuzione, efficienza nel processo di trattamento delle acque reflue urbane e inoltre un’analisi della percezione e dei comportamenti delle famiglie italiane nei confronti dei servizi idrici.

Particolare attenzione è posta al problema delle perdite idriche nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile, ancora oggi persistenti e gravose lungo tutto il territorio nazionale - complessivamente si tratta di più del 40% dell'acqua potabile immessa negli acquedotti -, che rappresentano uno spreco della risorsa, con inevitabili conseguenze ambientali, oltre che economiche, energetiche e sociali.



Il trattamento delle acque reflue urbane rappresenta un altro tema cruciale per le ripercussioni sulla qualità dell’acqua che viene restituita all’ambiente. Per i grandi impianti di depurazione (>50.000 abitanti equivalenti) viene sviluppata un’analisi sull’efficienza del trattamento di depurazione e sui fanghi prodotti.



Il rapporto considera che la stima della domanda di depurazione nel 2015 si attesta intorno ai 98 milioni di Aetu (Abitanti equivalenti totali urbani, Aetu), contro i circa 75 milioni effettivamente depurati, deducendo, quindi, come sia ancora necessario uno sforzo nel settore della depurazione civile, sforzo ormai reso urgente dall’avvicinarsi agli obiettivi della Direttiva CEE 91/271.



Sono stati messi in relazione i dati riferiti al servizio di depurazione delle acque urbane provenienti dal “Censimento delle acque per uso civile” dell’Istat con quelli sulla qualità delle acque di balneazione prodotti dal Ministero della Salute, al fine di investigare sulle cause di inquinamento delle acque marino-costiere. A tale scopo si è tenuto anche conto dei dati sulle presenze turistiche, che possono rappresentare un fattore stagionale di pressione sulla risorsa idrica.



Seguono un capitolo dedicato agli altri usi dell’acqua e un quadro degli indicatori statistici validati e condivisi disponibili su tutto il settore delle risorse idriche, essenziali nella valutazione economica della risorsa e nella definizione della governance.

A completare il quadro, il tema dell’uso dell’acqua è posto in relazione con la disponibilità della risorsa in un approfondimento quantitativo sui fenomeni meteoclimatici e relativi eventi estremi registrati in anni recenti.

(Fonte: Arpat)

lunedì 30 dicembre 2019

Ecologia profonda come bioregionalismo e spiritualità della natura

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Ognuno vive la Vita con la sua sensibilità e seguendo quelle che, in quel momento sono le sue proprie tendenze, propensioni, affinità (si cambia nella vita, soprattutto a livello manifestativo, il Sé è sempre lo stesso in ogni tempo e in ogni luogo).

Le esperienze di ognuno, se condivise, arricchiscono il genere umano nel suo complesso. Ognuno è tenuto, volendo, ad esprimere queste attitudini e propensioni, rispettando le propensioni altrui, anche se non condivise.
Come scrivevo  tempo addietro: "l'esempio e non le parole, per quanto profonde esse siano, è fondamentale per mostrare a chi ancora non se n'è accorto, che si può vivere bene (anzi, sicuramente meglio) rispettando la Natura, di cui noi siamo, ancora, una parte, che ci da tutto quel che ci necessita per vivere, a noi e ai nostri discendenti, purché la amiamo e la rispettiamo come desidereremmo essere amati noi. Questa per me è l'ecologia profonda: amore per la vita, per la natura, per gli esseri viventi, solidarietà umana, ognuno secondo la propria natura e le proprie possibilità: una tendenza a.... nei limiti del possibile".
In mezzo a queste tendenze ci possiamo mettere quello che, per ognuno di noi, é in sintonia con l'evoluzione della specie umana quale tutti noi che ci riteniamo "ecologisti" o "amanti della vita" ci auguriamo: ritrovare quell'armonia con la Natura (Dio, Dea Madre, Natura) che ci ha dato la vita.
Siamo 6 miliardi di esseri umani, viviamo in situazioni ambientali le più disparate sia dal punto di vista ambientale, sociale, economico, civile, storico, ma cos'é che ci accomuna? Non ci accomuna forse quella cosa che c'è quando siamo vivi e non c'é più quando siamo morti? Come la/lo vogliamo chiamare questa "cosa"? Io posso anche non chiamarla in nessun modo, ma so che c'é e quando sono da sola con me stessa, la sento dentro di me.
C'é chi la chiama spirito, chi la chiama anima, chi la chiama coscienza, chi la chiama Dio. Chi segue qualche religione la può chiamare col nome che quella religione le attribuisce, chi non segue nessuna religione in particolare, ma accetta tutte le forme di spiritualità, la può chiamare "spiritualità laica". Io nel discorso dell'ecologia profonda ci vedo, per chi la sente, anche questo discorso.
Rifiutarlo vuol dire un po' come rifiutare che si parli dei problemi economici del mondo (e non parlo solo della crisi dell'euro, del dollaro e della finanza, ma anche dello sfruttamento dei paesi ricchi nei confronti di quelli del terzo mondo) o rifiutare di parlare della possibilità di seguire un'alimentazione naturale (sempre secondo le proprie tendenze e possibilità) fino ad arrivare al vegetarismo, al veganesimo, al crudismo, ecc. ecc.
L'era ecozoica é un'era a cui noi tutti aspiriamo e che cerchiamo con la pratica e con la teoria, di rappresentare.
Caterina Regazzi - Rete Bioregionale Italiana

domenica 29 dicembre 2019

Gioventù bruciata all'acqua di rose - Nei ricordi degli anni '50 di Gianni Donaudi


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Verso la fine degli anni '50 ero sui 12 anni e ricordo perfettamente gli allora diciotto/ ventenni di Imperia scimmiottare i " teddy boys " e i giovani  nordamericani in genere- Pochi anni  prima il film "Gioventù bruciata" interpretato da James Dean aveva avuto un poderoso successo. E fu così che anche da noi arrivarono gli scimmiottatori dei giovani d' oltre-Oceano, che già Alberto Sordi aveva portato sullo schermo in "Un americano a Roma" - Ma se Albertone era stato considerato "mezzo- scemo" da suo padre, altrettanto tali non potevano considerarsi quei giovani, indossanti i primi " jeans " in quanto erano troppi( ma forse già allora si iniziava un rincretinimento della massa giovanile  che sarebbe arrivato sino ad oggi, naturalmente elevato al cubo rispetto ad allora).

Il principale punto di ritrovo di questi epigoni di Dean  era il Moka Bar sito sotto i portici di via Bonfante dalla parte un tempo denominata " dei poveri" e all' angolo con via Gianpietro Viesseux , allora gestito dalla famiglia Muraglia e che dopo pochi anni sarebbe passato alla famiglia Damonte- Stenca .Da qualche anno erano arrivati i primi " juke box " e questi ragazzi (definiti "lengere" e " schiene dritte" , non solo dai benpensanti locali, ma anche da chi lavorava ) se ne stavano per lunghe ore ad ascoltare la musica con in mano il bicchierino di "wiscky and soda" .I motivi preferiti erano quelli dei "Platters " (sopratutto la celeberrima " Only You ") , ma questi avventori del locale ascoltavano spesso e volentieri anche  l'allora celebre  " Tu vuo' fa l'americano" di Renato Carosone. Tale canzone , in realtà era proprio una satira verso quelli come loro, quali però non avevano colto il messaggio e l' avevano interpretata  quasi come un incitamento  appunto, " a fare gli americani" .

Tra questi " teddy boys " uno in particolare merita un aneddoto - Era costui soprannominato " Lancaster" poiché si era messo in testa di assomigliare al grande divo hollywoodiano, anche se a me , che al cinema ci andavo spesso( era il periodo de " La sfida all' O.K. Corral" ) , non sembrava affatto.
 
"Lancaster" amava esibirsi di fronte al pubblico e non si sa come  riusciva  a mangiare i bicchieri di vetro senza tagliarsi la bocca. Aveva doti di  fachiro? Chissà...

Poco tempo dopo un altro giovane, in seguito noto più italicamente  come "Modugno" volle scimmiottare " Lancaster" , ma dovette essere ricoverato al Pronto Soccorso del vecchio ospedale....

Gianni Donaudi


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GIANNI DONAUDI è nato a Imperia l' 11/ 12/ 46 - Autodidatta ha collaborato a varie testate di diversa tendenza, tra cui "Il Manifesto" , " Tracce" , " Nuove Angolazioni" , " Frigidaire" .
E' autore di racconti e poesie - Di lui sono usciti " Dona Pamela e altri Racconti " ( di ambiente sudamericano) edito per la collana Millelire di Stampa Alternativa e la raccolta poetica " Versi Infami" dell' editore Oceano di Sanremo.
Da tre decenni stampa la fanzine "Emozioni" , dove vengono pubblicate poesie, racconti, articoli vari di argomenti vari.
Gianni è anche un referente locale dell' Arte Postale (detta anche "mail art").

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venerdì 27 dicembre 2019

Spilamberto -Concerto della Solidarietà 2019 - Resoconto


Da ormai più di 10 anni il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, a Spilamberto, si tiene nella Sala Famigli, il Concerto della Solidarietà, durante il quale la Banda G. Verdi di Spilamberto si esibisce per allietare le festività degli spilambertesi e per raccogliere fondi  per progetti di solidarietà diretti alla comunità locale e che vengono illustrati nel corso dello stesso concerto.
Con Paolo ci eravamo stati solo una volta o due, alcuni anni fa. Una volta essendo arrivati in ritardo, non avevamo trovato posto a sedere e ce ne eravamo andati. Eh si, perchè è questo un evento molto frequentato, molto sentito. I componenti della banda (ed ora non più solo di quella) sono tutti della zona e quindi amici e parenti spesso sono presenti affollando la pur grande sala.
Quest'anno un amico che fa parte del coro multietnico Multispilla, che era stato invitato a partecipare, mi aveva invitato ad andare e così, senza indugio, ci siamo recati, puntuali, all'appuntamento delle 16. La sala era già piena ma, per un colpo di fortuna, alcuni posti riservati in prima fila sono risultati liberi e quindi abbiamo assistito all'intero concerto, nella posizione migliore possibile. 
Quindi si sono alternati brani di varie tradizioni, italiani (pochi per la verità), anglosassoni, latinoamericani, africani. Alcuni eseguiti dalla banda, altri dal coro, accompanato dai suoi musicisti, altri ancora cantati e suonati dai due ensemble congiunti. L'audio mi è parso particolarmente buono, la temperatura era fin troppo calda, le musiche stupende e le esecuzioni perfette. E' stato tutto particolarmente emozionante. Era bello anche vedere tante facce conosciute e non, sia nel pubblico che fra gli esecutori, tutti uniti per la gioia di eseguire ed ascoltare musiche più o meno conosciute, ma comunque, "musiche dell'anima", il tutto condito col fine benefico che, è stato spiegato, consisteva di aiutare famiglie spilambertesi con ragazzi, in temporanea difficoltà economica. Portare un aiuto a chi ha bisogno fa bene anche al cuore di chi dona.

Alcuni brani eseguiti: White Christmas, Guantanamera, Bohemian rapsody dei Queen, Hallelujah di Leonard Coehn, Astro del Ciel, Un Amore così Grande, cantato dal tenore Roberto Brugioni, intervenuto per l'occasione, ed altri. 


Commento della direttrice del coro, Federica Sala : Se qualcuno mi avesse detto che , nella vita, mi sarebbe capitato di dirigere un coro, probabilmente gli avrei chiesto se avesse esagerato con l’alcol.
Poi quel preciso momento, nella vita, arriva e sa di destino, o forse sembra che improvvisamente un puzzle formato da infiniti tasselli , prenda la sua forma. Uno dopo l’altro, i pezzi vanno a posto.
E capisco che non c’è nulla da fare, che quando sento che i sogni si realizzano non c’è più paura, non vi è più dubbio che quei sogni sono stati seminati lungo il mio cammino , coltivati su terreni misteriosi, proprio da me e da chissà quanto di quel tempo..
E come fiori, sbocciano.
Anche se è inverno, anche se non mi sento mai all’altezza del profumo che lasciano intorno, della loro bellezza.
Eppure accade tutto qui davanti ai miei occhi, arriva alle mie orecchie.
È così, no?
È così precisa la felicità.
Grazie super coro, dell’amicizia, dell’energia ma soprattutto del calore e del profumo che emanate intorno a chi vi ascolta.


Pezzo cantato da Roberto Brugioni: Un amore così grande https://www.facebook.com/roberto.brugioni/videos/2461056094016383/

Commento di Roberto Brugioni:
Giunsi qui per comprendere una cosa.
In quanto sempre Dio ci dona.
La vera passione per la musica.
Da queste persone, che ogni volta mi regalano qualcosa, 

ho imparato cose straordinarie, per questo sono sicuro, 
che è il Signore ad avermi condotto qui anche oggi.
Non dovevo venire.... e invece.
Cosa è la musica senza passione?
Cosa è ogni cosa, ogni lavoro, senza amore?
Cosa è la vita senza gioia?

Apriamo gli occhi e guardiamo il cielo,
come dicevano i nostri vecchi... Un attimo.... 

e sorridiamo alla vita tanto meravigliosa...al prossimo... 
e doniamo ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto.

"Il nostro aiuto è nel nome del Signore
Egli ha fatto cielo e terra"
Libro dei Salmi.

Filarmonica G. Verdi di Spilamberto
"Un amore così grande"
Direttore. M. Clo'



Tanta emozione.... certo la musica, delle varie arti, è forse quella che tocca più intimamente le corde del cuore.
Tanto bello e intenso che mi è venuta voglia di cantare.

Caterina Regazzi

martedì 24 dicembre 2019

"Il Ritorno" a Luce di Stelle di Vignola, del 23 dicembre 2019 - Resoconto di Caterina Regazzi



La sera del 23 dicembre 2019 io e Paolo siamo stati a Vignola, nella sede di ritrovo del gruppo "Luce di Stelle" diretto da Mara Lenzi. Già da tempo l'incontro era in programma. Paolo avrebbe parlato delle sue conoscenze riguardo al Solstizio invernale, che quest'anno cadeva il 22 dicembre,  cioè di quel processo che è definito la "rinascita" del sole, nelle diverse visioni ed in particolare nella visione laica cinese  collegata all'I Ching:  nell'esagramma "Il Ritorno"  del momento corrente e suoi significati, valori delle  singole linee, la via del nobile e dell'ignobile, etc. 

Paolo aveva preparato la relazione già da diversi giorni, io l'avevo stampata (dopo di che la stampante di casa si è rifiutata di stampare altro, neanche una seconda copia quindi!). Ed in effetti io che l'avevo già ascoltata,  letta da lui,  senza divagazioni, mi ero un po' spaventata, vista la complessità dell'argomento e la difficoltà, per me, che sono Cinghiala di Terra, di capire i suoi giri di parole e, immedesimandomi nel futuro auditorio,  l'avevo pregato di restringerla e/o di semplificare. Ma si sa che chi vuole esprimere dei concetti deve obbligatoriamente farlo secondo il suo sentire, soprattutto se è una persona come Paolo, che tutto gli si può dire ma non che non segue la sua vera natura.


Ed in effetti di tutte le cose lette e dette (le divagazioni sono state durante la serata numerose e forse più comprensibili - anche per me, ripeto) quello che mi è rimasto è che se siamo noi stessi e ci "accontentiamo" di ciò che siamo senza voler raggiungere un'ipotetica perfezione ("il meglio è nemico del bene" come dicevano i vecchi calcatesi compaesani di Paolo) non possiamo fallire e vivremo nella gioia e nella serenità, per noi e chi ci circonda.

Potremo così includere in questo "circondario" la nostra famiglia, i nostri amici vicini e lontani ed i parenti, i nostri compaesani, gli abitanti della nostra bioregione, quelli della nostra nazione, continente, pianeta ed anche oltre. Tenendo presente di fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te (lo diceva un famoso palestinese vissuto più di 2000 anni fa e spesso questa frase viene "utilizzata" ma senza praticarla veramente) e che, come ormai si legge spesso su articoli vari di dominio comune (vedi social network) "i soldi non fanno la felicità" e qui ci metto a fianco dei soldi l'egoismo in genere.

Secondo me si è felici se si è se stessi vivendo il momento presente senza rimpianti per il passato ed aspettative per il futuro, seguendo sinceramente ed onestamente la propria natura. Ascoltare il proprio Sé, conoscerlo, amarlo (e quindi amarsi), onorarlo... è necessario per poter seguire la retta via, che è una Via solo nostra, un maestro/a esterno a noi  al massimo ce la può indicare, ci può sostenere nel perseguirla ma non possiamo noi seguire pedissequamente la via altrui.

Comunque il discorso è stato fatto, le persone presenti hanno recepito i concetti  con cui erano in sintonia, alla fine eravamo tutti felici e contenti, abbiamo concluso la serata con alcuni canti guidati dalla cara Tina, accompagnata da Nancy.
Un ottimo panettone ci ha fatto entrare ancora di più nell'atmosfera del Natale.

A proposito di sincerità e onestà inserisco il commento di una partecipante al gruppo di ieri sera, molto significativo, per me.
"Cate se ti dico che Paolo ha toccato gli stessi argomenti di cui avevo parlato con la Mara alle 14 durante il mio trattamento. Quando parla di io, ego, coscienza, morte, ritorno a sé... starei ore ad ascoltarlo, per me son argomenti che mi fan tornare a casa 💚 un po' meno con linee e esagoni (esagrammi N.d.T.)...  li un po' mi son persa...  siete un bellissimo esempio di amorevole coesistenza.
Mi sono anche emozionata tanto quando hai "sostenuto la voce" (a parere mio)  di Paolo con la tua bellissima voce". (N.)

Per concludere una bellissima poesia ricevuta la mattina della vigilia di Natale  da Federica, dello stesso  gruppo "Luce di stelle"


Il Mistero di Natale
La Luce guardò in basso
e vide le Tenebre:
“Là voglio andare”
disse la Luce.

La Pace guardò in basso
e vide la Guerra:
“Là voglio andare”
disse la Pace.

L’Amore guardò in basso
e vide l’Odio:
“Là voglio andare”
disse l’Amore.

Così apparve la Luce
e risplendette.
Così apparve la Pace
e offrì riposo.
Così apparve l’Amore
e portò vita;
questo è il mistero del Natale.

(Laurence Housman)

Testo completo della relazione della serata: 

Redatto e assemblato da Caterina Regazzi con tanto affetto. Auguriiiiiiii!!!!!!!


domenica 22 dicembre 2019

Radda in Chianti. "Letture per il futuro"- Cambiare sistema o estinguersi?


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Abbiamo poco più di 8 anni per salvarlo, il nostro futuro, che è legato a quello di tutti gli esseri viventi e gli ecosistemi del pianeta, della nostra meravigliosa casa, la terra.

Gli scienziati dell'IPCC, il gruppo internazionale di studio sul cambiamento climatico, ci dicono che, solo riuscendo a restare entro 1.5 gradi di riscaldamento globale, possiamo avere buone probabilità di non oltrepassare i "punti di non ritorno", oltre i quali i fenomeni distruttivi prodotti dal riscaldamento dell'atmosfera terrestre innescheranno una spirale di sempre maggior riscaldamento e di eventi estremi sempre più catastrofici.

Otto anni per cambiare economia, consumi, stili di vita, cultura. Ma per cambiare bisogna conoscere e comprendere. Conoscere la situazione dell'ambiente, le cause e le conseguenze dell'inquinamento di terra, aria, acqua; comprendere come i nostri consumi e stili di vita contribuiscano a tutto ciò e come possa avvenire un cambiamento radicale.


"...stiamo organizzando a Radda in Chianti delle serate di "Letture per il Futuro", in cui leggiamo dei brani di saggi ambientalisti e ne discutiamo con il popolo (di solito sulle trenta persone). Vogliamo anche invitare alcuni docenti che hanno sottoscritto un documento internazionale sul cambiamento climatico. Sono 20.000 in tutto il mondo e qualche centinaio sono italiani, e volevano impegnarsi anche sul campo". 

Troviamoci per leggere, discutere, farci domande e trovare risposte, dare aria alla mente e al cuore. Articoli, brani di saggi, pagine di romanzi ci daranno conoscenza, intuizione, ispirazione per agire e rendere concrete le nostre riflessioni. Per trovare le soluzioni tutti assieme.

Circolo della Decrescita "Invertire la Rotta"

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sabato 21 dicembre 2019

Natale nello scasso profondo della società presente...


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Nello scasso profondo dei nuclei familiari, Natale arriva come un faro sui cocci e fa brillare i frantumi.
Si aggiungono intorno alla tavola apparecchiata sedie vuote da tempo.
Per una volta all’ anno, come per i defunti, si va in visita al cerchio spezzato.
Natale è l’ultima festa che costringe ai conti. Non quelli degli acquisti a strascico, fino a espiare la tredicesima, fino a indebitarsi.
Altri conti e con deficit maggiori si presentano puntuali e insolvibili. I solitari scontano l’esclusione dalle tavole e si danno alla fuga di un viaggio se possono permetterselo, o si danno al più rischioso orgoglio d’infischiarsene.
Ma la celebrazione non dà tregua: vetrine, addobbi, la persecuzione della pubblicità da novembre a febbraio preme a gomitate nelle costole degli sparpagliati.
Natale è atto di accusa. Perfino Capodanno è meno perentorio, con la sua liturgia di accatastati intorno a un orologio con il bicchiere in mano.
Natale incalza a fondo i... disertori.
Ma è giorno di nascita di chi? Del suo contrario, spedito a dire e a lasciare detto, a chi per ascoltarlo si azzittiva.
Dovrebbe essere festa del silenzio, di chi tende l’orecchio e scruta con speranza dentro il buio. Converge non sopra i palazzi e i centri commerciali, ma sopra una baracca, la cometa. Porta la buona notizia che rallegra i modesti e angoscia i re.
La notizia si è fatta largo dentro il corpo di una ragazza di Israele, incinta fuorilegge, partoriente dove non c’è tetto, salvata dal mistero di amore del marito che l’ha difesa, gravida non di lui. Niente di questa festa deve lusingare i benpensanti. Meglio dimenticare le circostanze e tenersi l’occasione commerciale. Non è di buon esempio la sacra famiglia: scandalo il figlio della vergine, presto saranno in fuga, latitanti per le forze dell’ordine di allora. Lì dentro la baracca, che oggi sgombererebbero le ruspe, lontano dalla casa e dai parenti a Nazareth, si annuncia festa per chi non ha un uovo da sbattere in due.
Per chi è finito solo, per il viandante, per la svestita sul viale d’inverno, per chi è stato messo alla porta e licenziato, per chi non ha di che pagarsi il tetto, per i malcapitati è proclamata festa.
Natale con i tuoi: buon per te se ne hai.
Ma non è vero che si celebra l’agio familiare.
Natale è lo sbaraglio di un cucciolo di redentore privo pure di una coperta.
Chi è in affanno, steso in una corsia, dietro un filo spinato, chi è sparigliato, sia stanotte lieto. È di lui, del suo ingombro che si celebra l’avvento. È contro di lui che si alza il ponte levatoio del castello famiglia, che, crollato all’interno, mostra ancora da fuori le fortificazioni di Natale.


Erri de Luca

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mercoledì 18 dicembre 2019

Momix. “ALICE” - Nella tana del Coniglio


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MOMIX

ALICE

Artistic Director Moses Pendleton

Teatro EuropAuditorium
Bologna
14 dicembre 2019  h 21


Nella tana del Coniglio


       Scoprire fin dove arriva la nostra fantasia” è la sfida di Moses Pendleton, creatore dei leggendari Momix, la compagnia di danza a cui il coreografo, nato 70 anni fa in una fattoria del Vermont, diede con la nonchalance dei geni il nome di un… latte per vitelli.
     Niente di meglio, allora, che cimentarsi con la vittoriana stravagante visionarietà di quel Lewis Carrol che col suo “Alice in Wonderland” ce l’aveva messa proprio tutta, da rigoroso prof di matematica, per sovvertire le forme del reale, prima del surrealismo, molto prima delle sostanze psichedeliche.

        Così questo palcoscenico è per noi oggi, come per Pendleton, il nostro narghilè, la poltrona è il fungo dal quale scoprire quell’angolo di noi che forse non ha ancora cancellato il sogno e l’impossibile.
E quella scena che si dilata e rimpicciolisce e si anima di ogni eccentrica possibile forma è la nostra tana del Bianconiglio nella quale cadere e cadere all’infinito con Alice: capace lei sola di leggere il mondo anche sottosopra, ci ricorda con la leggerezza a tratti inquietante della fiaba che nulla è mai davvero ciò che appare.

        “Raggiungere sentieri ancora inesplorati nella fusione di danza, luci, musica e proiezioni” è la missione ampiamente compiuta dall’imprevedibile immaginifico Pendleton e dagli strepitosi interpreti pienamente fusi alla dimensione onirica del mondo di Alice: nella costante metamorfosi di ogni elemento scenico, nell’espressività dei corpi sospesi fra danza e acrobazia, nel tessuto musicale sofisticato, ipnotico e modernissimo, la favola coreografata si frammenta in un mosaico di quadri dinamici, in un flusso costante di sembianze e forme che mutano attraverso gli oggetti, gli abiti, i corpi stessi di altri ballerini.

        Entra danzando al buio, il Cappellaio Matto, con le sole scarpe illuminate; avanza circospetto l’inquieto nugolo di Conigli, vola e danza nell’aria la biondissima Alice, volano e danzano issati come vele al vento i tessuti; ogni legge di gravità sembra abbandonare i corpi che strettamente connessi agli oggetti, agli abiti, agli altri corpi, mutano con la leggerezza immateriale che incontriamo solo, talvolta, nel sogno.
Così Alice può crescere a dismisura, divenire gigantesca con l’apparente facilità con cui ogni cosa qui può mutare le sue dimensioni ed essere altro da ciò che sembra, e i danzatori diventare fusto e rami della foresta in un meraviglioso passo a due.
E così la spietata Regina di Cuori, lo Stregatto e il Bruco mille forme, i Soldati dal corpo fatto di carte da ramino, gli inquietanti bebè col faccione contratto nel capriccio, le Rose dipinte di rosso da bianche che erano: tutti partecipano al flusso narrativo che incessantemente si frantuma in visioni fantasmagoriche e si traduce in un linguaggio coreografico di sofisticata, potente, rara bellezza.

       Poiché è questo che Pendleton intende fare, nel rielaborare la fiaba di Carrol: usare la storia di Alice e del suo mondo assurdo come punto di decollo per liberare la fantasia, per “aprirsi all'impossibile”. La fiaba, in fondo noiosissima e perturbante non meno di altri terribili classici per l’infanzia - non meno del plumbeo Pinocchio (mai riuscita, nella mia verde età, ad andare oltre pagina 10) - diviene allora ciò che realmente è: una favola per noi adulti, consapevoli che il sogno è per sempre scomparso ma vogliamo ancora credere che sia possibile. 
Che si possa anche noi, svegliandoci da ciò che c’inquieta e ci aggredisce - come il mazzo di carte di Alice - dire come lei beffardamente “Who cares for you? You’re nothing but a pack of cards! – A chi credete di far paura? Non siete che un mazzo di carte! ”. 
E ridestarci, come lei, al sicuro.



 Sara Di Giuseppe                         faxivostri.wordpress.com    letteraturamagazine.org

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martedì 17 dicembre 2019

A CHE SERVE E A CHI GIOVA LA TOP TEN DEI CAMMINI PIÙ BELLI D’ITALIA?


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Con la Top Ten dei 10 Cammini più belli recentemente promossa da “Cammini d’Italia”, in molti abbiamo avuto la sensazione di assistere all’ennesima banalizzazione consumistica del Camminare. A titolo del tutto personale ritengo che non esistano Cammini più o meno belli, poiché camminare è un viaggio sensoriale, un atto intimo… «perfettamente sensibile e sensuale, (che) provoca uno spaesamento delle routine sensoriali (Le Breton, 2000; 2007), (che) implica la certezza di sorprendersi costantemente e di rinnovare nel significato e nei valori i propri punti di riferimento lungo la strada».

Per chi come me frequenta Sentieri e Cammini da oltre mezzo secolo e che ha fatto del camminare la propria cifra stilistica non esistono Cammini più o meno belli, dal momento che ognuno ha peculiarità che lo rendono unico.
Grazie a queste unicità mi ritrovo a ripercorrere “più volte esposto al pieno vento delle geografie interiori” gli stessi tracciati, trovando ogni volta stupori e percezioni fino ad allora sconosciuti.

E allora a che serve e a chi è funzionale tale classificazione da Hit Parade? Probabilmente al business in netta crescita dei Cammini… non certo a quei camminatori che conosco e con i quali viaggio da anni, che trovano questo sondaggio fuorviante e diseducativo per un corretto approccio ai Cammini.

Italo Carrarini





sabato 14 dicembre 2019

Un discorso da vero sofista

Sfrontato generoso incosciente impulsivo


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dicevo così per dire e fare la battuta sul lacqua che è fondamentale per fare il caffè e anche il te, il noi, il voi gli essi e tutti gli esseri in generale per non parlare poi dell aperitè o l'acqua di polipo e quanto altro, con la macrobiotica mi sento meglio e mangio bene, la conoscevo da tanto tempo solo negli ultimi tempi mi sono deciso a seguirla, in verita non mi sento rigido, lo zucchero con tutti i derivati lho eliminato da decenni anche i dolci non mi attirano tanto, più l'odore a volte, per esempio stasera mi sono fatto un gold milk con curcuma avena mandorle uva passa miele farina di cocco e pere cotte il sapore è particolare e lo trovo buono e nutriente, domattina vado al mare a meditare con il mio tappetino azzurro e incontro i miei amici del sabato e della domenica che parlano di calcio e birra con loro mi sento a mio agio e mi fanno sentire spensierato, come ti dicevo ho tanti amici seguaci di osho ed è l'unico maestro che si avvicina un po al mio mondo e grazie a loro ho conosciuto le sue tecniche di meditazione dinamica anche se non le pratico, poi mi risultano impegnative e allora spesso rimango a
guardare quelli che le fanno anche se gurdjiev rimane il maestro guru preferito solo che non leggo i loro libri proprio per lasciarmi libero di sperimentare da sole le diverse realtà esistenziali. spesso sulla spiaggia faccio yoga mind, sto semplicemente seduto sulla linea d’orizzonte a contemplare l'infinito o il cielo azzurro, tutto qua a domani


ho trascorso gli ultimi mesi a ristudiare il mio scrittore drammaturgo preferito shakespeare e ho scritto pure una storia teatrale ispirata a lui e cervantes, poi ho affrontato un libro che porto con me da decenni, la citta del sole di tommaso campanella, non so spiegare perché mi piace così tanto o forse si, discorso lungo. in questi giorni ho riletto già tre volte un libro di ignazio silone sulla storia di celestino V personaggio che mi ha sempre affascinato, nella forma del dramma teatrale che si intitola avventura di un povero cristiano e poi da anni studio filosofia greca i presocratici e in particolare pitagora il mio filosofo preferito, la magia dei numeri il silenzio e l armonia oggi ho iniziato ad affrontare la montagna, dopo tanto tempo, il timeo di platone dove appunto timeo di locri racconta della cosmogonia pitagorica, se riesco vorrei leggerlo più volte. giorni fa domenica precisamente ho tirato fuori un vecchio libro di nanni balestrini poeta del gruppo 63 e lho recensito con un post il giorno dopo ho letto sul giornale che se ne andato proprio quel giorno, adesso voglio rileggere la scomparsa di majorana e cristo si è fermato a eboli.

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stai avanti, cio che è e cio che era! volevo dire che riesco poco a distinguere le varie fasi della mia quotidianità nel senso che tutto è interconnesso e difficile stabilire quando sto meditando o quando sto facendo altro, una cosa che mi capita di rado è appunto pensare o dire ecco adesso medito...in verita ricordando una vecchia pubblicità dove renzo arbore ammoniva bevendo una buona birra: meditate, gente, meditate! allora prima meditavo spesso nel senso che al tramonto mi gustavo sempre una bella birra adesso non la bevo più, ho cambiato regime alimentare e seguo la macrobiotica di franco berrino e ho eliminato pure il caffè che per me era bevanda fondamentale, come si dice che l'acqua è un elemento vitale, senza non si può fare il caffè, non lo prendo più, cmq sto bene anche senza, mi piace molto il te verde liquido profumato, trasparente, alla scoperta del te profondo interiore


anche se ho studiato lettere ho letto pure poco per quello che avrei potuto o voluto leggere, pensa che in storia del teatro ho letto tutto shakespeare e in letteratura contemporanea tutta l'opera di calvino come programma monografico, calvino mi è sempre piaciuto, vedevo sempre il telefilm marcovaldo con nanni loi ed è stato uno dei primi libri che ho letto e mi ha trasmesso amore per natura e ambiente senza mai parlarne in modo diretto. la tempesta di shakespeare l ho letta forse venti trenta volte adesso ho trovato una nuova edizione molto bella con una introduzione di giorgio streler stupenda talmente bella che la tengo sempre a portata da rileggere, poi leggo il giornaletto di saul e repubblica tutti i giorni, l messaggero l sabato e la domenica quando vado al mare dove lo porta un amico che viene a giocare a pallone cè un oroscopo che mi piace un sacco.

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questa è una lettera che ho scritto qualche giorno fa a un amica che mi piace condividere con te: in genere uso poco la parola ateo o la locuzione ateo agnostico, in genere solo quando ho poca voglia di parlarne così il discorso cade e mi piace poco pure dire che non sono niente infatti quasi mai lo dico, altra locuzione che usano alcuni amici marchigiani, spirititualita laica ecco neanche in questa mi riconosco, frequento amici e conoscenti devoti o seguaci di amma osho babaji yogananda quando mi chiedono chi sono o che filosofia o maestro seguo rispondo che sono un terricolo, della madre terra, legato alla terra e alle sue tradizioni e uso la terra pure per fare costruzioni, didattica e laboratori di empatia, come materiale lo definisco come una specie di preghiera di fango che unisce uomini e donne senza distinzione di colore etnie religioni culture e preferisco mettere al centro della mia visone sempre l'uomo e la donna con i loro pregi e difetti e mi piace l'energia celebrativa anche rituale del cerchio energetico ugualitario anche e soprattutto senza immagini di santi guru e divinità su cui concentrare l attenzione e anche se studio la spiritualità orientale a volte mi sento pure a disagio con quanti seguono queste spiritualità soprattutto perché le sento falsificate adattate e reinterpretate a volte improvvisate con superficialità dal pensiero occidentale o dalla cosiddetta new age cmq mi adeguo e se chi le pratica ne riceve benessere psicofisico, niente in contrario, anche se da terricolo rimango o cerco di rimanere con i piedi ben attaccati a terra.


repetita juvant ammonivano i latini infatti sono d'accordo preferisco leggere e rileggere ul libro studiarlo e approfondirlo bene piuttosto che leggerne tanti in modo superficiale, scrive silone ho già detto che avrei amato passare la vita a scrivere e riscrivere sempre la stessa istoria nella speranza se non altro di finire col capirla e farla capire, leggo di tutto e le cose più interessanti a volte le trovo casualmente pure sul giornale che danno alla conad o quello che danno a natura si che si chiama vivere bio o ancora quel altro veramente ben fatto pure gratuito che si chiama vivere altrimenti ora sto leggendo il timeo uno dei dialoghi più importanti e letti di platone sulla cui interpretazione si è basata tutto il neoplatonismo e gran parte di tutta la cultura occidentale, un dialogo sulla natura, della natura dell universo cominciando dallorigine del cosmo e fino alla natura dell uomo ampio e affascinante racconto in forma di mito le origini dell universo attraverso l'ipotesi di un demiurgo vero e proprio artigiano del cosmo una rappresentazione della costituzione dei pianeti e della terra ha goduto di enorme fortuna nella tradizione filosofica l'immagine platonica del mondo anche basata su numeri della matematica pitagorica e sulle figure geometriche, concepito come un essere vivente totale e compiuto dotato di anima e corpo e ha continuato ad affascinare per secoli l'immaginario e a suscitare la riflessione dei lettori

sono molto lento a passare oltre, nel senso che mi abbraccio pure da solo e spesso perche come diceva socrate la conoscenza inizia con la meraviglia, se esiste, mi sfugge costantemente tra le dita come la sabbia del mare fine e dorata, in compenso la mia lentezza mi permette di sedimentare le esperienze elaborarle ripassarle, ruminarle e poi forse alla fine inizio a tirarci fuori qualcosa e quindi leggo e rileggo gli stessi libri e anche se mi sembra di non tirarci niente di buono, intanto medito sulle parole sulle frasi sulla luce che colpisce la pagina sulla grana della carta e sulla porosità della materia sulla qualità dell inchiostro e tanto altro ancora, così spesso dimentico pure di quel che sto leggendo o quel che significano quei simboletti neri, i caratteri grafici, sospesi nel vuoto della pagina tutti assieme, a volte li seguo nell aria e mi si riempie la stanza come tante note musicali e io che li guardo a bocca aperta e poi sono costretto a riacchiapparli col retino delle farfalle e rimetterli uno per uno a posto nei fogli
del libro, un discorso da puro sofista. ferdinando renzetti

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venerdì 13 dicembre 2019

Lilli nel ruolo di crocerossina

Una cara amica mi ha raccontato questa sua esperienza, e desidero condividerla. Negli anni 1942-43 Lilli lavorava a Milano in zona Porta Vigentina e Porta Romana, in quel periodo gestiva un negozio di parrucchiera. Poco distante era stato ristrutturato uno stabile in economia, ma decoroso. Questo veniva utilizzato come infermeria, per accogliere e curare i feriti in guerra. Nella pausa pranzo, Lilli usciva dal negozio, passava dalla fornaia Lina, la quale le donava una pagnottella di semola dura, ringraziava, veloce la intascava e camminando ne pizzicava ogni tanto un boccone. La sua premura era di arrivare presto al capezzale dei feriti per aiutarli a mangiare, affiancata da altri che, come lei, donavano il loro sostegno.
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 In quel reparto di oculistica, la maggior parte dei ricoverati erano giovani con gli occhi bendati. Quando entrava nella stanza, il suo sguardo andava alla scodella sul comodino, se c’era un piatto sopra era segno che doveva ancora mangiare. Salutava, e riconoscendola dalla voce rispondevano con un gioioso: ciao Lilli! Lei prendeva la scodella e si spostava dalla parte più comoda del paziente e lo imboccava. Dietro suggerimento dei medici li sollecitava a parlare, si creava così un’atmosfera famigliare, e questo portava loro sollievo e in un batter d’occhio la scodella si vuotava. Ha vissuto momenti di grande commozione quando a qualcuno toglievano le bende dagli occhi, e nel poter tornare a vedere versavano lacrime di gioia, Lilli compresa. Molti di loro erano desiderosi di dare notizie ai famigliari, in particolare alla mamma. La sera prima di dormire, Lilli, alla luce di una lampada a petrolio, dietro loro suggerimento descriveva lo stato di salute, accompagnato da parole affettuose per tutti i loro cari. Una sera riuscì a scrivere diciotto lettere da spedire il giorno dopo, sperando che il treno o altro mezzo di trasporto non venisse mitragliato, disperdendo così notizie rassicuranti per i parenti. 

Purtroppo il negozio di Lilli crollò a causa di un bombardamento a tappeto. Dopo di ché trovando il lavoro molto distante dall’ospedale, fu costretta, con grande dispiacere, a rinunciare alla visita e affettuoso aiuto, in quanto non sarebbe arrivata in tempo a riaprire il negozio nell’ora stabilita. Alla mia domanda: Lilli, cosa ti ha insegnato questa esperienza? Di loro non ho più saputo nulla perché erano stati trasferiti in reparti di convalescenza. Grazie a Dio, la guerra finì, e la mia speranza era quella di saperli nelle loro case in famiglia. Ho compreso che la guerra è una cosa tremenda, ed io ero fortunata ad avere una casetta per ripararmi dal freddo e una fetta di polenta da inzuppare nel latte. AUGURO CON TUTTO IL CUORE UN FUTURO DA VIVERE NELLA PACE. 

Liliana Moro (Lilli)

Ascoltato e trascritto da Maria Bignami 

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 Guiglia settembre 2019

giovedì 12 dicembre 2019

UE. A rischio le nuove regole sulla tassonomia verde


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Francia, Gran Bretagna e altri sette Stati membri congelano l’accordo raggiunto fra Consiglio ed Europarlamento sulla classificazione degli investimenti sostenibili

Le nuove regole sulla tassonomia verde per la finanza europea potrebbero dover essere parzialmente riscritte per compiacere anche i grandi sostenitori di gas e nucleare secondo quanto rivela Euractiv. Nove Stati membri, guidati da Francia e Gran Bretagna, hanno bloccato l'11 dicembre 2019  l’accordo, raggiunto appena sei giorni fa, tra eurodeputati e presidenza finlandese del Consiglio dell’UE. L’oggetto dell’intesa era il Regolamento della tassonomia negli investimenti verdi, uno dei capitoli più ardui della nuova strategia europea sulla finanza sostenibile. Perché difficile? Perché si trattava di stabilire una volta per tutto cosa potesse essere definito “green” ai fine della transizione energetica, in maniera chiara e inequivocabile (leggi anche Tassonomia finanza sostenibile: cosa è veramente “verde”?).

Il testo aveva salvato elementi critici come l’energia nucleare e il gas naturale ma al tempo stesso aveva inserito standard di protezione ambientale da soddisfare (principio del non-danno) sono così elevati da escludere di fatto i due settori dagli investimenti sostenibili. In un’Europa sempre più orientata verso la neutralità climatica e in cui anche il budget a disposizione segue questo obiettivo, gli standard avrebbero potenzialmente ridotto i finanziamenti futuri per tali comparti.

Il campanello d’allarme è suonato subito e Gran Bretagna, Francia, Repubblica ceca, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Romania, Bulgaria e Slovenia si sono opposte all’accordo in una riunione dei diplomatici UE a Bruxelles. Non si tratta di una vera sorpresa dal momento che il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire aveva già esplicitato la propria posizione “L’energia nucleare dovrebbe far parte di questo marchio di qualità ecologica“, aveva dichiarato il funzionario francese lo scorso ottobre.

Oggi da Parigi fanno sapere che “si sta ancora lavorando a un accordo e pensiamo che ci siano tutte le possibilità per raggiungere un’intesa all’inizio della prossima settimana. C’è solo bisogno di un aggiornamento del testo”. Secco il commento di Bas Eickhout, il deputato relatore sulla questione “Il voto decisivo ora spetta alla Francia: se è seria riguardo al suo ruolo di leader proclamato sulla sostenibilità, deve assicurarsi di sostenere l’accordo attuale. Fino ad allora il Parlamento europeo non rinegozierà”.

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  (Fonte: Rinnovabili.it)