venerdì 31 marzo 2017

Vignola, 6 maggio 2017: "Verso il biodistretto" - Gemellaggio tra fiumi: Simeto e Panaro per sviluppare l'agricoltura biologica e lo scambio diversificato


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Fiume Simeto

Giovedì 30 marzo 2017 c'è stata una riunione del Presidio Paesistico Partecipativo del Contratto di Fiume medio Panaro per continuare ad organizzare un evento che si terrà il 6 maggio 2017 a Vignola dal titolo "Verso il biodistretto" in collaborazione con il biodistretto del Fiume Simeto (Sicilia). Il programma è già fatto, tra gli altri interventi ci sarà quello di un certo Silvano (che io non conosco) sulla importanza dell'agricoltura naturale. Dato che è stato affermato che questa relazione sarebbe stata indirizzata dalle nostre richieste, mi sono permessa di suggerire alcune idee. Sono idee molto generiche ma per me dovrebbero essere alla base di tutti i nostri interventi, verbali e fattivi.

Il profitto non deve essere l'unico motore a spingere i produttori; i consumatori, almeno quelli più sensibili,  sono oggi disposti a premiare chi rischia un po' di più, facendo comunque le cose con amore, per avere un prodotto sano. 

Bisognerebbe anche lavorare pensando che l'ambiente ("la casa in cui tutti viviamo") ha bisogno di maggior rispetto, perché altrimenti il danno ci si ritorce contro (e vediamo quanti tumori che una volta non c'erano ci sono adesso). Ovviamente il consumatore deve essere sensibilizzato, non può pensare solo di risparmiare sul cibo per pagarsi il telefonino ultimo modello.

I produttori che sono convenzionali devono essere sensibilizzati sul fatto che un prodotto sano (magari biologico) può avere buone fette di mercato (i prodotti bio della coop sono sempre di più) e un maggior compenso, il giusto compenso all'impegno maggiore (ma non è sempre detto) che comporta il biologico. La Sicilia (nostra partner in questo incontro) da questo punto di vista è fortunata. Credo che ci siano ancora ampie zone semicoltivate, che non hanno mai visto un trattamento. Qui da noi la storia è molto diversa, siamo gente di pianura, abituata a lavorare sodo e ad avere ampi profitti (che non sempre arrivano). Non si tratta di smettere dall'oggi al domani di usare la chimica, ma di sapere e di capire che, con l'aiuto di un bravo tecnico, pazienza e dedizione, si può fare. Lo richiede il Pianeta, lo richiede la nostra salute.

Si tratta di cambiare paradigma, non più "produrre sempre di più", "aumentare il PIL", ecc., ma produrre il giusto e in modo sano (basta con le vacche supersfruttate). Ci siamo fatti invischiare nell'ingranaggio del lavoro 40 ore a settimana e per 42 ani di vita (per ora). Ma non mi pare che la felicità sia aumentata di pari passo, anzi. E non mi vengano a raccontare che abbiamo scialato troppo prima.

Ci vediamo il 6 maggio 2017, a Vignola, all'Agriturismo dei Bonetti (Impresa Mancini), dalle 15 e 30 in avanti. Si finisce con un buffet con assaggio dei prodotti del Biodistretto del Simeto, gnocco e tigelle, tutto biologico ed etico.


Caterina Regazzi


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Fiume Panaro

giovedì 30 marzo 2017

Lecce. Arrigo Colombo favorevole all'abbandono del velo islamico


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Il divieto del velo islamico al lavoro

Questo divieto, introdotto da alcune imprese in Francia e in Belgio, la Corte Europea di Giustizia l'ha approvato come non discriminatorio;
ma si è trovata di fronte la protesta di alcune associazioni, tra cui Amnesty International, quasi si trattasse di discriminazione religiosa.

Ora è vero che il velo alle donne musulmane ha finito per assumere una connotazione religiosacome l'ha avuta per secoli il velo imposto da Paolo alle donne cristiane  (Prima Lett. ai Corinzi, 11, 3-16); e che il Codice di Diritto Canonico del 1917 lo prescriveva ancora; ma non il seguente, del 1983,  essendo nel frattempo caduto in desuetudine; nel processo di liberazione della donna sviluppatosi in Occidente.

Anche nel Corano non v'è nessuna prescrizione religiosa del velo.
L'origine del velo islamico è piuttosto legata all'androcentrismo, al possesso della donna da parte dell'uomo, che egli solo può vedere.

L'androcentrismo ha provocato la prescrizione del velo nel mondo musulmano, come l'aveva provocata prima nel mondo cattolico.
Si spera che il processo di liberazione della donna ne provochi l'abbandono nell'Islam, come già prima nel mondo cattolico.

                                                 
                                                              Prof. Arrigo Colombo

 Centro interuniversitario di ricerca sull’Utopia, Università del Salento-Lecce
Via Monte S.Michele 49, 73100 Lecce, tel. 0832-314160

mercoledì 29 marzo 2017

Campagna Agricoltura Contadina - 21 marzo 2017: "Report prima riunione g7 agricoltura"

Ecco il report, ottimo lavoro di Francesca  che può e deve essere commentato da tutti voi per continuare questo buon lavoro di riflessione.
Ricordo la riunione prossima, molto operativa che si terrà martedì 4 aprile 2017, ore 18, Urge uno strumento più pratico di comunicazione, tipo gruppo fb e quindi volontari che lo attivino, lavorare subito su un appello e sui contatti da prendere con tutte le realtà citate e quindi una prima programmazione di eventi pubblici...questo e altro...ne abbiamo di lavoro
Adelante! -  Roberta Maltempi  - sgracchiu79@hotmail.com


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E’ iniziata la primavera!

21.03 2017 – Prima riunione verso il G7 Agricoltura
La riunione si è svolta presso la sede di Rifondazione Comunista di Bergamo e ha coinvolto una trentina di persone provenienti da esperienze diverse.

Si è condiviso la necessità di avviare un percorso di formazione, sia interna che esterna. Vista l’attenzione che il tema dell’agricoltura e del cibo ha in questo momento tra la cittadinanza, ci sembra una grande opportunità utilizzare un evento così importante come il G7 nella nostra città per attivare processi di autoformazione che possano interessare un grande numero di persone.

Questa prima riunione ha iniziato a porre già le basi in tal senso, grazie alla presenza e relazione di Vincenzo Vasciaveo.
Vincenzo Vasciaveo è da tempo impegnato nei percorsi regionali e nazionali di costruzioni di reti e pratiche di “altra economia”. Vincenzo ha riassunto le caratteristiche di un modello di produzione e consumo basato sulla “sovranità alimentare”, nonché fatto una panoramica delle esperienze in corso nel panorama nazionale, europeo e internazionale che si muovono in questa direzione.
Dopo anni di sperimentazione di consumo più attento all’uomo e all’ambiente con l’obiettivo di indirizzare verso modelli più sostenibili la produzione, il movimento dell’economia solidale ha sempre più cercato di stringere reti e stabilire “patti” tra chi produce e chi consuma, rafforzando il concetto di co-produzione. Un esempio sono le CSA (community supported agriculture), ovvero esperienze di vera condivisione tra produttori agricoli e consumatori che si impegnano (condividendo anche il rischio d’impresa) in forme economiche alternative a quelle basate sulla concorrenza di mercato.

Per far diventare queste esperienze qualcosa di più di sperimentazioni, tuttavia, abbiamo bisogno anche di poter premere su chi fa le leggi e definisce i termini dei trattati. Il rischio infatti è che tutte questi percorsi prodotti diventino “nicchie di mercato”, facilmente cooptabili da attori multinazionali e locali della produzione e distribuzione. Abbiamo cioè bisogno di più politica e di far aumentare la consapevolezza politica di chi è già impegnato in queste reti alternative di consumo e di produzione, a cominciare dai movimenti dei cittadini-consumatori.

Vincenzo ha fatto notare infatti che se siamo ridotti in questa situazione, con un sistema di cibo sempre più insalubre e standardizzato in cui la produzione industriale spazza via quella contadina (che in sostanza vuol dire economie familiari e distribuzione e difesa dei redditi), creando innumerevoli conseguenze negative che riguardano la nostra salute, la biodiversità dei nostri territori, i diritti dei lavoratori è a causa di tutta una serie di trattati e regolamenti che sono andati a vantaggio delle grandi multinazionali del cibo e dei poteri forti, sottoscritti a livello nazionale, europeo e internazionale, oltre che del “pensiero unico” relativamente ai modelli di produzione agricola basati, a partire dalla “rivoluzione verde” del dopoguerra, sull'agricoltura industriale e, oggi, al neoliberismo che ne ispira le caratteristiche iperproduttivistiche a scapito dell'ambiente e del lavoro.

L'indizione del G7 nella nostra città ci permette quindi di alzare il tiro, può costituire quella situazione o “finestra di opportunità” nell’ambito della quale si possono avviare e ancorare ragionamenti collettivi sui “meccanismi” che stanno alla base delle ingiustizie che viviamo quotidianamente e che sono sempre più visibili a tutti.
Alla relazione di Vincenzo seguono molti interventi che aiutano a mettere a fuoco meglio la questione e anche a delineare una possibile strategia/percorso.

Orazio Rossi si sofferma sulla manifestazione di Roma indetta per il 25 marzo 2017 e sull’appello delle associazioni European Coordination Via Campesina - Associazione Rurale Italiana - La Via Campesina per una alimentazione sana e di qualità, un lavoro decente, una politica agricola giusta e sostenibile in una Europa dei Popoli e della Solidarietà

L’idea è di unire i gruppi, i cittadini e tutto il movimento contadino, per premere per la sovranità alimentare in Europa a 60 anni dopo la firma del Trattato di Roma - per un’Europa diversa, un’Europa che si prenda cura della sua popolazione e non protegga gli interessi delle imprese, per una politica agricola che si traduca in alimenti qualità, a salari dignitosi per i produttori, a un lavoro dignitoso e che protegga l'ambiente.

Come si legge dal loro comunicato stampa “Gli obiettivi del Trattato di Roma e della Politica Agricola Comune (PAC) non sono che vuote promesse dopo 60 anni. Al loro posto abbiamo assistito ad una serie di misure attuate dalle istituzioni europee e soddisfacenti solo per un’agenda commerciale dettata dagli interessi delle grandi imprese. Malgrado la loro inclusione nel testo fondatore del 1957, gli obiettivi quali assicurare una vita appropriata alla popolazione agricola, la stabilizzazione dei mercati e la garanzia di approvvigionamento alimentare in derrate alimentari europee a prezzi accessibili a tutti i consumatori, sono stati ignorati in larga misura nelle politiche agricole negli ultimi decenni. Dato il debito residuo dovuto al mondo contadino, alle zone rurali dell'UE e al resto del popolazione europea, il Coordinamento Europeo Via Campesina, insieme ad un'ampia coalizione di associazioni della società civile – attraverso l’impegno manifestato dal nostro membro italiano e ospite della riunione, ARI (Associazione Rurale Italiana), il cui lavoro ha permesso un'apertura della piattaforma ECVC a una vasta gamma di movimenti e organizzazioni sociali in Italia - organizzerà una serie di azioni per recuperare gli obiettivi iniziali di sicurezza alimentare di questo accordo e, allo stesso tempo, respingere la dimensione produttivistica che, attualmente, è emersa. Al suo posto noi vogliamo l’integrazione di una visione adatta alle sfide attuali della nostra società, come quelle relative alla salute pubblica, all'ambiente e alla giustizia sociale”.

Marco Noris, riflette sulla necessità di riportare i diversi ragionamenti su una scala d’azione che vada oltre a quella più strettamente locale. Da decenni il Commercio Equo e Solidale denuncia gli iniqui rapporti tra nord e sud del mondo. Ricorda che i problemi locali (che riguardano le economie locali) non sono risolvibili senza tenere presente le dinamiche internazionali.
Francesca Forno racconta i molti progressi che proprio nel nostro territorio si sono fatti negli ultimi anni nella direzione delle istanze del movimento per il riconoscimento dell’agricoltura contadina e la sovranità alimentare. La rete di Cittadinanza Sostenibile, che oggi ha 10 anni, ha in questi anni avviato sperimentazioni importanti e aiutato a diffondere sensibilità e visioni diverse da quelle che supportano l’agricoltura industriale e il cibo standardizzato. 

Il lavoro fatto è oggi ben visibile sul territorio che vede ormai una consolidata presenza di mercati auto-organizzati, di Gruppi di Acquisto Solidale, la nascita del BioDistretto Sociale, promosso con il supporto di AIAB, una della associazioni che più si batte per l’agricoltura contadina a la sovranità alimentare nel nostro paese e che è membro di Via Campesina Europa assieme ad ARI.

Da partecipante al Tavolo Agricoltura, voluto e coordinato dal Sindaco Gori, riferisce delle molte iniziative concrete portate avanti anche grazie all’Amministrazione comunale che ha ascoltato le proposte dei movimenti della società civile attivi su questi temi creando un forum importante di confronto. Condividendo la necessità di avviare un percorso di auto formazione che sia il più possibile allargato e condiviso con i settori (tanti) della società sensibili a queste tematiche, Francesca mette in evidenza il rischio di frenare un processo di cambiamento che a parere suo è avviato nella direzione giusta. Dobbiamo, suggerisce, capire come possiamo, mentre alziamo lo sguardo e capiamo tutti insieme che fare mercati a km 0 e orti urbani non è la soluzione ultima, continuare a collegare le discussioni alle azioni pratiche che necessariamente devono avvenire a partire dai territori. Bene dunque l’approfondimento, ma c’è bisogno anche di sostenere e rendere visibile quel che già si è avviato di buono nel nostro territorio per aiutarlo a crescere e ad estendersi coinvolgendo anche strati sociali che ancora non hanno “diritto al cibo”.

Si discute il pericolo di diventare “foglie di fico” o che i nostri temi e discorsi vengano sussunti – come è evidentissimo accada quotidianamente – da chi poi li utilizza per fini personali e di vendita. Per questo si pensa che sia necessario curare bene la comunicazione sia interna che esterna mettendo sin da ora le basi per una piattaforma.

In particolare Claudio pone l’attenzione sul fatto che i g7 non sono nè la stanza dei bottoni nè il luogo in cui presentare istanze, ma lo spazio politico in cui si celebra la sussunzione delle alternative trasformandole in buoni intenti che spesso servono da paravento alla speculazione agroindustriale e alla predazione dei territori. Per questo serve un lavoro comunicativo importante che smascheri il bio-washing che i ministri dell’agricoltura tenteranno di fare di questo meeting: costruzione di bollini e marchi di qualità che prevedono lessico e pratiche alternative (filiera corta, responsabilità sociale) e che poi vengono usati dai peggiori attori del sistema agroindustriale. E’ quindi necessario fornire alle persone degli anticorpi che sappiano smascherare immediatamente questo meccanismo di rebranding della speculazione agroalimentare.


Si ribadisce da più parti che la protesta fine a se stessa non porta da nessuna parte, abbiamo bisogno di approfondire le diverse questioni sulle quali sentiamo (a partire da noi stessi) di aver esigenza di apprendimento e di mettere in atto azioni di autoformazione. Si pensa ad una iniziativa al mese, con relatori che sappiano descriverci come si è orientata la politica europea e internazionale agricola negli ultimi decenni e di quali possano essere le proposte alternative.
Come dice Maurizio Morgano, ripreso da Nello Patta e altri si lavorerà per la costruzione di un social forum alternativo di critica e di disvelamento dei reali intenti dei grandi della terra ma anche di reale controposta, puntando a coinvolgere anche l’opinione pubblica della città con iniziative diffuse sul territorio.
Roberta collega poi la questione agricola con il tema della crisi e della prolatarizzazione del ceto medio italiano che fatica ora a permettersi il “buon cibo” e in generale, vista l’esperienza dei Gruppi di acquisto popolare di Bergamo, il tema del costo e dell’accessibilità a prodotti sani delle classi più povere.

Nel frattempo c’è bisogno di continuare le sperimentazioni pratiche, reti di economia solidale, Gas, Gap, mercati contadini, mappature, collegamenti, dando continuità ad un percorso che sembra essersi ormai avviato in modo fruttuoso nel nostro territorio già da qualche tempo.

E’ importante per questo sviluppare la nostra capacità di ascolto reciproco condividendo che un mondo diverso è possibile solo se riusciremo a creare spazi e situazioni di incontro tra persone che provengono da esperienze e percorsi diversi, ma che sono uniti dalla stessa idea di giustizia sociale e che credono nel sogno che “un altro mondo sia davvero possibile”, un mondo che non abbandona ai margini i più deboli, ma che permette a tutti una “buona vita” e un “buon vivere”.

Si ritiene altresì necessario collegare a questo percorso di avvicinamento al G7 altre istanze, comitati, movimenti che stanno lavorando a questi temi anche a livello regionale e nazionale.
La prossima riunione, operativa, è fissata per martedì 4 aprile 2017 alle 18.




lunedì 27 marzo 2017

L'albero di canne che prende l'acqua del cielo


Un architetto italiano ha creato una semplice struttura di nylon e giunchi che cattura l'acqua nell'atmosfera risolvendo il problema della siccità nel Corno d'Africa. Ennesima conferma della genialità italica e del genere umano, quando ci si dedica liberamente senza subire interferenze, alla ricerca di soluzioni ai problemi , partendo ovviamente da un minimo di basi tecnico scientifiche. 

Non è la prima soluzione alla siccità di cui leggo, mi risulta ve ne sono in circolazione almeno una mezza dozzina, già applicate ovunque vi sia carenza di acqua, ne rammento una sperimentata una quindicina di anni fa sulle Ande in Sudamerica, ma era molto più complessa e costosa. Il problema è che ogni volta che la genialità disinteressata, spesso congiunta con la semplicità delle soluzioni adottate, risolve qualche problema o esigenza importante, cozza contro gli interessi di qualche gruppo di potere e di business che ha tutto l’interesse a lasciare le cose come sono ed osteggiano la diffusione delle nuove proposte risolutive, quasi sempre riuscendoci. 

Se l’umanità nel suo complesso non si evolve collettivamente sfruttando la genialità di alcuni individui particolarmente dotati, è perché ci sono gruppi di potere monopolistico ed oligarchico che hanno interesse opposti e quindi interferiscono per mantenere lo status quo, che consente loro di continuare a dominare imponendo le loro condizioni. Non ha nulla a che fare con il complottismo, e evidente a chiunque riesca ancora a pensare autonomamente interpretando la realtà che lo circonda analizzando un lasso di tempo di media lunghezza (diciamo almeno una generazione). 

Provate a pensare negli ultimi 25 anni a quante notizie vi sono giunte di invenzioni, scoperte e soluzioni geniali che però non sono mai state prodotte ed immesse sul mercato. Possibile che fossero tutti ciarlatani e truffatori? E a che pro lo sarebbero stati, visto che la maggioranza di loro erano disposti a cedere gratuitamente la loro invenzione per il bene dell’umanità? 

Claudio Martinotti Doria





Articolo collegato: 


Warka Water, funziona l’albero che in Etiopia produce acqua (e toglie sete)

La struttura, in Etiopia, è stata ideata dall’architetto italiano Arturo Vittori. E’ ecosostenibile e produce 100 litri di acqua al giorno. Togliere la sete, in territori difficili per la siccità, con Warka Water costa solo 500 dollari.

Si chiama Warka Water ed è un albero che toglie la sete. Un albero per modo di dire, ma che comunqueproduce acqua, in Etiopia, regione del mondo in cui la siccità è molto diffusa e dove la grave crisi alimentare andrà a toccare nel 2016, secondo un rapporto Onu, oltre 10 milioni di uomini, donne e bambini. A 9 mesi dalla sua messa in opera nell’area di Dorze, Warka Water ha già prodotto oltre 29mila litri d’acqua e tolto la sete a 30mila persone.

Warka Wate, 10 metri per solo 60 kg

Alto 10 metri, pesante solo 60 kg, ecosostenibile e costruito con materiali ecologici e facilmente reperibili come nylon e giunchi, Warka Water si basa sul principio della condensazione dell’aria, sfruttando l’escursione termica giorno-notte che in Africa è molto accentuata. La struttura cattura infatti rugiada, nebbia e minuscole particelle di umidità, trasformandole in acqua potabile togliendo la sete a territori difficili come quelli africani Il primo prototipo in grado di produrre fino a 100 litri d’acqua al giorno, sfruttando l’umidità dell’atmosfera, è stato ideato dall’architetto italiano Arturo Vittori e realizzato direttamente sul territorio etiope grazie al sostegno della Cooperazione Italiana. Poi è stata una corsa al miglioramento. “Dai sopralluoghi che effettuiamo ogni 2 settimane a Dorze – spiega Vittori – e dalle numerose interviste realizzate abbiamo raccolto informazioni molto interessanti, che ci sono servite per migliorare le nuove versioni del Warka Water che stiamo sviluppando”.


Costa appena 500 dollari ed è facile da costruire

Assemblarla costa relativamente poco, ovvero circa 500 dollari. Se il progetto Warka Water diventasse realmente operativo, superando la prima fase progettuale lanciata in Etiopia, le popolazioni locali dei paesi in cui la siccità è molto accentuata vedrebbero un miglioramento consistente della loro vita. Dato che la speciale struttura è’ in grado di catturare l’umidità dall’atmosfera e trasformarla in acqua, le donne delle comunità potrebbero dedicarsi ad altre attività invece che passare 6 ore al giorno lontane da casa per procurarsi acqua. Il Warka Water fa della sua facilità di costruzione e di funzionamento il suo principale fiore all’occhiello, dato che permette una gestione diretta delle comunità locali. La struttura, se sviluppata su larga scala, consentirebbe infatti alle popolazioni di non dipendere dai finanziamenti e dagli aiuti esterni, valorizzando la loro autosufficienza. Ma il contributo al progetto Warka Water non è l’unico intervento della Cooperazione Italiana orientato alla lotta contro la desertificazione e la siccità nei paesi in via di sviluppo. Nell’ultimo anno, infatti, sono stati stanziati complessivamente 10.760.470 di euro in iniziative destinate all’approvvigionamento idrico, con un focus particolare nelle regioni dell’Africa Sub Sahariana e nel Nord Africa.

Approfondimenti:
Questo progetto riporta in auge una antica tecnica per ottenere acqua dall’aria. Questa tecnologia, facile ed economica ha in sé la capacità di decentralizzare l’egemonia dell’industria sull’acqua e su tutto quello che ne consegue. Le soluzioni esistono, serve volontà.


venerdì 24 marzo 2017

ISIS ammazzatutti... ed i media ci credono!


Le rivendicazioni dell’ISIS e i media che ci credono
(Foto di Marité Toledo su Flickr)
La notizia  è che l’ISIS ha rivendicato l’attentato del 22 marzo 2017 a Londra.
Hanno fornito il nome dell’attentatore che Scotland Yard teneva segreto? No. Hanno rivelato qualche aspetto dell’attentato che non era già stato rivelato alla stampa? No.
Che ha detto allora il sedicente Califfato? Che benediceva l’ipotetico jiadhista per aver ammazzato un po’ di persone in terra britannica.
Una dichiarazione mediatica, non una rivendicazione. Nel più perfetto stile ISIS.
Quando le nostre BR rivendicavano un attentato fornivano dettagli incontrovertibili, lasciavano comunicati in cestini dei rifiuti con prove, fotografavano ostaggi con giornali di quel giorno. In sintesi: fornivano prove inconfutabili. Gente di altri tempi, con  professionalità.
Che l’ISIS non sia molto più di un’invenzione mediatica si dice da diverso tempo. Militarmente quando qualcuno si è preso la briga di attaccarli con una certa costanza e un certo metodo si è visto che non sono molto consistenti. Si dice che sappiano usare internet, ma se andate a guardare i loro siti sono una cosa penosa da tutti i punti di vista. Lo può dire solo chi non sa usare internet…
Quello che è sicuro è che hanno una buona ragione di esistere: come tutti i terroristi servono a mettere paura alla gente, a far amare acriticamente le “forze dell’ordine”, a far fare dei buoni soldi a chi lavora nella sicurezza, nella vendita di strumenti di difesa personale, sistemi di allarme, armi. Servono a terrorizzare.
E i mainframe servono invece a diffondere questo clima di terrore, servono a scoraggiare, a far dire “tanto sono tutti uguali”, “la violenza è insita nell’uomo, meglio tutti a casa propria”, servono a far fare bella figura a governanti che pronunciano con orgoglio frasi in cui non credono ma che suonano bene nella circostanza.
Non ci prestiamo a questo gioco: le notizie vanno verificate e i pazzi che fanno pazzie sono quello che fanno, nulla di più, nulla di meno.
Casomai ci sarebbe da preoccuparsi un po’ di più dell’aumento di pazzi di ogni tipo che a volte si sentono in dovere di scomodare qualche ideologia violenta  (il nazismo, il fanatismo, il razzismo ecc. ecc.) per compiere le loro catartiche uccisioni, per affermare con la violenza la profonda mancanza di senso della vita che alberga nei loro poveri cuori. Fino a disturbare un Dio né clemente né misericordioso.
Rivendichiamo la pietà, la compassione nei confronti di quelle povere persone accecate dalla violenza; ma soprattutto puntiamo il dito su chi ha collaborato alla loro follia, permeando la società di antivalori, di denaro, prestigio, disprezzo per l’umano, meschinità e violenza. Di mancanza di senso nella vita.
Nel nostro specifico di media per la pace e la nonviolenza rivendichiamo l’urgenza di diffondere, con ogni mezzo, la cultura della nonviolenza, della solidarietà, della costruzione, dei diritti, dell’accoglienza, dell’amore per la diversità, della riconciliazione, dell’umanesimo profondo. La vita ha senso: la vita è costruire il mondo: un mondo colmo di speranza, di gioia, di pace per tutti.
E contiamo su di te e su molti amici per portare avanti e diffondere questa idea.
Affinché non trionfi l’abisso ma ciò che l’oltrepassa.
Olivier Turquet 
Foto del profilo di Olivier Turquet

giovedì 23 marzo 2017

Voucher ed Appalti - Le proposte della Cgil attendono da sei mesi in Parlamento


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Il governo ha deciso, per evitare il referendum promosso dalla Cgil, di abrogare con decreto legge i voucher e la norma sugli appalti. Si po­te­va intraprendere prima, e per tempo forse, una strada diversa che ap­por­tasse modifiche sostanziali delle normative nella direzione da noi richiesta.
    Così non è stato ed oggi, dal momento dell’entrata in vigore del decreto, che dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni, non si possono più acquistare voucher. Quelli già acquistati potranno essere spesi entro la fine del 2017, secondo quanto disposto dal decreto.
    Ovviamente siamo i primi a chiedere di definire nuovi strumenti che regolamentino queste attività, sulla base di un confronto largo e rapido con tutti i soggetti interessati. Basta volerlo fare.
    L’indizione del referendum abrogativo dei voucher, così come quel­lo per il ripristino della responsabilità solidale negli appalti, era ed è stata funzionale a far modificare l’orientamento dei provvedimenti le­gislativi in materia di lavoro, promuovendo sia politiche di maggiore tutela rispetto al precariato, sia pratiche per migliorare la qualità del lavoro.
    Non solo no, quindi, dalla Cgil, ma proposte precise e dettagliate consegnate al dibattito parlamentare sei mesi fa, ben sapendo che pos­sono e devono esserci spazi di flessibilità del lavoro, compreso quello accessorio, ma mai utilizzazioni strumentali volte ad abbattere unica­mente i costi o a nascondere prestazioni di dipendenza a tutti gli effetti.
    Le idee della Cgil in materia di lavoro occasionale accessorio sono contenute negli articoli 80 e 81 della proposta di legge di iniziativa po­polare: la Carta dei diritti universali del lavoro. La proposta è stata depositata in Parlamento alla fine del settembre 2016 dopo aver raccolto, lo scorso anno, 1 milione e 300 mila firme. La settimana scorsa è stato avviato l’iter per il suo esame in commis­sio­ne lavoro della Camera.
    La proposta di legge interviene sui settori di applicazione e definisce tetti più stringenti per gli importi che ciascun soggetto potrebbe ero­ga­re e per quelli che ciascun fornitore di prestazioni potrebbe ricevere.
    Ciò detto, è utile precisare che nell’attesa di ridefinire la materia non vi sono vuoti che impediscano di ricorrere ad altre e legittime forme di regolamentazione di queste prestazioni, in tutti i settori, anche nel mon­do delle associazioni e dei servizi sociali e assistenziali. A partire dal lavoro a chiamata.
    Il nero che incombe, a detta di qualcuno, non mi pare proprio sia in­evitabile, a meno che non lo si cerchi volutamente.
    Infine, anche per coloro che lamentano perdite di posti di lavoro con l’abolizione dei voucher, è utile ricordare - ed alcuni esempi si ritro­va­no nel settore dell’agroalimentare o nel commercio, turismo, cultura e spettacolo - che si può dare lavoro ricorrendo a molteplici strumenti, compresi alcuni contratti di settore che danno garanzie di maggiore qualità e tutele più ampie allo studente lavoratore, al lavoratore occa­sionale, all’inoccupato o al pensionato che offrano servizi occasionali, agli stessi datori di lavoro.

Gianni Peracchi

mercoledì 22 marzo 2017

Roma, 1 e 2 aprile 2017 - Congresso Nazionale del Movimento Nonviolento


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La politica-spettacolo che va in scena ogni giorno dagli schermi televisivi e dei computer, o sui giornali, è basata sull’immagine, sui loghi, sulle coreografie, sul volto del capo, sulle frasi ad effetto, sulle battute di un tweet.

Noi siamo lontani anni luce da quel modo di fare, che è falso, vuoto, inutile e non vogliamo perderci nella lamentazione, nell’indignazione sterile, nella critica feroce a quello che fanno gli altri. Abbiamo già molto da fare per lavorare sui contenuti: il lavoro costruttivo della nonviolenza è faticoso e quotidiano. 


Il nostro Congresso sarà una ricerca corale di qualche parola di verità, sarà un incontro sobrio, con la necessaria tensione e la giusta familiarità. “Ascoltare e parlare” era il motto capitiniano.

Le attività culturali, l’elaborazione teorica, le esperienze educative, la formazione continua, l’informazione, la divulgazione della stampa, il servizio civile, la ricerca, la cura degli archivi, la memoria storica, la denuncia, il disarmo, la difesa nonviolenta, il lavoro locale, la gestione delle Case per la pace, l’impegno internazionale, i campi estivi, l’amministrazione, gli indirizzari, la progettualità, le campagne, la solidarietà, la documentazione, il finanziamento... sono solo alcuni dei compiti che abbiamo da svolgere per mantenere viva la nonviolenza organizzata.

Ci riuniremo nei giorni 1 e 2 aprile 2017 a Roma, centro della politica istituzionale, con la quale vogliamo rapportarci, se avrà l’attenzione e la volontà di ascoltare quel che si dice e si muove nella periferia.


L'invito è a partecipare al Congresso.


Nessun fucile si spezza da solo. Il potere di spezzarlo è nelle nostre mani.

Mao Valpiana

Movimento Nonviolento  - mao@sis.it

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martedì 21 marzo 2017

Aviva Community Fund ed Eco-Food-Fertility


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Carissimi, il Progetto di Ricerca ECO-FOOD-FERTILITY, è stato selezionato dalla compagnia Internazionale AVIVA (www.aviva.it) che attraverso una sua inizaitiva (Aviva Community Fund) sostiene i progetti che hanno un forte impatto sociale ed etico sui territori.

Il progetto di ricerca, è uno studio nato "dal", "con" e "per " il territorio che per il suo carattere innovativo coinvolge ricercatori delle più importanti istituzioni di ricerca in Italia, introducendo un nuovo modello per valutare quanto l'ambiente e l'alimentazione incidono sulla salute umana e quali i possibili sistemi di difesa, considerando lo stile di vita ed in particolare la corretta alimentazione con prodotti provenienti da sistemi di coltivazione agroecologica come presidio di prevenzione e compensansazione del danno, soprattutto per le popolazione che vivono in aree dove maggiore è la pressione ambientale e maggiori i rischi per la salute.

Video Ufficiale di EcoFoodFertility - SALUTE AMBIENTALE = SALUTE RIPRODUTTIVA 

Al progetto collaborerà lo Studio Agernova del Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo, per la riconversione biologica delle coltivazioni

Fino al 30 marzo 2017 con il tuo voto potrai sostenere il progetto che concorrerà a livello nazionale per un premio in relazione alle attività divulgative delle ricerche che si stanno svolgendo in Campania ed a breve in altre aree critiche ambientali d’Italia e d’Europa e che riguardano in particolare il suo impatto sociale ed ambientale.

Il tuo voto sosterrà queste due attività:
1. Sensibilizzazione e divulgazione sui rischi ambientali - con un occhio di riguardo ai giovani, soprattutto nelle scuole.
2. Azioni strutturate e concrete sul territorio per incentivare i sistemi di agricoltura biologica, per la tutela dell’ambiente e della salute delle persone.

Il voto è molto semplice:
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Hashtag: #ecofoodfertility
          

lunedì 20 marzo 2017

Torino, 23 marzo 2017 - Liber Vitae di Lois Novo


Risultati immagini per Liber Vitae di Lois Novo

Libreria Fenice, Via Porta Palatina 2, Torino, Il 23/03/2017, alle ore 18:30 - Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

Un intero libro che parla di te: delle tue vite passate, della tua nascita, del tuo presente, del tuo futuro, del tuo compito evolutivo.
Un libro che ti parla della tua Bellezza, della tua Forza, delle tue Qualità e delle tue Ricchezze.

Un libro che ti aiuta ad essere più consapevole e seguire positivamente il flusso della tua vita verso la Realizzazione.

Ogni LIBER VITÆ™ è unico e viene creato appositamente per il richiedente a partire dal suo nome e dai suoi dati di nascita.  Scorrendo attraverso la Ruota ciclica dell’Anno, fra tradizioni e lunazioni, si esplora ciò che il Cielo ha scolpito nel progetto esperienziale della tua Vita, con l’ausilio di strumenti astrologici, numerologici e non solo. L’insieme degli elementi considerati ti distinguerà per la tua unicità.
Durante questa presentazione verrà data particolare attenzione all'influsso della fase lunare presente al momento della nascita.

Lois Novo

Per info e prenotazioni: 0114362689 (Libreria) - libervitae@libero.it lois.novo@gmail.com 

O telefonare al 3476458599.