Soratte, la montagna sacra, vista dalla Sabina
Il territorio della Sabina, dove abito ormai da più di 5 anni, è veramente ancora uno dei luoghi poco compromessi di tutto il Lazio, sono d’accordo con il bell’articolo di Luca Bellincioni (http://retedellereti.blogspot.com/2011/09/luca-bellincioni-proposta-per-un-parco.html).
Quando venni ad abitare in questo splendido territorio, mi chiesi spesso come mai fosse così difficile per la popolazione favorire lo sviluppo turistico ed economico di questi stupendi luoghi. Poi, dopo aver conosciuto un po’ più da vicino gli abitanti locali e soprattutto la loro mentalità, ne ho capito il perché. Da questo punto di vista non c’è Bioregione più Bioregione della Sabina..
La gente Sabina è una popolazione soprattutto agricola, che ha mantenuto questa caratteristica nonostante la vicinanza di Roma, a differenza di altri territori del Lazio che sono perfino più distanti, come ad esempio la zona di Frosinone che ha caratteristiche più imprenditoriali soprattutto nel settore del mattone. La Sabina si sente più vicina a Rieti come mentalità e molto lontana dal Terminillo che sicuramente è fuori dalla logica agricola!
A proposito del Terminillo, c’è da dire che i frequentatori degli impianti sciistici per lo più non provengono dai comuni della Sabina, ma da Roma o da altri territori del Lazio. Il sabino non va a sciare la domenica, preferisce prendere il trattore ed andare a lavorare nei campi, a curare le piante di olivo che tanto ama, o l’orticello che quasi tutti hanno, compresi gli abitanti di Rieti (come si può constatare attraversando alcune vie di questa deliziosa cittadina). Il nativo sabino, anche se durante la settimana lavora a Rieti o a
Roma, non considera la domenica come un giorno di riposo, ma come un giorno utile per la campagna! La mentalità del week-end non è di questi luoghi!
Le persone che ho conosciuto nei comuni che ho frequentato, e nella stessa Rieti, sono tutte famiglie che hanno parenti che si intrecciano in quasi tutti i comuni della Sabina e questo si ripercuote anche nell’economia locale. A Rieti, ad esempio, se una persona che proviene da fuori Sabina desidera aprire una attività di qualsiasi tipo, non trova spazio perché tutte le occasioni di lavoro o di sviluppo economico sono riservate ai parenti delle varie famiglie locali, pertanto: o hai qualche parente in loco oppure non lavori! Tutti gli esercizi commerciali di Rieti fanno capo a famiglie e parenti di quelle famiglie, e proprio per questo si registrano pochissimi stranieri in quanto una famiglia fa tutto da sé risparmiando parecchi soldi! Anche il lavoro domestico non è tipico di queste zone. Qui le donne sono tutte bravissime nelle faccende domestiche, preferiscono farlo in prima persona piuttosto che pagare una colf.
Poi sono tutte molto brave a cucinare e a preparare dolci locali che sfoggiano nelle occasioni festive in buffet veramente abbondanti! E’ un vanto locale! Gli stranieri che vivono in questi comuni, che sono sempre molto meno rispetto al resto della regione, trovano lavoro qualche volta come badanti, nei casi di malati di alzeimer, o nel settore agricolo, come raccoglitori di olive, e ciò in quanto i vecchi contadini non ce la fanno più a fare questo lavoro da soli e i loro figli non ne vogliono sapere, preferiscono passare i pomeriggi al bar a bere birra piuttosto che aiutare i propri genitori a lavorare la terra!
Questo è veramente un grande problema perché quando non ci saranno più i vecchi, le terre saranno abbandonate! Ho constatato che questo amore incredibile che i contadini hanno per la propria terra, un amore veramente inimmaginabile, non sono riusciti a trasmetterlo alle generazioni future che invece disprezzano l’ operato dei loro genitori! I giovani vorrebbero andare in città a fare un lavoro comodo e ben pagato, senza però impegnarsi neppure con lo studio!
Infatti pochi decidono di frequentare l’università o perfino conseguire un diploma. La prova di questo me l’ha fornita una mia amica che il mese scorso era andata a Rieti ad informarsi sulle modalità di iscrizione alla scuola alberghiera per suo figlio. Mi ha detto che negli ultimi tre anni, la sede della scuola aveva cambiato sede già tre volte ed ogni volta cercavano una sede più grande almeno del doppio rispetto alla precedente. L’ultima sede dove si è trasferita la scuola quest’anno ospiterà più di 1000 ragazzi, tutti con semplice licenza media, l’unica condizione per frequentare l’alberghiera, la quale offre loro perfino il convitto, quindi è perfetta per chi non vuole studiare molto e desidera realizzare subito un mestiere per poter lavorare nel settore della ristorazione (spesso familiare).
La popolazione sabina segue dei ritmi sempre uguali durante tutto l’anno, attendendo i soliti appuntamenti fondamentali che riguardano tutti: la raccolta delle olive nei periodi di novembre/dicembre, la produzione dell’olio nei frantoi di cui il territorio è ben fornito, la potatura delle piante, la legna per l’inverno, e poi durante l’estate le feste religiose e le sagre locali organizzate dalla pro-loco dove tutti partecipano molto volentieri, giovani compresi.
Da questo punto di vista si può proprio dire che questi paesi vivono proprio in comunità, e proprio per questo non escono fuori dai loro nuclei familiari o comunali! La difficoltà di sviluppo del territorio purtroppo è causata proprio dal non aprirsi all’esterno, è un fatto di mentalità. Ciò che manca è lo spirito imprenditoriale che dovrebbe uscire fuori dal nucleo familiare.
Faccio un esempio. Quasi tutti producono l’olio, molti soltanto per fabbisogno personale, altri invece lo vendono anche all’esterno. Molti di loro, pur iscritti a cooperative locali, non riescono a vendere l’olio se non a quella catena di conoscenze che hanno creato con il passa parola. E per questo ogni anno rimangono scorte abbondanti di olio invendute. Pochissimi pensano di usare internet per la vendita dell’olio, quasi nessuno di loro utilizza il computer come potenziale strumento di sviluppo economico. Il concetto di pubblicità è molto lontano dalla loro mentaità. Quasi nessuno di loro pensa di partecipare a delle fiere anche in altre regioni per far conoscere i propri prodotti locali.
Il sabino non esce dal proprio comune neppure se deve partecipare ad una sagra organizzata dal comune attiguo, pertanto lascia scorrere il tempo seguendo il solito ritmo che conosce e che gli è stato trasmesso non si sa quando. Lo spirito di iniziativa non appartiene alla mentalità dei giovani sabini e pertanto il territorio continuerà a rimanere quello che era chissà per quanto tempo ancora. Peccato, perché la potenzialità di questi luoghi sarebbe veramente immensa, anche per l’economia italiana…..
Lidia
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Nota sull'autrice.
Lidia, che per la sua posizione istituzionale preferisce non essere identificata, ha partecipato alla fondazione della Rete Bioregionale Italiana, avvenuta nella primavera del 1996 al Parco di Monte Rufeno di Acquapendente (Vt). Per lunghi anni ha partecipato alle attività del Circolo Vegetariano VV.TT., essendo lei stessa vegetariana, contribuendo alla realizzazione di varie manifestazioni di carattere bioregionale. Alcune delle quali hanno fatto la storia del Bioregionalismo in Italia...
Sono perciò lieto che abbia ripreso a collaborare con noi dopo un periodo di silenzio...
Paolo D'Arpini - Referente P.R. Rete Bioregionale Italiana
Contatti: circolo.vegetariano@libero.it
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