lunedì 30 ottobre 2023

La lotta contro l’inquinamento acustico è necessaria...

 

Il rumore che avvelena l'Italia

La Direttiva UE  definisce la messa a punto di metodi comuni per la valutazione dell’esposizione al rumore in Europa, è di fondamentale importanza per la realizzazione di politiche efficaci contro l’inquinamento acustico.

La Direttiva UE 2015/96  della Commissione del 19/05/2015, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (GUUE), stabilisce metodi comuni per la determinazione del rumore a norma della Direttiva 2002/49/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, e rappresenta la conclusione del percorso avviato nel 2008 dalla Commissione Europea con il progetto CNOSSOS-EU (“Common Noise Assessment Methods in Europe”).

Tale progetto aveva proprio l’obiettivo di standardizzare le procedure per quantificare l’esposizione al rumore in tutti gli Stati Membri, in modo da poter disporre di dati confrontabili e poter fornire ai decisori politici, dunque, strumenti tecnici ed evidenze scientifiche per la messa a punto di politiche efficaci contro il problema del rumore.

Il quadro di riferimento

Scopo fondamentale della Direttiva 2002/49/CE, recepita in Italia con il D. Lgs. 194/2005,  era quello di definire un approccio comune per “evitare, prevenire o ridurre, secondo le rispettive priorità, gli effetti nocivi, compreso il fastidio, dell’esposizione al rumore ambientale”.

Per individuare e ridurre il livello di esposizione della popolazione, la Direttiva indica strumenti quali la mappatura acustica e i piani di azione, che dovevano affiancarsi, integrandoli, a quelli definiti localmente dalle normative degli Stati Membri.

Gli indicatori più idonei per quantificare il livello di rumore e l’esposizione della popolazione attraverso le mappe acustiche erano stati individuati nei descrittori acustici Lden e Lnight. (Lden è il descrittore acustico giorno-sera-notte/day-evening-night usato per qualificare il disturbo legato all’esposizione al rumore; Lnight è il descrittore acustico notturno relativo ai disturbi del sonno)

L’utilizzo di metodi comuni per la determinazione dei valori degli indicatori era stato individuato come elemento fondamentale per una stima omogenea del rumore a livello europeo e per la messa a punto di politiche comunitarie per la riduzione dell’esposizione.

In attesa della messa a punto di tali metodi, come previsto dall’impianto della Direttiva, gli Stati Membri potevano utilizzarne alcuni suggeriti dalla Direttiva stessa o autorizzati dalle relative legislazioni, a patto di dimostrare l’equivalenza dei risultati finali.

Successivamente alla prima fase di implementazione della Direttiva, come previsto dalla stessa, la Commissione ha valutato il grado di confrontabilità dei risultati forniti dagli Stati Membri e ha verificato che in molti casi i metodi valutazione impiegati differivano anche in modo consistente dai metodi suggeriti. Ciò rendeva difficoltoso se non impossibile ottenere dati consistenti e confrontabili sul numero di persone esposte ai diversi livelli di rumore.

Sulla base dei risultati del progetto, la Direttiva (UE) 2015/996 stabilisce i metodi di determinazione comuni che gli Stati Membri sono tenuti a utilizzare dal 31 dicembre 2018.

La Direttiva (UE) 2015/996

Il corposo allegato alla Direttiva, di circa 820 pagine, espone dettagliatamente tutti i passi necessari per la caratterizzazione e modellizzazione delle sorgenti, nonché del percorso di propagazione del rumore fino ai potenziali ricettori.

Per informazioni:

Gaetano Licitra
Per approfondimenti sui livelli di esposizione al rumore in Europa e le mappe acustiche, secondo la Direttiva 2002/49/EC:

Per articoli di approfondimento:



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