venerdì 2 novembre 2018

Dal 4 novembre 1918 al 4 novembre 2018 - Cento anni di guerre


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Contro le guerre di ieri, di oggi, e di domani. Per la vita, la dignità e i diritti di tutti gli esseri umani

Il 4 novembre si “festeggia” il centenario della “vittoria” della prima 
guerra mondiale, l'inutile strage, secondo la definizione del 1 agosto 
1917 di Papa Benedetto XV. Una festa, voluta dal fascismo, che si è 
rinnovata, di anno in anno dal 1922 con tutti i governi, fino ad oggi.
Dal 1949 si "festeggiano" in questo giorno anche le Forze Armate 
italiane,  con tutto il loro sperpero di risorse e spese militari.


        Ma la verità storica ci dice che quella guerra fu il più sanguinoso 
conflitto di tutti i tempi:
37 milioni di vittime: 16 milioni di morti e 21 milioni di feriti e 
mutilati, sia militari che civili. In Italia i morti furono 650.000, i 
feriti 1.250.000 di cui 675.000 mutilati. Il risultato per l'Italia fu 
poi il ventennio fascista. Queste le conseguenze di una folle decisione 
voluta dal re e governo contro la volontà del Parlamento (450 su 508 
deputati erano contrari), per conquistare all'Italia terre che si 
potevano ottenere per via diplomatica, come voleva Giolitti.
        

La “grande guerra” fu chiamata così per la capacità distruttiva su 
larga scala messa in campo dagli eserciti. Quei 4 anni di guerra 
provocarono la veloce riconversione delle moderne invenzioni tecniche in 
strumenti bellici, finalizzati al terrore di massa. Il sistema economico 
indirizzò tutte le sue risorse a sostenere l’impegno di guerra. Le nuove 
fabbriche  chimiche, meccaniche, aeronautiche e navali furono 
rapidamente piegate al servizio delle armi chimiche, dei carri armati, 
degli aerei da combattimento, dei sottomarini da guerra, moltiplicando 
la produzione in tutti i settori. La guerra diventò, per la prima volta, 
di massa e totale, segnando uno spartiacque che divide la storia e la 
memoria moderna in un prima e un dopo.
        

Dopo un secolo di guerre, fino alle attuali in Siria, Yemen, Iraq, 
Congo, Sudan, sarebbe ora di voltare pagina, e costruire le condizioni 
per affrontare i conflitti con i metodi della nonviolenza.

Per questo ci impegnano e chiediamo:
- che il Parlamento approvi finalmente la proposta di legge d'iniziativa 
popolare per l'istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la 
difesa civile, non armata e nonviolenta;
- che l'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la messa al 
bando delle armi nucleari;
- che i fondi pubblici oggi destinati a strutture e strumenti di morte 
siano invece utilizzati in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri 
umani e del mondo vivente;
- una drastica riduzione delle spese militari che oggi ci costano 
settanta milioni di euro al giorno;
- una politica di disarmo;
- un impegno particolare a contrastare la violenza maschilista, prima 
radice e primo paradigma di ogni violenza;


Movimento Nonviolento
www.azionenonviolenta.it


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