sabato 30 giugno 2018

Dottor Hamer: diagnosi genetiche


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Grazie ad una conferenza a cui ho assistito nel 2003 sulla Nuova Medicina Germanica si è accesa dentro di me la voglia di capire e approfondire quanto di vero poteva esserci su una diagnostica nel campo neurologico assegnatami all’età di 8 anni.
A seguito di determinate sintomatologie mi è stata diagnosticata una patologia genetica ereditaria, cosiddetto Morbo di Friedreich, che mi avrebbe portato con l’età dello sviluppo ad una paralisi totale.

Nessun familiare vicino o lontano ha mai avuto tale malattia.
Ho vissuto la mia adolescenza con questa spada di Damocle che mi ha causato sofferenze fisiche e psichiche ma, nonostante tutto, ho cercato di reagire e di non rassegnarmi a questa situazione.

All’età di 23 anni, poiché la paralisi non si era verificata, la diagnostica fu rivista per evidente errore. Camminavo e non ero quindi paralizzata come previsto dalla prima diagnostica.
La successiva diagnosi confermò una malattia genetica ereditaria, ascrivibile però al cosiddetto morbo di Charcot Marie Tooth, meno invasivo del primo, Anche questo però mi avrebbe costretto, con il passare degli anni e, soprattutto verso i quaranta, all’utilizzo della sedia a rotelle.

Ho poco più di 50 anni e tutto ciò che era stato predetto non si è verificato. Svolgo, con l’aiuto di mio marito, una vita discretamente normale.

Sento il dovere di affermare che le due diagnostiche non hanno mai considerato il forte trauma psico-biologico che ho subito a pochi mesi di vita.

All’età di quattro mesi ingoiai, dormendo, una spilla d’oro che mi rimase, aperta, impuntata nella gola per 40 giorni. Ho vissuto quel periodo completamente separata dai miei genitori – i medici pensarono che si trattasse di una malattia endemica – e il forte conflitto di separazione e abbandono subito, rilevabile anche dalla verifica della Tac cerebrale, e le conseguenze psico-biologiche non furono dai medici considerati.

La medicina ufficiale dopo 40 giorni di sofferenza –stavo per lasciare il corpo fisico –, riscontrò ed asportò la spilla salvandomi la vita ma eludendo le cause psico-biologiche che ho subito per quel terribile trauma.

I miei anni successivi sono stati difficili e ancor più dopo la prima diagnostica che ha causato forte sofferenza e preoccupazione a tutti i miei familiari.

Ringrazio me stessa per essere riuscita a superare e lottare con coraggio fino ad oggi contro ciò che era stato segnato sul mio percorso di vita.

Ritengo che sia importante comprendere come a volte le diagnostiche possano influire sulla vita delle persone così profondamente da spegnere quasi totalmente la Luce che illumina il cammino di ognuno.

Grazie. Con gioia. Rina

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(Ricevuto da Paola Botta Beltramo)



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Articoli collegati: qui il caso di Anna con sindrome di down https://www.ingannati.it/2018/06/30/il-genio-di-hamer-conferma-lipton-e-molto-altro/ 
e il successivo  mio  commento
 
Ricordo anche questa testimonianza qui pubblicata

domenica 24 giugno 2018

Treia. Intervento di Giuseppe Finamore al Collettivo Bioregionale Ecologista del 24 giugno 2018



Treia. Coop. Talea, 24 giugno 2018


Più volte mi sono chiesto che vuol dire vivere umanamente…poi mi vengono in mente le parole che diceva allo scorso raduno del collettivo un ecologista Massimo Angelini che un giorno ci spiegava che umano deriva da humus, sappiamo che l’humus è il nutrimento della terra e la Terra produce il nostro nutrimento… cosi da ciò che diamo humus (la nostra natura umana ), raccogliamo nutrimento che ci rende umani e ci collega a ciò che mangiamo, respiriamo, beviamo, pensiamo, guardiamo, parliamo, ascoltiamo… 

Ascoltare è una non azione che regala all’umano la capacità di evolvere attraverso l’ambiente di cui fa parte, senza bisogno di pratiche particolari, spontaneamente. Il non ascolto crea ostacoli insormontabili che ci allontanano sempre più dalla nostra natura, fino a farci diventare assurdi nei comportamenti, nelle parole, nella gestione delle risorse naturali, in modo particolare nei confronti degli alimenti; se guardiamo ciò che ha prodotto la sovrabbondanza di alimenti vediamo sprechi, tonnellate di cibo che vengono fatte marcire perché lo dice la UE… 

Ueeeee ma come siamo messi? E dall’altra parte milioni di persone che non hanno da mangiare Ueeee… qualcuno diceva che la parola assurdo deriva dal latino ab-surdam colui che non vuol sentire e direi che si adatta bene a certi comportamenti. Perciò credo che più che ad un riconoscimento giuridico delle agricolture contadine noi dovremmo dirigerci verso un modo che integri l’agricoltura con altre forme di impegno sociale, come per dirne uno, l’inserimento nel mondo del lavoro e in quello relazionale delle persone svantaggiate, dedicare una parte del proprio tempo alla cura del proprio ambiente; tutto ciò anche se non di facile realizzazione, contribuirebbe a rendere il nostro ambiente, la nostra vita meno costosa, più cara e senz’altro piu ecologica… 

Più del riconoscimento giuridico dovremmo cercare quello popolare… È per questo che sento di ringraziare tutte le persone che si impiegano per ristabilire un equilibrio tra uomo, natura e ambiente dove la vita si svolge. In particolare ringrazio la realtà di Mondeggi bene comune, una terra senza padroni, che con il loro lavoro, impegno, coraggio, perizia e amore hanno ridato vita a 120 ettari di terreno, ulivi e viti, creato orti sinergici e tutta una serie di eventi che ruotano intorno all’agricoltura contadina, allo stesso modo ringrazio chi ci ospita adesso che già da anni è impegnata nel portare avanti il progetto dell’agricoltura contadina, cercando anch’essi di ottenere un riconoscimento giuridico che permetta ai componenti il nucleo, di lavorare in pace per il bene di tutti.

Giuseppe Finamore

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Intervento al Collettivo Bioregionale Ecologista tenuto a Treia il 24 giugno 2018

Roma, 27 giugno 2018 - Inaugurazione del Passaggio-Galleria «TeAltro Metastasio»




Mercoledì 27/06/2018 dalle ore 18.30 alle ore 21.00 vi invitiamo a partecipare all’inaugurazione del Passaggio-Galleria «TeAltro Metastasio», all'archetto Santa Margherita che connette Via della Poesia a Via del Pellegrino a Roma. 

Lo spazio inaugura a seguito della manifestAzione di riqualifica del luogo in questione, svoltasi dal 15 al 18 Giugno 2018, ad opera della Galleria-Studio d’Arte "Pian de’ Giullari" in collaborazione con il collettivo di giovani artisti "Take P'Art". 

L'evento si inscrive nel progetto più ampio che da un anno la galleria, con l'OperAzione "Via della Poesia", porta avanti con incontri, ritualità, poetiche collettive e conviviali per Riabitare e Risignificare il luogo. 

L’obiettivo raggiunto con l'evento trascorso è stato quello di riqualificare l’Archetto, ripulendo i muri e il suolo dall’immondizia, e renderlo spazio capace di accogliere arte, di riattivare una comunità sensibile e co-creativa, costruendo un dialogo vivo tra gli abitanti attraverso la bellezza. 

L’Archetto in questione è un luogo nevralgico e significativo poiché di fronte vi è la casa natale di Metastasio, poeta Illuminista che attraverso la sua opera riuscì a far parlare italiano a tutte le corti del mondo. 

Questo bene prezioso utilizzato da più di 300 anni come discarica è stato trasformato, come testimoniano i primi interventi, in spazio d’arte pubblica e condivisa e palcoscenico del "TeAltro" (teatro della vita).

Con l'innaugurazione del "TeAltro Metastasio" nasce inoltre Euresia nell'area che si estende tra Campo dei Fiori, Via del Pellegrino e Via della Poesia. 

Con Euresia definiamo un luogo in cui si intende sentirsi cittadini planetari responsabili dei beni comuni del pianeta mettendo in pratica la custodia e coltivando l’arte e la bellezza per tutti. 
Affinché ci sia una durevolezza dello sforzo e della passione indiciamo un cammino simbolico di pace, una Mandorla Mistica che ci farà prendere parte a Euresia e le sua potenzialità... 
Nato dalla necessità culturale di uscir fuori dalla decadenza strutturale siamo tanti uniti e pronti per sentieri più profondi.

MaRio Dal Mare  - mariodalmare@gmail.com

martedì 19 giugno 2018

Emoji - Il linguaggio delle immagini


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La lingua muta — Le faccine note come emoji, figli di un innaturale connubio tra gli emoticons (altre faccine “low tech” che si possono rendere anche su una macchina da scrivere) e gli smilies gialli di qualche anno fa, sono venuti fuori dal Giappone per essere poi ripresi e divulgati dai principali fabbricanti di telefoni cellulari. 

Con il solo Facebook Messenger si scambiano ormai cinque miliardi di emoji al giorno—e non sembrano passare di moda. La Russia ha recentemente espresso disappunto per il fatto che i diplomatici occidentali a Mosca usino la faccina grigia dell’alieno ET per rappresentare Vladimir Putin nelle loro chat. 

I nuovi simboli hanno pure un valore legale. Sono noti alla cronaca tanti casi di arresti per minacce criminali tramite emoji. 

Il mittente di  un messaggio con il pugno, il dito puntato che “manda” e l’ambulanza, è finito in galera negli Usa per l’aggressione prospettata. La magistratura australiana—avendo riconosciuto le volontà testamentari espresse via sms—ora si prepara per l’inevitabile testamento in emoji. 

Gli emoji servono a dare un contesto emotivo a comunicazioni digitali sterili e spesso ambigue. I pittogrammi “riconosciuti”—la Unicode è l’ente che li regola—sono quasi 2.800 e esprimono ogni sorta di concetto. Più spesso nascono dalle proposte delle tre società più attive nel campo: Apple, Samsung e Google. 

I vegani  hanno ottenuto di far togliere la fettina di uova sodo dall’emoji che rappresenta l’insalata. Ora è in corso un aspro dibattito tra linguisti accademici sulla possibilità che, con le onnipresenti faccine, stia emergendo una nuova lingua a tutti gli effetti. Mentre alcuni la considerano solo una possibile forma di punteggiatura emotiva—come gli XOXO, i “baci e abbracci” di una volta—altri ne intravedono un idioma slegato dalle lingue nazionali, una sorta di creolo ideografico globale. Emerge anche una grammatica. 

Chi usa la nuova lingua per le comunicazioni articolate inizia quasi sempre con la faccina dell’emozione: quella piangente poniamo—per fare un esempio—seguita forse dal teschio che può significare un guasto, e poi forse il pittogramma del telefonino per indicare cos’è rotto, chiudendo con le due mani unite in preghiera (“speriamo bene”).  Quattro “caratteri” che raccontano un piccolo fatto quotidiano. 

Alice nel Paese delle Meraviglie è stato tradotto con 25mila caratteri emoji. Il nuovo testo sarebbe in teoria leggibile—in silenzio, ovviamente, non ci sono le parole—in tutto il mondo. Il cantautore italiano Alberto Fortis—che onora gli amici con lunghi e incomprensibili scritti di faccine—asserisce di avere iniziato la traduzione della Divina Commedia. 

Esistono scuole online che propongono di insegnare la nuova lingua con la formula “un carattere al giorno”, come il cinese. Quelli seccati dalla predominanza mondiale della lingua inglese si augurano di vederla presto rimpiazzata dal nuovo idioma universale…  È una speranza probabilmente destinata a essere delusa. 

Gli emoji somigliano nell’uso funzionale ai gesti che accompagnano la normale lingua parlata. Danno calore alla conversazione, ma si prestano poco ai discorsi complessi. 



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domenica 17 giugno 2018

Politica tra le sponde... nella Casa Rossa in movimento

                                           Rosso di sera...


Un gruppo di intellettuali di sinistra ha deciso di creare tra di loro un'incubatrice di idee politiche che aggreghi intorno a sé consensi e condivisioni. Il nome scelto è  "movimento casa rossa", e si è volutamente scelto di non avere né portavoce né leader per decretare una presa di posizione chiara e netta contro la politica dei partiti ditte individuali. 

Uno dei sodali di questa nascente organizzazione politica un una nota ha dichiarato:

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Dobbiamo contarci   intorno ad un'unica "casa  rossa" che ci accolga con  parole d'ordine capaci di tenere insieme coloro che camminano ostinatamente contro vento come è il caso della lotta antirazzista o se concentrare le nostre forze nei luoghi di lavoro e nei quartieri ben sapendo che le due cose possono e devono stare insieme.

I Principali obiettivi del movimento "casa rossa" sono:

- Rifiuto di pagare il debito pubblico alle banche e agli speculatori, nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori della banche, dei principali gruppi economici e dei servizi privatizzati.

- Veri diritti per tutti. Investimenti nell’istruzione e nella sanità pubblica, da gestire con organismi di democrazia partecipativa.



- Respingere gli attacchi ai lavoratori. No a sfruttamento, disoccupazione e precariato. Distribuzione del lavoro necessario a tutti i lavoratori disponibili con riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.

Nicola Longo  - movimentocasarossa@gmail.com



mercoledì 13 giugno 2018

Treia: verso il Collettivo Bioregionale Ecologista del 23 e 24 giugno 2018




In viaggio verso il traguardo del Collettivo Bioregionale Ecologista che si tiene a Treia, in occasione del Solstizio Estivo (San Giovanni). La manifestazione comincia alle 18 del 23 giugno 2018 con una escursione storico/naturalistica alla torre di Pitino.

Il 24 giugno 2018 si tiene l'evento clou presso la cooperativa biodinamica La Talea, di Santa Maria in Selva. L'incontro alla Talea è anche una occasione per godere della natura e celebrare degnamente il San Giovanni:

Alle ore 10.30 s'inizia con un laboratorio di cucina con i prodotti biologici della cooperativa, per preparare assieme i manicaretti che poi degusteremo all'aperto o nel salone (secondo il tempo che fa). Dopo pranzo visita agli orti ed agli animali e -per chi lo desidera- riposino al fresco di alberi ombrosi.

Alle ore 15 (circa) si allestisce una fierucola di prodotti agricoli e lavorati locali, una mostra fotografica a cura de Il Mulino con proiezione di un video in sintonia.

Alle ore 17 inizia un giro di condivisione sulle esperienze di vita in campagna, unitamente alla illustrazione della Proposta di Legge sull'Agricoltura Contadina ed alla presentazione dei Quaderni di Vita Bioregionale 2018. Lo sharing viene allietato dalla recita di poesie e da musiche bucoliche ed etniche (organetto, hung drum, didjiritù, tamburelli, etc).

Alle ore 19 saluto al sole, giochi nel prato e libagioni augurali con un buon bicchiere di vino casareccio e con gli stuzzichini bioregionali appositamente preparati.

Insomma una bella festa alla quale tutti sono liberamente invitati a partecipare.

Paolo D'Arpini

A cura di Auser Treia, Coop. La Talea, Rete Bioregionale Italiana, European Consumers Info: auser.treia@gmail.com – 0733/216293 – 335.6664777


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Distribuzione dell'acqua santa di San Giovanni


P.S. Il numero dei Quaderni di Vita Bioregionale 2018, curato graficamente da Daniela Spurio e stampato grazie all'Auser di Macerata, sarà disponibile a partire dal 23 giugno, dalle ore 18, presso la sede Auser Treia di Via Lanzi 18/20. In PDF: https://drive.google.com/drive/u/0/folders/1x2ZFm9dB815LWSloOC4Zap59zgzUSEmR






Articoli collegati:


Treia. Collettivo Bioregionale Ecologista 23 e 24 giugno 2018 con programma - http://www.terranuova.it/Blog/Riconoscersi-in-cio-che-e/Collettivo-Bioregionale-Ecologista


La Rete Bioregionale Italiana su Vivere Altrimenti: http://www.viverealtrimenti.com/la-rete-bioregionale-italiana/




domenica 10 giugno 2018

"Il sergente nella neve" d Mario Rigoni Stern - Recensione


Il sergente nella neve

Libri che ti rimangono impressi per sempre. "IL SERGENTE NELLA NEVE" di Mario Rigoni Stern, ambientato in Russia durante la ritirata dell esercito italiano nella seconda guerra mondiale. Lo comprai in un mercatino di Kiev in Ucraina, in italiano... chissà come era finito lì, un 25 anni fa e mi piacque così tanto che decisi di andare a trovare Rigoni Stern. 

In realtà non credevo mi avrebbe accolto... e  invece mi offrì un caffè e mi parlò del suo libro che mi aveva tanto colpito. Ricordo alcune parole sue "avevamo paura di bussare per chiedere aiuto alle porte dei contadini russi, perché noi eravamo i nemici e temevamo ci potessero uccidere. Ma quelli erano poveracci come noi e ci diedero da mangiare" . 

Ricordo che mi chiese se mio padre avesse fatto la guerra. Gli dissi che lui era finito in Africa, in Libia. Lui rise e disse " Almeno non ha patito freddo". Poi mi offrì una grappa
(T.C.)

L'immagine può contenere: 2 persone


Commento di R.D.M: "Uomini, soldati...chi a -40, chi a +40... chi a soffrire il gelo, chi a soffrire caldo e sete... e in mezzo a tutto questo la guerra... cercando di sopravvivere e di tornare a baita..."

venerdì 8 giugno 2018

Hortus Urbis, 9 e 10 giugno 2018 - Social garden


Social garden

Sabato 9 e domenica 10 giugno 2018
Siamo lieti di invitarvi sabato 9 e domenica 10 giugno alle attività di primavera all'aria aperta per grandi e piccini dell'Hortus Urbis, l'orto antico romano nel Parco dell'Appia Antica.

Si tratta dell’ultimo appuntamento stagionale in concomitanza con “Osteria! Social Food 2018” di Slow Food, nell’ex Cartiera Latina, di cui ospiteremo alcune attività dentro l’orto.

SABATO 9 GIUGNO

Dalle 10 alle 12 “Acquerelli nell’orto” a cura di Gioia Marchegiani. Per grandi.
 Alle 12 – Visita all’Hortus Urbis da parte dei partecipanti al “Corso di piante officinali” a cura di Slow Food con breve introduzione e spiegazione dell’orto da parte di Zappata Romana (prevede contributo per sostegno a Hortus Urbis). Per grandi.
  • Informazioni e prenotazione sul posto a cura di Slow Food
 Dalle 12 alle 14 – “Mani in pasta”: sarà possibile preparare insieme pane azzimo e cuocerlo nel forno dell’Hortus Urbis. Ma se non vuoi sporcarti le mani la pizza la facciamo noi. A cura di Zappata Romana e Eu’s il buono fatto bene. Per grandi e piccoli. Attività a offerta (€3).
  • Prenotazione sul posto all’Hortus Urbis
 Alle 16.30– Visita nell’orto da parte dei partecipanti al “Corso di piante officinali” a cura di Slow Food con breve introduzione e spiegazione dell’orto da parte di Zappata Romana (prevede contributo per sostegno a Hortus Urbis). Per grandi.
  • Informazioni e prenotazione sul posto a cura di Slow Food
 Dalle 18.30 alle 19.00 - Vista guidata nell’orto (per adulti) con prenotazione sul posto. Racconteremo la storia dell’orto, quella degli orti a Roma, le piante presenti all’Hortus Urbis e il significato e uso nella Roma antica. Per grandi. Attività a offerta (€3).
  • Prenotazione sul posto all’Hortus Urbis
DOMENICA 10 GIUGNO

Alle 12 – Visita nell’orto da parte dei partecipanti al "Corso di piante spontanee" a cura di Slow Food con breve introduzione e spiegazione dell’orto da parte di Zappata Romana (prevede contributo per sostegno a Hortus Urbis). Per grandi.
  • Informazioni e prenotazione sul posto a cura di Slow Food
 Dalle 12 alle 14 – “Mani in pasta”: sarà possibile preparare insieme pane azzimo e cuocerlo nel forno dell’Hortus Urbis. Ma se non vuoi sporcarti le mani la pizza la facciamo noi.  A cura di Zappata Romana e Eu’s il buono fatto bene. Per grandi e piccoli. Attività a offerta (€3).
  • Prenotazione sul posto all’Hortus Urbis
Alle 16.30 – Visita nell’orto da parte dei partecipanti al "Corso di piante spontanee" a cura di Slow Food con breve introduzione e spiegazione dell’orto da parte di Zappata Romana (prevede contributo per sostegno a Hortus Urbis). Per grandi.
  • Informazioni e prenotazione sul posto a cura di Slow Food
 Dalle 16.30 alle 18.30 - laboratorio di giardinaggio "PIANTALA: un giardino piccino". I piccoli giardinieri riceveranno tutto l’occorrente per comporre un vasetto con una piantina a scelta da portarsi a casa e curare. Per piccoli. Attività a offerta (€3).
  • Prenotazione sul posto all’Hortus Urbis
 Dalle 18.30 alle 19.00 - Vista guidata nell’orto (per adulti) con prenotazione sul posto. Racconteremo la storia dell’orto, quella degli orti a Roma, le piante presenti all’Hortus Urbis e il significato e uso nella Roma antica. Per grandi. Attività a offerta (€3).
  • Prenotazione sul posto all’Hortus Urbis .
CONTATTI:
Email:                   hortus.zappataromana@gmail.com
Web:                    www.hortusurbis.it

martedì 5 giugno 2018

Maurits Cornelis Escher - La prospettiva impossibile...


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L’americana Boston Public Library ha recentemente messo online - in altissima risoluzione - la sua collezione di 82 stampe dell'incisore e grafico olandese M.C. Escher, l’artista  “del geometrico”. L’estrema precisione delle scansioni permette di esaminare - sempre online - i più minuti dettagli delle opere. Sono visibili qui.

La storia personale di Maurits Cornelis Escher (1898-1972) - “Mauk” per gli amici - è di quelle che dà grande soddisfazione per quanto fosse disgraziato da studente. Bucò regolarmente tutte le materie e dovette ripetere più anni interi. Nemmeno la sua già evidente perizia artistica era particolarmente ammirata. “Escher è troppo ostinato, troppo filosofico-letterario: al ragazzo mancano vivacità e originalità, è troppo poco artista”, secondo un giudizio di allora.

Oggi è noto particolarmente per le sue stampe delle “costruzioni impossibili”, opere che uniscono elementi architettonici e illusioni ottiche per rappresentare con generosità di dettaglio edifici plausibili ma del tutto improponibili nella geometria del mondo esistente. Diventò molto noto a livello mondiale a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, forse non a caso l’epoca in cui iniziarono a guadagnare bene gli scienziati, matematici e tecnici che ammirarono particolarmente la sua produzione.

Escher trovò misterioso l’entusiasmo dei tecnologi per le opere, ammettendo più tardi che: “Non una volta mi diedero una sufficienza in matematica ... La cosa buffa è che, a quanto pare, io utilizzo teorie matematiche senza saperlo. No, ero un ragazzo gentile e un po' stupido a scuola. Immaginatevi adesso che i matematici illustrano i loro libri con i miei quadri!”

Sopra, un’eccentrica compenetrazione del mondo esterno e interno in una sua incisione sul legno del 1937. L’opera segna la conclusione della sua lunga permanenza romana.

James Hansen   - redazione@notadesign.net


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domenica 3 giugno 2018

Ecco come parlavano i comunisti di una volta... - "I crociati della disinformazione"

Riproponiamo questo articolo scritto nel 1950 per la rivista Rinascita, dal dirigente comunista Pietro Secchia. A distanza di oltre mezzo secolo dalla pubblicazione questo scritto mantiene un’attualità quasi sconcertante. 

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“La prima libertà della stampa consiste nel non essere un'industria, un mestiere.” (Carlo Marx) 

Non da oggi la stampa è un potente strumento di cui si serve la classe dominante per mantenere la sua dittatura. Il grande capitale non domina solo con le banche, i monopoli, il potere finanziario, il tribunale e la polizia, ma con i mezzi quasi illimitati della sua propaganda e della corruzione ideologica. Mai, però, coma oggi il malcostume della stampa capitalista si è manifestato in forme così volgari e abiette.
Vi fu un'epoca, agli inizi dell'età moderna, fino alle rivoluzioni del secolo XVIII in cui, come ebbe a scrivere Lenin, la lotta per la libertà di stampa ebbe la sua grandezza perché era la parola d'ordine della democrazia progressiva in lotta contro le monarchie assolute, il feudalesimo e la Chiesa.
Ma nella fase di decadenza del capitalismo la stampa conservatrice e reazionaria ha perduto ogni senso morale e ogni pudore. Il giornalismo al servizio dei gruppi imperialisti è una forma corrente di prostituzione.
Il capitalismo in putrefazione ha bisogno per reggersi di mentire continuamente. La realtà lo accusa: dunque deve essere falsificata. La fabbrica della menzogna è diventata arte, tecnica, norma di vita.
Non si deve sottovalutare il pericolo rappresentato dalla propaganda e dalle menzogne del nemico. La menzogna, anche la più grossolana riesce sempre, soprattutto quando a insistentemente ripetuta, a ingannare una parte dell'opinione pubblica. La ripetizione sino all'abbrutimento su quasi tutti i giornali e alla radio della stessa notizia falsa, riesce quasi sempre a disorientare, a creare confusione, a falsare il giudizio non solo degli ingenui, ma anche di molte persona di spirito. Quanti, ad esempio, il 25 giugno u. s. e dopo, hanno finito per credere che i coreani del Nord avessero aggredito i coreani del sud! Non l'hanno detto e ripetuto ogni giorno, ogni ora con esasperante monotonia la radio e il 90 per cento dei giornali? Ciò che è stampato, nero su bianco, ha sempre agli occhi del grande pubblico un valore di verità.
Questa tecnica della menzogna ereditata dall'hitlerismo e dal fascismo è metodicamente applicata e monopolizzata dalla propaganda americana. La stampa è diventata, nei paesi del Patto atlantico, un'industria di montaggio con produzione standardizzata.
I temi ideologici arrivano dall'America assieme ai carri armati: si tratta della parte ideologica del piano Marshall. Veramente non so se si possa parlare di ideologia, giacché non si tratta mai di argomentazione seria, ma di disinformazione, di propaganda, subdola che non tende a convincere i più intelligenti, ma che ha lo scopo dichiarato di conquistare la parte più arretrata, di influire sulla parte meno esperta del pubblico e di soddisfare i gusti più bassi.
Tutta la "propaganda" organizzata in tutti i paesi capitalisti dell'imperialismo americano o dalle sue agenzie è un cumulo di menzogne. Basta dare uno sguardo alla stampa dei vari paesi per accorgersi che gli stessi temi vengono trattati in Inghilterra, in Francia, in Italia, in Belgio, che le stesse parole d'ordine, gli stessi slogan vengono lanciati dappertutto contemporaneamente.
Ultima e più recente, la crociata della verità è stata iniziata da Truman e condotta per suo ordine in tutti i paesi legati dal Patto atlantico. In Italia come in Inghilterra, come in Francia viene condotta la stessa campagna, sugli stessi temi, nella stessa forma, con gli stessi argomenti, con eguali parole: quinte colonne, traditori della patria, ecc. ecc. Gli scioperi vengono presentati coma sabotaggio, le lotte sociali come complotti, l'opposizione alla politica di guerra come tradimento.
I temi trattati in questi anni dalla stampa americanizzata sia in Francia che in Italia, sono principalmente i seguenti:
1) La riabilitazione in Francia dei collaborazionisti, degli uomini di Pétain e di Vichy, e in Italia dei vecchi gerarchi fascisti e anche dei fascisti repubblichini; 1'apologia delle imprese e dell'assoluzione di Borghese, di Graziani e degli altri eroi del tradimento e della disfatta.
2) La sistematica diffamazione della Resistenza. Si falsifica la storia della guerra di liberazione nazionale; si vuol far dimenticare che classe operaia, i lavoratori sono stati la forza motrice e decisiva della resistenza e della guerra partigiana; che i partiti comunisti sono stati alla testa di quella lotta, l'hanno diretta e organizzata, hanno inviato al combattimento contro lo straniero, per la libertà della patria, le loro forze migliori; si tenta di insinuare, con l'orchestrazione di insistenti campagne, che la guerra di liberazione e stata condotta in Francia dai gaullisti e in Italia dai conservatori borghesi, dai "democristiani" e si presentano i comunisti come delinquenti che hanno cercato di approfittare della lotta per scopi criminali.
3) La diffamazione e la lotta contro i partiti comunisti, condotta quotidianamente in modo sempre più bestiale.
4) La diffamazione sistematica dell'Unione Sovietica.
Quest'ultimo è il tema centrale. Su di esso la stampa americana e filoamericana ritorna continuamente negli articoli, nel notiziario, nell'informazione falsa, nel commento tendenzioso.
Lo scopo è evidente. L'imperialismo americano prepara la guerra contro l'Unione Sovietica e contro i paesi a democrazia popolare. La campagna ideologica e propagandistica ha quindi soprattutto per obiettivo l'Unione Sovietica.
A dire il vero dal 1917 ad oggi la campagna di calunnie e diffamazione contro 1'Unione Sovietica non è mai cessata un istante. Nessun paese del mondo è mai stato sottoposto ad un attacco denigratorio di questa durata. La fabbrica delle invenzioni non è mai in crisi. La stessa merce, le stesse menzogne vengono rimesse in circolazione con esasperante monotonia. Gli stessi argomenti ritornano, abbandonati oggi sono ripresi domani. Vi sono alcune idee fisse alle quali la propaganda del dollaro ritorna senza posa: l'aggressività dell'U.R.S.S., l'assenza di democrazia, di partiti, di libertà. Ma queste idee fisse sono ogni giorno accompagnate da un cumulo di notizie false, di testimonianze inventate, di interpretazioni tendenziose.
L'antisovietismo e l'anticomunismo sono stati i mezzi più efficaci impiegati da Hitler e da Mussolini per ingannare i loro avversari, ubriacare l'opinione pubblica e creare una psicosi di guerra.
Non è sempre facile per il grande pubblico comprendere che cosa si cela di falso e di tendenzioso dietro a certe notizie. I fatti s'incaricano poi di ristabilire la verità, ma occorre del tempo e spesso é necessaria una dura esperienza. Quanti prima del 1941 in Italia e negli altri paesi erano convinti che 1'Esercito Rosso era tecnicamente arretrato e mal equipaggiato, guidato da capi ignoranti, tenuto assieme solo da una disciplina terroristica, incapace di tener testa ai grandi eserciti moderni! Persino Hiltler e Mussolini finirono col credere alle menzogne da essi stessi fabbricate: pensarono seriamente alla conquista di Mosca e dell'intiera Russia.
Oggi non è più possibile far credere che l'esercito sovietico è un'accozzaglia di pezzenti e la propaganda antisovietica ha rettificato il tiro. I giornali del Patto atlantico ripetono a sazietà che l'esercito sovietico è una forza immensa, terribile, fanatizzata, pronta a lanciarsi ad segnale di Stalin e con l'aiuto delle quinte colonne, alla conquista dell'occidente e che i cosiddetti "popoli liberi" devono stringersi in un patto di difesa sotto la paterna protezione degli Stati Uniti.
Nel campo dell'azione ideologica e propagandistica gli imperialisti americani agiscono in Italia direttamente e indirettamente senza risparmio di mezzi: direttamente con l'invio in Italia di una abbondante letteratura che va dal quotidiano, al settimanale a rotocalco, al romanzo a fumetti, ai giornaletti per fanciulli, alle edizioni italiane del Reader Digest, del Life,del New Week, del Time, ecc.; indirettamente col progressivo accaparramento pel tramite del partito clericale dominante, di tutta la stampa italiana.
Milioni di italiani che ogni giorno leggono Il Messaggero, Il Corriere della Sera, Il Giornale d'Italia, La Stampa, Il Tempo, ecc., ignorano che tutte le notizie provenienti dal mondo intiero e pubblicate su questi giornali vengono confezionate nelle cucine di Hearst e degli altri agenti dell'imperialismo americano.
Attualmente si pubblicano in Italia 105 quotidiani dei quali 50 di partito o cosiddetti politici e il rimanente chiamati comunemente "indipendenti" o di "informazione" nonostante la loro smaccata faziosità.
Complessivamente questi 105 quotidiani hanno una diffusione giornaliera di tre milioni di copie, ma i due terzi di essi non superano le trentamila copie di tiratura.
I quotidiani democratici non sono più di quindici (il più diffuso di tutti è l'Unità)con una tiratura complessiva di un milione di copie al giorno. Poiché una copia di giornale, specie nelle classi popolari, è letta in media da 3-4 persone, si può ragionevolmente stimare il numero complessivo di lettori quotidiani in 10-12 milioni, concentrati soprattutto nell'Italia settentrionale. Vi sono ancora, specie nell'Italia meridionale, molti comuni dove non arriva alcun giornale, o dove arriva solo un giornale reazionario.
Per quanto riguarda la diffusione dei giornali comunisti e democratici il grafico segue la stessa linea discendente dal Nord al Sud anzi la curva si abbassa ancora di più perché nell'Italia meridionale e nelle isole sono più diffusi i giornali democristiani e di destra che non quelli democratici.
Però, se la tiratura dei quotidiani comunisti e democratici corrisponde ad un terzo della tiratura complessiva di tutti i quotidiani, il numero dei loro lettori è proporzionalmente superiore a quello dei giornali di destra e si può calcolare corrisponda non ad un terzo ma al 40-45 per cento del numero totale dei lettori.
Nel campo dei settimanali il rapporto è assai più sfavorevole per la stampa democratica perché oltre a 150 settimanali politici, l'avversario dispone di una fitta rete di giornaletti parrocchiali nonché di numero settimanali a rotocalco che vanno dall'Europeo, ad Oggi, all'Elefante, alla Settimana Incom e via via fino alla Domenica del Corriere, alla Tribuna illustrata e simili, molti dei quali a grande tiratura. Per contro il solo settimanale democratico a grande tiratura è oggi Vie Nuove.
Subito dopo la liberazione la situazione era molto più favorevole per la stampa democratica, ma progressivamente il grande capitale italiano e americano, per mezzo del partito dominante, delle banche e di alcune imprese editoriali é venuto impossessandosi della grande maggioranza dei giornali decidendo della loro vita e della loro morte. Il Corriere della Sera è tornato ai Crespi, Il Messaggero di Roma e Il Secolo XIXappartengono ai Fratelli Perrone, Il Tempo ad Angiolillo ed a Campilli, Il Giornale d'Italia alla Banca dell'Agricoltura e al conte Armenise, La Stampa alla Fiat, Il Risorgimento, Il Roma e Il Mattino di Napoliall'armatore Lauro e al Banco di Napoli, la Gazzetta del Popolo alla società Idroelettrica Piemonte, Il Corriere Lombardo all'industriale Cella, Il Gazzettino di Venezia già del conte Volpi di Misurata al senatore Mentasti e così via.
La libertà di stampa sancita dall'art. 21 della Costituzione, tende così a diventare una beffa. Quale libertà di stampa vi può essere in un paese dove la grande maggioranza dei giornali sono proprietà monopolistica del partito clericale, del Vaticano e dei grandi industriali dei quali esprimono la politica e gli interessi?
Che cosa fare? Noi non possiamo certamente proporci di battere la stampa del Vaticano e dell'America in una gara per l'acquisto di nuovi giornali, di tipografie, ecc.. Saremmo sconfitti in partenza. Ma i dati nostro possesso ed i pochi più sopra esposti testimoniano che possiamo e dobbiamo battere la stampa reazionaria, clericale e guerrafondaia sul terreno della diffusione. Le sperequazioni che si riscontrano nella diffusione della stampa democratica anche tra province che hanno caratteristiche analoghe - eguale livello politico e culturale, eguale forza del movimento operaio e democratico - dimostrano che un maggiore sforzo organizzativo può dare risultati considerevoli.
I difetti che ogni giorno rileviamo in questo campo, sono dovuti alla sottovalutazione della grande importanza che ha la stampa comunista e democratica in tutte le lotte della classe operaia, dei lavoratori e del popolo italiano soprattutto nella situazione attuale. Ad esempio, milioni di lavoratori si sentono impegnati a lottare contro il trasporto del materiale da guerra, ma non si preoccupano di frenare la circolazione e la diffusione del materiale ideologico che prepara la guerra e nessuna campagna sistematica viene condotta contro la stampa dei guerrafondai e dei reazionari; non lavorano ancora con tutto l'impegno necessario per diffondere più largamente la stampa comunista, socialista e democratica, per farla penetrare in tutti gli ambienti sociali, per immettere nell'ambiente avvelenato dalla politica clerico-americana 1'aria fresca della nostra concezione della vita.
"La diffusione del giornale comincerebbe di per sé a creare un legame effettivo. Il lavoro organizzato acquisterebbe un'ampiezza cento volte maggiore e i successi ottenuti in un luogo incoraggerebbero a perfezionare continuamente il lavoro, inciterebbero i militanti di altre regioni del paese ad approfittare dell'esperienza. Il lavoro locale migliorerebbe infinitamente in ampiezza e in varietà". (Lenin, Che fare?).
Questi insegnamenti di Lenin sulla funzione del giornale non solo come agitatore e propagandista collettivo, ma anche come organizzatore collettivo sono sempre attuali e validi soprattutto per le organizzazioni dell'Italia meridionale, per un certo numero di quelle del Veneto e del Piemonte, poiché la funzione del l'Unità e della stampa comunista e democratica in generale non è solo di far conoscere la verità, ma di dirigere politicamente e ideologicamente le grandi masse della popolazione. I giornali comunisti devono essere sempre più un mezzo effettivo di direzione del partito e delle masse nelle lotte del lavoro e nelle lotte politiche per la pace e per l'avvenire del Paese, uno strumento di organizzazione e di applicazione della linea politica del partito, di educazione dei compagni e dei lavoratori.
La preparazione dei quadri dirigenti del partito e delle organizzazioni di massa è un problema essenziale per il partito e per le forze democratiche e questo problema non può essere risolto senza l'ausilio della nostra stampa.
I compiti della nostra stampa nel campo dell'educazione sono anzi oggi più complessi di ieri perché il livello politico dei compagni e dei lavoratori è più elevato che in passato. II giornale comunista deve perciò distinguersi non solo per la passione che lo anima, ma per il suo alto livello educativo.
Dobbiamo dunque migliorare la stampa del partito, renderla più interessante per tutti gli strati della popolazione, per tutte le famiglie, per gli nomini e le donne di tutte le età, e di tutte le condizioni, dall'operaio all'ingegnere, dal contadino e al bracciante, all'artista e allo scienziato, eliminare ogni residuo di settarismo.
Non si tratta solo di risolvere un problema di diffusione e di organizzazione, per quanto questi problemi siano oggi essenziali. Si tratta anche di migliorare i giornali democratici. E la critica è l'arma più efficiente non solo per smantellare le menzogne e le argomentazioni dell'avversario, ma anche per mettere a nudo e correggere i difetti del nostro lavoro.

Pietro Secchia