Treia. Coop. Talea, 24 giugno 2018
Più volte mi sono chiesto
che vuol dire vivere umanamente…poi mi vengono in mente le parole
che diceva allo scorso raduno del collettivo un ecologista Massimo
Angelini che un giorno ci spiegava che umano deriva da humus,
sappiamo che l’humus è il nutrimento della terra e la Terra
produce il nostro nutrimento… cosi da ciò che diamo humus (la
nostra natura umana ), raccogliamo nutrimento che ci rende umani e ci
collega a ciò che mangiamo, respiriamo, beviamo, pensiamo,
guardiamo, parliamo, ascoltiamo…
Ascoltare è una non azione che
regala all’umano la capacità di evolvere attraverso l’ambiente
di cui fa parte, senza bisogno di pratiche particolari,
spontaneamente. Il non ascolto crea ostacoli insormontabili che ci
allontanano sempre più dalla nostra natura, fino a farci diventare
assurdi nei comportamenti, nelle parole, nella gestione delle risorse
naturali, in modo particolare nei confronti degli alimenti; se
guardiamo ciò che ha prodotto la sovrabbondanza di alimenti vediamo
sprechi, tonnellate di cibo che vengono fatte marcire perché lo dice
la UE…
Ueeeee ma come siamo messi? E dall’altra parte milioni di
persone che non hanno da mangiare Ueeee… qualcuno diceva che la
parola assurdo deriva dal latino ab-surdam colui che non vuol sentire
e direi che si adatta bene a certi comportamenti. Perciò credo che
più che ad un riconoscimento giuridico delle agricolture contadine
noi dovremmo dirigerci verso un modo che integri l’agricoltura con
altre forme di impegno sociale, come per dirne uno, l’inserimento
nel mondo del lavoro e in quello relazionale delle persone
svantaggiate, dedicare una parte del proprio tempo alla cura del
proprio ambiente; tutto ciò anche se non di facile realizzazione,
contribuirebbe a rendere il nostro ambiente, la nostra vita meno
costosa, più cara e senz’altro piu ecologica…
Più del
riconoscimento giuridico dovremmo cercare quello popolare… È per
questo che sento di ringraziare tutte le persone che si impiegano per
ristabilire un equilibrio tra uomo, natura e ambiente dove la vita si
svolge. In particolare ringrazio la realtà di Mondeggi bene comune,
una terra senza padroni, che con il loro lavoro, impegno, coraggio,
perizia e amore hanno ridato vita a 120 ettari di terreno, ulivi e
viti, creato orti sinergici e tutta una serie di eventi che ruotano
intorno all’agricoltura contadina, allo stesso modo ringrazio chi
ci ospita adesso che già da anni è impegnata nel portare avanti il
progetto dell’agricoltura contadina, cercando anch’essi di
ottenere un riconoscimento giuridico che permetta ai componenti il
nucleo, di lavorare in pace per il bene di tutti.
Giuseppe Finamore
Intervento al Collettivo Bioregionale Ecologista tenuto a Treia il 24 giugno 2018
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