venerdì 4 maggio 2018

Simboli, didattica empatica e viceversa di Ferdinando Renzetti


Risultati immagini per Zen e didattica empatica

Il maestro zen convocò i suoi discepoli, pose una brocca sul pavimento e disse loro: “Sceglierò chi saprà descrivere questa brocca senza nominarla”. Allora si alzò un semplice inserviente. Egli prese la brocca in mano e la mostrò a tutti senza dire nulla. Una sera di plenilunio, il maestro chiamò i suoi allievi e disse loro: "chi ha capito l'insegnamento zen dev'essere in grado di spiegare che cos'è la luna senza nominarla". Come ognuno dei racconti lascia intravedere la trasformazione senza nominarla, ma solo alludendovi, creando echi e risonanze cosi nella didattica empatica si spiegano gli argomenti senza parlarne direttamente. Difficile farlo o almeno riuscirci sempre, bisogna lasciarsi andare all'improvvisazione, alla spontaneità e all'intuizione e ci vuole pure un po di fortuna. 

Qualche anno fa una maestra per una lezione di educazione ambientale ci chiese di parlare della paglia. Ci pensammo un po nel gruppo di lavoro e decidemmo di montare nel giardino della scuola cinque sei balle di paglia in cerchio. Il giorno dopo portammo i ragazzi e ci sedemmo tutti in cerchio semplicemente ad esprimere ciò che sentiva in quel preciso momento. 

Usammo il bastone della parola e sarà stato per la sicurezza e la morbidità delle balle di paglia, sarà stato per la carica energetica del cerchio, sara stato per il bastone della parola che assicurava a chi lo aveva in mano l’ascolto ed il silenzio di tutti gli altri che i ragazzi si sentirono così rinfrancati e rassicurati che vollero fare diversi giri della parola. 

Il passaggio successivo fu l'introduzione di alcuni suoni con voci e percussioni con materiale riciclato cartoni e scatole o con il semplice battito delle mani e iniziammo una session musicale di corpo e voce perché tra i temi che erano usciti dal feed back preventivo c era l' hip hop, molti di loro praticavano questo ballo, anzi alcuni a turno si lanciarono nel cerchio trasformato in piccola arena ballando e recitando alcuni versi nella forma della poesia ritmica urbana o letteratura ritmica metropolitana. 

Tutti volevano danzare e a un certo punto una delle balle si ruppe e l interno del cerchio si riempi di paglia, così come impazziti di gioia iniziarono tutti a tuffarsi e a nuotare nella piscina di paglia che si era creata. Nella doppia azione sensoriale con i cinque sensi avevano sperimentato l’odore forte e dolciastro il colore giallo oro il tatto e il gusto con gli steli e il suono, lo scricchiolio delle balle, nella fase emozionale si erano lasciati andare al gioco e all'improvvisazione attraverso il canto la danza e l’aggrovigliasi tutti assieme nella paglia Alla fine fu una esperienza bellissima e senza mai parlarne avevano trasmesso l’idea che la paglia è profumata, morbida, resistente, rassicurante, comoda anche che pizzica fa arrossare la pelle, provoca orticaria e che fa pure starnutire.  Resistente flessibile e leggera, una delle fibre più perfette che ci son in natura. 

C'è da dire che nella lezione successiva ci ritagliammo uno spazio per parlare dell ecologia della pianta del grano, del seme: il tegumento, la protezione del chicco (la crusca), l endosperma (la farina) la riserva di energia che nutre la piantina embrionale fino allo sviluppo dell apparato radicale e delle prime foglioline per attivare il processo di fotosintesi, del germe o embrione all'interno del quale è conservato il corredo genetico della futura pianta e i sensori che si attivano in presenza di luce calore e acqua dando il via al processo vitale. 

Parlammo pure del grano come pianta che ha modificato in modo sostanziale la morfologia di tutti i paesaggi della civiltà occidentale perché il grano impoverisce i terreni in cui e’ coltivato, ha una bassa resa produttiva quindi occorrono grandi aree di terreno per coltivarlo, con notevoli disboscamenti ogni volta che nello corso della storia l'umanità si è trovata davanti a uno sviluppo demografico. Il grano ha poche qualità nutrizionali quindi per ogni uomo come razione giornaliera ce ne vuole tanto, quasi un chilo di pane al giorno, in compenso e’ molto buono e si conserva a lungo. Alcuni termini di ecologia vegetale furono usati dai ragazzi poi per fare hip hop nel giardino tra le balle. 

Lasciammo da parte in quella occasione il discorso sulla magia della farina dell amido, della coltivazione del grano in rapporto ai cicli dell anno nella cultura rurale e soprattutto di tutti i miti storie e leggende legati alla sacralità della pianta del grano, riconosciuta in tutte le culture che lo coltivano. In un altro laboratorio di educazione ambientale usammo come facilitatore un burattino fatto con giornali riciclati che si esibiva all'interno di un piccolo teatrino di cartone anch’esso riciclato che rappresentava proprio un seme e spiegava tutto quel che ho appena raccontato con evidente attenzione da parte dei ragazzi che si presentarono nella lezione successiva tutti con un teatrino di cartone riarrangiato e riadattato da ognuno con la propria fantasia e espressività. 

Nell'incontro successivo fu un piacere stare tutto il tempo ad ascoltare da spettatore le storie che avevano preparato e ai personaggi che avevano inventato, alcuni pure fuori tema perché molti di loro erano stati più attratti dal medium riproduttivo che dall'argomento trattato che era la biodiversità...

Ferdinando Renzetti




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