giovedì 30 novembre 2017

Co-produzione del nostro cibo - La proposta de Le Galline Felici

Quanto vale davvero il cibo?
Quali legami possono nascere quando da semplice consumatore si decide di andare oltre, scegliendo di co-produrlo?
Quale la portata valoriale nell’affiancare il produttore, programmando insieme a lui che tipo di colture, in quali quantità e con quale contributo economico partecipare al suo rischio d’impresa?
Quanta “politica” concreta in queste scelte?
Quanto potere (collettivo) di decidere sulla destinazione delle terre, tra l’abbandono e il degrado e la coltura dei prodotti che, in modo condiviso, scegliamo di portare sulle tavole di molte famiglie, tra cui la nostra?
E quale l’incidenza sulle sorti di molti uomini, tra la disperazione e l’avvilimento da una parte e la speranza e la fiducia dall’altra?

Tanti i punti di domanda, ma unica la risposta! AGIRE INSIEME per migliorare le vite di tutti!
Alle prese con l’eterno problema della deficienza di alcuni prodotti e alla luce di un accordo concreto siglato con 14 gruppi di consumaTTori francesi e 1 gruppo belga per la co-produzione di avocado (quasi 70mila euro investiti, circa 400mila euro annui di produzione vendibile attesa a regime e 5/8 redditi ricavati che, tradotto, significano 5/8 persone occupate), vorremmo riprendere un ragionamento iniziato esattamente due anni fa, che vi invitiamo a rileggere qua.

Prima di proseguire nella lettura di questo articolo (lungo, ma importante per tentare di spiegare ogni singolo passaggio) è bene ricordare che i numeri in questi due anni sono cresciuti di circa il 40%. E 30 famiglie in più ruotano attorno all’attività del Consorzio.

Dunque, proviamo a spiegare meglio…

A partire da una criticità (il deficit di alcuni prodotti), si è innescato un circolo virtuoso (l’ampliamento della base consortile) che ha generato, al contempo, molteplici benefici per tante persone, ma anche un’ulteriore criticità:
-       l’eccedenza di alcune varietà (e, quindi, la necessità di trovare nuovi sbocchi per evitare lo spreco degli stessi e – ovviamente - la salvaguardia dei rispettivi produttori e dei loro collaboratori)
-       la deficienza di altri prodotti (e, quindi, l’opportunità di inserire nel circuito nuovi agricoltori che, con il loro ingresso, hanno coperto sì, la precedente carenza, ma, allo stesso tempo, con i loro volumi hanno creato nuova eccedenza di quegli stessi prodotti di cui prima si lamentava l’insufficienza)…
Il classico cane che si morde la coda…
Tradotto: siamo pieni di tarocchi, clementine e limoni e scarseggia tutto il resto.
Il perché è scontato…
Riceviamo richieste da un mercato più amplio, che siamo stati “costretti” ad intercettare, paradossalmente, per garantire la nostra stessa sopravvivenza e quella di altri come noi.









In questo processo, necessariamente graduale e ragionato, stiamo potenziando o riconvertendo le nostre colture mediante re-innesti e re-impianti, partendo dalla vocazione ideale dei nostri terreni e delle caratteristiche microclimatiche degli stessi.

Farlo costa tanto, sia per le energie messe in campo (che, comunque sia, significa far girare economia garantendo ulteriore lavoro), sia per la mancanza di produzione fino all’avvio a regime delle nuove colture.

Naturalmente, i vincoli economici limitano le azioni che ognuno di noi vorrebbe intraprendere in azienda. Fatichiamo non poco ad attivare piccoli passaggi migliorativi, seppur necessari. Figuriamoci grandi operazioni che richiedono grosse disponibilità economiche che non abbiamo!

Per quanto riguarda gli avogados, è bene precisare che già scarseggiavano due anni fa rispetto alle richieste.
Successivamente, un produttore abbastanza forte, non socio (ed è bene che non lo sia diventato), dopo aver usufruito del nostro aiuto nel periodo di affiancamento e conoscenza, ha deciso di farsi il suo piccolo monopolio non ragionando in rete. Nel far questo, ha scelto di non rifornirci più dei suoi avogados, puntando ad inserirsi anche nei nostri circuiti, mentre nel frattempo aumentava la richiesta rivolta al Consorzio.

E ora?

Soluzioni immediate per garantire a tutti voi dei buoni avogados, meglio se etici e bio, non ne abbiamo e non intendiamo fare patti con il “diavolo” pur di ottenerli.
Rispettosamente, attendiamo che la natura faccia il suo corso e, semmai, che qualche piccolo produttore bio e consapevole si unisca a noi perseguendo il progetto comune.
Continueremo dunque, a piantare, ad accudire e ad aspettare.

L’abbiamo fatto, lo stiamo facendo e lo faremo.
A questo punto tocca a voi…
Potete scegliere di restare semplici consumatori critici cercando e trovando - magari altrove - chi soddisfa la vostra richiesta (a che prezzi e con quali garanzie non si sa), oppure evolvervi in co-produttori che decidono cosa, come, dove coltivare e chi debba farlo per voi, magari utilizzando tecniche condivise.

I 14 gruppi francesi e il gruppo belga, come già detto, hanno optato per questa seconda soluzione che li vede protagonisti.

Con un modesto, simbolico investimento (mediamente 10 euro a famiglia), hanno contribuito a costituire un piccolo capitale che, a breve, consentirà la produzione di una quantità considerevole del prodotto da loro finanziato.
Ci siamo più volte chiesti se hanno fatto tutto ciò per garantirsi qualche kg di avogados in più. Pensandoci bene, riteniamo che la risposta non sia questa.

In realtà, hanno investito sullo sviluppo di un altro modo di fare agricoltura, di gestire le relazioni tra chi mette le mani nella terra e chi ne mangia i frutti, su un’altra idea di Sicilia e, soprattutto, sul far diventare un po’ più grande la Piccola Rivoluzione Gentile…

Ciò detto, da contratto, i nostri amici coproduttori, attualmente, hanno un diritto di preferenza sugli avogados già disponibili e su quelli che produrremo nelle LORO piantagioni.

A fronte della scelta di siglare con noi questo PATTO di fiducia, che permetterà di cambiare la vita ad un’altra decina di persone, ci è sembrato corretto ricambiare 
accordando questo privilegio.

E allora? Che facciamo?

La via è quella, è tracciata, c’è solo da seguirla ed eventualmente via via migliorarla.
E questo non vale solo per gli avogados, ma per tutte le altre produzioni deficitarie.

Consapevoli però, che la natura ha bisogno dei suoi tempi e che bisogna saper aspettare costruendo assieme.
A questa regola, che vale per le banane, i kumquat ect., fanno eccezione solo gli ortaggi.

Per cui quest’anno, alla luce di tutto ciò, i gruppi italiani riceveranno ancor meno avogados, anche se la produzione sembra leggermente superiore.

Allo stesso tempo, per una sorta di compensazione solidale, è nostra intenzione chiedere ai francesi/belgi di rinunciare a tutti gli altri prodotti di cui siamo deficitari (salvo nostro esplicito via libera), per lasciare spazio agli amici italiani ed austriaci.

La nostra proposta…

Il tentativo in corso punta alla pianificazione intelligente e condivisa delle produzioni, per avere tutti futuri, reciproci benefici.

Pensarsi assieme IN FONDO, implica gesti concreti, qualche piccola rinuncia e la costruzione di un percorso comune responsabile e visionario.

Decidere cosa mangiare, capire se è importante dare un valore al cibo a prescindere dal suo valore intrinseco e scegliere di diventare parte attiva del processo rappresenta l'alternativa possibile per contemperare le diverse esigenze e per rispondere con i fatti alle strategie globali che altri - molto più potenti di noi - cercano di imporci dall’alto.

Lo strumento, o, meglio, il "patto" che disciplina questo rapporto di scambio e di confronto rappresenta l'anello di congiunzione tra le parti, sempre più connesse e complici.

La nostra proposta, cari amici, è quella avviare molteplici processi che vadano nella direzione delle coproduzioni. L’auspicio è che l'effetto sia a catena.
Per stimolare all'azione, abbiamo in programma diverse iniziative.

Il primo appuntamento è "Gli Agrumi che spiazzano", il 2 e il 3 DICEMBRE 2017 a ROMA, presso la Stazione Tuscolana 82.

Qui la Rete romana del mondo dell'Economia solidale, insieme a molte altre, tra cui Italia che CambiaSlow Food LazioBotteghe del Mondo ect, daranno forza al nostro progetto che pone al centro del proprio agire, oltre alla produzione di qualità, l'integrazione, le biodiversità, la tutela dell'ambiente e dei territori, lo sviluppo di processi virtuosi, il coinvolgimento di altri produttori altrimenti costretti all’abbandono e un altro modo di concepirsi sulla TERRA.

Siamo fiduciosi della vostra capacità di saper dare ulteriore valore a questo giovane progetto e di affiancarci in questa nuova sfida.

Grazie a tutti per la pazienza e per l’attenzione…
Cristiana, Marina, Roberto

Le galline felici -   pennepiume@legallinefelici.bio

lunedì 27 novembre 2017

Giuseppe Altieri: "...finti oppositori al glifosate e programmi di sterminio di massa..."


Disseccantia base di glifosate sotto la collina di Todi, nel cuore della Verde (pardon Arancio) Umbria


Il glifosate è vietato dappertutto in quanto incompatibile con gli obblighi di agricoltura integrata in tutta italia ed europa  e vietato per legge nelle aree frequentate dalla popolazione… ovvero anche nelle campagne, frequentate dai contadini, che sono parte della popolazione, fino a prova contraria.


A BRUXELLES SI DISCUTE E DECIDE... ma su cosa?
IL GLIFOSATE E' GIA' VIETATO…  dal 1 gennaio 2014 in quanto incompatibile ogni disseccante con gli obblighi di Agricoltura Integrata su tutto il territorio europeo, anche se li si continua a vendere, usare e addirittura a sovvenzionare con soldi pubblici "agroambientali" 

...così come la maggior parte dei pesticidi, essendo presenti sul mercato alternative biologiche, obbligatorie e prioritarie.

Si coinvolgano giuristi ed esperti per un'azione legale atta non solo a bandire il glifosate, ma tutti i pesticidi tossici ed inutili.


IL GLIFOSATE è vietato in Italia per uso agricolo, dal 1 gennaio 2014, con l'entrata in vigore del D. lgs. 150/2012 che impone l'agricoltura integrata in tutto il territorio italiano. Lo stesso vale per tutta europa, visto che si tratta di una direttiva europea ormai applicata dagli stati membri…

Infatti, l'agricoltura integrata, sulla base della normativa di riferimento (Decisione CE del 30-12-1996, immediatamente applicativa… di ben 21 anni fa… sic !!), non permette l'uso di disseccanti chimici che sostituiscono i mezzi meccanici di taglio dell'erba o suo interramento prima delle semine.
Il Dissseccante invece, viene ancora finanziato, addirittura coi pagamenti agroambientali dei piani di sviluppo rurale regionali… la chiamano agricoltura integrata o conservativa, mentre distrugge la fertilità dei suoli e la salute umana collegata a quella dei terreni.

Anche se il glifosate fosse di libero commercio, in quanto autorizzato dal ministero della Sanità (pardon,…forse è meglio chiamarlo della malattia), questo non significa che si possa usare.

Tanto più che lo stesso ministero ne ha vietato, nel 2016, tutti gli usi "nelle zone frequentate dalla popolazione" (che dovrebbero racchiudere anche l'agricoltura vista la presenza dei contadini) e nelle aree protette e particolari...

…vietandolo inoltre per disseccare il grano e gli altri cereali prima del raccolto.
Dopo che nel 2013-14 lo avevano autorizzato anche in italia per questa pratica criminale che mette in pericolo la salute umana con presenza di residui chimici molto più elevata. 
Glifosate che, al tempo, non aveva nemmeno tempi di carenza (dal trattamento alla raccolta dei prodotti) in quanto era registrato solo per usi pre-semina delle coltivazioni.

Insomma, oggi non c'è bisogno di chiedere a qualcuno di bandire il Glifosate, in quanto il prodotto è già bandito dalle norme europee che prevedono obblighi di tecniche sostitutive che sono molto efficaci, anche se più costose…
…dal momento che i costi sociali del glifosate sono di gran lunga superiori ai presunti benefici per qualche agricoltore…

Tanto più che la costituzione italiana prevede che l'attività economica debba essere regolata a scopo sociale (Art. 41), così come il razionale sfruttamento della fertilità dei suoli (Art 44).
Inoltre,  nessuno ha dimostrato l'innocuità del glifosate per cui sulla base del Principio di Precauzione, non è possibile usarlo ne venderlo, soprattutto dopo la classificazione di probabile cancerogeno dello IARC, a sensi dell'art.32 Costituzione, che tutela il diritto inviolabile alla salute, in applicazione del principio di precauzione.
La probabilità in questo caso dipende non dal prodotto ma dalla maggiore o minore sensibilità degli individui e dalla sfortuna di ingerire più o meno residui… e non abbiamo leggi che possano regolare una roulette russa come la contaminazione da Pesticidi, ma solo il Principio di precauzione che imponga tecniche alternative (taglio dell'erba, o il loro interramento prima di seminare le coltivazioni), obbligatorie e prioritarie, nel rispetto dei diritti costituzionali ed ampiamente compensate dai fondi pubblici previsti nei pagamenti agrombientali regionali dei PSR Rurali, che invece sino ad ora spesso hanno finanziato l'acquisto del disseccante, creando la cosiddetta "Agricoltura conservativa"… ancora una volta l'esatto contrario della verità, come ci ha abituato la Monsanto (oggi Bayer), quando dichiarò che il glifosate era biodegradabile, mentre oggi è il principale residuo ritrovato dall'ISPRA nelle acque in tutta Italia.

Il glifosate inoltre viola l'art. 9 della costituzione devastando biodiversità e paesaggio tradizionale e rurale, con colore arancione e danno ambientale, con inquinamento elevatissimo delle acque (primo residuo presente secondo l'ISPRA) con conseguenze sulla potabilità delle stesse, visto che il 100% delle urine analizzate da donne incinte, presenta tracce del disseccante incriminato

L'Art. 3 inoltre prevede al comma 2 che le forze dell'Ordine e i cittadini, popolo sovrano, si adoperino per rimuovere gli ostacoli alla realizzazione sociale dell'attività economica e all'applicazione generale della Costituzone. Pertanto, glifosate si deve fermare con azioni nei tribunali competenti

Cosa fanno le associazioni ecologiste oltre che mettere insieme coalizioni di sconfitti e petizioni da oltre tent'anni?

Si coinvolgano giuristi ed esperti per un'azione legale atta non  solo a bandire il glifosate, ma tutti i pesticidi tossici ed inutili.

Facendo pagare i danni ai malati di linfomi (Es. Linfoma non Hodgkin, strettamente correlato al glifosate) e alle donne incinte italiane contaminate, per i rischi sulla salute dei nascituri, così come alle persone affette da intolleranze e celiache, ecc…


Giuseppe Altieri, Agroecologo
Foto: Disseccantia base di glifosate sotto la collina di Todi, nel cuore della Verde (pardon Arancio) Umbria

Report dell’incontro del Comitato Cambiamenti Climatici con Giuseppe Farinella e Alfonso Navarra - 23 novembre 2017


Risultati immagini per Comitato Cambiamenti Climatici con Giuseppe Farinella  e Alfonso Navarra - 23 novembre 2017

Ecco il report dell’incontro del Comitato Cambiamenti Climatici con Giuseppe Farinella (ass Energia felice) e Alfonso Navarra (Disarmisti Esigenti e Accademia Kronos) e  vi chiediamo  di  firmare e diffondere la petizione” Bando delle Armi nucleari” (in coda trovate il link)  e di diffondere le  azioni da compiere per la  lotta ai cambiamenti climatici.   
La petizione  può trasformarsi in mozione da presentare nei rispettivi Comuni. GRAZIE

Report incontro Comitato Cambiamenti Climatici del   23 novembre  2017   con Giuseppe Farinella e Alfonso Navarra 

Amalia presenta i relatori .
Da parecchio tempo Giuseppe Farinella, impegnato in Energia felice, e Alfonso Navarra, impegnato in Disarmisti esigenti e Accademia Kronos,   lavorano  a vantaggio delle fonti alternative e per il disarmo nucleare.     In settembre hanno lanciato e inviato alle autorità la petizione “Bando delle armi nucleari: l’Italia ratifichi”.

Hanno dalla loro parte papa Francesco che il 10 e 11 novembre ha organizzato in Vaticano un simposio internazionale sul disarmo nucleare, con la presenza di dieci premi Nobel per la pace.  Il Vaticano è tra i 122 Paesi che hanno firmato il Trattato sul bando delle armi nucleari del 7 luglio 2017. Bando purtroppo non ancora ratificato dalla Nato e quindi neppure  dall’Italia .

In questi giorni dal 20 novembre al 10 dicembre 2017 “La carovana delle donne” sta organizzando convegni e manifestazioni in giro per l’Italia,  proprio perché l’Italia aderisca al trattato sul bando delle armi nucleari del 7 luglio 2017.

In merito al bando delle armi quest’anno ricorre il centenario della nascita di Carlo Cassola, lo scrittore che dal 1970 si prodigò per il disarmo unilaterale dell’Italia. Per inciso Carlo Cassola era amico di Angelo Gaccione che ha scritto al riguardo il libro “ Cassola e il disarmo”.

Disarmo nucleare e disarmo totale sono connessi con il tema dei Cambiamenti Climatici,   per questo il gruppo di Giuseppe e Alfonso era presente a Cop 23 a Bonn.

Sappiamo che a Bonn è stato riaffermato il bando dei combustibili fossili, ma le misure concrete adottate dagli Stati sono ancora lontane dal mantenere l’aumento della temperatura sotto i due gradi centigradi

A voi la parola.    Poi vedremo insieme che cosa possiamo fare
Giuseppe e Alfonso hanno rilevato che,  mentre gli incontri indetti dall’ONU sono democratici cioè le associazioni ammesse son presenti alle discussioni e, pur non votando, possono fare rilievi sugli articoli dei vari trattati, le riunioni di Cop sono invece ristrette agli addetti al lavoro, quindi le associazioni non possono partecipare  e stentano anche ad avere informazioni.

Hanno rilevato e anche noi abbiamo potuto constatare   come i mass media in Italia non abbiano dato rilevanza all’incontro COP 23 di Bonn.

L’assenza degli  USA  come Stato non ha pesato sui negoziati, praticamente sono rimasti isolati, senza nessuna influenza.  Fra l’altro erano presenti rappresentanti di stati come la California decisi a seguire le decisioni di Parigi. Tutti gli stati presenti, Cina compresa, si sono espressi per il mantenimento degli obbiettivi di Parigi per limitare l’incremento di temperatura entro 1,5/2 gradi.

Nel complesso ci sono dati incoraggianti sull’ espansione delle energie rinnovabili, mentre rimane il problema del finanziamento degli investimenti in rinnovabili nei  Paesi in via di sviluppo, vittime dei Cambiamenti Climatici,  che era stato approvato nell’accordo di Parigi del 2015.   Si era stabilito che gli Stati “ricchi” contribuissero con 100 miliardi di dollari all’anno (5 per l’Italia), ma il tutto arranca e non si sono fatti passi avanti.

E’ importante che Il Parlamento Europeo abbia fissato emissioni zero entro il 2050, ma in Europa si finanziano ancora le fonti fossili per 118 miliardi di dollari all’anno. In Italia diamo sussidi per 16 miliardi.

Ora i singoli Stati Europei devono impegnarsi maggiormente  perché con i progetti attualmente previsti, l’aumento della temperatura raggiungerà i 3/4 gradi. 

L’Italia purtroppo non sta facendo i compiti. Si parla di addio al carbone nel 2025 che verrà sostituito non dalle energie rinnovabili, ma dal gas metano che è sempre portatore di gas serra.    Per il metano si stanno  facendo investimenti infrastrutturali, vedi la vicenda TAP in Puglia.  Per la mobilità sostenibile l’Italia  pensa entro il 2030 di sostituire le vetture circolanti con  5 milioni di vetture elettriche. Con quali incentivi non è previsto.

E’ notevole che parte dell’industria elettrica europea, compresa l’ENEL, si stia muovendo, in particolare all’estero  verso le energie rinnovabili, ma altre industrie compresa l’ENI continuano a basarsi sul gas e sui prodotti petroliferi.                                                             
La dipendenza  energetica  dell’Italia è del 77% da energia importata dall’estero.      In realtà potremmo  con il solare, l’eolico e l’idroelettrico arrivare a soddisfare i nostri consumi con una piccola parte di produzione da gas metano per equilibrare la rete distributiva. Per esempio la Sardegna potrebbe essere tutta ad energia rinnovabile con il sole ed il vento che si ritrova, invece si stanno facendo progetti per le condutture del gas metano.                      

Il riscaldamento e raffreddamento  delle nuove case dovrebbe  essere indirizzato verso le pompe di calore supportate dal geotermico (acqua di falda a temperatura costante).

A favore del contrasto ai CC potrebbe  essere anche l’adozione della CARBON TAX  nei settori riscaldamento e trasporti con collegata riduzione della pressione fiscale sul lavoro. Questa “ riforma fiscale ecologica” sposterebbe il carico fiscale dal reddito e dal lavoro alle attività dannose per l’ambiente.

Riguardo al Bando delle armi nucleari è molto importante che l’ONU abbia fissato il principio dell’eliminazione delle armi nucleari  come diritto internazionale dell’umanità.           

Ora il compito passa agli Stati che devono ratificare e mettere in pratica il bando.  Noi in Italia  dovremmo liberarci delle  testate nucleari ( 70 bombe nucleari) che abbiamo a Ghedi e ad Aviano e non dovremmo più permettere l’accoglienza ai sottomarini a propulsione nucleare con bombe nucleari a bordo nei nostri 11 porti italiani  (Livorno, Pisa, Trieste, Napoli, in Sicilia e in Sardegna).    Questo tra l’altro viola l’art 2 del Trattato di non proliferazione nucleare ( Tnp) firmato dall’Italia nel 1976.

Dopo vari interventi non abbiamo avuto tempo per dire che cosa noi cittadini possiamo fare per lottare contro i cambiamenti climatici.  

Ecco qualche esempio:                                                                                                                           
--- firmare la petizione “ Bando delle armi nucleari: l’Italia ratifichi”  (si trova sul sito di Pressenza :     pressenza.com/it/2017/09/bando-delle-armi-nucleari-italia-ripensaci  )      
--- far conoscere la petizione  e farla  firmare : troppo poche persone a Milano hanno firmato
--- far presentare una mozione al proprio Comune. La petizione in allegato può trasformarsi in mozione da far presentare in Comune da qualche consigliere.
--- chiedere  al Comune di Milano di usare i soldi che spenderebbe per l’apertura dei navigli          per finanziare nelle case il riscaldamento con pompe di calore supportate dal geotermico
--- inviare la petizione , a titolo personale, a parlamentari perché spingano il  governo italiano ad aderire al Trattato sul bando delle armi nucleari 
---inviare mail al governo e a parlamentari per chiedere di liberarci delle testate nucleari ( 70 bombe nucleari)       che sono a Ghedi e ad Aviano, di non accogliere negli 11 porti italiani nucleari sottomarini a propulsione nucleare con bombe nucleari a bordo. Questo tra l’altro in violazione dell'art. 2 del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) firmato dall'Italia nel 1976.  
--- inviare mail  al governo e a parlamentari  chiedendo           di abbassare  le folli spese militari che sono una delle cause della povertà che aumenta anche in Italia, 
- di tagliare i 16 miliardi di sussidi a fonti fossili dirottandoli alle rinnovabili,                 
- di non sostenere con sussidi pubblici   l’incenerimento dei rifiuti, la costruzione di rigassificatori,  le trivellazioni su mare e su territorio,              
- di adottare una CARBOB TAX nei settori riscaldamento e trasporti con collegata riduzione della pressione fiscale sul lavoro. Spostare il carico fiscale dal reddito e dal lavoro alle attività dannose per l’ambiente,          
- di impegnarsi nelle energie rinnovabili, abbandonando la centralità del gas per poter raggiungere entro il 2030 emissioni zero di gas serra.

Per quanto riguarda ciò che possiamo fare come singoli cittadini rileggiamo il volantino  “ Attivati subito per RIDURRE il tuo impatto sull’ambiente” 

·         L’UMANITA’  DISTRUGGERA’ GLI ARMAMENTI
·        O GLI ARMAMENTI DISTRUGGERANNO L’UMANITA’      (Albert Einstein)                                                                                             

Report a  cura di Amalia Navoni
amalia.navoni@fastwebnet.it

sabato 25 novembre 2017

Grottammare - Il sentimento del vivere di Gabriele D’Annunzio - Recensione

OFFICINA TEATRALE 2017/18
Viaggio cosmico-letterario in Recital

Vincenzo Di Bonaventura in

Il sentimento del vivere di Gabriele D’Annunzio

Associazione Culturale Blow Up
Teatro dell’Arancio  -  Grottammare Paese Alto  -  21 novembre 2017  h21.15

 Risultati immagini per Il sentimento del vivere di Gabriele D’Annunzio

“IL MIO DISPERATO CORAGGIO”


       “Venite a guardare il mio viso due o tre ore dopo la morte, allora soltanto avrò il viso che mi era destinato”: così il poeta immaginava se stesso nel trapasso, restituito all’autenticità nascosta in vita dietro le maschere innumerevoli del suo personaggio, dietro “gli affanni, le fatiche, i patimenti, gli innumerevoli eventi che forzò e forzerà pur in estremo il mio disperato coraggio”.
       
       Ovunque egli sia ora nel suo immaginato altrove, sarà  grato al nostro Di Bonaventura - regista e attore solista - per la verità restituita, libera da imbalsamate mitologie, alla sua figura umana e alla poderosa unicità della sua arte.

       Come sempre in queste necessarie preziose serate, vi è una “prefazione” – come l’attore chiama l’amicale colloquio col suo pubblico – cui segue, attesa, una postfazione: che ci delizia - pur nell’inospitale freddo del teatro (per il Comune non val la pena scaldare la piccola sala per un artista-solista e i suoi venti-spettatori-sempre-gli-stessi) – nel vertiginoso trasvolare da D’Annunzio/Duse fino a Pirandello/Abba, mentre ricrea il rapporto profondo fra l’attrice inimitabile e l’artista, due anime alla ricerca della perfezione, il cui incontro - rimossi gli stereotipi - deflagra nella realtà teatrale dell’epoca come una “vera rivoluzione drammaturgica e scenica”.
  
       Per il resto l’attore lascerà parlare il poeta: dalle pagine del suo “Libro segreto, cento e cento e cento e cento pagine del libro segreto di D’Annunzio tentato di morire”, dal realismo del “rupestre Abruzzo” (Di B.), dai Romanzi, dalle Tragedie, dalle Laudi, dal dolente Notturno, mentre il tema musicale – con le intense composizioni di Fabio Capponi – si fonde, perfettamente a tempo, col ritmo del verso, del racconto, del saggio, della confessione.

       Il “Libro segreto” (1935) che apre il viaggio di questa sera, chiude in realtà la parabola esistenziale e artistica del vate (“primo dandy della storia italiana” dirà Vincenzo) ormai eremita al Vittoriale: confessione e “agiografia in negativo, laica Via Crucis”.
Vi si svelano, nella trama dei ricordi e dei moti interiori più occulti, un io malinconico, “tentato di morire” fin dall’adolescenza (Tutta la vita è senza mutamento / Ha un solo volto la malinconia / Il pensiere ha per cima la follia / E l’amore è legato al tradimento, così il tetrastico che chiude quelle memorie), e un’anima inconsapevolmente pirandelliana, moderna suo malgrado nell’impossibilità di dare di sé un ritratto univoco (“V’è un acerbo piacere nell’esser disconosciuto, e nell’adoprarsi a esser disconosciuto”).

       E le maschere molteplici che collocano il suo personaggio in primo piano sul palcoscenico di un’epoca feconda e tragica ("Tutto è diventato dannunziano perché tutto era già dannunziano. Bastava solo dargli un nome”, scrive Mario Luzi) sono anche quelle che, tra aneddotica e mitologia, pettegolezzo e scandalismo, offuscano spesso la traccia profonda che di lui resta in ogni campo della cultura e nell’arte. (“D’Annunzio è presente in tutti perché ha sperimentato o sfiorato tutte le possibilità linguistiche e prosodiche del nostro tempo”: così Eugenio Montale).

       Ne percepiamo ogni sfumatura stasera, nella voce dell’attore che plasma come nuovi i chiaroscuri di quell’anima “poliedrica come un diamante”.  Quella voce è Andrea Sperelli “impregnato di arte” nella prosa estetizzante de Il piacere; è il superomismo di Stelio Effrena ne Il Fuoco; è Tullio Hermil de L’Innocente e Giovanni Episcopo del romanzo omonimo che hanno sapore di Dostoevskij e di Tolstoj; sono le tragiche possenti figure di Mila e Aligi, fatte dell’eterna sostanza umana in un’azione quasi fuori del tempo (“Nella terra d’Abruzzi, or è molt’anni”): qui la voce dell’attore si sdoppia - prodigio di mimesi attoriale, con un pizzico di tecnologia-fai-da-te  - ed è quella femminile di Mila (Fui una fonte calpestata […] Se tu mi tocchi, se tu m’offendi tutti i tuoi morti nella tua terra […] avranno orrore di te in eterno) ed è quella presaga di Aligi (O Mila, Mila, sento come un tuono… / e tutta la montagna si sprofonda).

       Musica e verso intimamente si fondono, ancora, nel ricreare la suggestione panica del paesaggio fiesolano, e nell’onda marina che si umanizza (creatura viva / che gode / del suo mistero / fugace), e nel sensuale compenetrarsi dell’io col fluire eterno della vita nel cosmo (Non ho più nome né sorte / tra gli uomini; ma il mio nome / è Meriggio. In tutto io vivo / tacito come la Morte); si smorzano infine nella meditazione “notturna”, nell’esperienza del dolore, nella coscienza della sconfitta, nella memoria dolente del passato (Il passato mi piomba addosso col rombo delle valanghe; mi curva, mi calca).

       Nella serata che si conclude ci sembra che il nostro attore solista - oggi come in ogni suo Recital - possa far sue le parole del dannunziano Libro Segreto: Se vieni con me per un sentiere che tu hai passato cento volte, il sentiere ti sembra novo.

   Sara Di Giuseppe



venerdì 24 novembre 2017

In Italia la percentuale di raccolta differenziata risulta pari al 52,5% della produzione nazionale


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Rapporto rifiuti urbani 2017: i dati sulla raccolta differenziata in Italia
In Italia la percentuale di raccolta differenziata, determinata secondo la metodologia prevista dal DM 26 maggio 2016 "Linee guida per il calcolo della percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani" e riferita all'anno 2016, risulta pari al 52,5% della produzione nazionale.
In valore assoluto, la raccolta differenziata si attesta a circa 15,8 milioni di tonnellate, con una crescita di 1,8 milioni di tonnellate (+12,8%) rispetto al 2015. Di tale crescita oltre 760 mila tonnellate (il 40% circa) sono riconducibili alla differente modalità di calcolo introdotta recentemente.
Effettuando il calcolo con la precedente metodologia, invece, l’aumento risulterebbe pari a poco più di 1 milione di tonnellate (+7,4%).
Con riferimento alle diverse aree geografiche del Paese, vediamo dal Rapporto ISPRA che la raccolta differenziata si attesta nel
  • Nord a circa 9,1 milioni di tonnellate
  • Sud a 3,5 milioni di tonnellate
  • Centro a 3,2 milioni di tonnellate.
Tali valori si traducono in percentuali, calcolate rispetto alla produzione totale dei rifiuti urbani di ciascuna macro-area geografica, pari al
  • 64,2% per le regioni settentrionali
  • 48,6% per quelle del Centro
  • 37,6% per le regioni del Mezzogiorno.
Andamento raccolta differenziata
Su scala nazionale, la raccolta pro capite è pari a 261 kg anno, con valori di
  • 328 kg per abitante per anno nel Nord (+38 kg per abitante per anno rispetto al 2015)
  • 266 kg per abitante per anno nel Centro (+29 kg per abitante per anno)
  • 169 kg per abitante per anno nel Sud (+20 kg per abitante per anno).
Raccolta differenziata per frazione merceologica
La frazione cellulosica e quella organica rappresentano, nel loro insieme, il 61% del totale della raccolta differenziata. Inoltre, queste due frazioni, unitamente ai rifiuti tessili e al legno, costituiscono i cosiddetti rifiuti urbani biodegradabili, il cui quantitativo complessivamente raccolto in modo differenziato è pari, nel 2016, a 10,6 milioni di tonnellate.
La raccolta differenziata del vetro si attesta a quasi 1,9 milioni di tonnellate, con una crescita del 6% rispetto al 2015, mentre quella della plastica a oltre 1,2 milioni di tonnellate, (+4,8%). Per il vetro e la plastica, gli imballaggi costituiscono, in base ai dati disponibili, la tipologia prevalente di rifiuto, con incidenze percentuali sul dato complessivo di raccolta differenziata delle due frazioni merceologiche, rispettivamente, pari all’86% e al 92%.
ripartizione della raccolta differenziata 2016
Per i rifiuti in legno, l’aumento della raccolta è pari al 6,3%. I quantitativi di questa frazione intercettati in modo differenziato sono, nel 2016, pari a circa 740 mila tonnellate, costituite per il 15% circa da rifiuti di imballaggio.
La raccolta dei rifiuti metallici supera le 290 mila tonnellate, facendo segnare un incremento del 12,3% rispetto al 2015. Si stima che il 43% circa di tali rifiuti sia rappresentato da imballaggi.
Alcune delle frazioni sopra analizzate sono talvolta (si vedano ad esempio il legno e la carta) o in larga parte (ad esempio, la plastica e il metallo) intercettate attraverso la cosiddetta raccolta multimateriale, le cui modalità di effettuazione differiscono in modo considerevole in funzione del contesto territoriale. In base alle elaborazioni condotte da ISPRA, i quantitativi di rifiuti urbani complessivamente intercettati attraverso raccolte multimateriali di vario tipo sono pari a circa 1,4 milioni di tonnellate. Tali quantitativi sono ripartiti, al netto degli scarti, nelle diverse frazioni merceologiche e contribuiscono al dato totale di raccolta delle stesse.
La raccolta dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) raggiunge 235 mila tonnellate, facendo rilevare, tra il 2015 e il 2016, una crescita del 5,3%, che fa seguito all’incremento del 4,3% del precedente anno. Il dato censito da ISPRA risulta decisamente più contenuto rispetto a quello pubblicato dal Centro di Coordinamento (CdC) RAEE, che quantifica la raccolta dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche di provenienza domestica in 283 mila tonnellate, con una differenza tra i due valori superiore al 20%.
Tale differenza potrebbe essere dovuta a due principali fattori:
  • l’attribuzione, presso i centri di raccolta comunale, di un codice diverso rispetto a quello specifico dei RAEE, ad esempio, un codice relativo ai rifiuti ingombranti, con conseguente sottostima della quota relativa ai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche effettivamente raccolti. Le maggiori differenze tra i dati ISPRA e i dati del CdC RAEE si riscontrano, infatti, per le apparecchiature di maggiori dimensioni (“freddo e clima” e “altri grandi bianchi” appartenenti ai Raggruppamenti R1 e R2 di cui al decreto ministeriale 185/2007)
  • i flussi di rifiuti intercettati presso i centri di raccolta della distribuzione possono seguire canali di gestione che non prevedono il passaggio presso le piattaforme comunali o a servizio della raccolta comunale. Questi flussi, se non comunicati, non risultano contabilizzati dai comuni all’atto della presentazione della dichiarazione MUD e non contribuiscono, di conseguenza, al dato di raccolta differenziata dei comuni stessi.
Visualizza il Rapporto Rifiuti Urbani 2017 - ISPRA

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(Fonte: Arpat)