La psico storia è un tema che mi affascina molto, solo che ci vorrebbe un piccolo gruppo di lavoro per fare luce, ne parliamo più in là, intanto ora ti mando questo racconto di psico-transumanza, tratto dai miei quaderni, una tra le stagioni più belle della mia vita e riassume in modo esemplare i luoghi che ho frequentato e tutto quel che ho fatto in questi anni e in un certo senso anche il mio pensiero...
Viaggio musicale in italia meridionale
ho trascorso la primavera impastando terra e paglia nelle suole materne
elementari e medie per realizzare mattoncini colorati e piccole sculture
assieme ai bambini e ragazzi, con disegni e racconti dei laboratori di
educazione ambientale. a maggio a francavilla al mare ho condotto i laboratori
di orto-arte e costruzione di un capanno d artista con terra paglia e canne e
salici. a giugno ho partecipato al festival sbarco gas, sulla economia
solidale, a l aquila, con un laboratorio di costruzione di un forno in terra
cruda, contemporaneamente si svolgevano un corso di panificazione naturale e
uno di caseificazione. all accensione del forno e’ stata cotta la prima
pagnotta, assaggiata poi con il formaggio fresco appena fatto. per tre giorni
teatro incontri e seminari. ogni sera tanti gruppi di musica tradizionale
abruzzese sul palco del parco del sole. a fine giugno un workshop, a
casalincontrada, costruzione di una struttura con la tecnica peruviana della
chingia , a base di legno canne e terra, con giovani partecipanti al master
housing, organizzato dalla facoltà di architettura di roma 3. a luglio un
viaggio in calabria, a diamante, presso l ecovillaggio arcipelago sagarote, per
alcuni laboratori, nel progetto jabes. i bambini divisi a piccoli gruppi hanno
seguito pratiche di onododattica, approccio con gli asini, costruzione di
burattini con materiali riciclati e animazione degli stessi presso la casetta
di terra adibita a teatrino, costruita l anno prima. a fine luglio, come
avviene da anni ho iniziato a sentire euforia per l imminente carpino folk
festival che si svolge sul gargano ai primi di agosto. carpino e’ un luogo
magico! il paese e’ situato su una altura da dove si vede il lago di varano e
poi il mare. il lago salmastro assorbe aria fresca dal mare che spinge, la
sera, per le vie del bianco paese garganico. al tramonto il lastricato del
corso e della piazza principale si illuminano della luce rossastra sparata dal
sole al tramonto. l agricoltura del luogo offre grandi prodotti come le
buonissime orecchiette con sugo di pomodori freschi, ruchetta selvatica,
cacioricotta, il formaggio podolico, le fave tipiche con cipolla fresca e
origano. olio buonissimo e i vini rossi della vicina san severo e il nero di
troia. poi la risorsa fondamentale, le splendide sonorità delle tarantelle del
gargano eseguite con le chitarre battenti, la carpinese modello cozzola e la
borracino di cerignola. e ancora le voci dei cantori di carpino che eseguono i
modi dei sunetti , tipiche suonate, alla mundanara, alla ruriana e alla
viestesana , altre tarantelle dei paesi limitrofi sono la sangiuannara la
cagnanese la sammarchese . occorrono anni di studio e ascolto per riconoscere
bene stili e modi dei suonatori del gargano. la trasmissione dei saperi,
durante il festival, avviene sia per via orizzontale che verticale. dagli
anziani ai giovani (verticale) per trasmissione e da giovane a giovane
(orizzontale) per emulazione. nella piazza si forma una colorata comunità che
di giorno apprende, giocando a carte nei bar bevendo birra con i paesani, e la
notte nei vicoli tra suoni canti e balli. amo carpino per la luce, i cibi
buoni, la musica ipnotica e catartica della chitarra battente e il paesaggio
fantastico: architetture di pietre bianche di calce inserite tra uliveti e
macchia mediterranea. in questa edizione si svolgono concerti sui treni della
ferrovia del gargano. una insolita comitiva allegra e colorata sale sul treno,
da carpino fino a rodi, andata e ritorno al suono delle tarantelle e i dialetti
del gruppo dei cala la la sera. il treno scorre in una dimensione
fantasmagorica, con i suoni catartici, chitarre borracino e suonate alla
sangiuannara. le ferrovie offrono tarallucci e vino. alla fine del festival
parto da carpino e approdo assieme a un gruppo di ragazzi a torre mileto, all
ecovillaggio giardino della gioia, tra yurte ulivi secolari mucche podoliche.
il promontorio di torre mileto divide il lago di varano dal lago di lesina. a
portata sguardo, si toccano quasi con mano, la davanti, le isole tremiti,
staccatesi milioni di anni fa dalla terra ferma. sulla spiaggia di varano, la
striscia dunale divide il lago dal mare, zaffate del profumo fortissimo dei
pini dei mirti e dei gigli di mare fioriti. il tramonto luminescente sul mare
argentato, tra i più belli in assoluto. l arco del sole e’ parallelo alla costa
quindi il sole albeggia sul mare e tramonta sul mare. i corpi e le cose si
accendono in modo iperrealistico come se avessero una luce interiore. l arrivo
a serra capriola e’ spiazzante, una lunga e strada larga, tra due scenografiche
quinte architettoniche; la percorro tra gruppi di persone che parlano una lingua
a me sconosciuta. in paese raccontano che un signorotto, all inizio del secolo
scorso si e’ divertito a costruire questa insolita architettura di strade e
palazzetti ispirandosi ai boulevard parigini, la lingua sconosciuta e’ quella
delle comunità bulgare ospitate per i lavori agricoli della mietitura. il
castello federiciano poi aragonese, verso sud il borgo antico, con abitazioni
sghembe che si restringono leggermente verso l’alto, danno una sensazione di un
che di fiabesco; ancora voci bulgare! la sera i concerti nella piazza con i
cantori di carpino e il canzoniere grecanico salentino. il vento fresco della
burrasca pomeridiana estiva sferza i visi assolati dalla calura dei giorni
precedenti. l affascinante paesaggio ondulato delle larghe e morbide colline
desolate mi segue tra le luccicanti stoppie del grano raccolto da poco. arrivo
sull appennino dauno ad accadia. i nomi dei paesi seducono piacevolmente il mio
pensiero, deliceto, sant agata, orsara, bovino, panni. accadia e’ nome che
probabilmente deriva da un antica divinità italica dauna: acca. il paese e’
stato colpito da un terremoto il 23 luglio del 1935. il borgo vecchio tutto
diroccato e il paese nuovo ricostruito sull asse principale della strada di
arrivo, tutto in stile novecentesco. la cosa più buona e’ il pane, fatto in
tanti modi diverso nell antico forno, le pizze alte e spesse condite con
melanzane pomodori cipolle patate peperoni, rimango nel forno a lungo per
meglio gustare l’odore e i colori dei fantastici cibi appena sfornati. ad
accadia si svolge in questi giorni, un festival di danze popolari. nella scuola
locale durante il giorno si svolgono stages con diverse danze dal mondo e si
svolgono contemporaneamente quindi si possono seguire diversi percorsi, mazurca
clandestina, capoeira, tammurriata, tarantella montemaranese, calabrese, del
gargano e pizzica della bassa murgia. ci sono concerti che durano fino a tarda
notte, per poi proseguire nei vicoli, fino all alba. quindi si può ballare e
suonare per chi ce la fa, giorno e notte. percorro la desolata pianura dauna,
enorme granaio durante il regime fascista, oggi cosparsa di capannoni
industriali tralicci svincoli stradali e autostrade. l arrivo nella periferia
urbana foggiana e’ sconvolgente, come se un umanità in fuga avesse avuto fretta
di disfarsi urgentemente di tutto cio che aveva a bordo di una ipotetica
navicella, per alleggerire il suo peso, sottoposta ad un imprevisto pericolo,
buttando tutto alla rinfusa dai finestrini. scendo per la val d agri tra
concrezioni di arenaria e laghi azzurrissimi tra le argille grigie e
giallastre. sono ad alessandria del carretto sul pollino al festival di
radicazioni. festival delle culture resistenti dove e’ ancora viva la
tradizione dei suonatori di organetto e soprattutto zampogna, surdulina e
totarella. mi fermo nel bosco giardino botanico. il giorno dopo l arrivo
conosco già quasi tutti nell insolita pachancka visiva e musicale. alcuni
ragazzi suonano strumenti etnici provenienti da diversi luoghi del
mediterraneo, altri suonano strumenti tradizionali, ce’ chi disegna, chi fa
braccialetti, altri ancora piercing e tatuaggi, molti raccontano, artisti di
strada preparano i loro numeri serali con giocoleria ed esercizi vari, allo
stesso tempo si cucina su fuochi improvvisati. la sera i concerti nella piazza,
nella notte ultimo concerto del gruppo locale dei totarella iniziato alle
quattro del mattino. il giorno dopo alle dieci ce’ ancora gente che suona per
le vie del paese. percorro il sentiero del giardino botanico che sale a spirale
attorno alla montagna fino alla cima dove si trova un capanno. sembra di
percorrere una ideale spirale visiva e sonora con tutti i suoni che salgono dal
basso sempre diversi tra il gioco delle luci nel fitto del bosco. mi butto nella
folle vertiginosa discesa fino al mare, in 30 km si passa dagli oltre mille
metri fino al livello del mare. dopo un bagno caldo sulle rive dello ionio
arrivo nella citta di taranto, bella e perduta. l odore acre di petrolio nell
aria e la polvere delle fonderie colora di rosso l atmosfera. percorro i due
mari della citta e sono già nella penisola salentina, centinaia di incroci
rotatorie piccoli borghi contrade e paesi; strade dritte lunghe e strette.
eccomi a cutrofiano per la notte della taranta, il paese di uccio aloisi ,
recentemente scomparso, quest anno il festival e’ dedicato proprio a lui. nella
piazza dopo i fuochi d artificio iniziano i concerti. ero stato nel 2004 alla
notte della taranta e ne avevo un ricordo poetico, idea quasi artigianale,
piccoli concerti pochi banchetti e qualche migliaio di persone. oggi mi sembra
tutto più industriale, l’arrivo e’ sconvolgente, chilometri di bancarelle ai
lati delle strade, da dove amplificatori di tutti i generi suonano tutti la
stessa pizzica a tutto volume. odore di salsicce e marrocche arrostite. libri
dischi tamburelli braccialetti borse vestiti. arrivo sotto al palco e sono già
stanco! almeno 20.000 persone. dopo il concerto caos sonoro e visivo unico tra
danze del fuoco tamburi africani giocoleria e ronde di pizzica. la mattina dopo
sono a otranto. cero stato agli inizi degli anni 80, da desolato paese di
pescatori si e’ trasformato in paese turistico pieno di locali negozi
caratteristici e turisti dappertutto, sembra di stare in costa azzurra.
finalmente la cattedrale. voglio rivedere il mosaico l albero della vita dell
anno mille. la cattedrale ora e’ chiusa, riapre alle tre, allora mi immergo e
nuoto nella luminosa solare sghemba e triangolare piazza. percorro scalzo il
pavimento per provare al tatto la sensazione delle piccole taessere che
compongono il grande mosaico. la sera concerto a martignano con mercant dede,
musicista turco e officina zoe, salentini: pizzica mistica. la piazza larga non
offre particolari spunti estetici. la solita bolgia. il giorno dopo vado a
melpignano, i tecnici stanno montando l enorme palco per il concertone finale
della notte della taranta, provano lamplificazione, sembra di essere a un
concerto di musica contemporanea fischi e ronzii assordanti. visito la stupenda
piazza di san giorgio, una delle più belle di tutto il meridione, tra
architetture aragonesi quinte barocche. mentre mi reco a carpignano salentino
per il concerto serale mi fermo nel calmo paese di soleto, vicino nardo’ a
sentire un seminario di antropologia del turismo: l esperienza della notte
della taranta, cultura tradizione e sviluppo. tra i relatori maurizio
agamennone, etnomusicologo, tra gli ideatori alla fine degli anni 90, della
manifestazione. qualche anno fa ho seguito un suo seminario di etnomusicologia
a estadanza. avrei voluto vedere gli affreschi nella chiesa di santo stefano ma
e’ chiusa per restauro. paese centro di origine messapica conosciuto per la
pietra detta appunto di soleto. carpigano paese del vino, a settembre infatti
vi si svolge la festa de lu mieru (vino) il borgo antico e’ fantastico con la
pietra morbida scavata e scolpita nelle mille forme del barocco salentino.
nella grande e luminescente piazza miliaia di persone ondeggiano felici
inebriate dall ottimo vino locale. nel dopo concerto il solito caos sonoro.
questa notte il groove dei tamburi africani e’ ancora più dominante con
colorati ragazzi che ballano liberi all interno di ronde tra mangiatori di
fuoco e arene di sabbia nera. purtroppo non parteciperò al concertone finale
del festival a melpignano. sto già risalendo la penisola, mi fermo a cisternino
a salutare amici e a sentire alcuni incontri al festival dei sensi: paesaggi
asini cocomeri e sinapsi. sono gli ultimi giorni di agosto arrivo a
casalincontrada per il workshop sugli intonaci in terra cruda e sulle finiture
naturali organizzato con il gruppo di architetti di ak0. a settembre la festa
della terra organizzata dal cedterra, con il laboratorio sulle tecniche di
costruzione in terra cruda alla casa di teresa. trascorro il mese tra
convivialita seminari convegni, durante il giorno e piccoli concerti serali. a
fine settembre sono di nuovo a cisternino per partecipare alla costruzione con
canne, metodo cory-wright, di una cupola geodetica. (Lan) il gruppo formato e’
simpaticissimo, nella rotondità del trullo dove siamo sistemati, la luce e i
suoni sono soffusi. la cucina piccolissima nella penombra, il lastricato in
pietra e la freschezza della stanza comune. quattro cavalli ci fanno compagnia
nella masseria e una notte siamo andati a recuperarli per le campagne della
valle d itria. quando li abbiamo trovati i musi incuriositi dei cavalli ci
hanno attorniato e illuminati dalle piccole luci dei cellulari ci sono apparse
come creature magiche e fiabesche. abbiamo continuato la nostra passeggiata
notturna al buio tra i continui muri a secco e strade terrose, numerosi rospi
in attesa di baci per essere trasformati in principi ma nessuna delle ragazze
del gruppo voleva avere a che fare con un principe. il giorno dopo sono andato
a cavallo di zaira nel reticolo di muretti ho raccolto erbe spontanee
finocchietto mentuccia elicriso noci fichi mele fichi d india. immerso nel
mondo magico della valle ho perso la mente dietro la vita quotidiana dei
contadini di un tempo, presi a coltivare uve grani e legumi a dorso di asini e
muli, tra miliaia di trulli. anzi metto a posto un trulletto un tempo cantina,
ambiente unico con numerose nicchie, un piccolo camino quadrato e spazi che
amplificano la percezione della profondità dello spazio. l ultimo giorno ho
acceso tante piccole candele nel trulletto e all esterno della piccola aja
semicircolare lastricata di larghe pietre. dalla finestrella sul fondo si vede
la cupola geodetica di canne illuminata dalle lucette, vi si sta svolgendo la
festa di inaugurazione. un pomeriggio in cavalli sono entrati nel trulletto,
attirati dalle sciuscelle, carrube, il rumore fragoroso degli zoccoli sulla
pietra, il respiro caldo, l’ambiente si e’ subito surriscaldato ed e’ stata un
impresa riuscire a farli uscire. realizzo alcune sculture con la terra rossa
del luogo paglia e sabbia, in particolare un grande sole ad otto raggi. nella
vicina masseria ce’ un borghetto di trulli dove una associazione di sole donne
fa ospitalità e organizza incontri di yoga, yoga della risata, capanne
sudatorie con una sciamana equadoregna. nel vicino ashram si svolgono
quotidianamente devozioni e rituali dedicati a divinità indiane. profumi di
incenso petali di fiori e suoni mistici nell aria. sto di nuovo percorrendo la
statale ionica verso la calabria, a diamante per l incontro autunnale della
rete italiana villaggi ecologici. il primo giorno un bellissimo cerchio per
conoscerci, sulla spiaggia autunnale, concluso con un bagno nelle profumate
acque diamantine. i giorni successivi cerchi e altri incontri di
consapevolezza, intervallati da splendide feste a base di cibi vegetariani
tarantelle calabresi e melodie napoletane. una umanità varia colorata e
simpatica. alla fine dell incontro mi ritrovo nel vicino paese di tortora con
alcuni amici musicisti a suonare allo zaffarana festival, dedicato al peperone
dolce secco cucinato in mille modi, vino locale in abbondanza ed entusiasmanti
tarantelle dell alto tirreno cosentino. risalendo il meridione, nel molise, sul
tratturo magno ci fermiamo a sepino ad ammirare antiche vestigia sannitiche e l
anfiteatro circondato da abitazioni medievali. sul piano delle cinque mila, in
abruzzo, e’ già caduta la prima neve. il mio viaggio si conclude a sulmona
nella vecchia scuola restaurata di mastroiacovo, dove con il gruppo di
zeroteatro si svolge un incontro sulla arte transitiva, una forma di arte che
mette in relazione le persone tra di loro a prescindere dall opera d arte, fine
a se stessa. performance finale nella notte, aspettando la luna piena spuntare
dietro la maiella.
psicotransumanza verticale
una transumanza discontinua e frammentata che dura quasi tutto l anno solare,
transumanza spaziale verso luoghi che in qualche modo attirano la mia curiosità
e attenzione interesse e creativita e si svolge soprattutto nel meridione, in
treno in macchina in autobus a piedi. il viaggio e’ sempre lento, lungo il
cammino paesi borghi spiagge dune boschi e altro che ce’ da scoprire e
visitare. una transumanza lenta, anche psichica: vagabondaggio della mente tra
odori sapori colori luci profumi aromi sensazioni emozioni che sfocia e
sconfina nella coscienza e nella conoscenza. una transumanza verticale come
eclettismo e diversità di temi e argomenti di avvenimenti e situazioni vissute:
nomadismo culturale con neo rurali, scambio di semi, spiritualità, esoterismo,
bioenergetica, feste tradizionali, condivisione dei saperi, didattica e
laboratori, incontri di consapevolezza e mutuo aiuto, musica etnica, arte,
mostre, seminari convegni come riferimento il ciclo dell anno rurale, inizia il
16 gennaio con sant antonio e finisce il 10 novembre con san martino, capotempo
dei contadini, una specie di letargo invernale fino ai rituali del fuoco di
meta gennaio. il vagabondaggio della psiche e il nomadismo culturale lo
spostamento fisico e spaziale temporale e sensoriale giungono al termine alla
fine dell anno solare. nella maggior parte degli eventi raccolgo locandine foto
video disegni scritte manifesti cataloghi gadget magliette borse di stoffa
dischi santini strumenti musicali cesti libri bottiglie vestiti collanine
braccialetti ceramiche oggetti dartigianato manufatti in terra cruda e semi
tanti coloratissimi semi.
vado oltre...!
più viaggio più so leggere la realtà
ascendo una nuova dimensione dell essere
la somma delle parti non da la mia unita
la musica che ascolto durante questa transumanza ideale e’ sicuramente quella
del poeta cantastorie matteo salvatore, la luna aggira il mondo e voi dormite.
dopo una vita poverissima analfabeta ad apirena si trasferisce in una
baraccopoli nella periferia di roma. si fa conoscere suonando la chitarra nelle
trattorie di campo dei fiori. banditore al suo paese, si esibiva sempre suonando
il corno che usava per richiamare l attenzione nelle piazze. riporto il testo di
uno dei suoi bandi più famosi musicato con arrangiamento ispirato a manu chao.
il testo lo trovo attinente alla psico transumanza verticale anche se riguarda
più il linguaggio e la comunicazione psicoverticale:
il bando del podesta
popolo de lu paiese, sentite, sentite, sen-ti-te!
per ordine di sua eccellenza lu podestà
e’ proibito a uomini e uagliuni
a ji’ piscia’ e ji mbuzzuni’ m’baccia li muri
che’ hanno fatto lu ricorso a lu delejeto
e lu delejeto l ha ditt’ a lu vice podesta
lu vice podesta l ha ditt’ all assessore delle uardie
l assessore delle guardie l ha ditt a lu chepo uardia
lu chepouardia l ha ditt all appunteto
l appunteto l ha ditt a lu chepo scupatore
lu chepo scupatore l ha ditt a lu scupatore
e lu scupator l ha ditt a me
e jio mo ve lu dice a vuje
se no passa la gentarmeria
ve taja la chepa e ve fa muri’
estetica del pastore
in questi anni di viaggio ho sempre portato con me solo il minimo indispensabile
come una moderna transumanza, adottando quella che chiamo estetica del pastore,
cioè raccogliendo e riadattando nel percorso di conoscenza cio che ritengo
possa essermi utile, per creare modelli originali vicini ai miei gusti estetici
modi di vita e forme culturali cioè assumere modelli di ampia circolazione
piegandoli a particolari usi pratici. spesso non porto neanche la macchina
fotografica usando a volte delle usa e getta trovate direttamente nei luoghi,
penso che le notizie e le culture possano viaggiare veloci a bassa tecnologia
cercando di evitare complessità tecnicismo e artificiosità. un lavoro da
considerare come un viaggio raccontato da voci di memorie ascoltate lungo il
cammino persone che hanno aperto il loro bagaglio esistenziale per curiosare in
un patrimonio orale e pratico fatto di canti balli e strumenti delle terre del
meridione, un tempo regno di napoli, laboratorio esistenziale con le persone
incontrate durante il viaggio inteso come moderna transumanza.
etnonomadi
come già detto i concerti sono appuntamenti, luoghi d incontro per la tribù
degli etnonomadi. spesso la vera festa inizia dopo i concerti con lunghe
session che durano tutta la notte ai quali spesso partecipano i musicisti
stessi scesi dal palco dopo che si sono spente le luci. la tribù degli
etnonomadi si sposta continuamente da una festa all altra da un paese all altro
ed e’ composta da tutti quelli che hanno banchetti di piccolo artigianato,
musicisti e appassionati dei lunghi spettacoli notturni. in questi anni si sono
diffusi tantissimi corsi in genere paralleli ai festival: balli canti e
strumenti. a volte la tribù e’ ospitata all interno di scuole, chiuse per le
vacanze estive. si dorme tra banchi e cartine geografiche su letti e materassi
messi a disposizione dalle amministrazioni comunali in una insolita e
interessante comunanza di sessi e di eta. si arriva in un luogo e si e’
immediatamente inseriti in un gruppo di appartenenza che diventa sorta di
laboratorio esistenziale in cui durante la convivenza ognuno ha urgenza di
raccontare la propria storia e la propria esperienza di vita. durante il giorno
in una colorata e diffusa atmosfera sonora si crea una specie di patchanka
musicale all interno delle scuole con artisti di strada performer teatrali
musicisti danzatori in un insieme di voci e movimenti che danno vita a un
grande spettacolo in continua evoluzione. lo spettacolo della tribù degli
etnonomadi
quando il cielo diventa arte
perimetro di un labirinto fantastico
verde bottiglia l orizzonte visivo
il cielo colore del cobalto
pietre bianche di calce
Ferdinando Renzetti, nella foto suona il tamburello
Commento - integrazione dell'autore:
RispondiEliminascrive caterina, ma quante parole!!!
le ho risposto che fra un po rimarrò senza le sto liberando tutte nell aria come
colorate gocce di acqua piovana puntini luminosi di sogni svaporati.
si,ne avevo le tanche piene!
in questi anni dovunque andavo prendevo le parole e le mettevo in tasca, così
si sono riempite, adesso le sto semplicemente svuotando, le tasche, molte parole
le
libero nell aria, altre le lavo e le appendo al sole ad asciugare, poi le
ripiego con cura e ripongo, non si sa mai, tutto può servire!
così sono rimasto senza e ho deciso pure di chiudere la radio della terra,
almeno per ora, ce' pochissimo feed back. un po perché sono io che mi faccio
capire poco con il mio linguaggio spesso stralunato e surreale un po perché
sono poco bravo a comunicare, uso solo le mail, non ho fess buk non ho tuitt
non ho stagram non ho vazapp non ho un blob e così sono rimasto senza.
in verita l ispirazione non manca ho già in mente altre tre storie di giovanni e
maria nella loro casupola di terra nella marca centrale di non so dove non so
quando
ho in mente una psicostoria su parmenide e zenone incontrati di recente ad elea,
un altra su plotino e lo pseudodionigi l aereophagita sull anagogigus mos, la
via della luce, poi storie di vita, michele e silvia, arcangelo, asdrubale e
ninilde amiche ritrovate, quella teatrale di donchisciotte alle paduli,
recitata tanta volte ancora trascritta, un altra pure da scrivere con i poeti
blu dal mare e oro della rena a othia citta immaginaria, ho già i testi dei
dialoghi.
quindi penso di stare un po in silenzio alla ricerca di nuovi linguaggi e nuove
forme di comunicazione perché come scrive marlene apple:
meraviglioso il cammino verso il se!
buon nuovo giorno
ps
molto spesso quel che scrivo e' solo un contenitore grafico per alcuni pochi
versi nascosti tra le righe
Ferdinando Renzetti