martedì 19 gennaio 2016

Il sorriso come cura...



Il sorriso apre le porte del cuore ed eleva lo spirito alla consapevolezza della non-dualità.

Sorridere è la più semplice meditazione della gioia, la più elementare manifestazione dell’ipnosi atemporale.

Il sorriso apre tutte le porte perché genera un immediato entanglement con gli altri ed è quindi la più intima e rispettosa forma di socializzazione.

Siddharta, nacque a Kapilavattu nel 563 a.C ed  era figlio del re Suddhodana, della famiglia Gotama (o Gautama), della nobile stirpe dei sakya, onde il nome di Sakyamuni:  il solitario, l'eremita dei Sakya. Improvvisamente abbandonò gli agi della sua reggia e divenne un mendicante anacoreta. Un giorno mentre meditava sotto un albero, raggiunse l’illuminazione e continuò la sua vita predicando alle genti la sua dottrina.


 
Siddharta realizza una grande rivoluzione interiore che si manifesta con un sorriso non solo esteriore, ma con una perenne gioia del cuore.

Il sorriso del cuore è la frequenza animica che percepirà ogni persona che incontrerà il Buddha lungo la sua peregrinazione.


 
Siddharta non rinnega l’antica cultura dei Veda, dei Brahmana, delle Upanishad, ma ne fornisce una interpretazione rivoluzionaria. Tutto è dolore, tutto è impermanente e perituro,  ma solo il sorriso nel cuore può consentire all’uomo di attraversare invulnerabile la sofferenza emancipandosi dal ciclo di rinascita(samsara).

Il dolore è generato dalla sete di vivere e dal conseguente attaccamento alla esistenza materiale. La cupidigia e la continua ricerca di appagamento disorientano l’anima dalla meta della consapevolezza.

Il sorriso nel cuore
 acquieta questa brama (raga) di immortalità terrena, dissolve il terrore della morte che è poi la staminale di angoscia che genera la guerra, l’omicidio, la violenza come proiezione del tanatos sul prossimo.


 
La percorrenza dell’ottuplice sentiero spegne l’angoscia della transitorietà ed apre il cuore al sorriso.

La grande vittoria del Buddha Siddharta è quindi il sorriso nel cuore.
 


Anche la scienza concorda con le  antiche vie della consapevolezza riconoscendo al sorriso  la facoltà di produrre ormoni, neurotrasmettitori cerebrali quali le endorfine e la serotonina.


E' meraviglioso persare che la gioia venga immediatamente riconosciuta dai recettori spirituali della nostra anima. 
 
Tramite l’antichissima via della ipnosi evocativa ex ipnosi regressiva, che in tempi vedici veniva chiamata pratiprasavah (nascita a ritroso) ogni giorno libero il cuore dei miei pazienti dal morboso attaccamento alla vita che ha come conseguenza il conflitto, la depressione, il panico, la mancanza di stima.

Nella pratiprasavah/ipnosi evocativa è fondamentale rievocare i propri “other selves” interiori, le proprie vite non precedenti, ma sincroniche in quanto nell’inconscio spirituale non esiste il tempo e quindi nemmeno il passato.

Depurando l’anima dalle impronte karmiche dell’attaccamento, della depressione, delle morti sincroniche si può giungere a chiarificare il cuore fino alla luce del sorriso: questa è l’antica segreta via dell’arcobaleno.


Angelo Bona

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