Più utilizzo gli
strumenti informatici e più allargo le mie conoscenze sul mondo. E’
ovvio che mi limito ancora, è normale fare riferimento soprattutto a
chi utilizza la propria lingua, per una semplice e maggiore
comprensione dello scambio epistolare.
Ho recuperato rapporti
troncati dalla lontananza e limitati dalla posta aerea. Ho generato
contatti imprevedibili e scoperto parentele che non immaginavo. Non
solo io, ovviamente, tutto è quanto meno reciproco.
Spesso intavolo
discussioni su argomenti che si dibattono per la maggiore: politica,
religione, famiglia. Sulla famiglia non mi pongo particolari domande,
non ho da sbandierare situazioni anomale, unioni più o meno composte
o conflittuali, figli disadattati, tutto fila piuttosto liscio, con
principi sui quali non devo per nulla dibattere; coltivo da sempre
dei valori morali che sento parte della mia esistenza e talvolta mi
riscopro profondamente ingenua, ancora oggi, a 60 anni suonati,
perché non immaginavo potessero esistere depravazioni così orrende.
Coltivo sempre l’idea che l’umanità sia composta da uomini e
donne che devono scoprirsi e accompagnarsi, che hanno bisogno l’uno
dell’altra per completare un disegno universale che si divide in
bianco e nero, in caldo e freddo, in buio e luce.
Un’umanità che
segue l’identità della natura, divisa, in attesa di riunirsi.
Nella mia mente quadrata non riesco a concepire le unioni
bianco-bianco, nero-nero, ma rispetto ogni possibile sfumatura
dell’essere umano in quanto ognuno dovrà vedersela con se stesso,
sempre e comunque, al di là di quello che ci inculcano i
prevaricatori, quelli che impongono il loro pensiero per potersi
sentire dominatori. I dominatori non sono previsti tra le mie
convinzioni terrene, pur comprendendo che persino tra gli animali
esistono dominatori, tra gli animali, appunto.
I dibattiti politici
stanno diventando la vera piaga della comunicazione mondiale, perché
sempre foderati da una logica di partito o un filone di pensiero che
conduce a voler far credere a più verità ideologiche. L’umanità,
non tutta per fortuna, non ha ancora compreso che siamo manipolati
per propendere verso questa o quella idea politica, solo perché i
capitali mondiali viaggiano su onde impossibili da concepire per un
comune mortale. Il popolo è sovrano di nulla, anche se potrebbe
essere sovrano di se stesso, ma ormai è così dipendente da mille
credenze inculcate nei millenni, da non sapersi ancora gestire
nemmeno nel pensiero.
Non è facile rimanere in
equilibrio in questa bufera di informazioni deformate. Come spesso
ripeto a persone che amano dialogare con me, se non si è
perfettamente centrati su se stessi e su quello che si sa di essere,
basta un refolo di vento per perdere l’equilibrio.
Non è facile nemmeno
trovare il proprio “centro”, ed è ancora più difficile
ritrovarlo quando una ventata forte ci fa barcollare; a volte basta
un dispiacere, un’offesa, il vuoto incolmabile di qualcuno che se
ne va. Per questo è importante sentirsi puliti dentro. Per trovare
questo difficilissimo equilibrio è necessaria una pulizia interiore
implacabile. Per risistemare un armadio va vuotato per intero, pulito
e poi recuperate solo le cose utili.
A volte ci lamentiamo dei
tarli, delle camole, che si insinuano proprio tra le situazioni
vecchie; un modo di dire perfetto, anche per le vecchie convinzioni
che lasciamo nei cantucci del nostro vivere.
In politica occorre
sapere esattamente cosa si vuole fare per propendere verso questa o
quell’idea che ci risuonano dentro. Cosa voglio veramente da questa
vita? Cosa desidero avere intorno a me per sentirmi in pace con
l’umanità? Cosa posso fare per gli altri, per aiutarli a capire
quale è veramente la necessità della vita?
Nei tempi passati c’erano
riferimenti ben precisi nelle comunità: il medico, il sacerdote, il
sindaco, il farmacista, la maestra o il maestro.
Cosa è rimasto
nell’attuale società di questi princìpi comunitari?
La parte politica spesso
risulta infida, arrivista, pronta a vendersi l’anima per non
perdere la posizione ottenuta, pronta a scalare ogni livello per
raggiungere i luoghi del potere centrale. Spesso la parte politica di
una comunità non sceglie quella strada per mettersi al servizio
della gente, ma per usarla come trampolino di lancio,
infischiandosene di schiacciare delle teste per sollevarsi sempre più
in alto.
La medicina si è ormai
venduta alle ragioni di mercato, alle sperimentazioni. I numeri hanno
soppiantato la necessità dell’ascolto; la classe medica,
preimpostata secondo scuole di potere, porta regolarmente un
paraocchi e non si abbassa alle necessità dei pazienti, ma impone le
proprie regole, si è perfino impossessata delle parole. I guadagni
personali, ancora una volta, superano le ragioni del cuore e il
giuramento di Ippocrate non ha più nessun senso di esistere. La
medicina chimica senza l’alchimia della natura sta dimostrando
tutti i suoi fallimenti, e riduce il farmacista al ruolo di un
bottegaio laureato. Tanti uomini di scienza si stanno ravvedendo e
per non perdere in immagine, ribaltano abilmente i concetti sostenuti
fino a pochi anni prima, dichiarando a gran voce le “nuove verità”,
quelle che da tempo, altri uomini di scienza, molto più umili e
ignorati, avevano già praticato. La caccia alle streghe non è mai
finita e ora si bruciano sul rogo altre conoscenze; sono roghi
informatici che invece di bruciare vengono fatti implodere, per
affossare le intenzioni di chi ha aperto gli occhi e diffonde notizie
utili a chi ha la capacità di autogestirsi.
Le scuole sono diventare
un parcheggio dove gli insegnanti, anche quelli che hanno ancora
buoni propositi da insegnare, sono accantonati a ruoli stabiliti
dall’alto, per far crescere tanti soldatini ignoranti, pronti ad
essere manipolati dalla pubblicità. Guai all’insegnante che
dimostra un poco di buon senso e svicola dai programmi! Guai a chi si
ritiene ancora un educatore e alza il tono di voce per farsi sentire!
Guai a chi si permette di fare osservazione ad un bambino e di
riflesso ad un genitore che non ha capito nulla!
La scuola dovrebbe
forgiare un’umanità emergente, invece soffoca il talento che vuole
esprimersi.
La religione, ultimo
argomento di questa disquisizione - ultimo, ma non ultimo – è
causa prima di ogni guerra e va a braccetto con gli affamati di
potere e gli sfruttatori del mondo. Come si può pensare di dividerci
a causa di un Dio che è Uno per tutti? I rituali, le preghiere, gli
atteggiamenti, le leggende, fanno parte di una tradizione che si è
sviluppata in tempi in cui l’informatica non esisteva. La
comunicazione scorreva lenta e ogni chilometro di distanza cambiava
la formula per necessità, per passaggio di parole diverse, per
ignoranza, a volte.
I confini sono sempre
serviti al potere, non ai poveracci che dovevano zappare la terra.
Eppure questo
serpeggiante odio è stato inculcato ai più poveri, perché, se
costretti a preoccuparsi per la fame, avrebbero dimenticato che
esisteva un potere più grande, quello che, altri, pochi, hanno
sempre manipolato a proprio uso e consumo.
In questa consapevolezza,
occorre muoversi con cautela, per evitare scontri inutili con persone
che pensano con la pancia e non col cervello. Con la coscienza di
quello che si è diventa difficile dialogare con tutti; c’è sempre
la possibilità di dire troppo o troppo poco. Spesso rinuncio al
dialogo per non smuovere altre reazioni inutili quanto deleterie.
Quando sento resistenza,
faccio “resilienza” e taccio.
A volte diventa
frustrante non poter continuare a sostenere il proprio pensiero, poi
mi ricordo che sono io la prima a dichiarare rispetto al pensiero
degli altri, purché gli altri rispettino il mio: inoltre non devo
dimostrare ma mostrare.
Evito le “appartenenze”,
mi sembrerebbe di mettermi in gabbia da sola.
Così navigo sull’onda
del momento; lascio scorrere i pensieri, li faccio viaggiare sulla
rete, convinta del lato benefico di questo potere invisibile, spesso
misconosciuto a tanta gente. Confido nel potere della mente e sono
certa che ogni mio pensiero viaggia su altre onde, raggiungendo la
sua destinazione, una mente aperta e ricettiva. Ogni tanto attracco
ad un’isola, poi riprendo a viaggiare e qualche volta mi butto
all’abbrivio per entrare senza farmi notare… in questo
meraviglioso mare fatto di umanità.
Franca Oberti
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