venerdì 23 ottobre 2015

Comunicazione - Muoversi con cautela, non con rassegnazione



Più utilizzo gli strumenti informatici e più allargo le mie conoscenze sul mondo. E’ ovvio che mi limito ancora, è normale fare riferimento soprattutto a chi utilizza la propria lingua, per una semplice e maggiore comprensione dello scambio epistolare.

Ho recuperato rapporti troncati dalla lontananza e limitati dalla posta aerea. Ho generato contatti imprevedibili e scoperto parentele che non immaginavo. Non solo io, ovviamente, tutto è quanto meno reciproco.

Spesso intavolo discussioni su argomenti che si dibattono per la maggiore: politica, religione, famiglia. Sulla famiglia non mi pongo particolari domande, non ho da sbandierare situazioni anomale, unioni più o meno composte o conflittuali, figli disadattati, tutto fila piuttosto liscio, con principi sui quali non devo per nulla dibattere; coltivo da sempre dei valori morali che sento parte della mia esistenza e talvolta mi riscopro profondamente ingenua, ancora oggi, a 60 anni suonati, perché non immaginavo potessero esistere depravazioni così orrende. Coltivo sempre l’idea che l’umanità sia composta da uomini e donne che devono scoprirsi e accompagnarsi, che hanno bisogno l’uno dell’altra per completare un disegno universale che si divide in bianco e nero, in caldo e freddo, in buio e luce. 

Un’umanità che segue l’identità della natura, divisa, in attesa di riunirsi. Nella mia mente quadrata non riesco a concepire le unioni bianco-bianco, nero-nero, ma rispetto ogni possibile sfumatura dell’essere umano in quanto ognuno dovrà vedersela con se stesso, sempre e comunque, al di là di quello che ci inculcano i prevaricatori, quelli che impongono il loro pensiero per potersi sentire dominatori. I dominatori non sono previsti tra le mie convinzioni terrene, pur comprendendo che persino tra gli animali esistono dominatori, tra gli animali, appunto.

I dibattiti politici stanno diventando la vera piaga della comunicazione mondiale, perché sempre foderati da una logica di partito o un filone di pensiero che conduce a voler far credere a più verità ideologiche. L’umanità, non tutta per fortuna, non ha ancora compreso che siamo manipolati per propendere verso questa o quella idea politica, solo perché i capitali mondiali viaggiano su onde impossibili da concepire per un comune mortale. Il popolo è sovrano di nulla, anche se potrebbe essere sovrano di se stesso, ma ormai è così dipendente da mille credenze inculcate nei millenni, da non sapersi ancora gestire nemmeno nel pensiero.

Non è facile rimanere in equilibrio in questa bufera di informazioni deformate. Come spesso ripeto a persone che amano dialogare con me, se non si è perfettamente centrati su se stessi e su quello che si sa di essere, basta un refolo di vento per perdere l’equilibrio.

Non è facile nemmeno trovare il proprio “centro”, ed è ancora più difficile ritrovarlo quando una ventata forte ci fa barcollare; a volte basta un dispiacere, un’offesa, il vuoto incolmabile di qualcuno che se ne va. Per questo è importante sentirsi puliti dentro. Per trovare questo difficilissimo equilibrio è necessaria una pulizia interiore implacabile. Per risistemare un armadio va vuotato per intero, pulito e poi recuperate solo le cose utili.

A volte ci lamentiamo dei tarli, delle camole, che si insinuano proprio tra le situazioni vecchie; un modo di dire perfetto, anche per le vecchie convinzioni che lasciamo nei cantucci del nostro vivere.
In politica occorre sapere esattamente cosa si vuole fare per propendere verso questa o quell’idea che ci risuonano dentro. Cosa voglio veramente da questa vita? Cosa desidero avere intorno a me per sentirmi in pace con l’umanità? Cosa posso fare per gli altri, per aiutarli a capire quale è veramente la necessità della vita?

Nei tempi passati c’erano riferimenti ben precisi nelle comunità: il medico, il sacerdote, il sindaco, il farmacista, la maestra o il maestro.

Cosa è rimasto nell’attuale società di questi princìpi comunitari?

La parte politica spesso risulta infida, arrivista, pronta a vendersi l’anima per non perdere la posizione ottenuta, pronta a scalare ogni livello per raggiungere i luoghi del potere centrale. Spesso la parte politica di una comunità non sceglie quella strada per mettersi al servizio della gente, ma per usarla come trampolino di lancio, infischiandosene di schiacciare delle teste per sollevarsi sempre più in alto.

La medicina si è ormai venduta alle ragioni di mercato, alle sperimentazioni. I numeri hanno soppiantato la necessità dell’ascolto; la classe medica, preimpostata secondo scuole di potere, porta regolarmente un paraocchi e non si abbassa alle necessità dei pazienti, ma impone le proprie regole, si è perfino impossessata delle parole. I guadagni personali, ancora una volta, superano le ragioni del cuore e il giuramento di Ippocrate non ha più nessun senso di esistere. La medicina chimica senza l’alchimia della natura sta dimostrando tutti i suoi fallimenti, e riduce il farmacista al ruolo di un bottegaio laureato. Tanti uomini di scienza si stanno ravvedendo e per non perdere in immagine, ribaltano abilmente i concetti sostenuti fino a pochi anni prima, dichiarando a gran voce le “nuove verità”, quelle che da tempo, altri uomini di scienza, molto più umili e ignorati, avevano già praticato. La caccia alle streghe non è mai finita e ora si bruciano sul rogo altre conoscenze; sono roghi informatici che invece di bruciare vengono fatti implodere, per affossare le intenzioni di chi ha aperto gli occhi e diffonde notizie utili a chi ha la capacità di autogestirsi.

Le scuole sono diventare un parcheggio dove gli insegnanti, anche quelli che hanno ancora buoni propositi da insegnare, sono accantonati a ruoli stabiliti dall’alto, per far crescere tanti soldatini ignoranti, pronti ad essere manipolati dalla pubblicità. Guai all’insegnante che dimostra un poco di buon senso e svicola dai programmi! Guai a chi si ritiene ancora un educatore e alza il tono di voce per farsi sentire! Guai a chi si permette di fare osservazione ad un bambino e di riflesso ad un genitore che non ha capito nulla!

La scuola dovrebbe forgiare un’umanità emergente, invece soffoca il talento che vuole esprimersi.
La religione, ultimo argomento di questa disquisizione - ultimo, ma non ultimo – è causa prima di ogni guerra e va a braccetto con gli affamati di potere e gli sfruttatori del mondo. Come si può pensare di dividerci a causa di un Dio che è Uno per tutti? I rituali, le preghiere, gli atteggiamenti, le leggende, fanno parte di una tradizione che si è sviluppata in tempi in cui l’informatica non esisteva. La comunicazione scorreva lenta e ogni chilometro di distanza cambiava la formula per necessità, per passaggio di parole diverse, per ignoranza, a volte.

I confini sono sempre serviti al potere, non ai poveracci che dovevano zappare la terra.
Eppure questo serpeggiante odio è stato inculcato ai più poveri, perché, se costretti a preoccuparsi per la fame, avrebbero dimenticato che esisteva un potere più grande, quello che, altri, pochi, hanno sempre manipolato a proprio uso e consumo.

In questa consapevolezza, occorre muoversi con cautela, per evitare scontri inutili con persone che pensano con la pancia e non col cervello. Con la coscienza di quello che si è diventa difficile dialogare con tutti; c’è sempre la possibilità di dire troppo o troppo poco. Spesso rinuncio al dialogo per non smuovere altre reazioni inutili quanto deleterie.

Quando sento resistenza, faccio “resilienza” e taccio.

A volte diventa frustrante non poter continuare a sostenere il proprio pensiero, poi mi ricordo che sono io la prima a dichiarare rispetto al pensiero degli altri, purché gli altri rispettino il mio: inoltre non devo dimostrare ma mostrare.

Evito le “appartenenze”, mi sembrerebbe di mettermi in gabbia da sola.

Così navigo sull’onda del momento; lascio scorrere i pensieri, li faccio viaggiare sulla rete, convinta del lato benefico di questo potere invisibile, spesso misconosciuto a tanta gente. Confido nel potere della mente e sono certa che ogni mio pensiero viaggia su altre onde, raggiungendo la sua destinazione, una mente aperta e ricettiva. Ogni tanto attracco ad un’isola, poi riprendo a viaggiare e qualche volta mi butto all’abbrivio per entrare senza farmi notare… in questo meraviglioso mare fatto di umanità.


Franca Oberti

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