«A Tuscania e a Orvieto è imminente il rischio che si realizzino due progetti di impianti eolici inaccettabili perché troppo invasivi e collocati nel posto sbagliato. I progetti eolici che impegneranno le prospettive intorno alla chiesa di san Pietro a Tuscania e il Duomo di Orvieto minacciano di stravolgere paesaggi pregiati, alterandone fortemente la percezione sociale e compromettendone la bellezza e il paesaggio che le circonda. Le due chiese sono capolavori identitari della storia e della cultura del nostro Paese». L’allarme viene da un gruppo di associazioni (Amici della Terra, AssoTuscania, CTS, Comitato per la Bellezza, FAI, Italia Nostra, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia, Mountain Wilderness, Pro-Natura, Forum Salviamo il Paesaggio, Touring Club Italiano, WWF) che hanno anche reso pubbliche clamorose immagini di cosa diventerebbero quegli straordinari paesaggi se i progetti, presentato dalla Innova Wind di Napoli, fossero realizzati.
Battaglia anche del Corriere
Del progetto, e delle proteste, si occupò già il nostro Gian Antonio Stella il 2 aprile 2014 sul Corriere della Sera. Secondo le associazioni «a Tuscania e a Orvieto non è in discussione il tema degli impianti eolici in quanto tali, bensì un grave esempio di mancata armonizzazione tra le tutele che derivano dagli articoli 9 e 32 della Costituzione. I casi di Tuscania e Orvieto rimandano senz’altro alla necessità di una più ampia riflessione sulla normativa di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio italiano, troppo spesso disattesa». L’articolo 9 della Costituzione, è bene ricordarlo, obbliga la Repubblica a tutelare non solo il patrimonio artistico ma anche il Paesaggio, visto come sintesi delle bellezze naturali e della mano dell’uomo: quindi la cura della natura e gi interventi architettonici. Tuscania e Orvieto rappresentano forse al meglio questo concetto, nell’equilibrio irripetibile tra la bellezza del contesto naturale e le chiese note in tutto il mondo.
L’impatto ambientale
Le associazioni non hanno la stessa visione sulle energie rinnovabili ma si ritrovano compatte sulla valutazione dell’impatto ambientale: «Le associazioni firmatarie, pur nella diversità delle posizioni sul tema delle energie rinnovabili, chiedono con forza che questi due progetti vengano bloccati. Sono progetti comunque inopportuni, comunque li si voglia considerare - privi di rispetto per le radici della nostra cultura e della nostra storia». La conferenza stampa delle associazioni è stata organizzata nella sala stampa della Camera dei Deputati, proprio per sensibilizzare il mondo politico. Hanno espresso la loro opinione anche i due sindaci. Secondo Fabio Bartolacci (Tuscania) e Giuseppe Germani (Orvieto) i due progetti «sono troppo invasivi, collocati nei posti sbagliati e talmente alti che impegnerebbero per chilometri le prospettive dei due capolavori».
L’appoggio del Mibact
Secondo Francesco Scoppola, direttore generale Belle arti e Paesaggio per il ministero di Beni culturali e turismo, «mettere invece il fotovoltaico già solo su metà dei capannoni industriali esistenti ci metterebbe in pari con la quota di Kyoto che facciamo fatica a raggiungere. Quanto all’eolico, in Italia, eccetto in Sardegna e a Trieste con la Bora, di vento ce n’è poco ma ovunque. Perché allora trasportarlo da una parte all’altra? Puntiamo piuttosto all’energia eolica a chilometro zero, che è quella dei vecchi pozzi a vento». Una prima raccolta di firme contro le pale eoliche a Orvieto risale al marzo 2013 quando protestarono, tra gli altri, Folco Quilici, Stefano Rodotà, Oreste Rutigliano.
Paolo Conti - Corriere.It
(Fonte secondaria: La Tua Voce)
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