martedì 7 aprile 2015

ONG "umanitarie", Madre Teresa di Calcutta, Gandhi, Tiziano Terzani e Gloria Germani



In relazione a quanto pubblicato sull'operato delle ONG (http://www.circolovegetarianocalcata.it/2015/04/06/ngos-apparently-for-peace-but-really-for-war/)  scrive Gloria Germani:

Carissimo Paolo,

sono completamente d’accordo. TI  mando  perché tu la faccia girare, il discorso che fece Tiziano Terzani il 29 settembre 2002  e che fu pubblicato  come prefazione al mio libro su Teresa di Calcutta e Gandhi  nel 2003.

 Rileggendolo  lo ho trovato  totalmente illuminante!
 i 13 anni  che ci dividono  dalle sue parole sono  serviti ad oscurare tutta la storia (anche con l’aiuto del buonismo della ONG  e dei – ovviamente -  Mass Media)

 Gloria


...............

“Se alla totalità si aggiunge la totalità,
resta la totalità
Se alla totalità si toglie la totalità
Resta la totalità
Evviva la pace, evviva la pace, evviva la pace”
(Brhadaranyaka Upanishad)


Ho passato tre mesi in un ashram a studiare il sanscrito ed è in nome di questa totalità della quale mi sento parte che mi permetto - con gioia - di pronunciare queste poche parole.
Noi siamo oggi dinanzi ad una grande, drammatica scelta o di barbarie – la guerra- o di civiltà. Dobbiamo scegliere la pace. Abbiamo lanciato una campagna ieri l’altro a Roma insieme ad altri personaggi della più diversa estrazione. Mi sono trovato ad un tavolo con persone che vedevo per la prima volta in vita mia. Un missionario che ha passato la sua vita a Nairobi, un prete che si occupa di lottare contro la mafia, un ex-sindacalista e Gino Strada. E tutti assieme abbiamo lanciato questa campagna semplice per far sentire il nostro no alla guerra. Appendete alle vostre finestre un pezzo di lenzuolo con scritto sopra “no alla guerra”. Vi prego, possiamo –ognuno di noi – fare qualcosa per salvare l’umanità da questo abisso verso quale stiamo andando. Perché quello che sta per succederci è spaventoso, perché non è soltanto un’altra guerra, ma è un passo verso la barbarie. La barbarie che è iniziata con l’11 settembre, la barbarie che è continuata con la guerra in Afganistan e con una barbarie che sarà orribile se attaccassimo – perché le bombe sarebbero anche nostre - l’Irak. Perché attaccando l’Irak buttiamo dalla finestra secoli di cultura giuridica, buttiamo dalla finestra secoli della nostra civiltà che è civiltà di diritto, civiltà di rispetto dei diritti altrui.
Le religioni, tutte, anche la vostra, vi hanno detto mille volte –non uccidere. Dovete dirlo ogni giorno: “non uccidere”. Non uccidere non vuol dire soltanto non uccidere quelli che sono simili a te. Tutte le religioni dicono: non uccidere. E perciò dobbiamo farci contare. In questi giorni che vengono dobbiamo fare qualcosa. Dobbiamo mettere alle nostre finestre un cencio bianco. Fatevi contare. E così che il vostro vicino di casa vi dirà:”Perché lo hai messo?” “Perché sono per la pace” e se tutti assieme riusciamo a fare Firenze bianca, la Toscana bianca, l’Italia bianca, l’Europa bianca, forse fermiamo la follia della politica. Dobbiamo tornare al cuore, a quel purnam, a quella totalità di cui siamo parte.
Scusate questa parentesi. Io ho smesso di fare il giornalista alcuni anni fa. Mi sono ritirato sull’Himalaya, ho iniziato a studiare il sanscrito e mi sono messo a studiare la tradizione indiana perché ritengo che l’origine di tutto sia nell’India. Perché, secondo me, l’India ha inventato lo zero e ha inventato l’Uno. Tra queste cose c’è tutto. Me ne sarei stato lontano da tutto, sarei stato a guardarmi l’ombellico, a distruggere il mio ego, a fare quel vuoto di cui così bene parla questo bellissimo libro su Madre Teresa di Gloria Germani.
Ho letto questo libro: è bellissimo. Soprattutto perché parla delle radici osmotiche di Madre Teresa, della compenetrazione della sua tradizione cristiana con la cultura induista che lei aveva vissuto dentro di sé così concretamente . Ancora oggi nell’India pur modernizzata e in parte occidentalizzata, il divino è presente nella quotidianità della gente come in nessun altro Paese. E’ nel contadino che automaticamente tocca la terra prima di uscire di casa al mattino, e nel gesto di versare alcune gocce d’acqua sul cibo prima di mangiarlo; è nel modo stesso in cui la gente si saluta. Noi ci stringiamo la mano dopo averla aperta per mostrare che non nascondiamo armi, qui la gente unisce le mani al petto e si dice reciprocamente “namasté”: saluto la divinità che è in te.
Io direi che Madre Teresa non aveva un’idea geografica, storica, intellettuale, dell’India, perché il mondo, se lo si guarda dall’alto - e i grandi, come lei era, vedono il mondo dall’alto – non ha frontiere, non ha bandiere, gli uomini sono tutti uguali.
Lei, in India, vedeva i poveri, aiutava i poveri ed è quindi per osmosi che ha sentito la mistica, per osmosi ha sentito om purnam adah, purnam idam, perché lei era cosi.
Io sono arrivato da Madre Teresa per caso. Bello, perché il caso è l’altro lato della provvidenza. Facevo il giornalista. Ero in India già da un paio d’anni e mi occupavo come tutti i giornalisti delle guerre, del Kashmir, quanti morti, la rivoluzione. E poi, un giorno è uscito un orribile libro di un brillante e pretenzioso giornalista inglese, senza cuore , uno di quelli più dediti alla spettacolarizzazione di sé che alla ricerca di una qualche verità.Il titolo già dice tutto: Madre Teresa. La posizione della Missionaria. Era un libro velenoso che attaccava Madre Teresa dicendo che era una donna di potere, che voleva solo diventare famosa, che voleva essere santa, prendeva i soldi di tutti, anche di quelli che li avevano rubati ad altri, e per questo ebbe molto successo. Il mio giornale, Der Spiegel, mi chiamò chiedendomi di scrivere ciò che pensavo. Io, devo dire la verità, di Madre Teresa fino al 1995, non mi ero mai interessato. In India avevo viaggiato dappertutto, in Kashmir, in Punjab, anche a Calcutta dove ero stato ad occuparmi di altre storie. Ma non mi ero mai soffermato su Madre Teresa. I cristiani in India mi parevano troppo fuori posto, perché gli indiani soffrono molto a causa delle religioni missionarie, come il cristianesimo, che fanno un grande sforzo per convertire. La gente qui appartiene a una tradizione religiosa non aggressiva, come lo sono anche l’ebraismo oppure lo zoroastrismo e le conversioni al cristianesimo sono sentite come una forma di violenza, che cambia la cultura, crea conflitti e tensioni.
E tuttavia ero un giornalista e dunque lessi il libro di Christopher Hitchens e finalmente giunsi a Calcutta. Ero un bravo giornalista e sapevo come vanno fatte le cose. La prima cosa è camuffarsi. Andai a stare in un albergo da poco in Sudder Steet, la via dei mendicanti, e senza dire chi ero e che ero venuto per scrivere su Teresa, una mattina mi presentai alla Casa Madre come uno dei tanti volontari occidentali venuti per dare una mano.Mi dettero un cartellino e fu assegnato a Kalighat, la casa dei morenti. Fui accolto da una brava suora, di quelle simpatiche, e passai li alcuni giorni a fare quel che c’era da fare, a conoscere le suore, i giovani occidentali che ci lavoravano ed a sentire le storie dei poveracci che passavano in pace le loro ultime ore. Per osmosi anch’io, per rendermi conto di quello che facevano.
Poi sono andato da Madre Teresa perché dovevo fare l’intervista. Ho aspettato un po’ di tempo. La casa di Madre Teresa è nel centro più caotico di Calcutta, un caos di rumori, clacson, rumori di ogni genere. E poi ci sono i cattivi odori, l’inquinamento delle macchine dei motorini. Da qui lei gestiva una “multinazionale” perché aveva 600 case in 122 paesi del il mondo, un esercito di 4.000 suore e monaci da mandare di qua e di la e il tutto era gestito senza un computer, da un ufficietto al primo piano, soltanto con una guida del telefono e tre macchine da scrivere. Secondo la regola della povertà, nella case di Madre Teresa non ci sono radio, né televisori, non un condizionatore d’aria né un ventilatore. Già questo mi piaceva moltissimo. Mi piaceva questo centro così importante che lavorava con sistemi così vecchi e semplici.
Finalmente viene questa donna. Era già molto anziana, mi guarda e mi chiede - a me che ero già pronto con tutte le mie domande da giornalista, se aveva preso i soldi da un tale che poi era stato accusato di averli rubati alla cassa pensionistica di cui si occupava. Io, giornalista, non sono riuscito a chiederle niente perché lei mi ha guardato e lei mi ha chiesto: “Lei cosa fai per Cristo?” . “Io scrivo” ho quasi balbettato.
Ci sono state due persone che mi hanno profondamente colpito nella mia vita –una era lei, l’altro il Dalai Lama . La cosa che mi ha colpito in queste due persone è stata la loro incredibile semplicità. Questa donna mi ha colpito perché era incredibilmente semplice. Niente come noi che siamo intellettuali e siamo portati a complicare ciò che è semplice. I grandi semplificano ciò che è complicato e lei era una cosi.
Ripeteva sempre le stesse cose e se uno non le ascoltava e le lasciava scorrere, potevano sembrare anche delle banalità. <<Una famiglia che prega insieme, sta assieme>>. Ma se ci pensi, che verità!.
Allora ho scritto un pezzo che era in realtà una difesa di Madre Teresa, un pezzo di uno che guarda e che racconta di aver visto un miracolo. Noi occidentali siamo a abituati a concepire il miracolo in termini straordinari, come nel caso di un uomo che medita e lievita da terra o cose del genere. No, il miracolo che mi sembrava di aver visto era questo: tanti giovani occidentali che venivano in India per fumare un po’ di marijuahana, altri per l’esotico, e che li erano come colpiti da una mazzata e che improvvisamente si mettevano a fare quello che Madre Teresa aveva insegnato. Quello era il miracolo: aver ridato a tanti giovani occidentali, così persi nel grasso di questa ricchezza, così poveri spiritualmente, aver dato loro una forza, un fuoco che li bruciava. Questo era il miracolo.
Quanto a me, non è certo un caso che da tre anni ho scelto di passare gran parte del tempo ai piedi delle stupende montagne dell’Himalaya ad ascoltare “la musica dei pianteti” e non è certo per caso che ora, con gli orribili rumori di guerra che si levano attorno a noi, sento come tutti voi quanto bisogno avremmo di avere fra di noi un qualche santo.
Bisogna fare qualcosa e se oggi Madre Teresa fosse viva ci chiederebbe anche lei che cosa facciamo per il nostro vicino.
Perché quello che la guerra fa, lo fanno tutte le guerre: disumanizzano il nemico, lo rendono non umano. E’ quello che si sta succedendo. La propaganda che i miei colleghi – i cosiddetti giornalisti - continuano a fare alla televisione, nei giornali è sempre questa ed intesa a presentare il nemico, qualunque esso sia, e ce n’è sempre uno in qualche luogo del pianeta, come un orribile personaggio. Non dovete pensare che io stia difendendo Saddam Hussein, è un orribile personaggio, ma tutti i bambini che le nostre bombe ucciderebbero dopo domani per far fuori Saddam Hussein, quelli sono umani come i nostri bambini. Soltanto quando incominceremo a capire che tutto il mondo è fatto di quel purnam adah,purnam idam potrà nascere dentro di noi la pace.
Anche Gandhi pensava che i problemi dell’umanità potevano essere risolti soltanto da una rivoluzione spirituale. Egli ha dimostrato sia a livello individuale che politico che la strada della pace è percorribile e la sua grande dottrina della non violenza, con cui condusse l’India all’Indipendenza, significa proprio questo: riconoscere che l’essere profondo di ognuno di noi, anche dei nostri nemici, coincide con quell’unica totalità, quello purnam che continuamente invoca la grande saggezza dell’India. A questo proposito, vorrei aggiungere, il libro della Germani ci offre una delle migliori introduzioni a Gandhi e alla cultura indiana che mi sia capitato di leggere.
Ricordate, tutti siamo un tutt’uno. E’ questa l’unica globalizzazione nella quale dobbiamo crescere. Siamo tutti assieme su questa piccola terra, tutti uguali, gialli, neri,bianchi, mussulmani,cristiani. Tutti uguali, tutti con lo stesso cuore, tutti con lo stesso amore verso i propri figli, tutti con la stessa paura della morte. Dobbiamo smettere di pensare che ci siano dei nemici, diversi da noi. Sono tutti uomini, bambini, donne che soffrono come noi. Se non eliminiamo la violenza della nostra vita, saremo sempre più animali. E questo è ancor più vero oggi che abbiamo nelle nostre mani la capacità di distruggere l’uomo, non più soltanto di fare, come abbiamo sempre fatto, massacri. Ora con la potenza atomica siamo in grado di disequilibrare le quattro grandi forze che tengono il mondo assieme e ci danno la vita: l’acqua, il fuoco, la terra e l’aria.Dobbiamo stare attenti. Un passo in quella direzione è un passo di barbarie. Dobbiamo resistere.

Tiziano Terzani - 29 settembre 2002 

PREFAZIONE 
al volume di Gloria Germani,
Teresa di Calcutta: una mistica tra Oriente ed Occidente, Milano, Paoline 2003.

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