domenica 8 marzo 2015

Economia eco-solidale - Sovranità, denaro e lavoro



Il mondo umano è fondato sul lavoro, attività di cui sopravvive, ma la moneta deve servire il lavoro e il lavoro deve servire i bisogni. I bisogni di tutti, senza discriminazioni: a ciascuno secondo i suoi bisogni, da ciascuno secondo le sue possibilità, come sempre, per potersi dire "civili". E senza la truffa fraudolenta della emissione a debito monopolistica delle banche centrali: l'economia basata sulla moneta debito è catastrofe certa per i popoli. Può un popolo privo di sovranità monetaria dirsi ed essere libero? Ceramente no!...

Uno stato serio può creare denaro dal nulla (esattamente come fanno le banche centrali), e spenderlo per dare lavoro. In tal modo creerebbe, senza debito, 
- Valore in beni reali prodotto dal lavoro,
- Valore in beni monetari come strumento di circolazione, che vengono immessi nella società.
E con ciò risolverebbe pure il problema della disoccupazione e povertà.
Nonché il problema delle tasse, di cui non avrebbe bisogno, poiché potrebbe autofinaziare il mantenimento delle proprie strutture, senza altri oneri per la popolazione, dovendo solo badare a controllare i rischi inflazionistici (il che significa semplicemente spendere producendo beni utili, tenendo conto del naturale tasso medio di usura dei beni prodotti).
E' evidente che tutti noi viviamo materialmente di lavoro, produzione e circolazione del prodotto.
Tutte queste cose già le sapeva e le insegnava alla facoltà di economia di Vienna, l'economista Georg Friederick Knapp, esponente della teorica "cartalista", già nel 1870: qualunque monetarista serio non può non conoscerle.
Stiamo aspettando che la società riesca a produrre uno stato serio, dal quale trarrebbe beneficio.
Un particolare evidentemente irritante è la diffusa ossessione paranoide per l'inflazione.
Ciò che conta davvero è:
- se ci sono beni necessari disponibili,
-se sono in quantità sufficiente per tutti,
- se c'è moneta sufficiente per la loro circolazione,
- se essa sia distribuita in modo sufficientemente uniforme da garantire a tutti un reddito base per vivere.
Quando siano date queste premesse, che il valore unitario della moneta rimanga stabile oppure cresca o cali è un problema secondario, risolvibile con la variazione conseguente di tutti (e sottolineo tutti) i prezzi.
Se in presenza di parità di prodotto raddoppia la moneta circolante basta dimezzare il valore unitario della moneta raddoppiando TUTTI i prezzi: il che significa sia il costo dei prodotti sia il costo del lavoro.
A quel punto, chiunque si accorge che è raddoppiato nominalmente il suo reddito e sono raddoppiate nominalmente le sue spese, ma non è cambiato niente nella sua vita concreta, fatta dallo stesso orario di lavoro e dalla stessa spesa al supermercato di prima.
Naturalmente, uno stato serio e realista, quale rappresentante della collettività, dovrebbe essere l'immagine correttamente bilanciata di tutti i cittadini.
Il che significa che la democrazia rappresentativa, quale strumento politico di controllo dell'operato decisionale dello stato, può avere senso solo in presenza di una legge elettorale proporzionale, senza alterazioni fraudolente di sorta delle percentuali di voto espresse dai cittadini.
In presenza delle leggi truffa prodotte dalla cosiddetta "seconda repubblica" è impossibile aspettarsi uno stato serio.
In tali circostanze, sembra necessario sviluppare le forme della democrazia diretta.
Altrimenti, nessuna impostazione economica teorica potrà mettere in salvo una popolazione che non si curi di produrre da sè regole, norme e consuetudini di cui ha bisogno.
In ultima analisi, la vita è ciò che ci costruiamo ogni giorno con le nostre stesse mani, incluse le continue interazioni con cui scambiamo ed elaboriamo idee necessarie al vivere individuale e sociale.
Il mondo umano è fondato sul lavoro, attività di cui sopravvive, ma la moneta deve servire il lavoro e il lavoro deve servire i bisogni.
I bisogni di tutti, senza discriminazioni: a ciascuno secondo i suoi bisogni, da ciascuno secondo le sue possibilità, come sempre, per potersi dire "civili".
E senza la truffa fraudolenta della emissione a debito monopolistica delle banche centrali: l'economia basata sulla moneta debito è catastrofe certa per i popoli.
Può un popolo privo di sovranità monetaria dirsi ed essere libero ?
Certamente no !
E può un popolo privo di sovranità monetaria uscire dalla crisi indotta dalle grandi banche ?
Certamente no !
 Queste negazioni sono state confermate anche da Bruno Amoroso, Maurice Allais, Paul Krugman, Joseph Stiglitz, Giacinto Auriti,Martin Wolf, Franz Hormann, Bernard Maris, solo per citarne alcuni.
Se questo problema non sarà risolto dallo stato quale rappresentante della collettività dovrà essere risolto dalla collettività come rappresentante di se stessa, attraverso tutte le sue attività di base.
D'altronde, non c'è scampo: ognuno vive in proprio la sua vita, se pur in relazione dinamica con il prossimo.
Rimango quindi dell'idea che abbiamo ancora da imparare dalle vecchie tribù Apache, capaci di vivere praticando una vera democrazia diretta universale.
Quelle tribù non erano affatto "selvagge" (tant'è vero che nemmeno necessitavano del denaro): ferocemente selvagge furono le lingue biforcute europee da cui vennero sterminate.
Oggi come ieri: indiani metropolitani, sempre.


Vincenzo Zamboni


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