Dal lontano 1457, anno in cui si celebrò il
processo di canonizzazione della Beata Vergine Rosa da Viterbo,
voluto da papa Callisto III, sono passati più di cinque secoli, nel
frattempo è successo di tutto. I viterbesi hanno costruito la
Macchina di S. Rosa, ogni anno più bella, e nella vigilia della
festa, l’hanno fatta passare per le strade di Viterbo, per
ricordare la straordinaria traslazione. Recentemente l’Unesco ha
riconosciuto il trasporto della Macchina in onore di S. Rosa, come
Patrimonio orale e immateriale dell’umanità.
Tutto bello e tutto
da celebrare, ma malgrado il riconoscimento Unesco, la nostra
protettrice è ancora una santa di serie “B”. Infatti, ancora non
è venerata come santa nel Martirologio Romano, libro ufficiale della
Chiesa dove sono trascritti tutti i santi e i beati. Ma non basta.
Non solo manca questo fondamentale riconoscimento, ma la nostra
“Rosina” è stata anche inspiegabilmente cancellata dalla data
del 4 settembre. Infatti, prima dell’ultima ristampa del
Martirologio del 2007, essa era contemplata, (sempre come la Beata
Vergine Rosa da Viterbo) per due volte, al sei di marzo (giorno della
morte=dies natalis), e al quattro settembre (ricorrenza della
traslazione dalla Chiesa di S. Maria in Poggio al Cenobio che oggi
porta il suo nome). Adesso è presente solo alla data del sei marzo.
La storia dice che al termine del processo callistiano c’erano
tutte le condizioni e tutti i documenti in regola, per procedere alla
sua iscrizione in qualità di santa nel Martirologio Romano. In quel
tempo però né il Comune di Viterbo, e neanche il Cenobio erano
nella disponibilità economica di pagare la cifra richiesta.
E’ pur
vero, come sosteneva il vescovo Lorenzo Chiarinelli, che se il papa
l’appella come Santa, essa è a tutti gli effetti tale, ma per noi
che amiamo la precisione, questa omissione nel libro ufficiale della
chiesa, dove sono elencati tutti i santi, ha un sapore di
emarginazione che non ci piace. Quando iniziammo questa battaglia, il
vescovo Chiarinelli, da noi interpellato in proposito, ci fece sapere
che per lui il problema non esisteva, Rosa era santa perché il papa
l’aveva chiamata così, e che non era necessario altro. Poi nel
2009, venne a Viterbo in visita pastorale, papa Benedetto XVI. Quando
il pontefice si recò a pregare davanti all’urna della nostra
protettrice, la badessa del Monastero di S. Rosa gli consegnò una
supplica scritta, affinché nel Martirologio Romano, si annotasse
finalmente la nostra “Rosina”, non più come Beata ma come Santa.
Quella richiesta non rimase lettera morta, perché dopo poco tempo il
Francescano Padre Cristoforo Bove, che faceva parte della
Congregazione dei Santi, ricevette l’incaricato di verificare se
esistevano le condizioni di questa iscrizione.
Da indiscrezioni in
nostro possesso, sembra che padre Bove, dopo aver consultato i
documenti esistenti negli archivi vaticani, stesse per dare il suo
placet a questa operazione. Tutto ci diceva che finalmente eravamo
giunti in porto. Invece non era così. Proprio quando tutto l’iter
era quasi completato, il frate fu ricoverato in ospedale e il quattro
ottobre 2010, dopo tre mesi di degenza, morì. Da quel lontano giorno
tutto tace e non è stato fatto più niente. Giovanni Faperdue ha
interpellato in proposito anche il nuovo Vescovo di Viterbo Lino
Fumagalli, ottenendo le stesse risposte del suo predecessore.
A
questo punto lo scrittore viterbese ha preso carta e penna e il
ventidue aprile ha scritto a Papa Francesco I. Nella lettera il
giornalista chiede che finalmente, nel Martirologio Romano, si possa
vedere trascritta la nostra protettrice come Santa alla data del
quattro settembre. Infatti, la regola che vuole la trascrizione nel
Martirologio Romano nella data della morte (dies natalis), ha fior di
eccezioni, non ultima quella di S. Francesco che è iscritto nella
data della sua traslazione. Il quattro settembre per i viterbesi
tutti, è la vera festa di S. Rosa, che è anche celebrata da secoli,
con il trasporto della Macchina, riconosciuto anche dall’Unesco.
Il quattro di settembre, per Viterbo e per i viterbesi, è la
giornata che è stata sempre dedicata a S. Rosa fin dalla notte dei
tempi. Infatti, in quel giorno del 1258, papa Alessandro IV che
aveva ricevuto in sogno per ben tre volte la visita della santa,
guidò lui stesso la gloriosa traslazione del sacro corpo dalla
Chiesa di Santa Maria in Poggio al Cenobio di San Damiano (oggi
monastero di S. Rosa).
Le suore del Cenobio sostengono che fu il papa
Alessandro IV, con una sua Bolla, a stabilire la festività di S.
Rosa al 4 di settembre.
Giovanni Faperdue
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