lunedì 1 settembre 2014

Viaggio musicale sul Pollino, antropoarchigroltura di Ferdinando Renzetti


Compagnia del Pacchiocchio


comunità resistenti

qualche anno fa a Caulonia ho conosciuto uno strano gruppo musicale chiamato compagnia del pacchiocchio. in quel periodo ascoltavo dub e reggamuffin in tutti dialetti dal salentino al sardo. quello che stavo ascoltando quella sera cambio in un certo senso il mio essere musicale. sul palco del tarantella festival la compagnia si presento con due zampogne del pollino con grossi otri biancastri di pelle pecora rovesciata un tamburello e la voce di severino ipnotica e catartica. qualche anno dopo a serra san bruno festival musiche meridionali ho di nuovo incontrato la compagnia che aveva trasformato il nome in totarella. paolo napoli si esibiva con una surdulina, una piccola zampogna, a fine serata pino salomone mi regalo un flauto di canna. il progetto pacchiocchio e’ stato il frutto dell unione di persone appassionate alle sonorità del proprio territorio. ora i totarella parlano di pascolo abusivo: comunemente assume il significato di reato connesso al mondo pastorale che consiste nello sconfinamento delle greggi in terre non destinate al pascolo per cui assume un significato di esplorazione di nuovi territori attraverso cui riuscire ad evocare esperienze incontri e viaggi fisici e metafisici.

una maniera per aprire un dialogo tra culture vicine e lontane nell attitudine al pascolo abusivo, alla ricerca di nuove erbe di cui nutrirsi. negli anni successivi ho incontrato i totarella ho continuato ad incontrare i totarella e le altre culture resistenti nei pascoli abusivi dove si trovano le erbe migliori più fresche e tenere, in particolare ad alessandria del carretto sul pollino, dove ogni anno si svolge radicazioni festival delle culture tradizionali. alessandria del carretto e’ un luogo straordinario in lotta con il presente. una comunità di montagna che continua a perpetuare antichi rituali rinnovandone il significato. in questo luogo si pratica quotidianamente resistenza verso una contemporaneità che vuole la montagna svuotata delle antiche genti. radicazioni e’ un invito a resistere ad incontrarsi a mettere radici. questo discorso funziona bene con la musica di tradizione che crea un ciclo di microeconomia legato alla costruzione di strumenti musicali da parte di alcuni giovani. in genere le altre attività artigianali sono quasi totalmente ferme. l agricoltura nei dintorni del paese non e’ più praticata, le case nel paese costruite in pietra locale sono quasi tutte abbandonate e si stanno perdendo le maestranze che sanno costruirle o restaurarle. la resistenza culturale e’ un atto urgente e dovuto che va praticata in tutta la sua forza coinvolgendo anche le altre pratiche tradizionali, non ancora coinvolte per non perderle per sempre. quindi giovani possono apprendere antiche tecniche di costruzione con la pietra locale, le vecchie pratiche agricole e pastorali per inserirle in una nuova economia di mercato, svincolando dall assistenzialismo queste comunità. molti lavorano nel parco nazionale del pollino nelle diverse attività soprattutto rimboschimenti. solo in questo modo la resistenza può risultare veramente efficace e dare nuova linfa al paese diventando punto di riferimento incontro per altri giovani che vorrebbero portarvi nuova energia anche dalle citta lontane per pascolare abusivamente tutti assieme liberamente.


waiting loading


parto dritto e veloce dalla mia citta pescara, al primo sottopassaggio, vicino la stazione, la mia attenzione e’ catturata da una scritta che alcuni ragazzi hanno realizzato nella notte. su un enorme manifesto celeste che copre appositamente i precedenti manifesti affissi, in rosso la scritta waiting loading con l unita di misura di riferimento dell ipotetica immagine da scaricare: lo spazio e’ in attesa del nuovo manifesto. in questo caso saranno le mani dell attacchino con colla e lunga scopa a scaricare la nuova immagine. ora anche io sono in attesa di scaricare sul sito dei neuroni del mia mente questo nuovo viaggio musicale sul pollino orientale, direzione alessandria del carretto dove si svolgerà nei prossimi giorni radicazioni, festival delle culture tradizionali.


lucania


sono già in lucania, su una strada che non ho mai percorso prima: la bradanica. un paesaggio giallo e terroso scorre ai lati del mio finestrino. percorro strade dritte lunghe e strette tra i fumi delle stoppie che bruciano: e’ un metodo antico adoperato dai contadini lucani che consiste nel bruciare le stoppie del grano dopo la mietitura, per purificare il terreno concimarlo con la cenere e prepararlo in questo modo alle successive lavorazioni. questo per dire della capacita dell uomo di alterare l equilibrio dei paesaggi naturali spesso senza rendersene conto, cambiando la geomorfologia di enormi territori e condizionando l ambiente fisico anche per le successive generazioni. infatti la lucania un tempo bosco, lucus, bosco, antiche popolazioni italiche hanno bruciato e disboscato causando lo scioglimento e il dilavamento dei terreni sabbiosi e argillosi delle colline. il materiale inerte si e’ andato a depositare nelle fiumare e sulle coste ioniche costituendo l enorme banco di sabbia dei cordoni dunali delle coste, lasciando la lucania arida e desolata. il metodo della bruciatura delle stoppie non permette ad alberi ed arbusti ripropagarsi. il fuoco viene lasciato libero bruciando alla base tutto quello che incontra sul suo lento cammino.


terra e cielo


tra i fumi delle stoppie potrei immaginare la fine di una battaglia, invece e’ la conclusione di una festa, di un matrimonio tra il cielo e la terra che ha avuto come testimone lo spirito del grano. cielo e terra si sono amati un intera stagione attraverso le spighe dorate del grano che hanno assorbito l energia del sole trasmettendola alla terra con ondate di giallo calore e redistribuendola in seguito agli uomini nei chicchi trasformati in farina e in pane. le colline ondulate e terrose, il cielo azzurro spaziano alla pari nel mio campo visivo. le piccole nuvole seguono lentamente giocando fra di loro in un intramezzarsi di sprazzi di luce e ombre. la mia navicella scorre veloce sul nastro d asfalto tra fumi e terre arse piene di sogni svaniti mai sopiti. sono i sogni delle popolazioni lucane che hanno vissuto queste terre trovandovi sostentamento nei preziosi chicchi carichi di energia solare. una vita povera piena di stenti che ha trovato forza e trova ancora la sua forza nella miriade di feste tradizionali di canti e balli legati alla raccolta dell energia del sole trasformata da una umile piantina in prezioso sostentamento vitale. che sia lo spirito del grano ad aver dato agli uomini l energia la creatività e l inventiva di creare splendide tarantelle. canti e balli come cerimonia di offerta e ringraziamento alla dea madre per il prezioso raccolto. dea madre intesa come insieme di cielo terra grano e uomo nel giro vorticoso che ci accomuna al cosmo, giro vorticoso riproposto nelle tarantelle lucane nell imitazione dei moti cosmici


case a premio


iniziano ad apparire prima sparute poi a gruppi poi a centinaia tutte in ordine sparso, casette nei diversi stili costruttivi , adeguati ai diversi materiali usati, tutte abbandonate disabitate e in pessimo stato di conservazione. sono le case della riforma agraria attuata negli anni cinquanta. le cosiddette case a premio. lo stato dava un premio, un finanziamento a fondo perduto a chi le costruiva. continuano a seguirmi lungo il tragitto. sempre con una volontà minima abitativa, c e’ sempre la stalla, spesso il portico con ingresso di casa e stalla limitrofi. il disegno degli anonimi architetti costruttori e’ stato quello di agevolare il rapporto uomini animali da lavoro come forma d insieme per la fecondità del terreno. mi chiedo per quanto tempo sono state abitate. l efficacia di tale operazione e’ sotto gli occhi di tutti. difficile quantificare i benefici apportati alle popolazioni coinvolte. alcune sembrano mai abitate o addirittura mai completate. desolante e allo stesso tempo poetico lo sguardo sulle centinaia di casette sparse nel paesaggio che si e’ fatto più verde per la vicinanza del fiume. mi piacerebbe censirle studiarne gli stili e i diversi materiali usati di zona in zona. difficile proporne e pensarne un recupero.


oriolo


oriolo tra lucania e calabria con il suo borgo antico su uno sperone roccioso proteso verso la fiumara seguito a scia dal paese nuovo adagiato nella collina retrostante come la coda di una cometa. sono tra le vie del borgo, mentre cammino nelle vie strette e scoscese intravedo dall uscio di una casa un signore che taglia e cuce, un vecchio sarto. nel suo laboratorio ingiallito i pochi attrezzi del vecchio mestiere, un tavolo il ferro da stiro il metro le forbici. esclamo, finalmente un artigiano! lui risponde, qui se ne vanno tutti, i vecchi vanno al cimitero, i giovani vanno lontano…lungo le vie piccoli giardini officinali semplici e minimali, curati dalle donne e consistenti in bidoni e contenitori di ogni genere, riciclati. le donne ci coltivano le semplici essenze per uso quotidiano, basilico sedano prezzemolo salvia peperoncino rosmarino. sono i piccoli giardini che potevano permettersi le classi più povere nella strettezza del loro abitare. a volte un arbusto di vite di uva bianca e dolce sale fino alla loggia superiore. nei pochi giardini signorili recintati l ordine sparso dei pochi alberi limoni fichi peri e mandorli tradisce una minima volontà decorative e ornamentale.


farneta


oggi e’ la festa di san rocco e al mio o arrivo trovo la banda a suonare nello spazio davanti alla chiesa dove si e’ svolto il rito greco ortodosso. qui vive una comunità di origine arberesh dalla doppia lingua, infatti indicazioni vie e insegne hanno la doppia dicitura. in fondo al paese incontro tra case basse e strette una studiosa di cultura arberesh. giriamo per il paese mi racconta i motivi e la storia di tale cultura, alla fine congedandomi dico che non c era bisogno di scomodare la banda per accogliermi, risponde che fanno sempre così quando arriva un nuovo visitatore.


san paolo albanese


sono a san paolo, l operatice del museo della cultura arberesh mi accoglie con gentilezza mostrandomi i reperti esposti. iteressanti stoffe abiti e corredi realizzati dalla lavorazione della ginestra, di cui e’ allestito tutto il ciclo della lavorazione della fibra vegetale, dalla raccolta alla filatura colorazione con tinture naturali tessitura e significasti dei vari color. giro per il paese dove le donne nei loro abiti quotidiani della tradizione albanese mi regalano immagini e scene di vita semplici ed essenziali. l impronta del paese e’ rivolta verso ovest, e nelle strette vie anch esse rivolte verso valle si aprono improvvise piazze o slarghi, spazi comuni adibii un tempo ai lavori quotidiani come grandi aie. le vie e gli spiazzi sono orientati verso la valle per accogliere la luce e le correnti calde d inverno e fresche d estate assorbiti e riflessi dalla profonda e ampia fiumara del sarmento.


vegetazione


la vegetazione, la gariga sub mediterranea esprime al massimo grado i suoi colori e i suoi profumi. il bosco antico a fustaia composto di cerri e farnie, rado nella parte più bassa si infittisce man mano che si sale diventando chiuso più in alto con l intreccio dei primi abeti bianchi. il legname degli alberi trovava uso un tempo nella fabbricazione di ogni genere botti mobili sedie. nella parte più in basso solitari cerri lasciano spazio nel sottobosco alla ginestra usata per fare tessuti, il profumato finocchietto i cui semi insaporiscono salsicce e tarallucci, mentucce e il profumato elicriso. in questa fascia le grandi querce incontrano anche alberi di origine antropica come fichi mandorli peri alcuni ulivi e piccoli vigneti. come si sale dove il bosco diventa più fitto continui cespi di giunco si sostituiscono ala ginestra. il giunco da una fibra sottile e resistente usata per i cestini dei formaggi e piccole stuoie. quando il bosco diventa più fitto il sottobosco in ombra e povero di vegetazione e’ coperto da un tappeto di foglie secche. anche la vegetazione e’ condizionata dal clima mite da colori e profumi inconsueti a queste altitudini. il mare non e’ lontano e si intravede in fondo alla fiumara. poi ancora funghi bacche frutti di bosco e altre erbe usate nell etno botanica locale.


alessandria del carretto


finalmente sono ad alessandria del carretto fervono i preparativi per il festival radicazioni che inizia domani. in fondo alla via principale del paese una mano anonima ha allestito una scenografia composta di colorati panni stesi ad asciugare e da un variopinto trattore parcheggiato nella piazzetta. su un muro un pittore locale ha appeso le sue opere: pitture naive dal segno grezzo ed elementare ma con un senso del colore immediato e spontaneo. i temi riassumono scene di vita tradizionale o episodi legati alla storia del paese. si monta il palco con gli strumenti. nei giorni successivi i partecipanti riempiranno la scuola l ostello le case e l orto botanico con le tende.



22 agosto


in questi giorni mi trovo sempre in difficoltà nella scelta degli appuntamenti musicali da seguire che si sovrappongono. questa sera c e’ la notte della taranta a melpignano, vorrei essere la, non tanto per la musica, quanto per la fantastica nottata nella piazza del piccolo paese salentino contornata dalla splendida quinta barocca, migliaia di giovani vi attendono l alba creando una enorme ed energetica vibrazione con i tamburelli suonati all unisono al ritmo di pizzica. meraviglioso! mi attraggono le chimere provenienti da cataforio vicino reggio calabria dove si svolge u stegg, altro luogo straordinario dove la mia musica preferita, le sonate delle zampogne a paro dell aspromonte, viene suonata a ballu nelle piazzette. ecco coma da diversi anni mi ritrovo ad alessandria del carretto, sia per la qualità delle sonate delle zampogne del pollino, sia perché ci si trova al centro di diverse correnti sonore. arrivano i ritmi battuti dai tamburelli del salento, il suono persistente e continuo delle castagnette e tammorre dall area campana, i suoni lunari delle chitarre battenti e delle lire calabresi fino al suono catartico delle zampogne e totarelle e alle raffiche sparate a suon di mandolino delle tarantelle lucane


lucanica


in origine la lucanica era la salsiccia creata dalle antiche popolazioni lucane, diffusa dai romani col nome di lucanica, dal luogo di provenienza, come un marchio registrato. la salsiccia di alessandria ha regalato durante le serate il suo profumo e il suo sapore a base di finocchietto selvatico peperone dolce e piccante diffondendo i suoi fumi nell aria della piazza dove hanno trovato spazio banchetti bancarelle


il sole di notte


in queste sere una stella enorme e luminosa ha illuminato dall alto la piazza i musicanti lunari e gli artisti di strada.

l enorme stella ci segue e illumina il cammino anche ora che il festival e’ terminato. ora che il loading si sta completando e ha scaricato tutte le immagini e i suoni nella mente mi sento meglio perché come sempre la musica svolge azione terapeutica rilasciando energia lentamente nella profondità dell essere anche dopo giorni. l festival e’ finito! un sole stilizzato e’ il simbolo di radicazioni, ispirato da un sole dipinto nella volta della chiesa di sant alessandro. la luce della fede che illumina i fedeli. il sole e’ una stella e anche una stella guidava gli incerti marinai nelle notti buie sulle loro piccole navi. ora come gli incerti marinai del passato la stella della ragione illumina il nostro percorso di conoscenza delle tradizioni della nostra terra, il sud, il sud come una condizione dell essere, il sud dell italia, il sud del mondo il sud della vita.


il loading e’ completato…


acqua santissima strade strette

vita di una terra alla finestra

passa un camioncino,il venditore di frutta

il vecchio sarto dice, qui la vita e’ tranquilla


note dalla terra, ancora a sud!


architettura e materiali locali


i modelli costruttivi semplici e minimali con le file dei blocchi di pietre che si alternano in file più alte e meno alte, come per seguire una trama interiore per scaricare meglio le forze di tensione delle strutture murarie. porte e finestre chiuse in sommità da architravi a vista in legno locale squadrato nella consueta misura delle lunghezze e dei spessori. scale chiuse e scale aperte. la scala aperta trova copertura in una lastra, lasciando aperto lo spazio sotto come legnaia. nelle scale a struttura chiusa le pietre assemblate a secco chiudono l intero spazio sottostante della scalinata in genere corta vista la non eccessiva altezza dei fabbricati. l architettura nei paesi di alessandria farneta e san paolo e’ simile. mi chiedo che se le etnie che li occupano di diverse origini e giunte in diversi periodi come sia nato e da chi sia stato ideato questo modulo costruttivo. a livello intuitivo dalla mia analisi emerge che ci sia stata una pianificazione territoriale ideata dai signori locali dal 1500 in poi nell intenzione di avviare a sfruttamento con tecniche appropriate che oggi definiremmo ecosostenibili, queste fasce di territorio da adibire all allevamento alla pastorizia all agricoltura e selvicoltura. valide maestranze hanno scelto la tipologia costruttiva da adottare in base all enorme quantità di roccia locale già frammentata e sfaldata. si presume quindi che non e’ una forma di architettura spontanea popolare ma progetta e pianificata. la pietra locale e’ talmente abbondante che non c era il bisogno di aprire cave bastava dissodare i campi. una pietra sfaldata e stratificata in lastre da sensazione di debolezza ma assemblata diventa forte e resistente. nel tempo i muri hanno mantenuto compattezza resistendo bene alle variazioni climatiche. sembra che sia un ottimo accumulatore di calore e buono isolante termico. le case sembrano all interno calde l inverno e fresche l estate anche se le pareti non sono tanto spesse. la scelta costruttiva dei moduli contigui e attaccati tra di loro, piccole abitazioni basse attaccate a formare lunghi caseggiati. ogni modulo abitativo e’ composto in genere da due vani con un piccolo camino rivela l intenzione di una forma di edilizia popolare, casette a schiera. la via in genere e’ esposta in modo da accogliere le correnti favorevoli. nel rapporto d insieme, unita totale, il borgo, unita media, il caseggiato, unita minima, il modulo abitativo, seguono parametri di esposizione tali da favorire il rinfrescamento estivo e la protezione invernale. oggi a noi questi semplici parametri costruttivi di architettura ecologica sembrano eccezionali visto il modo veramente scellerato con cui abbiamo costruito le nostre abitazioni. un tempo era conoscenza diffusa e consapevole. questi luoghi rivelano una intenzione da parte di illuminati signori locali che coinvolte varie maestranze hanno dato vita al progetto di una organizzazione territoriale con tecniche adeguate e appropriate alle possibilità naturali del luogo, un territorio montano disposto sulla fascia orientale del pollino in genere sugli 800 1000 metri di altitudine per agricoltura pastorizia e produzione legname. farneta e’ rivolta verso est coperta a nord, alessandria e’ rivolta verso sud e scoperta in parte a nord dove i caseggiati si chiudono a semicerchio come per ripararsi dalle correnti fredde e con le strette vie perpendicolari a quelle principali rivolte verso la fiumara che dal mare fa risalire correnti fresche l estate calde d inverno.


le fiumare sono importanti accumulatori di calore e freschezza nei diversi periodi dell anno. sono importanti scambiatori e variatori climatici, a seconda delle stagioni regolano le correnti, riflettono e amplificano la luce.


materiali costruttivi locali validi sotto il profilo termico e facili da reperire come pietre e legnami

moduli costruttivi semplici e minimali per ospitare bracciantato agricolo in modo stanziale

analisi dell esposizione di borghi e case per renderle dinamiche e attive sotto il profilo termico

climatizzazione passiva che si esplica su tre livelli

unita minima dell abitazione

unita media del caseggiato a schiera

unita totale del borgo

le tre unita sono connesse tra di loro in modo armonico



Ferdinando Renzetti - f.renzetti@casediterra.it


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