martedì 26 giugno 2012

Ecologia profonda, bioregionalismo, spiritualità della natura… Pensieri sciolti e resoconto di Riccardo Oliva sull’Incontro Collettivo Ecologista 2012

Riccardo Oliva durante un momento dell'Incontro Collettivo Ecologista 2012


La tre giorni prevista per l’Incontro Collettivo Ecologista in occasione del Solstizio d’Estate 2012, si è tenuta nel Campo del Vetiver, la pianta dei mille segreti e soluzioni, in un ambiente ancora fortunatamente poco antropizzato dall’uomo, che ha permesso così di respirare una atmosfera diversa, finalmente lontana dalle scorie e dal cemento che non solo esteriormente accompagnano le nostre vite.

È stato un appuntamento intenso nel suo volersi ricollegare al sacro e attivo nel suo preferire quell’essere propositivi alla sterile ed infruttuosa tendenza a cercare polemiche a tutti i costi; ci auguriamo che le esperienze vissute o i messaggi lanciati, possano essere segnali incoraggianti o formativi in chi ha partecipato, perché si è voluto anche intenzionalmente giocare e riflettere, accompagnati dalle ritualità del mondo antico e delle note musicali, affrontando chiavi di lettura dell’attualità con tutti i limiti imposti dalla vita moderna, cercando di mantenere una condivisione con i cicli stagionali della Natura e cercando infine anche di trascorrere quel poco tempo, con un orientamento autosufficiente e funzionale, rivolto prima alla comunità e poi a se stessi.

I diversi momenti in cui sempre in cerchio, a dimostrazione di voler seguire l’esempio insegnatoci dalla Natura stessa, mai statica e fissa ma che ruota in dinamica attraverso i suoi tempi, le sue vibrazioni, i suoi suoni, i suoi colori, le sue energie etc. e che anche quando in apparenza ci appare ferma, nella realtà si muove anche se non tutti sono in grado di percepire appieno questo suo muoversi, abbiamo voluto affrontare tutti i possibili campi dello scibile, con un simposio in cui si sono alternati confronti a volte anche piuttosto accesi perché autentici, su proprie visioni soggettive o del mondo, religioni, ecologia profonda, spiritualità della Natura, yoga e sciamanesimo, unicità e molteplicità del Tutto, alimentazione vegetariana e medicine naturali, colori e sapori dei cibi, conoscenza delle erbe, igienismo e de-programmazione mentale, difesa della propria terra contro l’inquinamento geneticamente modificato, stile di vita, usurocrazia monetaria e signoraggio bancario, economia del dono e conseguente bellezza nel donarsi, tradizioni antiche e dimensioni sottili, verità controllate dal potere, politica, violenza o non violenza, fisica o verbale, nei confronti degli umani o di chi abita insieme a noi il pianeta, ma anche sentimenti assolutamente personali o situazioni piuttosto intime.

Tutto questo è avvenuto attraverso uno strumento che ha ritmato tutte le conversazioni che di volta in volta e con l’aggiunta di nuove persone andavano a crearsi: il bastone della parola a cui alla sua auctoritas tutti dovevano attenersi, un asse verticale che non poteva essere interrotto o scalfito da nessuno, una sorta di dirittura o calma interiore, una autodisciplina ed un autocontrollo che doveva per forza di cose esserci perché favoriva l’ascolto dell’altro anche se si era in disaccordo con lui e manteneva risanata sempre quella viva energia all’interno di quel cerchio, l’equilibrio e l’armonia, nonostante le possibili divergenze che potevano intercorrere visto che ognuno di noi rappresenta una natura irripetibile e differente rispetto all’altra.

È necessario quindi che a quel bastone, elemento di caratterizzazione forte e maschile, debba far seguito un elemento dolce e femminile, che come nel Tao è fondamentale da inserire se si vuole tendere consapevolmente all’Uno e non limitarsi solo alle dualità figlie della nostra manifestazione; così alla sua sommità si decide di porre un rametto di iperico, simbolo solstiziale e fecondo della Natura che circonda la stessa ghirlanda immersa tra verdeggianti prati e dorati raggi solari.

In questi momenti, in cui si ricerca quella propria consapevolezza interiore e in cui si cerca di mantenere la mente ricettiva e il cuore aperto alle possibilità di un confronto sarebbe forse più propizio al Sé, non illudere il proprio Ego di avere una bacchetta magica per risolvere tutti problemi o di possedere nelle proprie tasche un manuale tascabile della verità rivelata, ma piuttosto avere il coraggio di mettere da parte le proprie maschere o corazze, mettendo a nudo la propria vera identità.

Si inizia questo incontro venerdì 22 e come buon auspicio per l’avventura che si andrà a profilare, come Memento Naturae decidiamo di preparare una calorosa accoglienza agli ospiti in attesa e a contribuire a risolvere eventuali problemi logistici per gli organizzatori dell’evento, fornendo indicazioni utili, aiutando chi non è auto-munito, o svolgendo piccoli lavori per le sistemazioni del campo; ma per fare questa accoglienza non dobbiamo essere da soli, ma vogliamo riuscire a coinvolgere in perfetto stile bioregionale, chi vive in quel luogo e chi può raccontarci con l’esperienza diretta quel territorio di Aprilia che abbiamo scelto e deciso insieme mesi prima dell’incontro.

Il risultato è gratificante perché diversi insegnanti di un comprensorio si metteranno a completa disposizione per la riuscita della cosa, donando le loro prelibatezze locali fatte in maniera artigianale, i loro segreti nascosti nelle erbe selvatiche e tramandati dalle loro famiglie, le loro conoscenze astronomiche e geologiche dei fossi presenti nell’area del vulcano laziale; queste occasioni permetteranno di creare momenti magici durante i giorni e le notti che verranno trascorsi. Ma gli ospiti e gli ospitanti non sono solo persone e ci sono altre testimonianze che vanno assolutamente considerate; così per salutare e ringraziare il genius loci del luogo in cui andremo a stabilirci, sistemiamo un palus incoronato da una ghirlanda solstiziale, a voler rappresentare i quattro elementi indicati coi loro specifici colori, che oltre a collegare il mito della fondazione di Aprilia con il mito di Roma, andrà a scoccare l’orologio naturale che con il gioco delle ombre formate dai passaggi del sole, ci porterà ad una dimensione lontana dal tempo artificiale con cui condividiamo le nostre frenetiche ore.

Se a questo aggiungiamo uno sguardo notturno degli occhi e delle forme che qualcuno riesce bene ad intravedere e scoprire nelle penetranti luminosità del cielo accompagnate dai versi delle mitologie più arcaiche, troppo spesso violentato da un inquinamento luminoso che ne offusca la piena lettura; se a questo aggiungiamo il salto nel fuoco scandito da un tamburo sciamanico che vuole battere forte nel nostro cuore per insegnarci a non fermarci ma ad andare oltre quelle fiamme che si alzano e che non sono altro che impedimenti interiori e barriere limitanti e mentali che tutti in diversi grado abbiamo; se a questo aggiungiamo l’abluzione purificatrice per i nostri corpi di una acqua di fonte che si trasforma nella notte gradualmente con le sue piante immerse nel suo mnemonico fluire della vita del cosmo, abbiamo reso un quadro poetico dell’esperienze che molti, se non tutti, crediamo possano aver provato.

Ciò indica che la semplicità e l’essenzialità di seguire le pagine di un libro scritto non dalle nostre mani e presente istantaneamente sia fuori che dentro di noi, può condurre chi cerca di ottenere risposte alla sua esistenza. La vita di questa società insostenibile e completamente scollegata dal Tutto, in mano a quel potentissimo dio che si chiama Denaro e che ci tenta con i suoi bassi istinti e desideri poco nobili, vorrebbe continuamente cancellare questo bagaglio spirituale dalla nostra memoria. Anche se qualcuno sarà scettico, siamo positivi e fermamente convinti nell’affermare che questo suo tentativo non potrà mai riuscirgli!

Riccardo Oliva

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