Dal corri-
spondente di Vivere
Altrimenti, Oscar Salvador, autore di Di Kali ed altre storie per la Vivere
altrimenti Editrice.
Per le rassegne precedenti, cliccare qui!
Il lungo processo di democratizzazione del Nepal, iniziato ormai un mese fa (1 Novembre), sta guadagnando terreno e seppur sussistano alcuni problemi, bisogna anche annotare che, fin ad ora, non si sono verificati particolari proteste.
Venendo nel dettaglio, la spinosa questione dei circa 19.500 ex-guerriglieri Maoisti e della loro reintagrazione socio-economica sembra trovare una naturale soluzione, nonostante le incertezze e le apprensioni iniziali.
In data 1 Dicembre (dal Kathmandu Post del 3 Dicembre Regrouping process end – Finito il processo di riaccorpamento), ultimo giorno dedicato al processo di reintegrazione, ben 9.454 ex-guerriglieri hanno scelto di essere accorpati all’Esercito regolare, 7.556 hanno scelto il ritiro volontario pagato, e solo 6 hanno scelto la riabilitazione attaraverso programmi educativi e formativi.
Il totale risulta essere quindi 17.016, in quanto circa 2.500 ex-guerriglieri non si sono presentati durante il periodo stabilito per la riabilitazione.
Poco più di un centinaio sono morti o hanno disertato negli ultimi mesi, per i rimanenti verrà probabilmente stabilito un secondo periodo, in quanto alcuni potevano essere indisposti per varie cause, non ultima viene additata quella di essere impegnati in lunghi rituali per gli avi, il cui periodo propizio era giusto qualche settimana fa, che non possono essere assolutamente interrotti (29 Novembre Over 2.500 fighters skip regrouping – Oltre 2.500 combattenti saltano il riaccorpamento).
Le quote raggiunte, ben lungi dalle preventivate e auspicate 6.500 per opzione, verranno comunque in qualche modo sistemate, visto che si tratta di poche migliaia di individui, il cui destino, seppur importante, non dovrebbe essere un problema insormontabile per definire una volta per tutte la questione.
Per esempio, sembra che il numero degli ex-combattenti reintegrati nell’Esercito possa arrivare fino a 9.000 e questo sarebbe un grosso aiuto per trovare una soluzione e far quadrare i conti (1 Dicembre “9.000 combatants can be integrated” – 9.000 guerriglieri possono essere reintegrati nell’Esercito, sostiene il capo supremo dei Maoisti Dahal Prachanda).
Ad ogni modo, il procedimento in sé è stato eseguito piuttosto bene – nonostante alcuni problemi iniziali di organizzazione, soprattutto per le carte d’identità – in un clima di massima cooperazione che ha evitato inutili contrattempi (1 Dicembre Supportive combatants facilitated regrouping drive, Amid technical glitches and other hassles, the commanders urged their subordinates to extend support to the survey team – Combattenti collaborativi facilitano il processo di riaccorpamento; Tra problemi tecnici e altri contrattempi, i comandanti richiedono ai propri subordinati di essere cooperativi con le squadre di osservatori).
Come anticipato, la maggior parte degli alti gradi dell’ex-esercito Maoista ha optato per l’integrazione nell’Esercito regolare (28 Novembre “After years of fighting, I find meaning in joining Army” – “Dopo anni a combattere, ho trovato motivazione nell’unirmi all’Esercito; 29 Novembre All Div commanders to join army – Tutti i comandanti di Divisione (7) si uniranno all’Esercito), ma viene anche riportato il curioso caso di Prabha Bogati, giornalista e guerrigliera Maoista che ha deciso di lasciare le armi, ritirare la grossa somma di denaro per il ritiro volontario, e dedicarsi a tempo pieno alla carriera di giornalista (26 Novembre Platoon commander prefers pen to guns – Comandante di plotone preferisce la penna alle pistole).
La seconda questione importante rimasta da risolvere è quella delle proprietà che i Maoisti, passata l’emergenza, dovranno restituire ai legittimi proprietari, e che viene utilizzata dalla frangia estrema Maoista, capitanata dal vice-segretario del Partito Mohan Baidya, per opporre resistenza agli Accordi di Pace che loro non hanno accettato.
Essendo però gli unici ad opporsi a questo ultimo tentativo di democratizzazione del paese, non dovrebbe essere difficile portarli alla ragione, nonostante le controversie che si stanno creando, come la restituzione di un pezzo di terra al legittimo proprietario (26 Novembre Bardya owner gets back 30 ha of land, The handover was made in the presence of a task-force representing the three big parties, a team of facilitators and representative from the local administration – Proprietario nel distretto di Bardya riceve indietro 30 ettari di terreno, Il passaggio avvenuto in presenza di un task-force composta dai rappresentanti dei 3 grandi partiti, una squadra di moderatori e i rappresentanti dell’amministrazione locale) e la successiva riappropriazione degli uomini di Baidya (27 Novembre Baidya men take back land returned to owner – Uomini di Baidya riprendono i terreni restituiti al proprietario).
Infine, il giorno successivo, il giornale riportava che la polizia aveva rimosso la bandiera che i Maoisti avevano eretto per segnalarne il loro possesso e della questione non se ne è più parlato seppur sia aspettano nuovi casi simili a questo (28 Novembre Land return process fraught with complexities – Il processo di restituzione delle terre intriso di complicazioni).
Per finire l’argomento politico, bisogna segnalare come questo nuovo periodo di stabilità sia ben visto della Comunità Internazionale, con la visita in questi giorni del Ministro delle Finanze indiano Pranab Mukherjee, e l’imminente arrivo (20 Dicembre) del Premier cinese Wen Jiabao.
Con l’India vi sono anche intrigati legami giuridici, riguardanti gli ex-guerriglieri Maoisti arrestati in India, in particolar modo nello stato del Bihar, e che, secondo l’amnistia decretata per il periodo dell’emergenza nepalese, dovrebbero essere messi in libertà e “restituiti” al Nepal (30 Novembre India begin charge withdrawal process, India’s Home Ministry has sent a letter to the Bihar state government requesting a withdrawal of the cases – L’India inizia il processo di ritiro delle pendenze, Il Ministro degli Interni ha spedito una lettera al Governo dello stato del Bihar chiedendo il ritiro delle pendenze; e a pagina 4 Withdrawal of cases under consideration: Bihar – Stiamo considerando il ritiro delle pendenze: il Governo del Bihar).
L’India stessa, che a giudicare dal Kathmandu Post, sembra avere le sue grane con la nuova proposta di legge che aprirebbe le porte alle compagnie di supermercati straniere.
L’inserto economico ha raccontato infatti giornalmente le apprensioni riguardo la vicenda fino al 2 Dicembre, quando è poi passata nella sezione World (Notizie Internazionali) dove veniva segnalato lo stallo in Parlamento, proprio a causa di questa vicenda.
Venendo invece alle notizie di cronaca varia nepalese, iniziamo con una notizia poco simpatica, estratta dall’edizione del 26 Novembre, in cui appare un piccolo articolo intitolato: Pills shortage hits women (Mancanza di pastiglie colpisce le donne).
A causa di alcune grosse partite di pillole di ferro andate a male e scadute scoperte alcune settimane fa, le donne in cinta dei distretti interessati, si trovano quindi a doverne fare a meno, ormai da 15 giorni; le povere e impotenti donne si sentono rispondere dagli altrettanto impotenti lavoratori sanitari, di mangiare più verdure...
Un altro scorcio della dura vita nepalese ci è stato offerto il 2 Dicembre, dove, tra le notizie nazionali, trovava posto una bella e significativa fotografia che raffigura un anziano nepalese in un campo, dietro ad una coppia di buoi, che spinge l’aratro dentro al terreno, mentre sullo sfondo si alzano delle imponenti cime innevate.
La didascalia, usando un notevole sarcasmo, si intitola: Son of the soil, an elderly ploughs in Kaski. With many youth leaving the country in search of jobs abroad, villages have been facing shortage of labour (Figlio della terra, un anziano contadino ara a Kaski. Siccome molti giovani lasciano la città in cerca di lavoro all’estero, i villagi si trovano ad essere senza manodopera).
Il 27 Novembre, a pagina 2, nella sezione “Metro” dedicata alle notizie su Kathmandu, un grande titolo annunciava: MTPD demolition drive continues (La campagna di demolizione delle strutture abusive da parte della Divisione della Polizia Stradale Metropolitana continua), con a fianco la fotografia di un bulldozer che liberava una strada dalle macerie.
Il 30 di Novembre, di nuovo nella stessa sezione a pagina due, l’articolo riguardo la questione occupava tutta la pagina: Road expansion: controversy, praise galore (Espansione delle strade: controversie ed elogi a profusione).
Indubbiamente queste operazioni sembrano molto utili e civicamente giuste, peccato che spesso si lascino alle spalle delle strade devastate, e dopo qualche settimana l’abusivismo riprende come prima...
Tra le controversie, la prima è quella pratica di stabilire quanto terreno faccia parte della strada, una volta stabilito quello, bisognerebbe cercare di capire di quale dipartimento sia la giurisdizione, per esempio: la Polizia Stradale è responsabile del traffico, il Dipartimento delle Strade ha l’autorità di costruire nuove strade, infine il Comitato per l’Implemento dello Sviluppo della città di Kathmandu è responsabile per la pianificazione e dei casi giuridici...
Di nuovo a pagina 2 il 1 Dicembre veniva riportato uno di quegli articoli che sembrano essere un po’ la rivincita dell’onesto cittadino, con un titolo di nuovo alquanto sarcastico: One plot, two buyers; three land revenue officials in police net (Una proprietà, due acquirenti; tre ufficiali delle imposte sui terreni nella rete della polizia).
L’argomento corruzione è comunque poi riemerso prepotente il 2 Dicembre quando in prima pagina veniva riportato che secondo l’Indice di Corruzione Internazionale dell’organizzazione Transparency International, il Nepal è la seconda nazione più corrotta dell’Asia dopo l’Afghanistan (2 Dicembre TI Report names Nepal second most corrupt country in Asia).
L’approfondimento a pagina 4 spiegava anche perché il Nepal abbia perso ben 8 posizioni nell’ultimo anno, e gli esperti attribuiscono il motivo all’instabilità politica (Political instability to blame), quindi si spera che grazie agli ultimi positivi sviluppi nella politica nepalese, l’anno prossimo ci sia qualche miglioramento; non tanto nel ranking, quanto nella prestazione che in una scala da uno a dieci vede il valore del Nepal attestato ad un impietoso 2.2.
Oltre a questo, andrebbe anche segnalata una discrepanza (o disattenzione giornalistica) tra l’articolo di prima pagina dove il Nepal viene segnalato secondo paese asiatico più corrotto dietro all’Afghanistan, e l’articolo a pagina 4 dove viene precisato che gli ultimi due paesi nella lista sono la Somalia e la Corea del Nord...
Per ultime abbiamo tenuto le notizie “positive” che su un giornale nepalese vanno cercate col lanternino, ma si trovano...
Per esempio sembra che, nonostante la crescente prostituzione, il numero degli adulti affetti da HIV sia in calo (29 Novembre HIV prevalence rate drops, says NCASC – Secondo Il Centro Nazionale per l’Aids, il tasso d’incidenza dell’HIV diminuisce), seppur la vita di chi ne è affetto continui tra stigmatizzazioni e discriminizzazioni, come riportato il 1 Dicembre: Landlord kicks out HIV-infected couple (Padrone di casa manda via coppia affetta da HIV).
Il 28 Novembre un breve articoletto segnalava la felice comunione tra ecologisti e monaci, in un monastero situato ai confini della Valle di Kathmandu.
Che i Monaci siano ambientalisti non dovrebbe essere una questione di particolare importanza, ciò che va evidenziato è il fatto che anche loro possono essere molto utili per la sensibilizzazione e la divulgazione di una mentalità più ecologica.
La prima pagina del 2 Dicembre riportava una finestrella verdolina che annunciava: NTY: Arrivals by air cross 0.5m mark (Nepal Tourist Year: Gli arrivi via aerea superano il mezzo milione) e in fondo rimandava all’approfondimento nella sezione Money (Economia).
Nei primi 11 mesi del 2011, proclamato Anno del Turismo, gli arrivi via aerea hanno raggiunto per la prima volta nella storia del Nepal, i 501.264 visitatori, rispetto ai 448.769 del 2010.
Va segnalato che la maggior parte dell’incremento è dovuto all’aumento dei turisti indiani e cinesi, aumentati i primi del 40%, i secondi addirittura del 74%.
Forti di questo successo, gli operatori turistici stanno iniziando a premere sul Governo affinché migliori ed estenda le infrastrutture che si stanno dimostrando decisamente inadeguate.
Un ultima notizia positiva l’estrapoliamo infine dal Kathmandu Post del 27 Novembre dove veniva riportato che: More youth into blood donation, Voluntary blood donors say youths’ active participation in blood donation can help address blood shortage (Più giovani donano il sangue; I donatori volontari di sangue affermano che un’attiva partecipazione dei giovani può aiutare la mancanza di sangue).
Alcune settimane fa, nella prima rassegna stampa, avevamo riportato come delle 250-300 pinte di sangue richieste giornalmente, il Centro di Trasfusione Sangue ne riceve circa 150-220 pinte, creando quindi un costante stato di deficienza.
Una semplice soluzione sembra essere quella di sensibilizzare maggiormente i giovani, soprattutto nelle scuole e nei centri educativi, per ricevere, nel vero senso dell’espressione, nuovo sangue.
spondente di Vivere
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Il lungo processo di democratizzazione del Nepal, iniziato ormai un mese fa (1 Novembre), sta guadagnando terreno e seppur sussistano alcuni problemi, bisogna anche annotare che, fin ad ora, non si sono verificati particolari proteste.
Venendo nel dettaglio, la spinosa questione dei circa 19.500 ex-guerriglieri Maoisti e della loro reintagrazione socio-economica sembra trovare una naturale soluzione, nonostante le incertezze e le apprensioni iniziali.
In data 1 Dicembre (dal Kathmandu Post del 3 Dicembre Regrouping process end – Finito il processo di riaccorpamento), ultimo giorno dedicato al processo di reintegrazione, ben 9.454 ex-guerriglieri hanno scelto di essere accorpati all’Esercito regolare, 7.556 hanno scelto il ritiro volontario pagato, e solo 6 hanno scelto la riabilitazione attaraverso programmi educativi e formativi.
Il totale risulta essere quindi 17.016, in quanto circa 2.500 ex-guerriglieri non si sono presentati durante il periodo stabilito per la riabilitazione.
Poco più di un centinaio sono morti o hanno disertato negli ultimi mesi, per i rimanenti verrà probabilmente stabilito un secondo periodo, in quanto alcuni potevano essere indisposti per varie cause, non ultima viene additata quella di essere impegnati in lunghi rituali per gli avi, il cui periodo propizio era giusto qualche settimana fa, che non possono essere assolutamente interrotti (29 Novembre Over 2.500 fighters skip regrouping – Oltre 2.500 combattenti saltano il riaccorpamento).
Le quote raggiunte, ben lungi dalle preventivate e auspicate 6.500 per opzione, verranno comunque in qualche modo sistemate, visto che si tratta di poche migliaia di individui, il cui destino, seppur importante, non dovrebbe essere un problema insormontabile per definire una volta per tutte la questione.
Per esempio, sembra che il numero degli ex-combattenti reintegrati nell’Esercito possa arrivare fino a 9.000 e questo sarebbe un grosso aiuto per trovare una soluzione e far quadrare i conti (1 Dicembre “9.000 combatants can be integrated” – 9.000 guerriglieri possono essere reintegrati nell’Esercito, sostiene il capo supremo dei Maoisti Dahal Prachanda).
Ad ogni modo, il procedimento in sé è stato eseguito piuttosto bene – nonostante alcuni problemi iniziali di organizzazione, soprattutto per le carte d’identità – in un clima di massima cooperazione che ha evitato inutili contrattempi (1 Dicembre Supportive combatants facilitated regrouping drive, Amid technical glitches and other hassles, the commanders urged their subordinates to extend support to the survey team – Combattenti collaborativi facilitano il processo di riaccorpamento; Tra problemi tecnici e altri contrattempi, i comandanti richiedono ai propri subordinati di essere cooperativi con le squadre di osservatori).
Come anticipato, la maggior parte degli alti gradi dell’ex-esercito Maoista ha optato per l’integrazione nell’Esercito regolare (28 Novembre “After years of fighting, I find meaning in joining Army” – “Dopo anni a combattere, ho trovato motivazione nell’unirmi all’Esercito; 29 Novembre All Div commanders to join army – Tutti i comandanti di Divisione (7) si uniranno all’Esercito), ma viene anche riportato il curioso caso di Prabha Bogati, giornalista e guerrigliera Maoista che ha deciso di lasciare le armi, ritirare la grossa somma di denaro per il ritiro volontario, e dedicarsi a tempo pieno alla carriera di giornalista (26 Novembre Platoon commander prefers pen to guns – Comandante di plotone preferisce la penna alle pistole).
La seconda questione importante rimasta da risolvere è quella delle proprietà che i Maoisti, passata l’emergenza, dovranno restituire ai legittimi proprietari, e che viene utilizzata dalla frangia estrema Maoista, capitanata dal vice-segretario del Partito Mohan Baidya, per opporre resistenza agli Accordi di Pace che loro non hanno accettato.
Essendo però gli unici ad opporsi a questo ultimo tentativo di democratizzazione del paese, non dovrebbe essere difficile portarli alla ragione, nonostante le controversie che si stanno creando, come la restituzione di un pezzo di terra al legittimo proprietario (26 Novembre Bardya owner gets back 30 ha of land, The handover was made in the presence of a task-force representing the three big parties, a team of facilitators and representative from the local administration – Proprietario nel distretto di Bardya riceve indietro 30 ettari di terreno, Il passaggio avvenuto in presenza di un task-force composta dai rappresentanti dei 3 grandi partiti, una squadra di moderatori e i rappresentanti dell’amministrazione locale) e la successiva riappropriazione degli uomini di Baidya (27 Novembre Baidya men take back land returned to owner – Uomini di Baidya riprendono i terreni restituiti al proprietario).
Infine, il giorno successivo, il giornale riportava che la polizia aveva rimosso la bandiera che i Maoisti avevano eretto per segnalarne il loro possesso e della questione non se ne è più parlato seppur sia aspettano nuovi casi simili a questo (28 Novembre Land return process fraught with complexities – Il processo di restituzione delle terre intriso di complicazioni).
Per finire l’argomento politico, bisogna segnalare come questo nuovo periodo di stabilità sia ben visto della Comunità Internazionale, con la visita in questi giorni del Ministro delle Finanze indiano Pranab Mukherjee, e l’imminente arrivo (20 Dicembre) del Premier cinese Wen Jiabao.
Con l’India vi sono anche intrigati legami giuridici, riguardanti gli ex-guerriglieri Maoisti arrestati in India, in particolar modo nello stato del Bihar, e che, secondo l’amnistia decretata per il periodo dell’emergenza nepalese, dovrebbero essere messi in libertà e “restituiti” al Nepal (30 Novembre India begin charge withdrawal process, India’s Home Ministry has sent a letter to the Bihar state government requesting a withdrawal of the cases – L’India inizia il processo di ritiro delle pendenze, Il Ministro degli Interni ha spedito una lettera al Governo dello stato del Bihar chiedendo il ritiro delle pendenze; e a pagina 4 Withdrawal of cases under consideration: Bihar – Stiamo considerando il ritiro delle pendenze: il Governo del Bihar).
L’India stessa, che a giudicare dal Kathmandu Post, sembra avere le sue grane con la nuova proposta di legge che aprirebbe le porte alle compagnie di supermercati straniere.
L’inserto economico ha raccontato infatti giornalmente le apprensioni riguardo la vicenda fino al 2 Dicembre, quando è poi passata nella sezione World (Notizie Internazionali) dove veniva segnalato lo stallo in Parlamento, proprio a causa di questa vicenda.
Venendo invece alle notizie di cronaca varia nepalese, iniziamo con una notizia poco simpatica, estratta dall’edizione del 26 Novembre, in cui appare un piccolo articolo intitolato: Pills shortage hits women (Mancanza di pastiglie colpisce le donne).
A causa di alcune grosse partite di pillole di ferro andate a male e scadute scoperte alcune settimane fa, le donne in cinta dei distretti interessati, si trovano quindi a doverne fare a meno, ormai da 15 giorni; le povere e impotenti donne si sentono rispondere dagli altrettanto impotenti lavoratori sanitari, di mangiare più verdure...
Un altro scorcio della dura vita nepalese ci è stato offerto il 2 Dicembre, dove, tra le notizie nazionali, trovava posto una bella e significativa fotografia che raffigura un anziano nepalese in un campo, dietro ad una coppia di buoi, che spinge l’aratro dentro al terreno, mentre sullo sfondo si alzano delle imponenti cime innevate.
La didascalia, usando un notevole sarcasmo, si intitola: Son of the soil, an elderly ploughs in Kaski. With many youth leaving the country in search of jobs abroad, villages have been facing shortage of labour (Figlio della terra, un anziano contadino ara a Kaski. Siccome molti giovani lasciano la città in cerca di lavoro all’estero, i villagi si trovano ad essere senza manodopera).
Il 27 Novembre, a pagina 2, nella sezione “Metro” dedicata alle notizie su Kathmandu, un grande titolo annunciava: MTPD demolition drive continues (La campagna di demolizione delle strutture abusive da parte della Divisione della Polizia Stradale Metropolitana continua), con a fianco la fotografia di un bulldozer che liberava una strada dalle macerie.
Il 30 di Novembre, di nuovo nella stessa sezione a pagina due, l’articolo riguardo la questione occupava tutta la pagina: Road expansion: controversy, praise galore (Espansione delle strade: controversie ed elogi a profusione).
Indubbiamente queste operazioni sembrano molto utili e civicamente giuste, peccato che spesso si lascino alle spalle delle strade devastate, e dopo qualche settimana l’abusivismo riprende come prima...
Tra le controversie, la prima è quella pratica di stabilire quanto terreno faccia parte della strada, una volta stabilito quello, bisognerebbe cercare di capire di quale dipartimento sia la giurisdizione, per esempio: la Polizia Stradale è responsabile del traffico, il Dipartimento delle Strade ha l’autorità di costruire nuove strade, infine il Comitato per l’Implemento dello Sviluppo della città di Kathmandu è responsabile per la pianificazione e dei casi giuridici...
Di nuovo a pagina 2 il 1 Dicembre veniva riportato uno di quegli articoli che sembrano essere un po’ la rivincita dell’onesto cittadino, con un titolo di nuovo alquanto sarcastico: One plot, two buyers; three land revenue officials in police net (Una proprietà, due acquirenti; tre ufficiali delle imposte sui terreni nella rete della polizia).
L’argomento corruzione è comunque poi riemerso prepotente il 2 Dicembre quando in prima pagina veniva riportato che secondo l’Indice di Corruzione Internazionale dell’organizzazione Transparency International, il Nepal è la seconda nazione più corrotta dell’Asia dopo l’Afghanistan (2 Dicembre TI Report names Nepal second most corrupt country in Asia).
L’approfondimento a pagina 4 spiegava anche perché il Nepal abbia perso ben 8 posizioni nell’ultimo anno, e gli esperti attribuiscono il motivo all’instabilità politica (Political instability to blame), quindi si spera che grazie agli ultimi positivi sviluppi nella politica nepalese, l’anno prossimo ci sia qualche miglioramento; non tanto nel ranking, quanto nella prestazione che in una scala da uno a dieci vede il valore del Nepal attestato ad un impietoso 2.2.
Oltre a questo, andrebbe anche segnalata una discrepanza (o disattenzione giornalistica) tra l’articolo di prima pagina dove il Nepal viene segnalato secondo paese asiatico più corrotto dietro all’Afghanistan, e l’articolo a pagina 4 dove viene precisato che gli ultimi due paesi nella lista sono la Somalia e la Corea del Nord...
Per ultime abbiamo tenuto le notizie “positive” che su un giornale nepalese vanno cercate col lanternino, ma si trovano...
Per esempio sembra che, nonostante la crescente prostituzione, il numero degli adulti affetti da HIV sia in calo (29 Novembre HIV prevalence rate drops, says NCASC – Secondo Il Centro Nazionale per l’Aids, il tasso d’incidenza dell’HIV diminuisce), seppur la vita di chi ne è affetto continui tra stigmatizzazioni e discriminizzazioni, come riportato il 1 Dicembre: Landlord kicks out HIV-infected couple (Padrone di casa manda via coppia affetta da HIV).
Il 28 Novembre un breve articoletto segnalava la felice comunione tra ecologisti e monaci, in un monastero situato ai confini della Valle di Kathmandu.
Che i Monaci siano ambientalisti non dovrebbe essere una questione di particolare importanza, ciò che va evidenziato è il fatto che anche loro possono essere molto utili per la sensibilizzazione e la divulgazione di una mentalità più ecologica.
La prima pagina del 2 Dicembre riportava una finestrella verdolina che annunciava: NTY: Arrivals by air cross 0.5m mark (Nepal Tourist Year: Gli arrivi via aerea superano il mezzo milione) e in fondo rimandava all’approfondimento nella sezione Money (Economia).
Nei primi 11 mesi del 2011, proclamato Anno del Turismo, gli arrivi via aerea hanno raggiunto per la prima volta nella storia del Nepal, i 501.264 visitatori, rispetto ai 448.769 del 2010.
Va segnalato che la maggior parte dell’incremento è dovuto all’aumento dei turisti indiani e cinesi, aumentati i primi del 40%, i secondi addirittura del 74%.
Forti di questo successo, gli operatori turistici stanno iniziando a premere sul Governo affinché migliori ed estenda le infrastrutture che si stanno dimostrando decisamente inadeguate.
Un ultima notizia positiva l’estrapoliamo infine dal Kathmandu Post del 27 Novembre dove veniva riportato che: More youth into blood donation, Voluntary blood donors say youths’ active participation in blood donation can help address blood shortage (Più giovani donano il sangue; I donatori volontari di sangue affermano che un’attiva partecipazione dei giovani può aiutare la mancanza di sangue).
Alcune settimane fa, nella prima rassegna stampa, avevamo riportato come delle 250-300 pinte di sangue richieste giornalmente, il Centro di Trasfusione Sangue ne riceve circa 150-220 pinte, creando quindi un costante stato di deficienza.
Una semplice soluzione sembra essere quella di sensibilizzare maggiormente i giovani, soprattutto nelle scuole e nei centri educativi, per ricevere, nel vero senso dell’espressione, nuovo sangue.
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