domenica 28 agosto 2011

Le proposte di Viverealtrimenti per il manifesto proposto dal CONACREIS

Ho il piacere di condividere con i lettori di questo blog alcune riflessioni che ho postato sul forum del CONACREIS per contribuire alla realizzazione di un manifesto di spiritualità laica, libera e consapevole.
Il contributo:


Dopo aver letto i precedenti contributi, sono ben felice di darne uno mio per un manifesto di spiritualità laica, libera e consapevole, persuaso che ogni genere di movimento ed istanza trasformatrice necessiti di coordinate teoriche se non "precise" almeno "sufficientemente delineate".
Veniamo dunque ad analizzare alcune parole chiave:


Globalizzazione

La globalizzazione rappresenta il nostro presente ed il nostro futuro e credo debba dunque divenire l'imprescindibile cornice di riferimento entro cui sviluppare ipotesi e prassi di trasformazione sociale. Ovvio che esista una globalizzazione "buona" ed una deteriore e che si debba lavorare ad implementare l'una arginando gli effetti negativi dell'altra ma, per dirla con uno slogan, "le contraddizioni e le problematiche della globalizzazione debbono essere risolte nella globalizzazione stessa!".


Intercultura


Una delle sfide più belle della globalizzazione è il dialogo interculturale. Un dialogo che non sia, necessariamente, un "minuetto" e non tema di rappresentare un momento di "incontro/scontro". Le differenze, difatti, ci sono e sono profonde e sono uno dei motivi per cui vale la pena accettare la sfida.
Un serio [senza mai perdere "la tenerezza" ed il senso dell'umorismo] e profondo dialogo interculturale può essere una grande occasione di crescita collettiva. La città ecologica di Auroville, nel sud dell'India, una delle realtà più importanti del GEN (Global Ecovillage Network), lo testimonia bene.
Credo dunque un elemento essenziale di un prossimo futuro possa essere il viaggio e, entrando più nello specifico, la promozione di scambi tra diverse comunità intenzionali ed ecovillaggi nel mondo, per favorire un dialogo al contempo interculturale ed intercomunitario.


Società plurale


La società plurale, punto d'arrivo del miglior pensiero liberale, non può che essere, a sua volta, conseguenza della globalizzazione. La reazione è spesso quella di ripiegarsi su se stessi, sulla propria specificità e l'aumento di consensi alla destra radicale in Europa o, addirittura, i recenti fatti tragici della Norvegia, sono esemplificativi in questo senso.
Una "chiusura difensiva etnica" credo possa essere considerata una sorta di "malattia infantile" del Villaggio Globale.
Credo, allo stesso tempo, sia giusto lavorare ad una sempre più equilibrata società plurale [molto può aiutare una conoscenza più approfondita dell'altro, of course], plurale anche negli stili di vita oltre che multietnica e per questo credo che un fenomeno, intrinsecamente eterodosso, come le comunità intenzionali e gli ecovillaggi, debba essere esplicitamente incoraggiato ed implementato.


Una sobria prosperita'


Credo sia il movimento delle comunità intenzionali e degli ecovillaggi, sia una moderna spiritualità laica, libera e consapevole debbano essere improntati ad una cultura del benessere, di una "sobria prosperità". Credo dunque sia bene implementare "business dal volto umano" (realtà come la cooperativa Inner Life di Ananda sono un buon esempio in questo senso).
Credo anche che le comunità intenzionali e gli ecovillaggi debbano offrire concrete ed appetibili opportunità lavorative a coloro che sognano di lasciare la città ed un lavoro alienante. In parte questo è già una realtà e credo si debba continuare a camminare, in maniera decisa, in questa direzione.


Tradizione

Vivendo in Oriente da diversi anni, ho imparato ad apprezzare il concetto di tradizione, di cui l'Occidente e', invece, maggiormente "orfano".
La tradizione (da tradere: consegnare, trasmettere dei "contenuti") ha il grande vantaggio di una solidità millenaria pur con tutte le sue crepe e contraddizioni. Credo la tradizione debba essere un elemento con cui imparare a confrontarsi, senza necessariamente abbracciarla in maniera acritica. Credo piuttosto sia utile come bussola, nel momento in cui indica una direzione avendo chiara la quale si può anche decidere di procedere in direzioni diverse.
Credo dunque una ricerca spirituale moderna possa trarre giovamento da un approfondimento di diverse tradizioni religiose e, non meno importanti, filosofiche: dall'induismo, al cristianesimo, dal buddismo all'Islam passando per quelle che possono sembrare espressioni di "un'antitradizione" - l'illuminismo e la secolarizzazione - che tuttavia possono essere considerate, oggi, alla stregua di più giovani espressioni tradizionali.
Trovo che la New age abbia avuto un ruolo positivo nella "sprovincializzazione del sacro", nell'additare tante, diverse espressioni dello stesso, pur presentandole in maniera superficiale. Finita la vulgata New age credo sia giunto il momento dell'approfondimento, dello studio dei profondi patrimoni culturali i cui innumerevoli epigoni, consapevoli o meno, si stanno oggi iniziando a confrontare, in maniera "più ravvicinata" nell'agorà della globalizzazione.
Non è ovviamente necessario approfondire tutte le espressioni della tradizione [per quanto una conoscenza generale, "a maglie larghe",sia auspicabile), non ce ne sarebbe il tempo materiale. Ciascuno può approfondire quella o quelle che sente piu' vicino, facendone un proprio parametro di riferimento.
Per dirla ancora con uno slogan: "oggi, un'attitudine spirituale [termine a cui preferisco quello di crescita integrale] non deve essere necessariamente reinventata quanto, semplicemente, riscoperta!".

Epilogo

Quanto presentato in questo documento è, ovviamente, appena una bozza, materiale grezzo da utilizzare in un crescente "sforzo teorico" collettivo per tentare qualche passo evolutivo come singoli, comunità e, un po' iperbolicamente, umanità.
Tutto il meglio

Manuel Olivares

www.viverealtrimenti.com
www.viverealtrimenti.blogspot.com

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