giovedì 25 aprile 2024

Pescara. Da Takimiri al Mc Donald’s...

 


"...tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora." (Alberto Garruti)
 

Da ragazzo abitavo nella periferia urbana di una piccola citta, Pescara, in espansione orizzontale a macchia d’olio verso la campagna e la periferia. 

Agli inizi degli anni settanta per andare a scuola, a fare sport, al cinema o in piazza, come si diceva allora, ero costretto a prendere l’autobus. la fermata era a circa un chilometro forse anche oltre, da casa. 

ai lati di questo tratto di strada, che percorrevo a piedi, campi di grano insetti uccelli lucciole alberi e una bella e lunga siepe enorme serbatoio di biodiversità. alla meta degli anni settanta, un primo lotto di circa dieci ettari, venne sfruttato per costruirci delle case popolari con villette a schiere e un nuovo modello abitativo basato sul soggiorno, a quei tempi non sapevo cosa fosse, nella casa tradizionale il centro della vita quotidiana era ancora la cucina e non avevamo neanche il divano, che è stata una conquista della classe popolare, proprio in quegli anni sull’esempio mostrato nei film americani al cinema e in televisione. 

un altro lotto fu occupato da altre costruzioni e palazzi, un centro sportivo e qualche anno dopo da un grosso supermercato oggi lidl. rimase una parte di circa un ettaro abbondante che rimase abbandonato. spesso durante la festa parrocchiale veniva usata come area di risulta per montarci il luna park, con le giostre, autoscontro aerei catene… a volte anche il circo, il piccolo circo del grande Clown Takimiri ricordato ancora oggi con molta ammirazione soprattutto nelle Regioni di Marche ed Abruzzo. 

il circo Takimiri era un circo povero, con il numero delle pulci e i cani ammaestrati, il forzante, la donna barbuta sempre piaciuta, un trapezista equilibrista e qualche altro clown. alcuni anni vi fu organizzata anche la festa dell’unita, di quelle belle con le lamiere e i tubi innocenti, pasta e fagioli salsicce vino rosso e birra, quella semplice non quelle artificiose artigianali che si producono oggi. la mostra di pittura estemporanea, la corsa campestre qualche film e concerti bellissimi, roberto vecchioni giovane con samarcanda luci di san siro, velasquez e il grande sergio endrigo, a quei tempi il mio cantante preferito, con famose canzoni d’amore e le filastrocche di rodari per fare un albero e vinicius de moraes c’era una casa. serate magiche, nella monotona prigione del tempo la luna riempiva il cielo e pareva versarsi sulla terra. 

mi sembrava di essere entrato nel cuore del mondo. una felicita immensa mi riempiva intero. questo terreno poi nel resto dell’anno e del tempo rimaneva incolto, ed era sempre un bel posto con la vegetazione spontanea dove portare a spasso i cani, fare yoga, prendere il sole, raccogliere verdure spontanee, passeggiare, con la lunga siepe ancora bella e ricca di vegetazione. 

ho sempre sognato e immaginato che se ne poteva fare un bel parco anche abbastanza naturale quando invece un bel giorno vedo delle gru che stanno sradicando gli alberi e costruendo un muro di cemento e udite udite per costruirci un mc donald’s mc drive mc cafè, con un enorme parcheggio e hanno lasciato pure un piccolo giardino, cinto da un grosso e lungo muro di cemento. avrebbero potuto fare un parchetto con dei semplice recinti in legno, sanno ragionare solo con il cemento, ce l’hanno nella testa il cemento! la legge è fatta dai cittadini e applicata dai giudici che sono cittadini interpretata dagli avvocati pure loro cittadini come puo un contadino avere ragione? 

ecco davanti a queste cose mi sento come un contadino che non capisce le dinamiche sociali e si arrende alla solitudine e alla incomprensione. 

avrebbero potuto lasciare pure parte della vegetazione spontanea invece è sopravvissuto solo un albero un olmo solitario… giorni fa parlavo del saggio che fa un punto nero sul foglio bianco e ieri ho scoperto che il foglio bianco in realtà è un grande cielo e il punto nero un uccello che vi sta passando in quel momento. le parole influenzano i nostri comportamenti. noi aspettiamo anche se niente ci aspetta e nella monotona prigione del tempo i miei passi mi hanno portato qui anche oggi e nella consapevolezza nella memoria e nel ricordo provo una felicita immensa che mi riempie tu… tto intero: Il Circo è quella cosa che sei piccolo anche quando diventi grande. Come principe.

Ferdinando Renzetti



1 commento:

  1. Integrazione dell'autore: "È un bellissimo pezzo, poetico, delicato, equilibrato, fin quando non inizi a parlare del cemento facendolo beccheggiare verso una deriva moraleggiante che, secondo me, stona un po'. Se posso intromettermi, il MacDonald l'avrei fatto precipitare dal cielo, così, improvvisamente, come un'astronave che si posiziona lì misteriosamente, nell'arco di una notte.

    alla fin fine sono solo poche righe dove parlo del cemento, faccio fatica a scrivere, tempo fa ero piu ispirato e avevo più idee adesso mi sento svuotato e scrivere diventa solo un esercizio di stile e non riesco neanche in quello e ho un pensiero meno leggero e poco spontaneo forse perche ho smesso di fumare...

    Anche a me lo stesso problema. Penso sia l'età che avanza... Comunque io non mi riferivo alla qualità della scrittura o all'ispirazione quanto all'attitudine mentale di vedere il male in tutto ciò che è contemporaneo e non in linea con i canoni ecologisti, sinistri, antifascisti, etc. tanto da non farci vedere neanche l'eccezionalità dell'astronave MacDonald che atterra in fondo alla Strada vecchia della Madonna. Del Circo Takimiri invece mi parlava mia nonna che si chiamava Olga (come Olga si chiama la madre dei miei figli e come si chiamava Olga pure sua nonna). Mia nonna mi raccontava che il suo nome le era stato dato da suo padre che si era invaghito di una Olga, trapezista di un fantomatico circo russo che all'epoca veniva d'estate a Pescara, all'epoca Castellammare, insediandosi credo nella zona tra il Tito Acerbo e l'odierna nuova stazione. Non so se sia un caso, ma io nella mia vita, qui a Pescara, ho conosciuto tantissime Olghe tanto da farmi pensare che quella fantomatica trapezista russa, negli anni che corsero tra l'inizio del novecento e la prima guerra mondiale, dovette mietere una copiosa messe di cuori qui nella vecchia Castellammare, tanto da disseminare il suo nome nelle generazioni a venire... Tre anni fa, invece, stavo facendo un video nel ricovero per anziani ai Gesuiti e una signora molto anziana, classe '24, mi ha raccontato che nell'area dell'odierna Sacro Cuore, quando lei era bambina, s'insediava una sorta di carrozzone teatrale che lei chiamava Il Carro di Tespi e che faceva spettacoli per mesi interi... Ad avercela, la macchina del tempo!

    mi sorprendi certe volte, come se non mi conoscessi, sai che a prescindere il cemento non mi piace, primo perché lavoro con la terra cruda, secondo ormai si sono perse tutte le maestranze e persi pure i saperi legati ai materiali tradizionali e tutti sanno adoperare ormai solo il cemento e i prodotti chimici industriali, sono sempre stato contrario, anche se ormai tardi, alla cementificazione selvaggia delle coste e delle menti... poi solo il nome cemento armato è gia di per se aggressivo, infatti è stato usato all'inizio dalla prima meta del novecento per costruire bunker e rifugi sotterranei. oggi paradossalmente anche se ha dato sensazione di stabilita durezza e durevolezza, nella fiaba dei tre porcellini il lupo sarebbe proprio il cemento. il circo takimiri lho visto un sacco di volte quando avevo dai dodici ai 18 anni, veniva spesso ai colli, non so quante olghe hanno seminato, conosco solo la nuvola olga che si fa con lo zucchero a velo..."

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