lunedì 27 dicembre 2021

Costellazione di Orione. I Re Magi sono in viaggio...

 


In questi giorni, osservando verso Sud il cielo notturno, é facilissimo riconoscere la costellazione di ORIONE. Si tratta di un folto gruppo di stelle talmente luminose da risultare ben visibile, con cielo sereno, anche dall’interno di un centro abitato. La sua forma ricorda molto quella di una clessidra e la sua caratteristica più rilevante è l’allineamento di tre stelle di quasi uguale luminosità poste al centro della figura: un segno che prende il nome di CINTURA DI ORIONE e che è ben noto nell’immaginario collettivo.


Le tre stelle allineate sono MINTAKA, ALNILAM e ALNITAK (le ultime due grandi 30 volte il Sole), e l’ideale retta che le congiunge porta (verso il basso a sinistra) alla grande stella SIRIO (la 6ª stella più vicina a noi a ‘soli’ 8,5 anni luce).

Nelle credenze popolari, sopratutto nell’Italia centro-settentrionale, queste tre stelle della ‘cintura’ vengono anche chiamate i RE MAGI per il seguente motivo. Nel giorni prossimi al Natale, infatti, le tre stelle oltre ad indicare Sirio si allineano verso Est, al punto dell’orizzonte dove sorge il Sole. I Re Magi (i Caldei) calcolarono il punto in cui Sirio apparve all’orizzonte al suo sorgere.

Ferdinando Renzetti



domenica 26 dicembre 2021

Tre ricordi e un impegno. In memoria di Bell Hooks, Jean-Marie Muller, Desmond Tutu, per la liberazione di Leonard Peltier

 


Nel giro di pochi giorni sono scomparse tre persone la cui azione, le cui opere, la cui testimonianza, molto hanno contato per noi.

Il 15 dicembre e' morta la pensatrice e militante femminista ed antirazzista Bell Hooks.
Il 18 dicembre e' morto il filosofo e attivista della nonviolenza Jean-Marie Muller.
Il 26 dicembre e' morto Desmond Tutu, uno dei simboli della lotta contro l'apartheid e animatore della Commissione per la verita' e la riconciliazione.
Al dolore per la loro scomparsa si unisce la gratitudine per quanto nelle loro vite hanno saputo fare per il bene comune dell'umanita'.
E' anche nel loro ricordo che esortiamo una volta ancora all'impegno comune contro tutte le violenze, le ingiustizie, le oppressioni; per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani; per la liberazione dell'umanita'; per la salvezza dell'intero mondo vivente.
E' anche nel loro ricordo che esortiamo una volta ancora all'impegno comune per la liberazione di Leonard Peltier.
*
A chi legge queste righe chiediamo di inviare un messaggio di sostegno all'impegno per la liberazione di Leonard Peltier indirizzandolo:
- al Comitato internazionale di difesa di Leonard Peltier: contact@whoisleonardpeltier.info,
- al Presidente del Parlamento Europeo: president@ep.europa.eulorenzo.mannelli@ep.europa.euarmelle.douaud@ep.europa.eubarbara.assi@ep.europa.euhelene.aubeneau@ep.europa.eumarco.canaparo@ep.europa.eufabrizia.panzetti@ep.europa.eumichael.weiss@ep.europa.euluca.nitiffi@ep.europa.eumatea.juretic@ep.europa.eufrancesco.miatto@ep.europa.eubarbara.hostens@ep.europa.eumonica.rawlinson@ep.europa.eubeate.rambow@ep.europa.eulaetitia.paquet@ep.europa.eunicola.censini@ep.europa.euarnaud.rehm@europarl.europa.eujulien.rohaert@europarl.europa.eujose.roza@ep.europa.euroberto.cuillo@ep.europa.eusilvia.cagnazzo@ep.europa.eueulalia.martinezdealosmoner@ep.europa.euiva.palmieri@europarl.europa.eutim.allan@ep.europa.euandrea.maceirascastro@ep.europa.euangelika.pentsi@ep.europa.eu,
- alle associazioni democratiche promotrici di questa iniziativa: bigoni.gastone@gmail.comnepi1.anpi@gmail.comcentropacevt@gmail.com,
*
Salvare le vite e' il primo dovere.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

Beppe Sini - Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo



sabato 25 dicembre 2021

Roma: "UMANIZZAZIONE DELLA MOBILITA' URBANA ROMANA" - Lettera aperta all'assessore Eugenio Patanè

 


Assessore Eugenio Patanè, fare bene: cosa? 

Premesso che la UMANIZZAZIONE DELLA MOBILITA' URBANA ROMANA non può attendere ancora, Lei sta facendo qualcosa: che cosa?

Come Lei sa, la Commissione Europea-CE considera molto efficienti ed efficaci per la sicurezza stradale il "rispetto delle regole" e la "Intermodalità". 

Per il "rispetto delle regole" sulla mobilità urbana - VISION ZERO trasgressioni - noi residenti paghiamo gli Ausiliari del traffico, i VVUU, i Carabinieri, la Polizia (e, forse, altri) e tutti i loro Dirigenti.

Se tutti costoro insieme, a Roma, in un anno, non riescono a contrastare lo 0,001% dell'oceanica trasgressione quotidianamente consumata alle circa 6.500 Fermate bus Tpl (rimaste) non possiamo pensare che tutti quei loro Dirigenti siano ciechi, sordi e muti.

Questa situazione è vissuta e subìta silenziosamente da oltre UN milione di viaggiatori al giorno.

Sono previste sanzioni verso chi (i citati Ausiliari, ecc.) ignora i trasgressori? e sanzioni anche verso quei loro Dirigenti, diversamente affaccendati?
Se sullo sfacelo delle citate fermate anche noi facciamo i sordi, i ciechi e i muti, con quale valore morale insorgiamo contro l'auto in doppia fila o che intralcia il traffico veicolare e, anche, pedonale?

Identica rappresentazione va riferita ai marciapiedi vietati al transito pedonale e usati come pista ciclabile(1); ai marciapiedi massacrati per realizzare le piste ciclabili salvando l’esistente parcheggio delle auto.(2)

Questa rappresentazione su una piccola parte della mobilità è stata - per 63 mesi - totalmente ignorata dalla precedente Amministrazione.

Il nuovo Assessore alla mobilità romana tace sulle fermate bus e su quei marciapiedi; in questi giorni ha ufficializzato il suo interessamento alla “Intermodalità” della Metro B1 Stazione Jonio con la mobilità ciclabile (circa l’1% della mobilità totale); sembra che ignori il PQC 2010 (acquisito dal PGTU 2015). 

L’unica “Intermodalità” attiva è la Metro Jonio – auto (circa il 65% della mobilità totale).
La Staz. Jonio è attiva da circa 7 anni (dal 21 aprile 2015) e un cancello di cantiere è rimasto (ancora) chiuso impedendo la “Intermodalità” Metro Jonio – pedoni (oltre il 15% della mobilità totale). Ignorato.

Per i bus Tpl (circa il 15% della mobilità totale) non esiste la Stazione Metro Jonio: i bus continuano a usare la strada parallela; per altri bus basterebbe una breve deviazione. 
Tra questi problemi da risolvere ci saranno delle priorità verso l'obiettivo finale: UMANIZZAZIONE DELLA MOBILITA' URBANA ROMANA.

Stronchiamo il consolidamento della mala mobilità romana. 

1) Tunnel Santa Bibiana; via di Casal Boccone; ecc.;
(2) Pista Nomentana.

Vito De Russis



giovedì 23 dicembre 2021

La società offensiva



Troppe persone, troppa informazione, troppo individualismo, troppa disgregazione, una sola miccia. Meglio fare attenzione.


La stirpe

Si va di fretta. Era ieri il tempo del capitalismo finanziario – che da poco aveva mandato al macero, quantomeno culturale, quello storico, effettivamente ormai anziano – e strane avanzate cinesi lo hanno obbligato ad alzarsi – nonostante i consigli di Mr Lehman e dei suoi fratelli – dagli allori. Una sveglia piuttosto dura, da scuola ufficiali, gli è entrata nel cervello. E si è effettivamente svegliato. E dato da fare. Da dove sennò il globalismo economico? Bella idea, ma ancora carente. Ancora troppo lassista: non aveva dato il giusto peso inerziale implicito nelle nazioni, nelle tradizioni locali. L’ordoliberismo era servito su tutti i tavoli dell’Occidente (in senso lato). Sembrava a basta. E invece no. Oppure, non da solo. Il suo gemello meno appariscente porta ancora il nome dell’avo, ma ha doti tutte sue. È il capitalismo della sorveglianza. Doti nascoste, esattamente come è nascosta alla maggioranza la sua modalità di azione. Anzi, di coercizione. Una vera magia. Un incantesimo che ci fa credere sia bene per noi ciò che serve a lui per prosperare. E, se già non in atto, con propaggini fino a dentro di noi.

Così, in men che non si dica, il capitalismo che era cosa solo violenta e problema solo proletario, si è evoluto in umiliante per tutti e offensivo per la politica e la società. Politica in senso gramsciano, democratico, di una volta. Non quella di oggi, attrezzo di servizio del liberismo.


At TENTI aaa… Est!

L’excursus appena riassunto permette di osservare – come fosse ancora necessario – i segni del suo corso. Dai rubinetti della grande diga del pensiero unico sono sgorgati vari regali: la riduzione del welfare, l’abbattimento dell’articolo 18, la determinazione a digitalizzare, la diffusione del 5G, la precarietà come valore alla libera iniziativa, le privatizzazioni. Un flusso la cui portata non ha barriere che ne ostacolino la corsa. Che permette di vincere facile la scommessa su cosa ci aspetta. Basta pensarci poco. Basta estendere di poco ciò che è sotto gli occhi di chiunque non sia inadeguato a riconoscere il flusso del mondo. L’istruzione sarà solo tecnica frammentata, limitata alle esigenze della produzione e dell’amministrazione. Sarà impartita da software e formerà menti circoscritte, programmate, appunto, a svolgere e pensare in modo preordinato. La vita privata e il tempo libero, o del non lavoro, saranno cadenzati da una ritmica stocastica, senza armonia né riguardo, da un calendario opportunamente studiato per massimizzare gli investimenti. Vita lavorativa e privata, magistralmente riempite da permanenti sottofondi di stillicidica spinta alla spesa, saranno scomposte in voci elencate nell’excel di tablet che contano. Quelli in mano a pochi, in case private e sale riunioni, non più nel palazzo. Tutti i dati saranno opportunamente e ulteriormente studiati, affinché anticipino i problemi del personale e del sociale, ne creino i bisogni e ne soddisfino i desideri, secondo modalità in permanente perfezionamento. Il progetto di controllo/ubbidienza non lascerà nulla in mano a qualche burocrate umano. Il computo della verità sarà preciso. Se qualcuno vorrà porre domande, potrà consultare le faq del sito pertinente o attendere di parlare con risponditori automatici.

Si tratta di uno standard del quotidiano, nascosto sotto gli slogan che ci raccontano il vantaggio di non avere più banconote, di essere sempre connessi, così ti guardi il film quando e dove vuoi, eccetera, eccetera. E tutti seguiremo la narrazione della favola che, in quanto tale, ha sempre un lieto fine. Se qualcuno di inadeguato non ha chiaro il senso, la questione è subito risolta. Sarà sufficiente ricordare che per l’€uro è andata proprio così. Costava quasi duemila lire, ma poi, a cambio avvenuto, ne avevi in tasca mille.

Ma tutto ciò riguarda il privato. A quelli del tablet e dell’excel interessano anche, se non soprattutto, i modelli di gestione dei grandi numeri. Nei grandi numeri è sempre presente tutto e il suo contrario. Non si può più procedere con le trapassate politiche delle ideologie, della destra e della sinistra, della democrazia, del suffragio universale, del diritto di voto, allo spostamento, alla salute, alla giustizia. Serve una concezione adeguata a gestire moltitudini, che sono una grana sociale per definizione e – con la globalizzazione – mondiale. Ma anche stavolta cascano in piedi. Parlo delle élite, non quelle della politica, ma dei fuoriserie. Non quelle ascoltate e poi élite, ma di quelle occulte. Non solo al loro stesso circolo. Queste elitè non devono arrovellarsi per capire con quale subliminale strategia riportare le monarchie là dove erano state spazzate via. Basta guardarsi intorno ed ecco comparire sulla scena delle possibilità quantiche Xi Jinping e Kim Jong-un. Tanto ufficialmente denigrati dall’ufficialità occidentale, quanto apprezzati e in corso di imitazione. I loro successi in fatto di controllo parlano per loro. Il loro potere è l’esempio di un modello ancora ineguagliato.


Lavoro

L’esperienza antropo-sociale dell’industrializzazione non è servita a niente. La portata di infrazione della tradizione umanistica che ogni operaio portava in sé ha generato alienazioni di gradiente vario. Alla scala più bassa, ha prodotto una cultura del lavoro meccanicistica, che ha poi invaso tutti i contenitori dell’occupazione, in grande misura, artigiani inclusi. A livelli alti, ha portato a patologie fisiche e psichiche, fino a suicidi. Si era al tempo della prima generazione di bimbi e ragazzi che crescevano senza vedere e toccare, e quindi senza imparare, il lavoro dei padri.

Dunque, se un tempo il lavoro comportava conoscere l’intero processo, dall’idea alla creazione, all’uso e alla riparazione, ora si lascia e si vanta che tutto ciò sia e resti in mano alle cosiddette eccellenze. Enclave di libertà per chi ha la sorte e le doti per abitarle. Almeno fino a quando anche loro non saranno semplicemente e soltanto strumentalizzate dai detentori dei titoli. Non di Stato ma di qualche Big qualcosa.

L’uomo comune, della strada, a breve qr-numerato per un raffinato monitoraggio e controllo – ma numerati lo siamo già – sarà definitivamente alienato dal suo spirito e dal suo talento. Dai suoi sentimenti, quelli che univano e separavano spiriti, ora contratti d’interesse. Indirizzare loro l’attenzione su ciò che conta sarà opera necessaria per il solito bene di tutti. Che sia a suon di benefit o di nanotecnologia in gita lungo i canali del sistema di circolazione del sangue, non è importante. Inutile ribellarsi, ti citeranno Machiavelli.

Come in allevamenti intensivi, svolgeremo il lavoro per poter mangiare, per poter emergere, per dire di aver capito come gira il mondo. E anche per andare al resort nel tempo libero, o in parte di esso, perché i denari non basteranno per più settimane. La ripresa, lo sapete, comporta costi, sacrifici e tasse. Sappiamo anche che si tratta di argomenti che tirano verso il basso, che spingono a lavorare di più, eventualmente anche ad accettare il cottimo. Per dimostrare le ore passate a produrre davanti al monitor, si accetterà il controllo remoto. Già accettato? Pardon, non sapevo. Non serviranno nemmeno più i proboviri e delatori. Via, nel disoccupatoio anche loro.

La disoccupazione, da crescente ed irrefrenabile che era, viene trasformata nel nuovo ordine in risorsa utile, di facile controllo e oppressione. Utile, in quanto diviene una riduzione di spesa che, insieme a molte altre, è indispensabile al pensiero produttivista per tenere in piedi se stesso. Facile, in quanto addomesticabile con pochi luccichini e ciondoli. Opprimibile con qualunque balzello si voglia.

Come diversamente intendere il reddito di cittadinanza – o comunque si voglia chiamare quel sistema di tenuta a bada della crescente disoccupazione – ?. L’antico popolo del sottoproletariato, ora come allora privo di un intruppamento ideologico, ma assai più ricco e disincantato, è una neoplasia sociale che può declinare al maligno, se non costantemente monitorato e soporiferizzato.


L’ordine ai giornalisti

Il Potere è una ricetta che si può preparare impiegando al meglio il denaro. Comprando i prodotti migliori ci si garantisce buona parte del successo. Per i dosaggi, beh, quella è arte culinaria dello chef. E abbiamo già visto che ci sa fare. Sul banco del mercato si trovano strumenti e servizi utili al menù. Ognuno ha il suo cartellino infilzato. Chi può, compra. Classe politica, maschere democratiche, scienza sono strutturali, ma quello che amalgama il tutto e permette di portare il piatto in tavola è la narrazione. Per questo i narratori non mancano mai.

Se i giornalisti intellettualmente onesti dovessero sentire irritazione per quanto appena detto, a tutti gli altri vorrei chiedere a quanto si sono venduti. Perché, se così non fosse, il bulgaro allineamento che hanno saputo esprimere e stanno esprimendo comporta solo un’alternativa: che non ci siano arrivati.

Dunque, realizzare un’informazione solo di regime fa parte del progetto in corso. Nei tablet ci sarà l’opportuno excel con un foglio per gli scienziati – ormai scientisti – e uno per i giornalisti, in modo tale da poter confrontare le spese sostenute.

Così operando, le voci fuori squadra – siano di intellettuali, di scienziati indipendenti, di ricerche universitarie, di giornalisti critici, nonché di comuni cittadini – diventano una goccia che senza sforzo alcuno si perde nel mare del pensiero sistemico-di-dominio-e-controllo. Una sparizione preceduta dalla criminalizzazione. E il dibattito? E la società civile? E la democrazia? Domande vecchie. Per le risposte vedi “modello cinese”.

Così l’intellettuale e, più in generale, il valore della conoscenza, vengono relegati ai margini, sfrangiati di credibilità, almeno per la persona che, oltre al divano e al tg, altro non può fare. L’ingenua onestà è limitata a macchie e alle periferie del grande, travolgente corso della corrente principale.

Le enclavi dei colpevolizzati responsabili della permanenza della proto-pandemia, ora maltrattati, ma in qualche misura e per qualcuno esistenti ed importanti voci nella bolgia del vaccino o morte, a scopi raggiunti, saranno lasciati perdere. Con una sola possibilità di salvezza, forse solo momentanea, se è vero come qualcuno ritiene, che la Big-narrazione ha sì appiattito il senso critico e della dignità della maggioranza, ma, con le sue contraddizioni e bugie, ha anche contemporaneamente scosso cuori e pensieri che, da accondiscendenti si solo levate a critiche.




Alienazione - Luoghi

Per nulla collaterale al progetto principale, anzi, caposaldo della sua solidità, è la realizzazione di una crescente alienazione individuale. Per quanto già endemico tumore della società industriale, alla quale, peraltro, non recava disturbo alcuno, è poi divenuto chiaro che l’estraneazione dal senso della vita, lo sradicamento dalla sede del proprio sé, il taglio dei legami tradizionali tanto profondi, quanto di superficie, tornavano assai utile al Big-progetto. Chi più di un alienato, uomo senza direzione sua, è disponibile a seguire quelle subliminalmente imposte da altri?

I paesi europei hanno un passato tale per cui certi aspetti del progetto, dedicati all’alienazione attraverso l’urbanistica, saranno poco visibili. Ma i centri urbani prossimi saranno senza centro, come già nei paesi dell’ex Urss e degli Usa. Ordinati intrecci di strade senza culmine, senza cuore, né storia. Sovrapposizioni di periferie farcite dei servizi utili al controllo siano parchetti, telecamere e flipper digitali buoni a intrattenere chi non si è avveduto di quale scippo vitale è stato vittima. Buone per cittadini a loro volta senza più possibilità di fare riferimento al passato, al proprio passato, quale sacro corpo di se stessi.

Ci restano così città, strade, paesaggi, coste, valli violentate. Una lezione senza senso per tutti gli assessori disposti a concedere permessi per nuovi centri commerciali.

In nome del progresso, del profitto e del potere, i capitalisti della prima generazione hanno eretto quartieri e abitazioni che chiamavano razionali. In pochi metri quadri c’era tutto il necessario per una vita dignitosa. I poveretti di allora non potevano che sentirsi inferiori a chi spiegava loro il concetto di razionale. Che non fossero funzionali se l’erano tenuti per sé. Ancora oggi, la villetta o l’aiolone corrispondono ad una vita degna della dogmatica triade mai discussa, oggi così aggiornata: produci fuffa, taci fai il tuo, crepa e fatti sostituire.

Nella foglia di fico della green-economy, dietro la quale, come da canovaccio aziendale, tutti ci mettiamo in posa per la foto di rito, c’è perfino lo spazio per plaudire a palazzi, vessilli del cemento per ontologia, che possano essere contemporaneamente un faro ecologico se ricoperti di piante. Dov’è un mondo più al rovescio di questo?

Aeroporti, stazioni e non luoghi, nient’altro che corridoi e piazze del consumo, dell’apparenza, corridoi della concorrenza e fosse comuni per gli agguati del marketing. Sono percorsi ed attraversati da uomini stimati in funzione della loro capacità di spesa e controllo.

Manager e/o calciatori hanno ragione del loro stipendio. Gli uni preparano il banco e gli altri corrono come la pallina della roulette che i giocatori seguono con gli occhi fino allo stop. Dopo, si rigioca, in ambo i casi, di vincita o di perdita. La vita è tutta qui.


Alienazione - Informazione

Il disorientamento generale su ciò che conta, insieme alla focalizzazione dell’attenzione su quanto brumorizza gli spiriti e soddisfa le emozioni, è un momento sostanziale del Big-progetto.

Esso si realizza attraverso lo sfruttamento della moltiplicazione di informazioni che l’epoca del web ha comportato. L’inseguimento della notizia in forma consumistico-compulsiva anestetizza la riflessione. Il tempo-zero del tempo-reale permanente non lascia spazio, se non a reazioni impulsive. Il consumo obbligatorio – se non sei aggiornato, non sei, non esisti – di informazione comporta assuefazione e relativa dipendenza.

Sopraffatti dalle info provenienti dal grande volume della realtà, ci si imbatte in tutti i tipi di voci e in tutti i loro contrari. Più che mai servirebbe la centratura su se stessi, la libertà dalle ideologie piccole e grandi, per passare indenni nelle burrasche di richiami, il cui vento dominante spinge quasi tutti verso i tranquilli approdi del pensiero unico.

Se molta prosopopea occidentale che riempie i film hollywoodiani è facilmente penetrata in noi, l’ultima idea per far consumare i divani invece delle piazze sono le serie tv. Catene di ore collegate dall’attenzione utile all’ammansimento, alla sottrazione del tempo della riflessione.


Alienazione - Pubblicità

Accettiamo quantità e qualità di pubblicità come fossimo fessi. Evidentemente lo siamo. Non c’è luogo pubblico e privato che ne sia privo. Capita, percorrendo certe strade fuori mano, di avvertire un piacere, un silenzio che entra in noi a sostituire il rumore. Solo poi ci si accorge che era una strada senza pubblicità. Il paesaggio, solitamente sfregiato, mostrava il suo volto. E ci sorprendeva. La pubblicità lo aveva sostituito senza che, come fessi, dicessimo nulla.

E come sottrarsi dal gruppo, se accettiamo di essere costantemente offesi da espressioni e formule che non possono che essere pensate per destinatari vuoti o per svuotare chi ancora avrebbe qualcosa da rie?

“Scopri”, “Corri”, “Risparmia”, “Irripetibile offerta”, “Sconti”, “Riprendi la liberta”, “Fuori tutto”, non sono innocui inviti commerciali. Sono vero, autentico, ripetuto, persistente linguaggio. E quale mondo possiamo creare se il linguaggio appreso è roba da venditori, imbonitori e commercianti?

Ovunque c’è il medesimo sottofondo di offensiva spinta al consumo. In auto la radio accompagna i chilometri. Anche se inascoltata, il lavoro della goccia non si interrompe. Identicamente avviene in casa e nei locali, con la televisione. Più che colonne sonore si tratta di marce funebri della vitalità con la quale nasciamo e alla quale abdichiamo per futili motivi scambiati per importanti. Proprio come da pubblicità.

La profusione di video e di intrattenimento offerto dal web sostituisce attività motoria e letture, probabilmente in modo crescente. Il loro compulsivo consumo ne dimostra la dipendenza che generano. Dipendenza che non è un fatto tecnico. È un fatto sostanziale della persona, del suo equilibrio e della sua forza. L’assuefazione nei confronti dei consumi ne alza la richiesta e sottrae alle persone il mondo che la loro creatività gli garantirebbe.

In radio passano le canzoni che hanno pagato l’obolo per farle sopravvivere, nelle testate web siamo costretti a vedere video di blasfemica oscenità consumistica sovrapposti ad annunci di falsa attenzione alla nostra sensibilità per vantare una deontologia, per acquisire un click in più, per spacciare come informativo un video spesso vuoto d’informazione. E dove si trova quella deontologia davanti a film di Hollywood che hanno permesso alla violenza di essere parte del nostro immaginario e di fare ogni altra offesa alla serenità a partire dall’infanzia senza finire mai? Pur di vendere, si investe in schizzi di sangue e pestaggi che poi, dopo la formazione di innumerevoli pellicole, si vedono nei video delle telecamere di quartiere.




Alienazione - Umiliazione

Contenti di riempire i centri commerciali, di vivere la soddisfazione d’aver comprato con lo sconto, di raccontarlo alla prima occasione per far salire l’autostima, altrimenti mortificata in tutti gli altri meno miseri modi. Fatto salvo l’indossare il capo firmato o comprare a rate il necessario per sentirsi alla pari con qualche immaginario mito. E se serve all’acquisto, nessun problema, comode rate o prestiti fino a, pur di stare al passo con i valori ben imparati di una vita che corrisponde alla mortificazione. E chi ne ha, ne vuole di più. Calciatori, divi e manager sono il non plus ultra. Dietro a questi, non c’è il calcio e i suoi affari sporchi, le multinazionali e i suoi loschi profitti, c’è la società che alimentiamo adattandoci ai suoi valori fittizi: “tutto chiacchiere e distintivo”. Ma si tratta di tenzoni frustrate sul nascere. Se non se ne elabora il lutto diventano silenti, insopportabili dolori.

Sempre più idonei a consumare il tempo, dicendo, facendo e propugnando l’importanza del superfluo. Telefonate interminabili riempite di mille parole che ridondano il medesimo micro-contenuto che si vuole esprimere. Sempre in crescente compulsiva ricerca di mail, news, messaggi. Stimoli che portino una ragione alla nostra vita, al nostro tempo, al nostro momento, nient’altro che sintomo di uno stato intimo tutt’altro che forte e sano, semmai incline a scivolare verso l’alienazione patologica, allo squilibrio psicosomatico, alla perdita di senso profondo delle cose. Quel senso che, seppur con i suoi travagli, costituiva un punto di riferimento fisso. La famiglia, la madre, i genitori, la casa, le tradizioni, il lavoro del padre, la nazione, la patria, i confini. Basta! Tutto spazzato via. Apolidi di congreghe di pari interesse, pronte a sciogliersi se improduttive, senza peso umanistico, solo affaristico.


Dove siamo finiti

Chi crede a questa linea verso l’alienazione se non il giovane concepito, gestato, nato e cresciuto entro la ridondanza delle verità del marketing? Babelica torre in cima alla quale risiede, nascosta a tutti, l’idea che i diritti del singolo io siano superiori a quelli della specie cui appartiene. E di pari valore anche l’idea predatoria che prevede la proprietà umana della terra. Idea di uomini limitati nella loro concezione egoistica, inetta a riconoscere la dignità che dovremmo riconoscere al pianeta, indipendentemente dai nostri interessi, come si fa, o si faceva, nei confronti dei genitori, di ogni sacralità. Fuori dalla grazia di Dio, dicono i cattolici per alludere ad una condizione d’animo in cui il male ci ha presi, ci domina e ci guida.

Un costo beneficio tra presunti diritti individuali e cultura, è una partita impari. Il cui beneficiario di tutte le scommesse è il culto della tecnologia e lo scientismo. Affascinati, abbiamo seguito la striscia bavosa che si lasciava dietro, mentre puntava dritto nel postumanesimo. Uomo e tecnologia, connubio della perdizione, matrimonio satanico la cui prole spazzerà via dalla storia, la storia che abbiamo conosciuto, la dimensione analogica del mondo e della vita. La misura d’uomo. I principi e i valori in cui ci riconoscevamo, ai quali ci riferivamo.

L’umiliazione è un registro interessante, provoca rancore e dimostra la condizione di inferiorità che implica. Quando si ripete persistentemente in uno stato già prostrato diviene tratto del carattere che contiene il desiderio di rivalsa e vendetta, che contiene rancore. Meglio allora soporiferizzare.

Saranno sfruttati, quando non artatamente messi in scena, scandali, arresti, vittorie dei diseredati, buonismi, attentati e virus, per dimostrare quanto anche loro debbano avere le loro soddisfazioni, affinché il controllo raggiunga il suo scopo di annullare i problemi. Troppe persone, troppa informazione, troppo individualismo, troppa disgregazione, una sola miccia.

Meglio fare attenzione.

Lorenzo Merlo 



martedì 21 dicembre 2021

Cultura bioregionale. Manifesto dell’Era Ecozoica di Thomas Berry



1. L’Universo è una comunione di soggetti e non una collezione di oggetti.

2. La Terra esiste e può continuare a esistere solo in un funzionamento integrale. Essa non può sopravvivere frammentata, proprio come qualunque altro organismo. Tuttavia la Terra non possiede un’uniformità globale. Essa è un complesso differenziato di cui va sostenuta l’integrità e l’interrelazione delle varie espressioni bioregionali.

3. La Terra è un bene che ci è stato offerto in godimento soggetto a scadenza. å destinata a danni irreversibili nei suoi maggiori sistemi di funzionamento.

4. Gli esseri umani rappresentano un elemento derivato rispetto alla Terra, che è primaria. Ogni istituzione umana, professione, programma e attività, devono porla al centro dei propri interessi. Nella teoria economica, per esempio, la prima legge deve essere quella della tutela dell’economia terrestre. Un Prodotto Nazionale Lordo in crescita a cui si affianca un Prodotto Terrestre Lordo in deficit rivela l’assurdità della nostra attuale situazione. Per la categoria medica deve essere chiaro che non si può avere gente sana su un pianeta malato.

5. L’intero sistema di funzionamento della Terra si è alterato nella transizione dall’Era Cenozoica a quella Ecozoica. I principali sviluppi del Cenozoico avvennero interamente al di fuori di ogni intervento umano. Nell’Ecozoico noi umani avremo invece un’influenza determinante in quasi tutti i processi evolutivi: anche se non sappiamo come produrre un filo d’erba, questo non potrà crescere se non è accettato, protetto e sostenuto da noi. Il potere costruttivo della nostra creatività nei sistemi naturali della vita è minimo, il nostro potere di negazione, immenso.

6. Per essere valido il “progresso” deve coinvolgere globalmente la Terra e tutti i suoi aspetti. Definire “progresso” lo sfruttamento umano del pianeta è una distorsione inaccettabile.

7. L’Ecozoico potrà diventare una realtà solo mediante il riconoscimento della dimensione femminile della Terra, mediante la la liberazione delle donne dall’oppressione e dalle costrizioni da loro sopportate in passato e mediante l’assunzione di una responsabilità comune, sia maschile che femminile, per stabilire una comunità terrestre integrata.

8. Nel periodo Ecozoico emerge un nuovo ruolo sia per la scienza che per la tecnologia. La scienza dovrebbe provvedere a una comprensione integrale del funzionamento della Terra e delle modalità in cui le attività umane e terrestri possono vicendevolmente potenziarsi. Le scienze biologiche dovrebbero sviluppare un “sentimento per tutto ciò che vive”, un rispetto più profondo della soggettività presente nei vari esseri viventi della Terra. Le tecnologie umane devono armonizzarsi con quelle del mondo naturale.

9. Nuovi principi etici devono emergere attraverso il riconoscimento del male assoluto del biocidio e del genocidio, come pure di tutti gli altri mali che riguardano più specificamente gli umani.

10. È necessaria una nuova sensibilità religiosa, una sensibilità che riconosca la dimensione sacra della Terra e accetti il mondo naturale come manifestazione primaria del mistero ultimo dell’esistenza.

11. È necessario un nuovo linguaggio ecozoico. Il nostro idioma cenozoico è radicalmente inadeguato. Si dovrebbe procedere alla compilazione di un nuovo dizionario che comprenda nuove definizioni dell’esistente e l’introduzione di neologismi per i nuovi modi di essere e per i comportamenti che stanno emergendo.

12. Psichicamente tutti gli archetipi dell’inconscio collettivo acquistano una nuova validità, come pure nuove vie di funzionamento; specialmente nella nostra comprensione simbolica del viaggio iniziatico, del mito della morte-rinascita, della Grande Madre e dell’albero della vita.

13. Si prevedono nuovi sviluppi nel rituale, in tutte le arti e nella letteratura. Specialmente il teatro può trovare straordinarie opportunità nelle tematiche grandiose che vengono elaborate in questi tempi. I conflitti, finora limitati alla semplice dimensione umana, acquisteranno risvolti impensati nella stupenda transizione tra la fine del Cenozoico e l’emergente Ecozoico: dimensioni epiche che superano ogni aspettativa.

14. La mitigazione dell’attuale rovinosa situazione (attraverso il riciclaggio di materiali, il contenimento dei consumi e la cura degli ecosistemi) sarà vana se il nostro intento è quello di limitarci a rendere accettabile il presente sistema. Queste attività indispensabili daranno i loro frutti solo se lo scopo è quello di costruire un nuovo ordine.

Traduzione di Paolo D’Arpini e Stefano Panzarasa






giovedì 16 dicembre 2021

Dio e storia



L’hanno detto in tanti. C’è una via che porta la storia verso dio e una verso la dannazione.

Tra le molteplici radici ontologiche del comportamento dell’uomo, si può forse ritenere ve ne sia una di grado superiore, una specie di matrice sostanziale delle moltitudini formali. Si tratterebbe della concezione egoistica dell’egoico. Non è un gioco di parole.

A causa di questa concezione, tendiamo a credere che gli uomini siano entità tra loro separate. In questo senso, la nostra concezione degli ego è egoistica. Se così non fosse, cioè se non fosse egoistica, ovvero se la nostra concezione del prossimo non derivasse dalla posizione centrale che l’inconsapevolezza del tutto ci obbliga ad occupare, non avremmo difficoltà alcuna a osservare come e quanto l’altro si muova nel mondo assoggettato alle medesime leggi che tutti sono costretti a rispettare.

La prospettiva ecoistica, non-egoistica, è una nostra disponibilità in ambito evolutivo. Cioè diviene possibile riconoscerne la verità quando ci interessiamo della condizione umana, dei perché essa versi nella sofferenza, perché la storia sia storia di guerre e così via.

Traguardare la realtà, il mondo, noi stessi tutti attraverso il mirino evolutivo, significa interessarsi alla via della bellezza, dell’invulnerabilità, della creatività e dell’amore. Significa aver colto entro il caotico conflitto della nostra condizione lo spazio per emanciparsene. Per realizzare una condizione di vita e dunque di storia alternativa. In grado di farci sentire all’altezza di tutte le situazioni. Per mantenere la rotta evolutiva, l’interessato a questo percorso diviene consapevole che questa appena descritta è un’attività allenabile e che, tra le altre doti da estrarre da se stessi, dovrà divenire acqua, fuoco, terra e aria.


Allenabile, in quanto qualunque intento umano tende al successo attraverso un iter sempre ripetuto e rispettato che si compone di due soli elementi, motivazione e dedizione. La cui consistenza si riflette sempre e subito nella realtà.

Divenire i quattro elementi elementali intende, invece, tanto emanciparsi da quanto crediamo di essere – un nome, un cognome, un ruolo, ecc –, quanto conseguentemente riconoscere che sempre, noi e tutti, in tempi differenti, esprimiamo affermazioni peculiari dei quattro elementi.

Essere acqua allude a prendere la forma utile per perseguire il proprio intento. Il cui aspetto negativo corrisponde ad adeguarsi sic et simpliciter. Essere fuoco comporta il sopraffare senza senso di colpa. Il cui aspetto contrario, se la modalità è inopportunamente dosata, è trovarsi al centro di una terra bruciata.

Essere terra comporta l’irremovibilità, l’insensibilità, il disinteresse. Tutte psicologie utili a non farsi trascinare dove sconveniente. All’opposto, esse implicano modestia spirituale, inettitudine alla crescita. Essere aria è tanto librarsi leggeri sopra le pratiche faccende del mondo, quanto non essere in grado di assolverle quando necessario, pena qualche pena.

Ma tutto ciò è ancora niente se non prodromo del passaggio successivo: riconoscere l’altro come un sé in altro tempo-spazio-forma. Non si tratta di uno scopo fine a se stesso, né inquadrabile in una logica di successo personale; saremmo in contraddizione con l’impianto del discorso.

Avvedersi delle identicità di tutti gli uomini, liberarsi dall’apparente inestirpabile modalità di trovare innumerevoli distinguo tra noi – ma vale anche il suo rovescio, cioè le affinità – è quanto utile per alzare il rischio di realizzare in noi e nel mondo una storia d’amore che tenda a ridurre quella dell’odio. Nel cristianesimo, ma certo in mille altri luoghi, quanto detto è rappresentato dai Vizi e dalle Virtù.


I primi non sono altro che l’espressione, la creazione e il presupposto del mondo duale: ciò che sono io, non sei tu. Ogni vizio, inclusi i sette cosiddetti capitali, implicano una concezione egoistica dell’altro. Comportano separazione. Non solo dall’altro ma dal tutto, o da Dio, secondo il cristianesimo.

Le seconde, indipendentemente da quale specie si voglia considerare tra cardinali, teologali, platoniche, aristoteliche, o altre, implicano una concezione del prossimo come nostro pari. Attraverso la cruna dell’ago delle virtù passa la forza di unione con l’altro e, per estensione, con il tutto. O, secondo il cristianesimo, con Dio.


Lorenzo Merlo 



giovedì 9 dicembre 2021

Roma. Pedoni sempre più penalizzati...



Caro Paolo D'Arpini, il Ministro alle Infrastrutture e Mobilità Sostenibile, Enrico Giovannini, ha affermato: “I pedoni devono essere maggiormente educati al rispetto degli altri.” (25 novembre 2021).

Come pedone romano, culturalmente ottimista, percepisco un oscuro scenario. 

Ma, preferisco invitare il Ministro Giovannini, persona seria, a passare dalle sue parole alle opere, in questa Roma che (il prossimo 14 dicembre) ufficializzerà la sua (rischiosa) candidatura ad ospitare la Expo 2030. 

Invito il Ministro a dedicare l’ANNO 2022 alla SICUREZZA PEDONI ponendo l’obiettivo della UMANIZZAZIONE della MOBILITA’ URBANA.


Pertanto:   -     A realizzare il Progetto prioritario della Consulta Sicurezza Stradale romana -FERMATE BUS AI MARCIAPIEDI - al fine di cessare l’attuale ininterrotta istruzione accademica sulla cultura del non rispetto delle regole;

-       A rendere efficiente ed efficace la STRADA, VITALE BENE COMUNE, anche del PEDONE, utilizzando, in Italia, la sconosciuta “Carta europea dei DIRITTI del  PEDONE” (14.11.1988) nelle Famiglie, Scuole, Enti Locali, Ministeri, ecc.; 

-     A dare vita alla 5ªmobilità “MOBILITA’ PIEDIBUS” attivando la “STRADA SCOLASTICA”: quella che, ininterrotta e in sicurezza, sui marciapiedi normali e “ortogonali”, unisce le abitazioni alla Scuola; 

-       A utilizzare, per la citata “STRADA SCOLASTICA”, il “MARCIAPIEDE ORTOGONALE”: per dare continuità ai marciapiedi normali (l’attuale “Attraversamento pedonale rialzato” cambia nome). 

Sono tutte infrastrutture atte ad impedire il ripetersi di episodi come quello trattato dalla Cassazione nella sentenza  n. 24862 del 9 dicembre 2010 (11° anniversario).

Con viva cordialità.


Vito de Russis




Link collegati: 

https://www.bikeitalia.it/2021/11/25/giovannini-i-pedoni-devono-essere-maggiormente-educati-al-rispetto-degli-altri/

https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/19_gennaio_06/incidenti-sicurezza-stradale-2019-sia-l-anno-difesa-pedoni-95bc7ada-111b-11e9-9c8f-81af4ed4f33b.shtml

http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=OJ:C:1988:290:FULL&from=IT

https://www.carteinregola.it/?s=marciapiede%20ortogonale&x=10&y=2&fbclid=IwAR23KWUqXcyl_MWfdNvvmPI6qWljJ2FM0kVrdRSMyEGrw_EhgL-DWuR9IQ8

lunedì 6 dicembre 2021

Equo eco bio psico yoga integrale sinergico resiliente sostenibile evolutivo ... le paroline magiche del new green deal



Dall’ego all’eco comunicazione fiore della permacultura trueland terra della verità dell’abbastanza nell’abbondanza di… amanti specifici dai vizi alle virtù un gioire di più uniamoci e gioiamo nuovo paradigma permadesign una ghianda un oliva insieme una ghiandoliva bhole baba city ripopoleremo il silenzio occasione per fare cose assieme.

Outdoor education andiamo al mercato a fare matematica anche se stiamo cercando altro oramai siamo noi i malamenti… piove la banda suona, in una stanza vuota, guardiamo nel vuoto e ci chiediamo cosa ci aspetta e che ne sarà di noi, mentre il mare sussurra la montagna parla. sprazzi di luce nel mare grigio di nuvole cerchio di giochi nell’aria fresca del mattino dell'Aspromonte:

un cesto di rose e fiori
la notte si apre 
di giorno si chiude:
il cielo stellato 

un cannistru di rosi e di sciuri a notti si 
apri e lu jurnu si chiudi: cielu steddatu 

pucambù un po dovunque 

da qualche parte… lassù.

Ferdinando Renzetti



martedì 23 novembre 2021

Bestiario bioregionale di spostati e sognatori...

 


Buongiorno bioregionalisti, come previsto mi ritrovo su una spiaggia pescarese visto che me la sono poco sentita andare a festival di erbe con vespetta 50 special. Hai fatto bene faitù, bella la vespetta! buongiorno la chitarra è pronta! Buongiorno Michele, ancora trovo un passaggio o una macchina per domani! Mio caro ti ho fatto mettere le balle di paglia come mi hai chiesto tu! Ero assente, assorta, quasi assopita nell’orto! Passo dopo che vado un attimo. Amor che al cor gentile ratto s’apprende… ecco come inizia la storia…! A volte le parole scivolano senza lasciare traccia sul nostro essere, flusso indistinto di parole di un linguaggio continuamente frammentato e mai completamente ricomposto, visionario e televisionario, sfasamento sincronico unidirezionale. Baci allo zolfo


Faitù smanettava continuamente con il suo cellulare mandando e ricevendo messaggi di sorta... dopo un po' stanco di questa attività si alzò dalla sabbia e iniziò a passeggiare distratto nervosamente sulla spiaggia allorquando vide quella ragazza che prendeva il sole sul bagnasciuga con le trecce da biancaneve il costume bianco e gli occhiali piccoli e rotondi. cosi aveva iniziato a girarle attorno raccogliendo i legnetti che le stavano nei paraggi. quando lei si era alzata da terra le aveva detto: grazie dei legnetti! perchè ho fatto qualcosa? rispose lei. come ti chiami? chiese faitù. mi chiamo “spirituale”! ah ecco perchè! perchè cosa? ecco perchè i legnetti si stavano allontanando: “quando lo spirito abbonda la materia scappa”! vorrai dire ”quando la materia abbonda lo spirito scappa”? lo aveva corretto “spirituale”. preferisco ”quando la materia abbonda lo spirito balla”! aggiunse faitù. ecco ho raccolto questi legnetti per farne una specie di scultura volatile e leggera che mi pare si chiami scacciapensieri come quelle sculture semplici composte di calder che si muovono al minimo alito di vento. i legnetti producono suoni muti e silenziosi. lo metterò nell’orto! nel frattempo era arrivata nei paraggi una amica di “spirituale” di nome “amore” e ascoltando il dialogo era intervenuta affermando: gli orti… ora tutti li fanno, c’è una grande tendenza a fare orti… è divenuta come una moda! c’è chi li fa pure sui balconi e poi quelli che li fanno, quel che producono se lo mangiano pure! veramente anch’io faccio orti, orti urbani! aveva risposto timidamente faitù. poi aveva continuato con: visto che ci siamo vorrei chiedervi un favore! dipende... sentiamo di che si tratta! avevano risposto incuriosite “amore” e “spirituale”. scrivo e racconto storie… ho perso l’ispirazione, se volete aiutarmi a ritrovarla? in che modo, cosa possiamo fare? ora vi leggo quello che ho scritto stamane si intitola: “bestiario di spostati e sognatori“ sottotitolo “quando la materia abbonda lo spirito balla” mi giro e mi rigiro la pizza come mi pare! in verità so ancora poco qual’è il mio trip! aspetto di sentirmelo dire e se lo sapete sono qui pronto ad ascoltarvi! mi sento poco rivoluzionario anche poco ribelle! da tempo seguo l’estetica della relovetion al posto della revolution (addio revolution benvenuta relovetion) attraverso le cosiddette azioni della gioia cerco quel che chiamo il punto dell’acqua, il centro armonico che determina l’incontro tra le diverse tendenze anime plesso e perplesse accelerazione della memoria tocco immaginario: respiro sguardo movimento gesto spirito vitale. l’energia di orgon con la rimozione della famosa corazza come la chiamava w reich come semi nei loro sacchetti di carta piccole bombe vitali cosi noi! bell’inizio fanno loro… e poi? e poi più non so! “ spirituale: sai che non ci avevo pensato alla parola relovetion, fa pensare a reinnamoramento, ritorno all’amore piuttosto che fare la rivoluzione. vero, reinniamoramoci dell’essere attraverso la relovetion! grazie! anche “amore” annuiva sorridendo. nel frattempo in mare a pochi metri dalla riva mentre noi ci stavamo rinnamorando decine di barche pescherecci turbosoffianti con un rombo assordanteaspiravano distruggendo tutta la vita dei fondali marini. nei paraggi la motonave della guardia costiera controllava se tutto il lavoro di distruzione fosse svolto con perizia. contemporaneamente sulla spiaggia con rumori ancora piùforti alcuni trattori spianavano le dune strappando tutta la vegetazione e le giovani piantine. non contenti con trattori ancor piu piccoli e precisi setacciavano tutta la sabbia togliendone tutti semi e l’energia vitale. ecco ora un mare completamentesterile e una duna appiattita e triste. questo lavoro è ripetuto con determinazione più volte con cura e pazienza. dall’alto un aereo passava col suo rombo lasciando una scia bianca in sintonia come se ci fosse un segreto ritmo patto con trattori e pescherecci del mare e della sabbia… e questo per ora è tutto!

Il mio solo compagno è il silenzio poi il vento la pioggia il mare e la sabbia calda sul mio corpo morbido e intenso; Sebastian sulla spiaggia

abbiamo lasciato tempo fa sulla spiaggia sebastian con Leyla e faitu con amore spirituale. hanno formato un gruppo che si chiama the relovetion. ora si sono aggregati il chitarrista sleng tleng con la sua ragazza naima e il percussionista archetipo con la fidanzata pragma. Sebastian e Leyla ora stanno assieme e sono molto innamorati e stanno sempre appiccicati ad amoreggiare a guardare il cielo la luna le stelle. faitù sta con amore spirituale, sono molto trasgressivi e trascorrono le serate assieme alle altre due coppie sdleng tleng con naima e archetipo con pragma a base di bevute fumate e amore libero sulla spiaggia notturna con bagni al chiaro di luna.

Avevamo lasciato altresì nella casa di terra a treia forsetroppo e palindroma che fanno ormai coppia fissa. lei gelosissima lo tiene sempre a bada anche se gli lascia sempre del buon vino per esaltare i suoi sogni e la vena creativa. e udite udite molto che stava con aria di stelle e anima libera fidanzato con aurora boreale hanno formato un quartetto e stanno tutte e quattro assieme. insomma hanno deciso di partire con un vecchio furgone wolksvagen. così si sono messi in viaggio e dove sono arrivati? non ci crederete, proprio sulla spiaggia libera! si sono incontrati casualmente con il gruppo relovetion e hanno celebrato assieme i giorni del solstizio con tramonti memorabili e feste notturne. naturalmente leyla e sebastian appartati da un lato a sbaciucchiarsi solitari densi sdolcinati, il gruppo ad amoreggiare collettivamente non si sa bene come tra risate vino e suonate notturne, pure appartati forsetroppo con la gelosissima palindroma sofferente di non poter partecipare alle danze notturne che si svolgono nelle vicinanze davanti ai suoi occhi. comunque in questa atmosfera si è parlato di bioregionalismo e questo è il resoconto del dialogo tipo flusso di coscienza nel quale ognuno interviene in libertà con frase aforisma indovinello poesia canzone gesto o altro.

[in-ten-si-ta]

passeggiando al ritmo delle foglie che cadono nuotiamo nel vuoto gustando il dolce sapore del nulla. turno battuta terra madre figlio arte terra parte congruenze psico socio analitiche nel giardinodelle emozioni essenza d infinito sento che sei tra le poche donne che conosco con cui potrei condividere l'esistenza lo stupore e’ il motore dell amore viaggi sulla strada e sei tu stesso la strada punto G 

poeta dell’indistinto e dell’abbondanza del di qua e del di là del sotto e del sopra ttutto poeta dell’essere senza soldi in tasca torno allora verso casa aveva capito cosa conta di più davanti alla sua casa trovo lei che l'aspettava e tutto come prima e nonchiedeva di più.

come gocce d’acqua che cadono dalle foglie dopo la pioggia te lo leggo negli occhi… happiness is not the destination is the way. amore: rari istanti sparsi e smarriti come bolle di spuma sulle onde simili e collegate differenti luna dall’altra tutti condividiamo una sola casa la terra vibrazioni cosmiche sulla via della luce ecosistema contemporaneo arcipelago terraferma genesico se ti trovi bene rimani dove stai chi cammina pian fa una buona giornata acqua profonda gioia silenziosa nel riabitare la realtà lavoro caso amore stagione terra= frutto ingannevole il cuore più di ogni altra cosa essenza d’infinito suono dell’emozione di un gesto pagine bianche sul tavolo finestre aperte verso l'infinito afferro un po d’aria e me la metto in tasca yeahhhhhh lovvo

questo e’ quanto sono riuscito a trascrivere si e’ svolto tutto in modo veloce spontaneo nella forma come già detto dell’automatismo psichico, naturalmente alcune enunciazioni hanno sviluppato momenti di commento e riflessione che non ho riportato come non ho riportato i nomi degli interventi

si e’ discusso parecchio del testo della canzone dei dik dik viaggio di un poeta sul presunto maschilismo del testo soprattuto la strofa davanti alla sua casa trovo lei che lo aspettava. poi grande discussione sul punto G secondo alcuni punto dove si concentra l'energia che smuove il mondo subito accusati di essere reichiani fallocentrici e maschilisti. punto G legato al concetto di fecondità e riproduzione ispirandosi all’ecologia vegetale, come il pistillo di un fiore. si e’ parlato molto del sesto senso il genesico legato e non solo all’attrazione fisica 



molto era arrivato a treia accompagnato da una sua amica, gli era subito piaciuto molto quel paese di mattoni e quella bella casa grande che si affaccia sul vuoto. aveva conosciuto tutti in poco tempo,aveva ascoltato con cura e raccontato molto durante quella strana festa dei precursori, dedicata al tramando. aveva conosciuto quellastranaragazza con i capelli ricci gli occhi scuri e quel rossetto lilla sulle labbra che la rendeva così particolare, ne era rimasto subitocolpito e l'aveva seguita giu nel sentiero del bosco, avevano raccolto erbe assieme e le stanno ancora cucinando nella cucina antica di quella bella casa di terra giu in fondo al bosco.

anima libera si era materializzato alla festa del tramando non si sa bene come. era rimasto subito colpito da quel grande tavolo grande rettangolare su cui scorrevano cibi colori profumi saporiaromi gusti sensazioni tattili suoni. aveva raccontato quella strana storia: il saggio indica la luna e lo stolto guarda il dito. ecco aveva detto che un tempo aveva sempre e solo guardato la luna, poi aveva iniziato a guardare il dito e aveva scoperto in seguito che la conoscenza sta nel rapporto tra il dito e la luna.ora non e’ solo questione di un dito che indica il vuoto senza sapere perche’, qui non ce’ neppure il dito, ce’ solo il vuoto! il cielo e basta per limitare il vuoto. aveva conosciuto quella donna indiana aria di stelle che suona l armonium lo shruti box e canta mantra di devozione. avevano passeggiato assieme nel sentiero fino alla casa di terra e in quella piccola stanza vuota all ingresso avevano intonato canti di buon augurio alla nuova vita di quella casa.

forsetroppo era arrivato senza sapere neanche come in quel paese mentre passeggiava per vie aveva visto quel cartello festa dei precursori, si era subito intrufolato pensando speriamo chesi mangia! allavista di tutto quel ben di dio da mangiare esposto sui tavoli e di tutte quelle femmine aveva pensato. e che e’ il paese della cuccagna! aveva iniziato a mangiare a quattro mani a più non posso trangugiando e bevendo tutto ciò che poteva, nel frattempo ruttava e scoreggiava tra le femmine che ridevano divertite dallo strano personaggio. durante gli incontri si era addormentato russando sul divano. forse qualcuno gli aveva fatto uno scherzo, fatto sta che si era svegliato con tutta la faccia dipinta di blu. gli si avvicino quella femmina con grandi occhi verdi e gli chiese; stai bene? si! mi chiamo forsetroppo, tu come ti chiami? palindroma, hai uno spirito che te danza attorno! attorno e pure dentro e’ lo spirito del vino! aveva risposto forsetroppo. avevano passeggiato nel sentiero fino a quella casupola tutta costruita con la terra e la paglia e quando tutti se ne erano andati come spinti da una energia interiore avevano percorso quelle scalette in legno e avevano fatto l’amore.

Cosi molto, forse troppo e animalibera avevano trovato l'anima gemella aurora aria e palindroma, la fata Amarina, di nero vestita con la fascia rossa tra i capelli aveva sancito le unioni con il suo cannocchiale da teatro. ora vivono assieme in quella piccola grande casa: molto e aurora, forse troppo e palindroma, aria e anima libera…

Ferdinando Renzetti