martedì 16 novembre 2021

Terre bioregionali inquiete (descritte di getto da Ferdinando Renzetti)



 ...ricordi storielle e aneddoti infiniti... una suola bucata lungo il cammino nel bosco tattile delle favole: paesi che sognano in ordine sparso.

bidone finestra sedia porta bene/male. l’acqua è nella brocca! quando sei intimorito, fai una cosa... canta!
 

terre inquiete
sto iniziando una storia che si intitola “terre inquiete” nel doppio senso di terre in quiete: motore di vita, materiale da costruzione, feconda madre dei cibi, bellezza dei paesaggi, canti e balli della tradizione, uomini e donne del meridione e terre inquiete: terre disagiate piene di contrasti, cementificazione selvaggia, incendi, inquinamento, degrado ambientale e culturale. mi piacerebbe una storia stralunata che racconti di un viaggio, un viaggio virtuale tra le chitarre battenti del gargano, la spiritualita indiana dell ashram incontri seminari e sinapsi nella valle dei sensi di cisternino per arrivare alle tarante del salento passando per le radicazioni del pollino per poi ridiscendere nella poesia della luna e i calanchi. un viaggio lento e faticoso lungo una fiumara su e giù per strade che si inerpicano come montagne russe arrivando nei piccoli paesi inondati di luce, nelle piazzette cantando filastrocche e girotondi… luoghi di sogni, musica e magia. 

“il paradiso dei calzini solo la lavatrice sa dove si trova, perche è lei che ce li manda…” cosi andava cantando quinon al risveglio del mattino mentre infilava un paio di colorati calzini a righi spaiate. quinon valeniente, ragazzo francese gira l’Italia con un vecchio furgone, lunghi dreads biondi, occhi verdi, largai pantaloni chiari di fustagno con grandi tasche laterali, maglioncino girocollo di lana naturale. trascorre lesse giornate tra alberi e prati giocando con le clave rimanendo spesso in equilibrio sul nastro elastico e suonando il didigeridoo. lavora la lana, borse e coperte che cuce ai bordi con fili colorati grossi e spessi. ripete spesso: siamo ricchi in virtù della quantità di oggetti di cui riusciamo a fare a meno! se apriamo la mente… chiudiamo bene il rubinetto! se contribuiamo consapevolmente alla comunicazione tra di noi si stabilisce una fiducia reciproca… è il grado zero della libertà!

siamo semplicemente qui! abbiamo poche prospettive da raggiungere. sentiamo ilcorpo pesare verso terra. sentiamo il respiro farsi leggero. il paesaggio cellulare è tranquillo, ascoltiamo respiriamo.  

nei paraggi sette monaci tibetani della benetton fanno mandala con i coriandoli.
alcuni monaci francescani scalzi della mecca di rimini ballano e cantano inni di gioia.

il viaggio serve ad arricchire la conoscenza a coltivare le capacita critiche a stabilire e a rafforzare i legami. e’ anche riconoscimento e stupore di quello che gli altri sono pensano e vivono. lo scopo e’ allenare il cuore e la mente a cogliere i fili dell’invisibile, una sorta di pellegrinaggio nell’animo umano verso la conoscenza che ci può anche cambiare la vita.

la nave è così antica, così profondamente legata all idea del viaggio che ogni volta che ci si sale a bordo si spera di provare la stessa emozione deinavigatori di un tempo quando prendere la nave era un impresa da visionari. la macchina ci ha promesso la libertà e l indipendenza, alla fine la libertà che ci ha offerto si e’ rivelata inquinante deludente e ristretta. l’aereo e’ un anticipazione del futuro precipitata ai giorni nostri. un mezzo che l animo dell’uomo deve trovare ancora il modo di accettare e interpretare. l’autobus dal suo canto riesce ad andare dove altri mezzi non sanno andare e spesso a bordo ci trovi un umanità che pensavamo perduta. 

lacrime di sirena: sono la materia prima da cui si ricavano gli oggetti di plastica che tutti noi quotidianamente utilizziamo. piccole e leggere vengono disperse da venti e correnti che le portano su tutte le spiagge del mondo. pericolose perché assorbono e rilasciano sostanze inquinanti possono essere ingerite dalla fauna marina, restano per sempre nell ambiente cerchiamole in spiaggia tra gli altri rifiuti la vegetazione, lungo la linea di mare, i sentieri e ai piedi delle dune.

come senza la vita io posso stare bella la fija de lu marinare che vo fa che vo fa leva da qua e metti di la una sfera perfetta tutta robba inutile, bolle di sapone per tutti qua si campa d aria u’ pani e’ luntanu…

a sud il racconto del lungo silenzio
il cemento ha avuto la meglio!

intorno agli anni 10 del secolo scorso un appassionato di esoterismointraprende un viaggio nel sud italia a studiare le origini di alcuniriti magici. dopo molto peregrinare viene indirizzato da una vecchia fattucchiera in puglia. qui non trova esattamente quello che stava cercando, incontra la pizzicata una donna morsicata dalla taranta che cambierà per sempre la sua vita. racconto tra miti leggende o studi legati al fenomeno del tarantismo nel quale la tradizione si fonde con la storia, sospesa tra realtà e magia. 

rappresentazione dolente e stralunata di un meridione eternamente uguale a se stesso. paesaggi stralunati per contrade e paesi come voci di un mercato virtuale. immagini archetipe dell emotività antiche litanie di un tempo dove passato e futuro coincidono effimeri confini di spazio e tempo. lavoriamo sul presente collegandolo al passato 

il salento tessuto come una antica coperta o un assolato quadro del 700 di sole di visioni di suoni di danze. regna un silenzio che passa tra le cose come quel tempo che muto e rumoroso ha lasciato le rughe sul volto della tabacchina che racconta di ragazzi a meta degli anni 30 e di rivolte andate in fumo, resta la forza di una donna la tabacchina che lavorava le foglie di tabacco capace di smontare sotto un sole che sembra voglia incenerire tutto e tutti, il disagio di una donna che tutto sa purificare.

emoddosti? othia antica citta capitale del garganistan foggia? tra murgistan lucanja e daunja golfo di uria… google non riporta!

a proposito di don chisciotte a le paduli, dopo lo scontro con le ranocchie di munchausen e’ partito da otranto per battaglia di lepanto. la nave ha fatto naufragio, approdato su isola deserta e incontrato prospero psicomago artista calibano ariele e migranti siriani e africani… e mangiato fungo bianconiglio poco prima dell’assedio di topolinia ora sta costruendo arcabalena per riportare tutti a casa 

spiagge come discariche, plastica tappi di bottiglia cicche di sigarette in acqua e nella sabbia; questo lo scenario sulle spiagge che sembrano veramente discariche, la causa l’inciviltà delle persone e l’inefficienza degli impianti di degradazione. per 100 metri di sabbia 714 rifiuti: 3 su 4 sono di plastica. la plastica non ha sapore!

sulla costa la città di cozzia si affaccia sul mar delle cozze 12 chilometri di cemento nato in attesa dell’avvento il non finito cozziano, solitudini che si guardano a distanza, le strade non uniscono, separano perché portano lontano le persone, come vivere in un tempo che sta fuori dal tempo l’oggi e’ già un po domani.con richiami alla dimensione altra, magica, come un alone che sta attorno alle cose, il passato vive nel presente si mescola e non si lascia accantonare, al confine tra il rappresentato e l’inimmaginato, soglia di carta sul quale ridisegnare il mondo che si percepisce e costruire nuovi collegamenti. una mappa che mira a costruire un metodo di esplorazione profonda dell’esistente

sono sul treno un mezzo che appartiene alla nostra vita, viaggiare sul treno da un senso di vertigine, ha qualcosa di unico. e’ allo stesso tempo la casa e il viaggio, ci allontana e ci avvicina. il treno e’ allo stesso tempo passato presente e futuro, un po come noi che nello stesso istante siamo quello che siamo stati, quello che siamo e quello che sognamo di essere o quello che saremo, così il treno è quel che è stato, quello che è oggi e anche quello che sarà. il treno non solo come mezzo di trasporto, idea di società aperta connessa e capace di farci comprendere chi ci sta vicino.

in una calda giornata di mezza estate siamo partiti con una vecchia renault 4 da torre mileto, nessuno crederebbe guardandola possa andare ancora in giro verde petrolio scolorito, tutta ammaccata, le gomme lisce, va ad aria, ha un grosso bombolone nel pianale sul retro, sul grande portabagagli due sacchi azzurri pieni di grano, cinque antiche varietà che portiamo per fare il pane. nell’abitacolo caldo insopportabile per via del riscaldamento rotto acceso e dalle esalazioni che arrivano dal tubo della marmitta pure rotto quindi tutti noi tipo tuareg con turbanti e sciarpe sul viso, praticamentela pupurati band al completo, gruppo musicale che fa musica psy etno trance, il nome ispirato a un dolce tipico del gargano. decolliamo sul lungo rettilineo da torre mileto fino alla tangenziale bis del gargano subito a sinistra giriamo per apricena e dopo un mare o due di curve arriviamo a san severo dove la renault iniziaa sbuffare e a fare strani rumori e il radiatore si sta surriscaldando, per fortuna ormai siamo all art village nella periferia urbana della cittadina. con turbante lillazzurro e maglietta arancione.

Una mattina, in una piazza di un piccolo paese del sud, damatira (dea madre demeter) si siede al tavolo di un bar, arriva spiritus mundi e le dice: cara mi sono permesso di portarti delle gocce fresche di rugiada del mattino appena raccolte! grazie caro! rispose damatira: ho avuto un sogno! dimmi cara! un caffè! L'acqua è un elemento vitale fondamentale, senza non si puo fare il caffè.

nella stessa piazza si incontrano due maestri zen peroni e dreher dice il primo: la mente e’ come uno specchio su di esso si raccoglie la polvere, puliscilo dalla polvere e sarai illuminato. a sua volta dice dreher: non ce’ mente e non ce’ specchio, percio dove può la polvere raccogliersi. chi sa questo e’ illuminato. di passaggio il monaco giapponese ikea esclama: chi svuota la mente diventa luna piena!

nello stesso momento un uomo e una donna si incontrano, lui dice: si respira bellezza…!

L’arca di è e di no è : è e no è vivono in armonia, sono due personaggi che ho incontrato e conosciuto nel mio ultimo viaggio. è e no è si sono conosciuti a un mercatino in basilicata lui vendeva le matite di colori fatte artigianalmente con rametti di faggio, lei oggetti vintage dischi vestiti usati, si incontravano spesso ai mercatini e all inizio si guardavano e non si parlavano poi si erano conosciuti ed era nata una grande amicizia ed avevano preso una casa assieme a matera dove hanno vissuto alcuni anni, con un grande cane bianco, poi quando la citta si stava gentrificando riempiendo di gente alla moda locali turisti, avevano deciso di spostarsi in un vecchio casale in pietra dove ospitavano animali di tutti i generi che vivevano liberamente per la campagna, avevano chiamato il posto l arca di è e di noè. 

inquiniamo l’aria, poi piove e non lava; no sintesi da laboratorio; no rogor no confidor; + boschi - case; + boschi - denaro; + boschi - macchine. 

negli ultimi tempi abbiamo perso gran parte della terra coltivata a causa della cementificazione e dell’abbandono delle campagne. oggi gli ettari coltivati sono troppo pochi. più superfici coltivate vogliono dire produzioni alimentari di qualità, meno degrado e rischio idrogeologico; il consumo di territorio ha reso tanti comuni a rischio di frane e alluvioni.

il labirinto, architettura di questo perderci tra passato e futuro e la danza delle parole che ne simboleggia l’attraversamento, costituisce la nostra bussola. la danza delle parole e’ lo strumento di un viaggio verso un presente che diventa altro. fuggiamo da un tempo ormai consumato, troviamo rifugio nello spazio di un tempo non lineare dove il passato può permetterci di scoprire il futuro e il futuro di dar forma al passato. strumento di chiunque si mette in viaggio per comprendere se stesso, eterno errare nel labirinto del mondo per sbrogliare il passato e tessere il futuro cercando di dare un senso alla propria esistenza.

Wow! il salento tra gli ulivi e le pietre nella terra di la la land- spira mirabilia, questi giorni, l’estate addosso io creo un giroscopio a volta stella vicino santa maria di leuca, de finibus terrae, così si chiama la punta della puglia grande sasso calcareo in un mare di immensità… sale lenta la xilella la malattia degli ulivi.

ieri siamo andati all’orthobionomy di silesani agrimensore spagnolo di origini arabe, in una masseria fortificata aragonese restaurata poi ai giardini di Tu’rat condensatori di energia liquida in pietra, infine alla spiaggia dell’isola dei pazzi vicino de finibus terrae dopo il cratere di xilella. ai giardini di tu’rat una comunità di antociani consapevoli conversava liberamente con un gruppo di antiossidanti disturbati dall’arrivo di una folla chiassosa di radicali liberi, hanno trovato rifugio sulla spiaggia dell’isola dei pazzi rinfrancati dall’arrivo di un vociante insieme di terpeni e sesquiterpeni. sulla spiaggia najabinghi di bajabindi volvella lunare il kapidisci-basci del zen zen, mammalucchi e dragomanni… 

usciremo in campagna e staremo a sentire di che cosa si parla nell’aria nell’acqua e nel bosco. 

per molti giorni osservammo nella città una grande confusione alla fine scorgemmo un lungo corteo tutti cantavano e raccoglievano il pulviscolo atmosferico color cristallo e la rugiada della sera color verde azzurro con un piccolo fiore rosso striato di giallo, essenze ed erbe con tutti i sapori della terra, erbe profumate in tutti i paesi d oriente ed occidente, incantesimo tra costruzioni di tufo e grande pianura calcarea.

fondo di verità nell’antica storia dei popoli, nelle credenze, nelle leggende, visioni luminose, assolate scene fastose in orti e giardini, misteriose avventure nel regno incantato della fantasia che ci allontana dal grigiore quotidiano.

montagne del calitrano a sponz festa della luna dargento zingari mariachi tzigani zuavi rebetici lunatici asiatici morigerati stanchi filantropi compresa la banda della posta. 

franati detriti di mondi mescolati in lucenti frantumi caciotte imbottite di burro fichi secchi con le mandorle noci e uva passa schietti richiami per una folla densa mobile e vivace paesaggi lunari di crete nude di un bianco grigio simile al colore di un astro spento

due saltimbanchi circensi incontratisi per caso decidono di esibirsi assieme per sopravvivere al difficile momento storico la sorte o la voglia di avventure li conduce in lucanja al tempo della cosiddetta epopea dei briganti. i due tra disavventure e colpi di scena scoprono che i veri saltimbanchi non sono loro bensì i tanti voltagabbana che passano impunemente da un fronte all altro della contesa. il racconto apre una finestra su di un cruciale fenomeno della storia e costituisce altresì un viaggio tra i sentimenti di spiriti liberi come quelli dei saltimbanchi tra piazze aie borghi paese e contrade della contemporaneità

ho deciso di far terminare metaforicamente il viaggio alla stazione di reggio calabria, un luogo sopra e sotto lo stretto, di meno e di più, un luogo fisico e anche simbolico che ti fa entrare in una concezione diversa del paesaggio, per cosiddire dalla porta principale. paesaggio che contiene tanti paesaggi e che trasporta in una dimensione diversa. e’ presente e anche passato. e’ passato e anche presente, in continuo divenire. sono il mare e la storia. sono le persone che lo hanno attraversato. e’ la musica e’ ciò che si vede e ciò che non si vede, anche ciò che non si vede si ricorda. come sovrapporre una musica tonale a una musica modale. il suono o la vista che risulta composto da note disposte per altezzae per ampiezza. un groviglio inestricabile di risonanze sonore e visive. la prossima volta che ci torniamo guardiamo in alto, guardiamo anche in basso e dentro di noi, alziamo lo sguardo e guardiamo verso il cielo… spesso l’essenziale è invisibile all’occhio umano.

come siamo_come suoniamo_come risuoniamo_vediamo_guardiamo_sentiamo dopo di che facciamo asciugare i semi  
e conserviamoli in un luogo asciutto

cibi aromi storie radici contadine riti millenari nei volti scavati dal sole ritmi di un mondo antico cerimonie pagane tradizioni religiose
attraversano campi e piccoli borghi come
una grande foresta di emozioni

mi piace definirmi come un archeologo o anche antropologodel contemporaneo, scrivo raccolgo racconto ecco spesso non limito a registrare parole oggetti storie e motivi, li riordino li annodo e li collego insieme. talvolta prendo spunto da una storia o unfatto che ho sentito raccontar per sviluppare un testo per rielabolarlo quanto e come dipende da cio che riesco a trovare sui libri nei paesi sui treni nelle piazze ovunque e dovunque ce’ gente che si incontra scambia e racconta. sui treni per esempio un tempo si parlava ora stanno tutti con il tablet o sullo smartphone a chattare sui social alcuni fanno selfie e poi li riguardano o li mandano agli amici o followers come si chiamano. l estate scorsa per esempio ero su un treno per fasano mentre andavo all ashram di babaji, bhole baba city, per un incontro sulla meditazione e sul buddismo con alcuni monaci tibetani. il viaggio caldo e noioso con tutti i viaggiatori che chattavano con fb instagram twitter what’s up e io solo che leggevo o guardavo fuori dal finestrino così quando sono arrivato all ashram e ho trovato i monaco tibetani con il tablet in mano che chattavano pure loro ho pensato: no… questo e’ veramente troppo!

dicevo che sul treno non ci si incontra si parla poco e così si viaggia molto spesso nell assoluto silenzio, rumori del treno a parte o dell aria condizionata spesso pure molto fredda. a volte qualche sparuto viaggiatore si arrischia ancora a leggere un buon libro o alcuni addirittura il quotidiano ormai merce veramente rara così quando mi capita di trovarne qualcuno abbandonato lo prendo e lo conservo con cura da leggere e rileggere. così mi capita appunto come dicevo di raccogliere storie qua e la, queste le riporto così come le ho sentite e trovate senza modificarle reinterpretarle o altro, montate in sequenza, senza neanche un filo conduttore l unica cosa e’ che in in certo senso in una sorta di darwinismo culturale sono quelle che sono rimaste nella mia borsa durante la lunga stagione estiva.dicevo che sul treno nel silenzio degli scomparti mentre tutti smanettano alla grande con cellulari e computer, a volte leggo scrivo e prendo appunti a volte disegno o guardo il paesaggio fuori dal finestrino vegetazione architetture campagne tralicci orti alberi campi di grano molto spesso mi astraggo e guardo nel vuoto, ripensando ai frammenti di mondo che incontro e raccolgo:

incoraggiamo coloro che cercano di tenere vigili la nostra mente. teniamo in serbo i loro pensieri, mettiamoli dentro una cassapanca insieme ad alcune melecotogne, così i nostri panni avranno profumo d intelligenza per un anno intero

terra inquieta : trasformazioni epocali che stanno segnando indelebilmente lo scenario globale e la storia contemporanea con particolare attenzione al problema delle migrazioni eal dramma dei rifugiati sono il cuore pulsante e visionario della mostra la terra inquieta. la condivisione di un progetto urgente e doveroso ha generato l ambizione di raccontare il presente come territorio instabile e in fibrillazioni e polifonie di narrazioni e tensioni utilizzando i molteplici linguaggi della contemporaneità come istallazioni video immagini di reportage materiali storici e oggetti di cultura materiale vengono esplorate geografie reali e immaginarie ricostruendo l odissea dei migranti e le storie individuali e collettive dei viaggi disperati dei nuovi dannati della terra attraverso una serie di nuclei fotografici e tematici. vere e proprie metafore visive e monumenti precari eretti a commemorazione di questo nostro breve e instabile scorcio di società. 

terra inquieta e’ un romanzo corale, di moltitudini lasciate troppo spesso senza nome. seguendo le trasformazioni dell economia, le relazioni pericolose che si intrecciano tra corpi merci capitali e rotte di scambio nell epoca della globalizzazione la mostra compone un ritratto collettivo capace di restituire voce e dignità alle moltitudini senza volto della contemporaneità. i risultati sono opere in cui i codici tradizionali del giornalismo e della narrazione documentaria si accompagnano ad approcci più vicini a quelli della letteratura della autobiografia e della finzione. e’ precisamente in questo scambio tra narrazioni discordanti che l’opera di molti artisti cerca di ricreare un coefficiente di dubbio e di critica al linguaggio delle immagini e dei mezzi di comunicazione di massa rivelando una rinnovata fiducia nella responsabilità dell arte di raccontare e trasformare il mondo: non solo immagini di conflitti ma anche simboli di incontri e scambi di punti di vista

due saltimbanchi circensi si incontrano per caso decidendo di esibirsi assieme per sopravvivere al difficile momento storico la sorte e la voglia di avventura li conduce in lucania al tempo della cosiddetta epopea dei briganti. i due tra disavventure e colpi di scena scoprono che i veri saltimbanchi non sono loro ma i tanti contrabbandieri e voltagabbana che passano impunemente da un fronte all altro della contesa. il racconto apre una finestra su di un cruciale fenomeno della storia che contribuisce altresì a un viaggio tra i sentimenti di spiriti liberi

nella sua casa john lennon aveva in una stanza un solitario totem elettrico: un jukebox pieno di 45 giri di rock and roll degli anni 50. si ritirava a volte nella stanza illuminata solo dalle lucine del suo wurlitzer per celebrare un rito: inseriva una moneta da 10 cent, guardava il disco di vinile precipitare sul piatto in attesa che la puntina iniziasse a solcarlo. solitario tributo a una macchina nata invece per celebrare un rito diverso quello dell ascolto collettivo. i jukebox sono scomparsi dalle nostre vite- l estate era la stagione in cui dominavano i giorni e le notti. abbiamo dimenticato il piacere di seduzione che ci regalavano queste macchine da musica: dichiarare al mondo racchiuso in dieci file di ombrelloni qual era la nostra canzone illudendoci di lasciare una piccola impronta sul mondo per lo spazio di tre minuti

come un faro luminoso posto al riparo dal vento lo svolgersi e il riavvolgersi delle cose le une nelle altre così gira la ruota delle sillabe unita indistruttibile del linguaggio

A me piacerebbe affittare (avere i soldi per affittare) il negozio dove Vanni arrostiva kebab, cibo tipico di Matera. E’ in via delle Beccherie a Matera (non temete lo avranno già affittato). Vorrei affittarlo e mettere sul vetro un cartello: ‘Qui non si vende niente’. E lasciare un locale, uno spazio vuoto, disponibile ad accogliere chi vuole ‘fare una cosa’ per una sola giornata. Che so: cucinare le melanzane per due persone, regalare poesie a chi passa e le chiede, piantare semini e donare i vasetti, leggere a voce alta per ventiquattro ore al giorno la Costituzione italiana (bastano i primi articoli), leggere l’orlando furioso in un giorno e una notte, dare lezioni di musica solo a musicisti stonati, bere rhum, fare visite mediche, imparare i rudimenti del turco, farsi raccontare una storia da un ragazzo che parla una lingua che non capisci, stare bendato là dentro per un ora, fotografare chi si affaccia… Ci terrei a mettere granelli di sabbia negli ingranaggi. Per rallentarli. Solo un po’. Mica per sempre. (andrea semplici)

mi piacerebbe scrivere una guida alla città che se ne impippa del turismo. Il bar che non cambia arredi da un secolo, il ceramista che ha la stessa vetrina da anni e anni, la miglior focaccia in un bugigattolo, il barbiere resiliente al tempo dei tagli scolpiti, il tabaccaio che sta all’angolo in un crocevia strategico…e chissà quanti altri…non per cantare le odi non per nostalgia. Credo, mi illudo e non so spiegarlo, per bisogno di futuro. Mi consola sapere che il bradipo c’è ancora.

i pesci scappano da un mare che diventando sempre più caldo rende impossibile la loro permanenza nei fondali dove sono nati. cercano di sopravivere spostandosi a nord, dove le acque sono più fresche. migrano. su nature ho letto che il caldo della fascia tropicale si e’ estesa fino a 40°N… cioè fino in basilicata. i gas di serra intrappolano il calore prodotto dal nostro ansioso consumo di beni, la temperatura sale e scioglie i ghiacci antartici e della groenlandia ad un ritmo sempre più veloce. il nostro piccolo pianeta ci sta avvertendo, gli scienziati dicono che da anni siamo attaccati alla maniglia dell’allarme del treno, ma i politici continuano a mettere combustibile nel motore. anche qui, come in altre parti del mondo, il mare ingoia le spiagge gli alberghi per turisti 

questa volta non e stato facile riabituarmi alle sicurezze delle nostre citta dopo aver trascorso quasi un mese immerso nell incerto futuro. dove stava il mare quando eravamo giovani. cosa pensano i pescatori della inesorabile erosione, se è cambiata la dimensione del pesce e come e’ cambiata la loro vita. come sempre capita con la gente di mare, sono stato catturato dalla loro sapienza quando parlano di venti di correnti di onde delle maree o delle terribili tempeste durante la stagione delle piogge. mi e’ servito qualche giorno per ragionare lucidamente sulle cose che mi hanno fatto capire quegli occhi quei bracci puntati verso la superficie del mare, le dita di quelle mani lavorate dal sale che indicavano punti del mare dove una volta c’erano le dune, resti emergenti di case che a me sembravano scogli, frangenti lontani che rivelavano rovine sommerse di alberghi per ricchi turisti.

planet 2084 invertiamo la rotta!

il blu e’ un colore abbastanza recente, tanto che il termine e’ attestato solidale lingue romanze in poie deriva dalla parola germanica blau. nel latino classico il blu che era il colore dei barbari veniva chiamato cyanos o caerulus dal colore del cielo. nel 1956 viene registrata presso la casa farmaceutica rhone-poulenc una resina sintetica chiamata IKB international blu klein dal nome dell artista che lha inventata. prima non ce’ nulla poi ce’ un nulla profondo poi una profondità blu scrive klein nella sua prima mostra usando le parole del filosofo francese gaston bachelard. aveva cominciato a dipingere tavole monocrome sulle quali sperimentava un blu composto solo di pigmenti puri, brillantissimo fino ad ottenere quel suo frammento di mondo che sembrava vivo, quei suoi metri quadrati di qualcosa che ha raccolto il mare. klein vissuto a parigi e a tokio dove aveva conosciuto la filosofia zen aveva inventato un modo diverso di fare arte copriva le modelle di vernice e poi le faceva stendere sulla tela perché lasciassero le loro tracce di vita. era soprattutto il vuoto a interessarlo, espone gallerie vuote, zone di sensibilità pittorica immateriale. unisce il suo blu all oro e al magenta creando tele monocrome con i tre colori che compongono la triade esoterica. la sua opera più celebre e’ un tuffo, si chiama salto nel vuoto, una foto che lo ritrae in volo su una strada di parigi, nella foto si vede solo il tuffo le case la strada un uomo sospeso nel vuoto

il mare d’inverno di cui la massima odierna è solo un frammento canzone resa nota da loredana berte, ecco siamo in piena estate nulla è più lontano dalla canzone in realtà gli adoratori del mare si possono dividere in due categorie gli estivi e gli annuali gli estivi vanno alare solo quando fa caldo gli annuali invece conoscono le atmosfere della canzone perché frequentano la spiaggia in tutte le stagioni per i primi l esperienza e prevalentemente corporea il caldo l’abbronzatura il tuffo dove l’acqua e’ più blu. per i secondi invece l’esperienza ha una più decisa coloritura contemplativa

palinuro rilancia le notti da ballare grazie a un mito che non sembra mai tramontare.da quando nel lontano 1954 nacque il club mediterranee vip e turisti invadevano strade e ristoranti bar botteghe e il lungomare. una palinuro in bianco e nero chelascia il posto a un ipercolorato lighting design delle discoteche. e soprattutto al ritmo quasi a riprendersi la voglia di lasciarsi andare complice il mare e le stelle che nella cittadella che prende il nome dal nocchiero di enea sono rimasti immutati e desiderabili nel tempo.

dal tempo in cui il tempo neanche esisteva a quello diaristotele e tolomeo e poi dalla rivoluzione copernicana al trascorrere degli istanti come illusione in successione ecco i capitoli lungo cui si snoda lo spettacolo kronos storie dell universo al parco archeologico di elea-velia

la sagra spesso nata come momento di festaper il ritorno estivo alpaese degli emigranti e’ diventata occasione di incontro occasione di incontro tra amici e familiari desiderosi di ritrovarsi fare festa ascoltare musica e mangiare a prezzi contenuti. non tutti le amano. secondo alcuni sono fasulle ovvero non sono legate a una tradizione o a un prodotto tipico del luogo dove sono organizzate. resta il fatto che in agosto prologo parrocchie associazioni sportive e onlus di tutti i tipi mobilitano decine di migliaia di volontari per accogliere turisti e residenti con musica cibo menu tipici rievocazioni storiche artisti di strada e mercatini di prodotti alimentari e artigianato. gli incassi sono impiegati nel sostegno delle attività delle diverse associazioni ma anche nel recupero del patrimonio storico religioso o nella manutenzione del territorio.

le sagre sono liturgie dell abbondanza dedicate a santi che coltivavano l’astinenza lo diceva ambrose bierce autore del dizionario del diavolo, e ci prendeva in pieno visto che a rendere intramontabili queste feste all’aria aperta e’ proprio il giusto mix di sacro e profano tradizione e devozione tipicità e conviviali informalita e allegria. un compromesso che trasforma il cibo in un totem comunitario in una celebrazione del consumo collettivo. ecco perché un tempo queste abbuffate si svolgevano sul sagrato delle chiese. erano forme di pienezza rituale di esultanza stagionale che mettevano sui prodotti della terra il bollino verde del cielo. un dop soprannaturale che ancora oggi esercita un attrazione irresistibile sul nomadismo vacanziero affamato di riti e comunità. un intrattenimento folclorico che proloca usi e costumi del passato per promuovere un futuro vintage.

il telefono fisso ha un cavo che unisce allaccia e ci costringe sul posto.. il telefono mobile e’ leggero. del resto ogni legame oggettuale animato o inanimato esprime bisogni e conflitti in cerca di soluzione. il telefono e’ un oggetto psichico porta la voce collega e controlla sempre più umanizzato e smart quindi dotato di funzioni mentali e’ anche un oggetto onirico. il sogno lavora con quello che trova. nessuno sa spiegare in modo soddisfacentecome nasce e a che cosa serve. nel suo misterioso intreccio sinaptico mette insieme oggetti interni fatti di psiche e memoria e oggetti esterni le cose del mondo, smartphone e computer non si limitano a contenere alcune delle nostre funzioni e molte delle nostre memorie talvolta organizzano i nostri stati d animo e riempiono i vuoti della nostra solitudine. sognare e’ una attività inevitabile come pensare. ascoltare i sogni condividerli prestare attenzione al loro stile e clima emotivo sono attitudini analitiche e non che forniscono notizie importanti sul nostro funzionamento mentale. come oggetto onirico uno smartphone puo aiutarci a capire cosa fa la nostra psiche di un oggetto nuovo e cosa fa un oggetto nuovo della nostra psiche. tra le ripercussioni più evidenti ci sarebbero una riduzione dell’empatia e dell’introspezione e una progressiva perdita della capacita di stare soli. insomma più tempo passiamo al telefono sulle chat sui social meno tempo passiamo con gli altri e con noi stessi.

riassunto delle puntate precedenti

baba ganush cantante turco con il cugino inglese empowering e la fidanzata americana la dolcissima marshmallow incontrano a sognamondo la notte di san lorenzo glutine panettiere pazzo, chetichella ortolano stanco e la spirituale e magrissima panacea

Secondo Tempo:
Baba Ganush alla festa di luna d'argento

baba ganush cantante turco, con la fidanzata americana la dolcissima marshmallow, il cugino inglese empowering, il panettiere pazzo glutine, l'ortolano stanco chetichella e la spirituale e magrissima panacea, incontratitisi la notte di san lorenzo sono partiti dal paese di sognamondo. dice baba ganush lungo la strada: avrei bisogno dei fiori di bach! gli risponde panacea: preludio numero uno per clavicembalo, due volte al giorno lontano dai pasti! marshmallow intanto se la canta: cielo blu, un pezzo abbastanza grande, del quale per anni ho supposto l’esistenza ed ho creduto fermamente che continuasse ad esserci al di sopra delle nuvole! baba ganush: ogni volta che apro gli occhi rimango sempre sorpreso dalla sua bellezza. fa eco glutine: potremmo avere delle sorprese! chetichella dissociato esclama: non riesco a specchiarmi! cosi attraversato il deserto di lucania giungono dalle parti di ballamondo dove si sta svolgendo un rave party di dieci giorni. al centro dell’enorme cratere di argilla un grande tendone da circo a strisce gialle e rosse. all’interno un muro alto di casse e amplificatori, impossibile quasi descrivere la fauna locale: creste di tutti i colori teste rasate per metà, dreads lunghissimi, tattos di ogni genere, pearcing un po dappertutto, abbigliamento turchesco colorato e fantasmagorico.

baba ganush marshmallow panacea ed empowering si buttano subito nella mischia. numerosi ragazzi stanno attaccati alle casse per assorbire meglio le grezze vibrazioni dei suoni tecno. glutine e chetichella con una bottiglia di vino in mano si appropinquano quando sulla orlo della follia vengono bloccati da un gruppo di ragazzi che dicono altro due: come siete antiquati! tenete prendete queste! e si ritrovano nelle mani una manciata di colorate pasticche gialle rosse blu verdi bianche a puntini rossi, che sono? chiedono: non vi preoccupate sbloccano l'ego sciolgono il corpo e danno euforia! lasciata ballamondo attraversato il deserto di ferdinandina dopo la citta di zanzaropoli arrivano a guardamondo. si sta svolgendo un festival dedicato alla luna e ai calanchi. nel paese di guardamondo letterati poeti musicisti astrologi astronomi e ragazzi di tutte le eta parlano, nel chiacchiericcio vacuo indistinto e vario, tutti sorseggiano allegramente del vino rosso. dice allora glutine panettiere pazzo a chetichella ortolano stanco: guarda come sono tutti antiquati, aggiorniamoli! e così rovesciano tutte le colorate pasticche dalla scatolina nelle norme damigiana di vino rosso. poco dopo la luna inizia a sorridere, i pinnacoli e le guglie dei calanchi a ballare e tutti si abbracciano liberi e contenti nella luce candida del mattino! ripreso il cammino, attraversate le montagne di calitrano arrivano al paese di sponz alla festa della luna d argento. zingari mariachi tzigani rebetici lunatici asiatici morigerati filantropi e altri compresa la banda della posta. finalmente baba ganush libera il suo canto: franati detriti di mondi mescolati in lucenti frantumi caciotte imbottite di burro fichi secchi con le mandorle noci e uva passa avvoltolati a palla nelle foglie di cedro. umili e schietti richiami per una folla densa mobile e vivace paesaggi lunari di crete nuded un bianco grigio somigliante al colore di un astro spento! il cielo sopra le nuvole…

pensieri di un emigrante in fuga come un intellettuale al confinio negli anni 30 in un paese del sud, forre e calanchi biancastri paesi arroccati su colline cariate dal vento e dalla salsedine in forme larvate endemiche secolari: l’essenza della solitudine. nello studio dei luoghi delle tradizioni e dei paesaggi culturali il documento fotografico, bene diretto di immediata percezione semplice da archiviare e consultare in grado di fornire una ineguagliabile ricchezza di informazioni ETNO- ANTROPOLOGICHE, GEOGRAFICHE-PAESAGGISTICHE, ARCHITETTONICO-URBANISTICHE.

un mare fuori dall’uscio di casa blu carico con bordi celeste di striature vinose nella grandiosità dell’ambiente naturale e nella solitudine ci si commuove di fronte alla stella del mattino e il mare all’alba. guardando il cielo buio degli altipiani su cui brillano le stelle lontane ci si domanda se realmente esistono al di la di essi città belle e felici.

AFRICO?! ne pescatori ne marinai ne operai, gruppo non omogeneo e privo di identità che dopo l’alluvione, ha perso le radici pastorali e contadine. radici tenere e profonde fatte di pane MISCHIO DI MALARIA di miseria. pane di lenticchie, cicerchie e orzo mischio dal gusto acidulo e amaro. le case e gli esseri che ci sono cari sembrano fantasmi immaginati in sogno. AFRICO ha lo squallore di un paese appestato in una terra desolata, e il senso di sfacelo di un paese evacuato perché alla marina sono sbarcati i pirati. appena varcato l’uscio fa da traballante altarino una cassetta di legno foderata con giornali vecchi e con la tela cerata recuperata dal tavolo di qualche cucina, una santa di cartapesta, lo sguardo fisso di una bambola appassita stringe fra le braccia fiori di plastica, nastri e brandelli di giornali che riportano cronache ormai vecchie, tra le macerie o tra i muri rimasti in piedi, dentro le case prive di tetto, lungo i vicoli stretti percorsi solo dalle capre, coperti di fango, sterco e detriti nel silenzio privo di serenità, nella solitudine e nella finzione di vita di ciò che è rimasto in abitazioni affumicate e primitive. (corrado staiano)

(non fuiti a fuiri fuiendo ca non mi fido di fuiri non riescu i capisci coma facimmu i’ndi movimu se simun assettati) 

la natura della costa ionica contrasta con l’asprezza dei monti non è dolce, è serena malgrado il caldo dell’estate rinfocolato da certi nomi come ARDORE e CALURA ingombri la testa e pieghi le ginocchia. l’insieme è come la tastiera di un pianoforte su cui basta pigiare il dito per sentire una nota musicale e una nota dopo l’altra, nasce una sorta di concerto corale dentro il quale è viva e dominante l’anima di un popolo (saverio strati) 

le meravigliose fiabe del paese arrampicato nel cielo: Ferruzzano. esse possono far vivere (sperimentalmente e didatticamente) i cicli millenari della prodigalità di questa terra, degne di essere paragonate agli ulivi millenari agli antichi vitigni e al profumo delle erbe aromatiche. neppure un unghia è stata cancellata dalla memoria con i giochi le cantilene le scene di dolore e di giubilo, gli addii strazianti dei figli che salutavano per sempre da emigranti, le vecchie madri scarmigliate ed urlanti per la disperazione, nel vedere la propria carne staccarsi definitivamente dal proprio corpo. i cento cunti di ferruzzano, lavoro di scavo e archeologia linguistica, in quanto ogni parola ormai desueta dopo essere stata accarezzata e cullata è stata riposta nel contesto del recupero favolistico. siamo entrati in un mondo che non c’è più. (orlando sculli). 

siamo nella primavera del 1905 nell’area sacra dell’antica LOCRI. da qualche anno la quiete millenaria era stata turbata dalle prime sbuffanti vaporiere della linea ferroviaria RC-TA, inaugurata da poco. in omaggio al mondo greco i treni, portavano nomi storici. 

Il mattino passavano TEMISTOCLE MILZIADE E PERICLE al pomeriggio EPAMINONDA SOFOCLE E IBICO. si andava sulla linea ferroviaria per vederli transitare in mezzo ai prati, nel regno di Persefone. Temistocle era passato da poco, quando la zappa di giovinazzo trova un ostacolo e la notte tra il baluginare della luna che proiettava nella pianura di marasà strani arabeschi, scoprì una bellissima statua del peso di una tonnellata, si tolse il cappello in onore della divinità. e nella sua antica memoria venivano fuori non solo storie di statue anche di monete d’oro e d’argento raffiguranti aquile con serpenti nel becco, pegasi volanti, fulmini alati e teste muliebri con collane e orecchini alla luce tra i detriti dei colli di creta che si scioglievano ai piovaschi.(antonio delfino, gente di calabria)

Come una pennellata
sul foglio bianco
il colore rosso. 

quella parte di costa calabra che volge alla grecia nella zona denominata locride ove l’aspromonte stende dolcemente i suoi piedi declinando pigramente verso il mare dando vita a colline ingiallite al caldo e dal vento annerite dal fuoco violento, ospita fiumare che interrompono le dolci curve dei rilievi. le fiumare d inverno confluiscono generose nel cristallino mare che bagna quelle coste l’estate sono secche tranne che qualche rado luccichio d’acqua sono senza vita lasciando i sassi bianchi a brillare sotto il sole cocente. le fiumare hanno origine nelle montagne e durante le stagioni fredde portano a valle acqua fresca e cristallina e nel tempo hanno creato alture che permettono a chi vi sale in cima una visuale perfetta dei monti e del mare. su una di queste alture tra due costoni all estremità più propensa al mare si erge un paesino grigio, in cima all altura si scorge soltanto la torre del castello, il paese si snoda in stradicciuole dissestate che da un lato presentano vecchie abitazioni addossate ai rilievi e dall’altro lasciano alla vista il versante opposto del paese e il mare. (simona arcato). 

siediamoci e ascoltiamo le parole della terra, la luce di un paese, al vento che passa come un frutto della memoria, di un contadino sulla strada dell’ INFINITA TERRA magica.

come mezzo di trasporto abbiamo l’ape e andiamo a cutrofiano anche se non so se riusciamo ad arrivare, siamo a Copertino il paese di giuseppe il santo che vola, a bocca aperta! questo strano amico di cui sono ospite, costruisce diversi strumenti musicali tra cui l’HANK un HANG ARTIGIANALE che lui chiama SBOMBARDULATORE, mi viene da ridere immaginando io e te in giro per il salento con l’ape. 

il nostro mondo è faticoso si zappa si coltiva si costruisce si cucina si canta si racconta si balla, a volte pure tanto, un mondo di piccole cose semplici fatte con passione umiltà e armonia. 

potremmo fare un video mentre andiamo con l ape tu vestita con la gonna fiori una camicetta e il foulard sulla testa e io con la canottiera bianca la catenina d oro al collo il capelloni paglia i pantaloni crociati e le ciabatte ai piedi. poi scendiamo e tu ti metti a ballare e ti guardo e penso guarda questa quanto è matta, bella e pazzerella! dopo inizio a zappare, accogliamo i pomodori torniamo a casa e facciamo le passate con le bottiglie, ci mangiamo il cocomero e ci andiamo a dormire: quanto è bello dormire quando ci tiene sonno…!

mi sa che dovrei viaggiare con te per le cose stupende che vivi sia per trovarmi un fidanzato :) ieri sono stato in un posto bellissimo pieno di fidanzati, ne ho presi un po a caso e li ho messi in uno scatolone solo che ora non so quanto tempo sopravvivono la dentro... fai i buchi alla scatola! ho fatto i buchi alla scatola e l’ho spedita al tuo indirizzo e fra qualche giorno dovrebbe arrivare sei un grande amico! sto in un vecchio camper di artisti circensi, un po scassato anche se si dorme bene, fuori la sera c’è una fila di fidanzate che si accapigliano per entrare così rimango sempre solo, in compenso mangio tanti fichi, di tutti i tipi la campagna salentina ne è piena in questo periodo fichi d’india muretti a secco lentischi e terra rossa. 

il concertone non mi piace. poi la vera festa nella bellissima piazza san giorgio di melpignano inizia dopo il concerto con le ronde spontanee che durano fino all’alba e anche oltre, con una fantastica onda energetica che si diffonde nella piazza al sorgere del sole accolto dal suono di centinaia di tamburelli. la notte della taranta ormai è esplosa in mille rivoli e mentre anni fa erano gli unici concerti ora ce ne sono in ogni paese tutte le sere, ogni piazza una luminaria ogni paese un concerto ogni borgo un palco e una festa.

ho attraversato campi su campi, coltivati a pannelli solari che non fioriscono mai, poi sono arrivato sulla via delle ginestre, di asfalto grigio scuro e sulla via delle orchidee, vicino alla fabbrica del cemento, mi sono fermato a comprare i sacchi di patate (rossi) per
costruire la casa di terra.

ascendiamo una nuova dimensione dell’essere di lecce e dintorni. sono ancora perso nei fumi e nelle rugiade della splendida campagna salentina. mi piace pensare e comunicare per pillole come comporre pian piano un grande mosaico di cui solo alla fine se ne vede la configurazione. la natura è bizzarra così noi esseri umani. grazie per lo pensiero anima errante OH SAN NANDO! 

ieri siamo stati al giardino di sant’oronzo da giovanni motozappa con mimino glifosato a spremere il primitivo ed assaggiarne la succosa essenza d’amore umore. con basella e perilla abbiamo cercato per le vie di lecce il senso d’urgenza senza trovarlo in compenso siamo stati premiati con l’acqua che balla e l’albero che suona: pasticci di maccheroni e torte mandorlate. 

la firenze del sud com’è definita lecce non è solo barocco architettura aragonese angioina borbonica fascista liberty moderna tutto ben sedimentato amalgamato e ben conservato. la più bella è otranto la città ad oriente con il mosaico della vita nella cattedrale, il castello aragonese i vicoli del centro storico la scalinata sul mare che la fa sembrare benares sul gange in india.

ANIMA MUNDI il camper dove sto dormendo un tempo era di due artisti circensi un mangiatore di fuoco e una donna barbuta sempre piaciuta si chiama “la madame” o “la puttana” immaginando tutta la gente che ci ha dormito in tutti questi anni.

il treno è bloccato in mezzo al niente vicino foggia! perché cosa è successo? si era stancato e si era fermato a riposare ora è ripartito! va piano! mi sembra ancora stanco! chissa se ce la fa! mi spieghi perché non prendi i treni seri e vai a prendere i locali? è un intercity ed è stato il primo che ho trovato con posti ancora liberi da ieri e pure questo è pieno! dove si trova il treno? nel buio della notte! ti aspetto! 

quando ti penso mi ispiro e quando sono ispirato ti penso, non che sia importante quel che mi ispiri, mi piace essere ispirato, è come essere illuminato, provo piacere nell’essere ispirato, quell’istante unico e inconfondibile in cui ci si accende e ci si dedica alla natura alla vita, all’amore, all’abbondanza e si percepisce l’insostenibile leggerezza dell’essere uomo donna allo stesso tempo essenza dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo, uniti in un connubio di sensazioni che ci aprono all’armonia delle sfere celesti e terrestri, come una irrefrenabile danza della gioia, dell’euforia e dell’entusiasmo di essere semplicemente seduto a bere una birra alla luce del tramonto. la birra mi sa che fa uno strano effetto!

L’uomo pensante sul tappeto volante riflette al rumore sordo del suono della vita sulla condizione umana come limite apparente convinto che il flusso desiderante determini la realtà. mormorio euforia e tutto ciò che si trova lungo la via, colori suoni odori, di un autunno caldo e luminoso pensieri che fanno rumore, nei tubi compressi della memoria, l’atmosfera del passato come pietre che rotolano, nell’erbario contemporaneo, della botanica parallela o nel mio buon caffè!!! 

ricordi storielle e aneddoti infiniti, una suola bucata lungo il cammino nel bosco tattile delle favole: paesi che sognano in ordine sparso. bidone finestra sedia porta bene/male. l’acqua è nella brocca! quando sei intimorito, fai una cosa... canta!

saluti buongiorno buonasera buonanotte ciao arrivederci addio…

Ferdinando Renzetti 



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