domenica 19 gennaio 2020

Margherita Hack: "...c'è qualcuno là fuori?" - Fantarcheocologia extra-bioregionale, da Pescara a Teotihuacan, con Ferdinando Renzetti


Da Pescara ...risalito sulla navicella,  la solita punto bordò del 1994, mi accingo a un nuovo viaggio interplanetario seguendo il libro di Margherita Hack che scrive in "c'è qualcuno là fuori?", oltre i confine del sistema solare, all’estremo della nostra galassia, nello spazio intergalattico? 

Considerando l’esperienza e i dati osservati, potremmo concludere che nell’universo siamo soli, eppure da parecchi millenni gli uomini popolano il cielo di figure bizzarre, omini verdi e dischi volanti che cambiano aspetto a seconda della cultura e del gusto dell’epoca. 

Per i sostenitori della fantarcheocologia extra-bioregionale, poi, l’inseguimento dei nostri fratelli spaziali è un ossessione che ha portato a vedere ”prove” del passaggio di alieni sulla terra tra i graffiti delle caverne o le figure scolpite su antichissimi monumenti: nelle loro congetture, tanto suggestive quanto strampalate, gli extraterrestri avrebbero eretto piramidi un po ovunque, dall’Egitto al Messico costruito le enormi statue dell’isola di pasqua e trasmesso ai nostri antenati i rudimenti della civiltà. 

Questa la voce rassicurante della scienza sentiamo ora che hanno da dire i fantarcheologi o fantastronomi o fantaecologisti del sincronario galattico delle 13 lune di PAN Italia - Rete d’arte Planetaria si apprende che: a Teotihuacan c'è un tempio di cui non si sa nulla: è il tempio detto della Mica o degli Specchi; non solo non è accessibile al pubblico, è completamente ignorato da tutte le mappe e planimetrie del sito. Le uniche tracce della sua esistenza si indovinano a fatica su vecchie foto aeree in bianco e nero e vecchi disegni del sito, quando le strutture di Teotihuacan erano ancora ricoperte dalla vegetazione. 


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All’inizio del secolo scorso a Teotihuacan, sia nella piramide del sole che in una sala sotterranea del tempio degli specchi, distante un chilometro, gli archeologi hanno rinvenuto grandi quantità di mica, che funge da rivestimento per il pavimento e per il soffitto. 

Lo stesso tunnel sotterraneo, che congiunge il tempio della mica alla caverna che si trova sotto la piramide del sole (anche l’accesso a questa via sotterranea è interdetto) con diverse intercapedini secondarie, è interamente rivestito di mica. è stato stabilito con certezza che le lastre di mica utilizzate a Teotihuacan provengono dal Brasile, 5000 Km a sud. la mica lega metallica naturale, è ancor oggi un materiale prezioso e ricercato dall’industria per le sue proprietà di isolante elettrico e termico (alcune varietà resistono alla temperatura di 900°). 

La NASA, ad esempio, utilizza la mica sul rivestimento esterno degli shuttle per far deflettere il calore prodotto dall’attrito nel momento del rientro in atmosfera. con la nostra tecnologia odierna siamo in grado di produrre lastre di mica di 50 centimetri quadrati, mentre le piastrelle presenti a Teotihuacan misurano 2 metri quadrati. un archeologo tedesco, che poté accedere al tempio della mica, riferisce di una luce abbagliante all’interno del sito, provocato o riflessa da una miriade di specchi o da pareti talmente lucide da sembrare specchi. 

Ora lasciamo i misteri del pianeta e rinfranchiamoci con qualcosa di caldo e buono. 
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I mokaia e altri popoli pre-olmechi conoscevano il cioccolato fin dal 1900 A.C. i grani di cacao theobroma fermentati, tostati e macinati, venivano poi consumati sotto forma di bevanda calda. Gli aztechi credevano che fosse un dono di quetzalcoat, dio della saggezza. i semi di cacao erano considerati molto preziosi e venivano impiegati come merce di scambio (insieme a conchiglie, piume coloraste di uccelli…) la bevanda “xocoatl” aveva poteri afrodisiaci e tonificanti, e veniva spesso usata durante rituali e cerimonie.

Ferdinando Renzetti  

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ferdinandorenzetti@libero.it

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