venerdì 31 gennaio 2020

Se la vita non muore mai! (... a proposito di eutanasia)


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Da anni il problema dell’eutanasia continua a suscitare dibattiti e riflessioni spesso molto sofferti. Di certo, per potersi avvicinare in modo costruttivo al problema dell’eutanasia occorre innanzitutto affrontare, consapevolmente e concretamente, lo scopo per cui la vita esiste.
Il genoma umano contiene in sé un progetto che dovrebbe realizzarsi nell’arco di circa 100 anni: tutto il percorso è già predisposto geneticamente ed è definito dalla scienza “ontogenesi biologica”. La morte, come logica conclusione del processo ontogenetico, in nessun caso nega la vita, poiché un processo così intelligentemente programmato ha lo scopo di far nascere in coscienza un individuo che prima non esisteva. Quindi la nascita della coscienza è lo scopo per cui l’ontogenesi biologica esiste. Parallelamente all’ontogenesi biologica va dunque considerata l’ontogenesi psicologica, ovvero la realizzazione del progetto potenziale del genoma umano.
A poco serve nascere biologicamente se l’individuo non sviluppa un Io che deve sfruttare il tempo e lo spazio per sperimentarsi, arricchirsi e gestire creativamente il proprio cervello ed il proprio corpo al fine di realizzare una coscienza capace di sopravvivere alla morte stessa. L’energia non si crea né si distrugge ma si trasforma e, nelle sue varie forme, trasdotta dagli organi di senso, viene dinamicamente integrata in una forma di conoscenza che dà vita alla coscienza.
La fisiologia può spiegare le ragioni per cui nel processo ontogenetico si verificano quelle patologie che producono il dolore, la sofferenza e la degenerazione del meraviglioso progetto che ogni essere umano rappresenta nell’arco della propria esistenza, e allo stesso tempo può mettere in evidenza gli elementi di prevenzione in grado di eliminare quelle sofferenze che nascono soprattutto dalla grande ignoranza che impera sulla conoscenza della vita. Non è la vita che soffre, ma un corpo devastato da migliaia di inquinamenti sia biologici che psicologici, e le interpretazioni che se ne danno sono spesso arbitrarie e consentono decisioni pseudo-terapeutiche non motivate dalla fisiologia stessa. Più gravi sono i danni che si provocano al processo fisiologico della vita di un essere umano, più gravi sono le conseguenze di tali danni.
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La morte, come abbiamo visto, è la logica conseguenza dell’ontogenesi biologica che dovrebbe fisiologicamente partorire una coscienza capace di godere di tutto ciò che la circonda e trasmettere la propria “ricchezza”. La grande confusione che aleggia nella psiche umana impedisce la vera nascita della persona e la paura che scaturisce da ciò che non si conosce genera spesso il rifiuto della vita. Occorre comprendere che il corpo è solo un mezzo attraverso il quale la coscienza dell’individuo dovrebbe relazionarsi all’ambiente nel pieno rispetto delle leggi che regolano la fisiologia dell’ecosistema. Il rispetto delle leggi fisiche e biologiche previene la patologia, la sofferenza, il dolore nonché la paura della morte. Molto è stato fatto per favorire e potenziare l’espressione dell’essere umano, ma il potenziamento dell’essere umano non deve violare tali leggi, poiché ogni violazione prevede una sanzione: malattia, ansia, angoscia, paura…
L’eutanasia non può essere legittimata dalla non conoscenza della vita, poiché il dolore e la sofferenza sono strumenti attraverso i quali l’individuo prende coscienza dei propri errori esistenziali o contribuisce alla presa di coscienza altrui al fine di favorire la qualità della vita e la prevenzione del dolore e della sofferenza stessa. Spesso i malati terminali, dopo lunghe lotte e conflitti con il dolore, raggiungono stati di sublimazione che consentono loro di accedere a quella “spiritualità” che nell’arco della loro esistenza non avevano mai potuto percepire. L’energia che dà vita alla coscienza dovrebbe raggiungere quella sublimazione prima di liberarsi da un corpo non più utile all’evoluzione dello spirito dell’individuo.
Michele Trimarchi - (luglio-settembre 2003)

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domenica 26 gennaio 2020

Attività a Casavaldisasso di Guiglia




Siamo un gruppo di amici uniti dal desiderio di crescita personale.
Come altri gruppi già esistenti e operanti, siamo convinti che la pace nasca
dall’interno di ogni individuo, per poi diffondersi in tutto il mondo. Gli
insegnamenti sono tanti. Stiamo imparando che la volontà e il coraggio sono
importanti per un cambiamento interiore.
Qualche anno fa abbiamo iniziato a proporre argomenti come:
“Poesie del cuore” dove gli argomenti vengono condivisi dai partecipanti.
“Caccia al tesoro” per adulti, dove le lunghezze dei percorsi variano.
“Caccia al messaggio” da svolgersi al coperto o all’aperto senza spostamenti.
“Incontri della condivisione” dove ognuno porta qualcosa da condividere, ogni
volta è una sorpresa.
Abbiamo condiviso argomenti come l’amicizia, l’amore, pace, morte e
rinascita.
Abbiamo vissuto esperienze di convivenza, dove si sperimentano tolleranza,
rispetto, fratellanza, ecc.
I componenti del gruppo propongono vari suggerimenti per il benessere di
corpo, mente e spirito: tra altre cose stiamo sperimentando “Il Potere dell’8” di
Lynne Mc Taggart, e corsi di Riflessologia Plantare.
Facciamo questo per passione, il nostro intento è di migliorare le relazioni con
noi stessi e con gli altri, aumentare la consapevolezza dei nostri pensieri e
azioni per creare un mondo migliore.
Se senti di avere qualcosa da condividere, puoi contattarci anche per essere
informato delle nostre iniziative.

Maria e Tiziano Tel. 059 795841
email casavaldisasso@gmail.com
Via Castellino 381 Guiglia (MO)

“Gli amici di Casa Val di Sasso”

sabato 25 gennaio 2020

Chi può definirsi bioregionalista? Il parere di Paolo D'Arpini

 

Chi può definirsi bioregionalista?

Questo termine non denota una appartenenza etnica bensì la capacità di rapportarsi con il luogo in cui si risiede considerandolo come la propria casa, come una espansione di sé. La definizione diviene appropriata nel momento in cui si vive in sintonia con il territorio e con gli elementi vitali che lo compongono. 

Infatti chiunque può essere bioregionalista indipendentemente dalla provenienza di origine se segue la pratica dell’ecologia profonda, del vivere cercando di essere in sintonia il più possibile col mondo che ci circonda, in un modo in cui, pur sentendosi liberi di manifestare se stessi nelle proprie caratteristiche peculiari, non si ha bisogno di provocare danni all’ambiente od alla società in funzione di un personale esclusivo vantaggio. Nel bioregionalismo si cerca quindi di riportare un equilibrio fra l’uomo, l’ambiente e gli altri esseri viventi e non. E’ molto importante che si tenga sempre presente questo “spirito” in cui  l’ecologia “profonda” diventa una pratica costante della vita, come un sottofondo profumato.

L’approccio bioregionale comprende infatti la visione dell’ecologia profonda e della spiritualità della natura (o laica). Questi tre aspetti sono inseparibili.
L’ecologia profonda è il riconoscimento dell’inscindibilità della vita ed il bioregionalismo non è altro che la descrizione dei vari processi vitali e delle forme visibili della vita e della materia nella consapevolezza di tale inscindibilità. 

Nell’individuazione di un ambito “bioregionale” non si tiene conto esclusivamente del vivente bensì dell’insieme inorganico, morfologico, geografico, geologico del territorio prescelto, ivi compresi -ovviamente- gli elementi botanici e zoologici che vi prosperano. Senza trascurare gli aspetti sociologici e culturali  della  società che ivi risiede.   Insomma si esamina l’omogeneità dell’area esaminata definita “bioregione” e lì si traccia una leggera linea di demarcazione (non divisione) per individuarne i “confini”. Va da sé che questi confini sono semplicemente teorici, poiché l’organismo bioregionale della Terra è in verità un tutt’uno indivisibile. Potremmo per analogia definire le bioregioni gli organi dell’organismo Terra.

Nel significato originale della parola “ecologia”, rispetto alla sua consimile “ambientalismo” è già delineata una differenza d’intendimento, pur che l’esatta traduzione di “ecologia” è “studio dell’ambiente”. Mentre in “ambientalismo” si presume il criterio della semplice conservazione.
Allorché si aggiunge al termine “ecologia” l’aggettivo “profonda” ecco che si tende ad ampliarne il significato originario integrandovi il concetto di ulteriore ricerca all’interno della struttura ambientale. Insomma si va a scoprire il substrato e non si osserva solo la superficie, la pelle dell’ambiente.

Lo stesso dicasi per la parola spiritualità e la sua qualificazione “laica”. In questo caso si cerca di dare una connotazione “libera” alla spiritualità comunemente intesa come espressione della religione. La spiritualità è l’intelligenza/coscienza che pervade la vita, è il suo profumo e non è assolutamente un risultato della religione, anzi spesso la religione tende a tarpare ed a nascondere questa “naturale” spiritualità presente in tutte le cose.

Questa spiritualità -o senso di presenza-  è un fatto, una realtà, e non può essere descritta in termini filosofici se non astraendoci dal contesto dell’ecologia stessa. La spiritualità laica quindi non è una base per esprimere le norme di una “nuova religione” con tanto di sacerdoti titolati all’interpretazione e con tanto di bibbia decisa a tavolino dai sapienti. Questa spiritualità  è  la consapevole pratica sincera ed onesta del condurre la nostra esistenza considerando che noi tutti siamo presenti in ogni aspetto del processo vitale e della coscienza che lo anima.


L’ecologia profonda, il bioregionalismo, la spiritualità naturale (o laica) sono espressioni del vivere armonico, amorevole gentile e solidale sulla Terra.

La Rete Bioregionale Italiana non è un movimento compatto, esistono varie realtà anche disgiunte. Alcune di queste realtà sono più  teoriche o divulgative ed operano attraverso l’editoria di settore. Altre si occupano essenzialmente di aspetti pratici e di vivere in prima persona l’esperienza bioregionale e dell’ecologia profonda. La Rete Bioregionale Italiana è stata fondata nel 1996 come incontro di varie realtà che si riconoscono nella visione dell’ecologia profonda e del bioregionalsimo. La rete consente libertà di azione locale e il perseguimento di fini comuni, collegati e coniugati ai diversi territori e tematiche bioregionali.

Da alcuni anni la Rete ha leggermente cambiato strutturazione, passando da nodi territoriali a nodi tematici. L’appartenenza al Movimento/Rete avviene per semplice condivisione dello stile di vita e delle tematiche, lasciando ad ognuno la propria libertà di occuparsi degli argomenti che di volta in volta emergono, per dare risposte necessarie contingenziali ai problemi e per proporre iniziative che possano aiutare le comunità.

Ogni anno i membri della Rete Bioregionale Italiana si incontrano per scambiarsi le esperienze su questi temi e le riunioni avvengono in contesti naturali e si tengono in occasione del Solstizio Estivo, sono occasioni di condivisione collegiale del sentire e della pratica quotidiana, nello spirito conviviale e dell’avvicinamento fra amici e fratelli. Solitamente vi partecipano diversi membri della grande famiglia ecologista,  nuovi e vecchi agricoltori, abitanti di ecovillaggi e di comuni agricole o spirituali, etc.

Gli incontri si svolgono con le modalità di suddividere momenti di dialogo a giro (con il bastone della parola) e momenti culturali e di aiuto nel menage generale. Oltre alle sessioni di sharing delle esperienze vissute nelle proprie bioregioni di provenienza sono previste anche varie cerimonie naturalistiche in omaggio ai cinque elementi: camminare a piedi nudi nei campi per la raccolta di erbe selvatiche (Terra), accensione e salto del fuoco al suono di tamburi sciamanici (Fuoco), controllo della inalazione ed espirazione pranayama (Aria), lavacro al fiume od al lago  e preparazione dell’acqua di San Giovanni (Acqua), osservazione notturna degli astri e silenzio meditativo (Etere).

Paolo D'Arpini

Per aderire alla Rete Bioregionale Italiana e partecipare agli incontri è sufficiente inviare una lettera di adesione al Manifesto della Rete (http://retebioregionale.ilcannocchiale.it/) a mezzo email a: bioregionalismo.treia@gmail.com  – oppure all’indirizzo: Paolo D’Arpini e Caterina Regazzi, via Mazzini, 27 – 62010 Treia (Mc)

giovedì 23 gennaio 2020

Fabio Conditi, Giovanni Lazzaretti e Orango Riso - I tre dell'apocalisse monetaria a Formigine


Preconizzando il crollo del sistema, un giovane esperto di questioni finanziarie, Rainer Shea ,afferma in un suo articolo: “Quando gli USA subiranno la prossima recessione economica, non sarà come le recessioni relativamente piccole a cui il Paese era regolarmente sottoposto. Sarà un crollo di tale portata che l’economia globale non potrà mai riprendersi. Probabilmente sarà la fine del periodo di crescita del capitalismo e l’inizio di una contrazione senza precedenti che muterà drammaticamente la civiltà.”. A parte il respiro “catastrofista”, tutto sommato potrei dire che questo annuncio era una sorta di sottofondo all'incontro tenuto a Formigine, il 22 gennaio 2020, a cui ho partecipato assieme a Caterina.

Il titolo della conferenza, organizzata dal Conacreis, era “Progettare e realizzare un futuro positivo”, il filo conduttore era tirato dal nostro amico Fabio Conditi  coadiuvato da Orango Riso della comunità di Damanhur e da Giovanni Lazzaretti fondatore del circolo cristiano Mauritian. La presenza di questi due esponenti religiosi provenienti da fronti opposti non ha però nuociuto al discorso, poiché entrambi erano convinti della necessità di cambiare sistema, dal punto di vista della creazione del denaro e della falsità del cosiddetto “debito pubblico”, due meccanismi creati ad arte per succhiare sangue ai popoli. L'interrogativo iniziale posto dal Conditi era “Quale società vorreste costruire se non vi fosse più alcun problema di finanziamenti, ovvero se la creazione “privata” del denaro non fosse più causa diretta della formazione del debito pubblico?”

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Insomma per scoprire l'arcano, Caterina ed io, abbiamo affrontato questo viaggio in culo al mondo, Da Spilamberto  fino alla lontana Formigine, terra di curve e di rotonde poste in fila una dopo l'altra per ben 19 km della bassa padana. Nell'Auditorium Spira Mirabilis, quella sera abbiamo incontrato diversi amici, la qual cosa ci ha consolato vedendo che non eravamo i soli ad interessarci dei temi trattati. Ed abbiamo ascoltato con attenzione l'introduzione di Fabio Conditi: “...la moneta condiziona la nostra società e la nostra vita, ma per la maggior parte della gente (fuori da questa sala) è ancora un oggetto sconosciuto, una sorta di UFO, da esorcizzare o considerare con diffidenza. Perciò questa sera analizzeremo con approccio multidisciplinare le cause della crisi nella presente economia. Immagineremo un futuro positivo possibile, capace di generare un benessere equo e sostenibile per tutti noi e per l'ambiente”.

Sì non dimentichiamo l'ambiente, che in realtà è il più colpito dal sistema della crescita consumistica, legata al parossismo ed all'incubo del PIL e dello Spread, aspetti questi che fanno dimenticare l'economia reale e produttiva, delle necessità basilari della vita, a vantaggio dell'illusione dell'accumulo finanziario e della ricchezza virtuale. Ma in fondo tutti noi, ricchi e poveri, non possiamo andare oltre le necessità reali: aria, acqua, cibo e felicità. 

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“Pane, amore e fantasia” era il titolo di un vecchio film degli anni '50, ricordate?. Ma qualcosa, in questa nostra società monetizzata, non è andata per il giusto verso e l'illusione di una altra realtà immaginata nella nostra “grotta platonica” ha colpito indifferentemente sia chi ritiene di illudere che chi viene illuso.

Si può uscire da questa gabbia mentale? Secondo la nostra visione ciò sarebbe ancora possibile ma occorre liberarsi dalle scorie delle credenze accumulate. Purtroppo non abbiamo potuto condividere certe nostre opinioni con i relatori, Giovanni, Orango e Fabio, perché Spilamberto ci chiamava a gran voce e la necessità del nostro ritorno a casa, nel nostro caldo letto, è stata più forte di qualsiasi desiderio di discussione, improcrastinabile...

Paolo D'Arpini 

         circolovegetariano@gmail.com 



Articoli collegati:



https://www.terranuova.it/Blog/Riconoscersi-in-cio-che-e/Economia-ecologica-signoraggio-debito-pubblico-tasse

https://it.sputniknews.com/economia/202001228554588-fmi-avverte-di-una-imminente-nuova-grande-depressione-ma-la-russia-e-pronta-ad-affrontarla/


.......................

Commento di Fabio Conditi: "Un evento come questo di Formigine (MO) è un momento di incontro tra persone che desiderano risuonare insieme per migliorare la società per noi e per i nostri figli.
Ringrazio di cuore il Conacreis e la Comunità Damanhur per aver organizzato l'evento di Formigine (MO), ma soprattutto le persone che si sono prodigate per la sua riuscita, chi ha partecipato con la propria presenza e gli amici Orango Riso, Giovanni LazzarettiGiovanni Zibordi e Marco Antonio Attisani che con me si sono confrontati ed hanno condiviso le proprie esperienze.
Portando un raggio di luce nella caverna in cui viviamo.
Questo il video completo dell'incontro https://www.youtube.com/watch?v=Grfnz9xcBWo "

mercoledì 22 gennaio 2020

Bioregionalismo, primitivismo o rispetto per la vita? - Resoconto dell'Incontro con Enrico Manicardi, il 19 gennaio 2020, a Bologna


Bologna, 19 gennaio 2020 - Incontro con Enrico Manicardi

Già da tempo mi ero interessata, e con me Paolo (anzi, lui più di me) al lavoro di Enrico Manicardi, studioso e fautore di un ritorno al primitivismo, un'ipotesi di vita ecologista discussa anche nel  contesto del Bioregionalismo. (*) Inoltre, anni fa,  Paolo aveva pubblicato un paio di recensioni del libro "Liberi dalla civiltà" (**) ad opera di Roberto Anastagi, compianto amico di penna. 

Recentemente avevamo saputo di un  previsto intervento di Manicardi, con conferenza, a casa dell'amico Pietro Rossi  di Montecorone. Ci eravamo interessati e saremmo voluti andare ma l'indomani io mi dovevo operare il primo occhio di cataratta, il tempo era incerto, il buio spaventoso per la mia vista scadente, soprattutto in orario notturno e così, a malincuore, avevamo desistito.

Con Enrico ci eravamo comunque sentiti per telefono, e lui era stato molto gentile, offrendosi anche, ove possibile, di passarci a prendere con la sua auto (ma poi non era stato possibile). La conferenza a Montecorone  c'era stata e credo, a detta di Pietro, che abbia avuto un discreto successo, gli intervenuti erano stati numerosi. Certo, l'auditorio, non dico fosse selezionato per l'argomento, ma senz'altro, conoscendo Pietro e il suo entourage, era tendenzialmente portato verso il primitivismo, composto cioè da persone poco portate alle formalità, agli orpelli, legato ad una vita semplice, in natura, con l'uso minimo di tecnologia (automobili condivise, uso dei piedi per spostarsi, poco o nullo uso del cellulare, libertà di espressione nella casa di mezzo (alla gestione della quale chi vuole può contribuire secondo le sue possibilità), uso minimo della moneta preferendo lo scambio di beni e servizi, etc.). In poche parole l'ambiente della conferenza rappresentava un tentativo di ricreare una società fuori dalla civiltà. Come appunto preconizzato da Enrico Manicardi.

A seguito  di quell'incontro   ci eravamo sentito al telefono,  io e Manicardi,  e mi era parso interessato a conoscerci in quanto membri della Rete Bioregionale Italiana, per cui ci eravamo ripromessi di incontrarci in una futura occasione. E l'occasione si è presentata  dopo pochi giorni. Come già preannunciato dallo stesso Enrico la stessa "conferenza" sarebbe stata tenuta a Bologna,  il 19 gennaio 2020. Andare a Bologna per noi vecchi sedentari è un po' disagevole, ma siamo stati benedetti dalla volontà di partecipare alla conferenza, prima di Maria, la bifolca, poi, su nostro invito, di Peppino, che ci ha condotto a destinazione quasi senza nessun intoppo, tranne un piccolo errore di percorso dovuto a uno scarso studio della strada e dalla tardiva accensione del navigatore (volevamo fare con poca tecnologia).

Sapevamo l'indirizzo  di Bologna ma non sapevamo che tipo di locale fosse  la sede della conferenza: una sala pubblica o privata? In realtà si trattava della cantina  (allestita alla meglio  per incontri) di una casa privata. Nella concitazione dell'evento la padrona di casa si era chiusa fuori dall'appartemento per cui c'è stato un qualche ritardo nell'inizio dell'attesa conferenza, nell'attesa dei vigili del fuoco,  ma tutto sembrava  rientrare nello spirito "primitivista" della condivisione di un evento nel quale ci siamo sentiti molto coinvolti e partecipi.

Le persone presenti, oltre all'amico Pietro e alla sua amica Roberta e noi 4 summenzionati (io,Paolo, Maria e Giuseppe) erano persone semplici, di mezza età (beh, più giovani di noi ma non di molto), di probabile esperienza ecologista  e con uno spirito alternativo. Probabilmente molti o tutti avevano (avevamo) già un'idea di cosa si sarebbe parlato. Tutti eravamo  in sintonia sulla valutazione del mondo in cui viviamo,  troppo tecnologico, troppo innaturale, troppo condizionato da una politica malsana, troppo finanziarizzato, troppo militarizzato, in una parola, per gli esseri umani che ci vivono, poco libero e sicuramente disumano.




E così Enrico ha cominciato la sua conferenza, snocciolando, leggendoli da un grande quaderno che teneva davanti, una serie infinita di dati, segno che il problema l'aveva studiato e approfondito. Ha detto, praticamente che l'uomo negli ultimi 10.000 anni ha creato un sistema che l'ha reso schiavo e,complessivamente infelice, mente nei 3.000.000 di anni precedenti, quando era cacciatore e raccoglitore viveva "sereno e beato" (questa la sua ipotesi). Senza proprietà privata e quindi senza scontri fra gli individui, senza invidie, senza soprusi, senza guerre...

Già a metà conferenza mi è sorta una domanda (e forse non solo a me). Dopo aver chiesto se e quando farla, ho atteso la fine del discorso e poi l'ho espressa: "se l'uomo era stato così bene per i primi 3.000.000 di anni, perché a un certo punto ha deciso di cambiare sistema, diventando da raccoglitore-cacciatore che era, agricoltore e allevatore?" Certo che in questo processo che ha dato origine alla proprietà privata sono seguiti l'avidità, il senso di possesso, il furto, e la necessità di avere braccia per coltivare la terra e custodire la proprietà, la necessità di avere una donna per la riproduzione, una donna di cui essere certi che i figli da lei partoriti fossero proprio dell'uomo interessato e che mantenessero il patrimonio, da qui la formazione del  patriarcato e l'istituzione del matrimonio.

Insomma, ovvio che questo cambio di indirizzo sarà stato un processo molto  lungo. Forse  l'uomo (e la donna), data la difficoltà di reperimento del cibo,  si saranno stancati di vagabondare alla ricerca di frutti da raccogliere e di animali da catturare ed avranno valutato l'opportunità di stabilirsi in un luogo e di farne la propria casa, iniziando così la stanzializzazione e la costruzione di città e villaggi. Avranno trovato in questo una facilitazione di vita. Si saranno potuti organizzare per coltivare e allevare quello di cui avevano bisogno, nonché di produrre utensili, attrezzi, abiti, etc, e  di avere figli, tanti o pochi che fossero e di poterli accudire più comodamente invece di portarseli sempre in spalla col pericolo di essere attaccati da fiere che se li potevano sbranare. Si saranno stabiliti prima dentro a delle grotte naturali, poi avranno cominciato a costruire capanne di paglia, di fango, di legno. E così via.

Un'altra cosa che ho chiesto è stata: se è vero che prima dell'inizio della civiltà, Manicardi aveva parlato di  pochi milioni su tutta la Terra,  mentre  ora siamo arrivati a 7 miliardi e mezzo di individui, allora è pensabile che riusciamo (ammesso che lo vogliamo), ritornare a quello stato? Oltre ad essere smisuratamente aumentati di numero abbiamo occupato, sulla Terra, tutti i territori tranne forse quelli permanentemente ricoperti di ghiaccio e, senza civilizzazione, ad esempio senza una certa tecnologia per essere in grado di fabbricarci abiti, abitazioni e suppellettili,  non l'avremmo potuto fare.... ora chi è che vuole tornare indietro? Soprattutto in considerazione dell'inquinamento a cui la Terra è stata sottoposta, l'avvelenamento delle acque, la desertificazione di ampie aree, etc.?

Se c'è una soluzione questa, secondo me, come la civilizzazione è stato un processo, la soluzione potrà essere un altro processo inverso che potrà avvenire solo se l'uomo si renderà conto di alcune cose (ed altre ancora):
1) in un ambiente inquinato si vive male, la salute (anche se la vita media è aumentata) ci rimette,
2) in un ambiente dove la tecnologia la fa da padrona, l'uomo è portato a non essere più in grado di svolgere le attività e le funzioni necessarie per la sopravvivenza (cioè per la vita),
3) in un ambiente dove la finanza e l'economia hanno un peso così disumanizzante non c'è più tempo e modo per rapporti umani degni di questo nome.

Riassumendo queste questioni in maniera semplice, vivere in un ambiente sano, in mezzo ad altri individui privi di egoismo e senso di possesso materiale oltre l'indispensabile per sopravvivere, con gli strumenti semplici che ci facilitino la vita senza provocare disastri ecologici e senza privarci dell'uso delle nostre capacità innate porrebbe essere un bel sistema di vita.

Civiltà secondo me non vuol dire necessariamente egoismo e distruzione, l'uomo deve fare quel passo successivo, dopo aver provato l'ubriacatura del potere e del possesso, per capire che solo una vita solidale e collaborativa con gli altri esseri umani, con gli altri viventi e con la natura può essere vissuta degnamente. E questo per me è quello a cui la civiltà deve portare.

Caterina Regazzi  - Rete Bioregionale Italiana

martedì 21 gennaio 2020

World Beyond War: "Seminario web su come far chiudere pacificamente una base militare!"


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Dear Friend, We're excited to announce 2 new upcoming webinars in our World BEYOND War webinar series!


On January 27 at 6:00pm Eastern, tune in to hear from former U.S. Navy Commander Leah Bolger, and activists Robert Rabin & Tom Hastings about the social + environmental impact of military bases, and the strategies + tactics that have been used to successfully shut them down. Register!

Leah's career included duty stations in Iceland, Bermuda, Japan, and Tunisia. She witnessed first-hand the impact of U.S. military bases abroad. Communities living near bases often experience high levels of rapes committed by foreign soldiers, violent crimes, loss of land or livelihood, and pollution and health hazards. She'll discuss the impact of bases - and the work that World BEYOND War does to advocate for base closure.

Tom & Robert will share lessons learned from 2 successful nonviolent grassroots campaigns to shut down military bases. Tom got involved in the campaign to shut down the Project ELF base in Wisconsin in 1978 and it took decades of nonviolent tactics to finally shut the base down in 2004. Robert was part of a broad-based community leadership effort to remove the U.S. Navy from Vieques, Puerto Rico. He was arrested multiple times and spent 6 months in U.S. prison for nonviolent civil disobedience. The campaign succeeded in 2003 when the U.S. Navy base in Vieques was finally shuttered.

RSVP to join the conversation with Leah, Tom, and Robert on January 27 to talk about how to shut down a military base!

Then, on February 19 at 4:00pm Eastern, we'll hear from Phill Gittins, PhD (WBW's Education Director) and Tony Jenkins, PhD (Education Director 2017-2019) about the "AGSS," the alternative global security system laid out in World BEYOND War's book. We'll explain the nuts and bolts of the AGSS: the frameworks, processes, tools, and institutions necessary for dismantling the war machine and replacing it with a peace system based on common security. Reserve your spot!

Both webinars will be livestreamed on World BEYOND War's Facebook page. If you're not on Facebook, you can join via your computer or telephone on Zoom. When you register for the webinar, you will receive the log-on details.

See you then!

For a world beyond war,

Greta Zarro
Organizing Director
World BEYOND War
greta@worldbeyondwar.org

Qui sotto come ci si iscrive: 

domenica 19 gennaio 2020

Margherita Hack: "...c'è qualcuno là fuori?" - Fantarcheocologia extra-bioregionale, da Pescara a Teotihuacan, con Ferdinando Renzetti


Da Pescara ...risalito sulla navicella,  la solita punto bordò del 1994, mi accingo a un nuovo viaggio interplanetario seguendo il libro di Margherita Hack che scrive in "c'è qualcuno là fuori?", oltre i confine del sistema solare, all’estremo della nostra galassia, nello spazio intergalattico? 

Considerando l’esperienza e i dati osservati, potremmo concludere che nell’universo siamo soli, eppure da parecchi millenni gli uomini popolano il cielo di figure bizzarre, omini verdi e dischi volanti che cambiano aspetto a seconda della cultura e del gusto dell’epoca. 

Per i sostenitori della fantarcheocologia extra-bioregionale, poi, l’inseguimento dei nostri fratelli spaziali è un ossessione che ha portato a vedere ”prove” del passaggio di alieni sulla terra tra i graffiti delle caverne o le figure scolpite su antichissimi monumenti: nelle loro congetture, tanto suggestive quanto strampalate, gli extraterrestri avrebbero eretto piramidi un po ovunque, dall’Egitto al Messico costruito le enormi statue dell’isola di pasqua e trasmesso ai nostri antenati i rudimenti della civiltà. 

Questa la voce rassicurante della scienza sentiamo ora che hanno da dire i fantarcheologi o fantastronomi o fantaecologisti del sincronario galattico delle 13 lune di PAN Italia - Rete d’arte Planetaria si apprende che: a Teotihuacan c'è un tempio di cui non si sa nulla: è il tempio detto della Mica o degli Specchi; non solo non è accessibile al pubblico, è completamente ignorato da tutte le mappe e planimetrie del sito. Le uniche tracce della sua esistenza si indovinano a fatica su vecchie foto aeree in bianco e nero e vecchi disegni del sito, quando le strutture di Teotihuacan erano ancora ricoperte dalla vegetazione. 


Risultati immagini per Teotihuacan

All’inizio del secolo scorso a Teotihuacan, sia nella piramide del sole che in una sala sotterranea del tempio degli specchi, distante un chilometro, gli archeologi hanno rinvenuto grandi quantità di mica, che funge da rivestimento per il pavimento e per il soffitto. 

Lo stesso tunnel sotterraneo, che congiunge il tempio della mica alla caverna che si trova sotto la piramide del sole (anche l’accesso a questa via sotterranea è interdetto) con diverse intercapedini secondarie, è interamente rivestito di mica. è stato stabilito con certezza che le lastre di mica utilizzate a Teotihuacan provengono dal Brasile, 5000 Km a sud. la mica lega metallica naturale, è ancor oggi un materiale prezioso e ricercato dall’industria per le sue proprietà di isolante elettrico e termico (alcune varietà resistono alla temperatura di 900°). 

La NASA, ad esempio, utilizza la mica sul rivestimento esterno degli shuttle per far deflettere il calore prodotto dall’attrito nel momento del rientro in atmosfera. con la nostra tecnologia odierna siamo in grado di produrre lastre di mica di 50 centimetri quadrati, mentre le piastrelle presenti a Teotihuacan misurano 2 metri quadrati. un archeologo tedesco, che poté accedere al tempio della mica, riferisce di una luce abbagliante all’interno del sito, provocato o riflessa da una miriade di specchi o da pareti talmente lucide da sembrare specchi. 

Ora lasciamo i misteri del pianeta e rinfranchiamoci con qualcosa di caldo e buono. 
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I mokaia e altri popoli pre-olmechi conoscevano il cioccolato fin dal 1900 A.C. i grani di cacao theobroma fermentati, tostati e macinati, venivano poi consumati sotto forma di bevanda calda. Gli aztechi credevano che fosse un dono di quetzalcoat, dio della saggezza. i semi di cacao erano considerati molto preziosi e venivano impiegati come merce di scambio (insieme a conchiglie, piume coloraste di uccelli…) la bevanda “xocoatl” aveva poteri afrodisiaci e tonificanti, e veniva spesso usata durante rituali e cerimonie.

Ferdinando Renzetti  

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ferdinandorenzetti@libero.it

giovedì 16 gennaio 2020

Movimento Nonviolento - Tutti gli appuntamenti del 2020


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Buon proseguimento di anno nuovo. Ma se vogliamo che davvero il 2020 sia un buon anno anche per il nostro Movimento Nonviolento , è bene che ognuno faccia la propria parte, a partire dall'abbonamento alla rivista Azione nonviolenta e dall'adesione al Movimento Noviolento.

Ed ora  alcune brevi informazioni che riteniamo importanti e pensiamo possano essere di vostro interesse.


1) Sabato 25 gennaio sarà una giornata internazionale di mobilitazione
contro la guerra. Rete della Pace (con la nostra partecipazione attiva)
ha indetto l'iniziativa in Italia. Invitiamo tutti a promovere
iniziative locali, anche con la semplice esposizione della bandiera
della nonviolenza.
Qui le info:
https://www.retedellapace.it/2020/01/25-gennaio-2020-giornata-di-mobilitazione-internazionale-per-la-pace/

2) Nei giorni 31 gennaio e 1 febbraio, a Milano, ci sarà l'Assemblea
comune Rete della Pace e Rete Disarmo. È l'Assemblea di avvio concreto
del processo di unificazione delle 2 reti. E' un appuntamento importante
che abbiamo fortemente voluto come MN, cui abbiamo contribuito. L'invito
è, per chi può, ad essere presenti.
Qui le info:
https://www.retedellapace.it/event/assemblea-congiunta-rete-della-pace-rete-italiana-disarmo/

3) Dopo un lungo lavoro abbiamo finalmente avviato la vendita on-line
nei nostri siti (Shop - Negozio del MN). È importante diffonderlo il più
possibile, ed è anche l'occasione per avviare la Campagna abbondamenti
ad An e adesioni al MN per il 2020. Ne abbiamo assolutamente bisogno.
Ognuno lo senta come un impegno prioritario.
Vedi qui: https://shop.azionenonviolenta.it/negozio/

Il 2020 sarà l'anno del Congresso del Movimento Nonviolento.
Si terrà nei giorni 2-3-4 ottobre 2020 (da Gandhi a San Francesco).
Segna fin d'ora le data sull'agenda, la tua partecipazione farà la
differenza e sarà il segno del tuo impegno attivo.

La rivista Azione nonviolenta, in cartaceo e in versione digitale, è uno
strumento essenziale per la crescita della nonviolenza organizzata.
L'annata 2019 è stata particolarmente apprezzata. Se vuoi che prosegua e
cresca anche nel 2020, dai il tuo contributo con l'abbonamento e la
diffusione. Falla conoscere ai tuoi amici, qui l'ultimo numero
pubblicato:
https://www.azionenonviolenta.it/azione-nonviolenta-6-2019-anno-56-n-636/

Cari saluti di pace,

Mao Valpiana


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Come Aderire al Movimento Nonviolento 
https://nonviolenti.org/cms/movimento-nonviolento/abbonamenti-iscrizione/