domenica 1 settembre 2019

Un passo avanti...

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I passi non sono tutti uguali.

Ad esempio, prendiamo il primo.

Ecco.

Il primo passo (in tutte le sue accezioni).

Che peso ha il primo passo?

Può essere pesante, impedito, impacciato. Quanta fatica possono portare le idee soltanto a pensarle. Pensare le azioni, pensare i desideri, pensare i momenti felici, pensare come sentirsi meglio: pensando e restando a pensare. Così anche i sogni diventano opprimenti.

Un passo. Solo un passo.

Ma solo a pensarlo è gravoso, che no, via, non ci riesco... e non ho i vestiti adatti, e il meteo, e l'umido, e se casco, e fuori fa freddo e poi... perché? Sono già stanco.

Un passo. Solo un passo.

Quante aspettative, quanti frustrazioni, quante speranze e quanti timori gli sono affidati?

A differenza di pressoché tutti gli altri mammiferi, l'uomo impiega circa un anno prima di compiere un passo senza mani, divani, girelli, mobili, pareti, tende. Forse è impresso nel nostro DNA questo pensare e ragionare a monte prima di iniziare a camminare.

400 giorni per un gesto rivoluzionario: andare avanti. Da soli.

Dico rivoluzionario perché non appena la pianta del piede si stacca dal suolo il peso si alleggerisce, lo sguardo si distende, la mente inizia a respirare. Dopo qualche passo i residui di catene che ci portiamo appresso ci abbandonano e dopo un po' che il cammino è iniziato non si ricorda nemmeno più tanto bene quale fosse esattamente quel peso così opprimente che ci teneva inchiodati.

La scienza ci racconta che un passo si suddivide in otto fasi riassumibili in 3 macro-gruppi:

1. Il carico del peso
2. Il sostegno su una sola gamba
3. La progressione dell'arto.

E non sembra anche a voi un cerchio che si chiude?

Tutto parte da un peso, una fatica, una resistenza, ma riusciamo a farcene carico e a sostenerlo grazie al movimento, al procedere, all'andare avanti.

Basta un passo. Un solo passo.

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