lunedì 29 gennaio 2018

30 gennaio, 1948 – 2018 - In memoria del Mahatma Gandhi


Immagine correlata

30 gennaio, 1948 – 2018. A settant'anni dall'assassinio dell'apostolo della nonviolenza. La straordinaria attualità di Gandhi: religione e politica, contro ogni guerra. Egli non aveva partecipato ai festeggiamenti per l’indipendenza indiana, dopo averla conquistata con il satyagraha (la forza della verità o nonviolenza), perché la separazione, su base religiosa,  tra India e Pakistan era per lui una grande sconfitta. E’ stato assassinato da un giornalista indù, alla testa di un complotto, che non gli aveva perdonato la sua azione per la riconciliazione. 

Gandhi, che era di religione indù, fu considerato dai fondamentalisti di entrambe le parti come un traditore.  Sono passati 70 anni, da quel 30 gennaio del 1948, e il fondamentalismo fanatico pseudo religioso è ancora un pesante ostacolo per tanti processi di pacifica convivenza (...) 

Oggi il mondo è nuovamente sull'orlo del baratro atomico. Papa Francesco, fortemente impegnato per il disarmo nucleare, ha detto "Sì, ho veramente paura, siamo al limite", ed il bollettino degli scienziati atomici ha spostato in avanti l'orologio dell'Apocalisse a due minuti dalla mezzanotte! 

La mobilitazione contro la guerra (intendo contro tutte le guerre, fatte da chiunque per qualsiasi motivo e con qualunque arma) è coerente e vincente solo se fatta con i mezzi della nonviolenza. “La guerra è il più grande crimine contro l’umanità”. 

Gandhi condanna il ricorso alla guerra, senza appello, e ci indica anche il metodo giusto alternativo: “Si dice: i mezzi in fin dei conti sono mezzi. Io dico: i mezzi in fin dei conti sono tutto”. Dunque la nonviolenza di Gandhi è soprattutto prassi, azione, sperimentazione. Tutta la sua vita è spesa in questa ricerca, tanto da intitolare la sua autobiografia “Storia dei miei esperimenti con la verità”. Il mondo è solo all’inizio dell’esplorazione delle potenzialità della nonviolenza, la sola via che può salvare l’umanità. 

Mao Valpiana - Movimento Nonviolento

Risultati immagini per Mao valpiana


5 commenti:

  1. Commento di Peppe Sini:

    "Ricorre il 30 gennaio il settantesimo anniversario della morte di Mohandas Gandhi. Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo lo commemora con un incontro di riflessione e di testimonianza. All'ascolto di Gandhi, con la scelta della nonviolenza, opponiamoci a tutte le violenze. All'ascolto di Gandhi, con la scelta della nonviolenza, lottiamo per la vita, la dignità e i diritti di tutti gli esseri umani, per la liberazione dell'umanità da tutte le oppressioni. All'ascolto di Gandhi, con la scelta della nonviolenza, difendiamo il mondo vivente di cui l'umanità stessa e' parte e che è casa comune dell'umanità. All'ascolto di Gandhi, con la scelta della nonviolenza, sii tu l'umanità come dovrebbe essere...”

    RispondiElimina
  2. Scrive Satyaprakash Shankar a commento dell'articolo:

    "Gandhi era un filo-islamico filo-britannico traditore del Sanatana Dharma e del popolo Hindu. Deformò il concetto vedico di Ahimsa per sostituirlo con la sua concezione pacifista antivedica di non-violenza. Assieme all'altro traditore Nehru, fece a pezzi la Madre India per donarne una parte agli invasori islamici (il cosiddetto Pakistan), causando così lo sterminio di milioni di Hindu e la distruzione di moltissimi templi, ed attirando sul suo capo la maledizione di Sri Aurobindo e di tanti altri Acharya suoi contemporanei. C'è ben poco da festeggiare un essere demoniaco del genere che ha causato milioni di morti innocenti: semmai dobbiamo rendere omaggio a Nathuram Gosde, il pio brahmana che offrì la sua vita in sacrificio per il Dharma pur di giustiziare Gandhi, e di porre fine allo sterminio degli Hindu che la sua folle "nonviolenza" continuava a causare!”

    RispondiElimina
  3. Commento di Fulvio Grimaldi:

    "Ghandi è il luogo comune ricorrente del passaggio dal colonialismo diretto a quello indiretto. E’ suo il merito, riconosciuto dai britannici, di aver esautorato una secolare lotta armata che aveva fatto a brandelli il dominio di Londra e di aver mantenuto l’India nel quadro del Commonwealth capitalista e imperialista, con tanto di divisione in caste, tanto gradita all’imperialismo. Sul piano personale, dell’ometto seminudo con lenzuolo addosso si occulta che è stato sostenitore dell’apartheid quando in Africa sosteneva il dominio economico-sociale della comunità indiana sui “negri”, quando in Italia glorificava Mussolini e da un balcone di Milano si rivolse alla folla con il saluto fascista. Non fu il compare Ghandi a dare all’India l’Indipendenza, ma una lotta di popolo che, insieme alla seconda Guerra Mondiale, aveva stroncato il potere britannico. Ma il mito della nonviolenza è indispensabile alla lobotomizzazione degli eventuali resistenti e oppositori.
    Chi raccoglie unanimità di plauso da destra a sinistra è inesorabilmente più utile ai padroni che alle masse. Vale lo stesso per quell’altra scandalosa mistificazione di Madre Teresa di Calcutta. amica e socia di Reagan, ospite dei più feroci dittatori latinoamericani (Duvalier, Somoza), sostenitrice di ogni principio oscurantista, antiabortista, antidivorzista, curatrice di orrendi tuguri in cui negava ai malati terminali antidolorifici perchè “soffrissero come Gesù”, mentre lei si faceva curare nelle più lussuose cliniche svizzere e romane (European Hospital). Un bluff miserabile. Perciò per Bergoglio santa, come quel picchiatore di socialisti e falsario Padre Pio... Fulvio"

    RispondiElimina
  4. Commento di Gianni Donaudi:

    "Il fatto di essersi incontrato con i fascisti non è neanche l'aspetto peggiore di Gandhi... In quegli anni molti movimenti di liberazione del Terzo Mondo cercavano aiuto a Roma o a Berlino, come nel dopoguerra lo avrebbero cercato a Pekino o a Mosca. Se studiamo le origini ideologiche del Baat siriano e irakeno avremo diverse sorprese. I futuri teologi della Liberazione sudamericani nello stesso periodo si potevano considerare dei "falangisti di sinistra". Il futuro vescovo "rosso" Dom Camara appoggiava le "camicie verdi" brasiliane. I Palestinesi speravano che Italia e Germania li aiutassero a cacciare gli inglesi. Persino i sionisti più estremisti residenti già in Palestina avevano fondato delle squadre in camicia bruna più simili alle SA tedesche che agli squadristi italiani. E con lo stesso scopo di cacciare gli stramaledetti britannici.
    Alla fine della seconda guerra mondiale, 45.000 algerini furono giustiziati dai francesi con l'accusa di "collaborazionismo con i tedeschi" e diversi quadri del F.L.N. algerino avevano appoggiato il regime di Vichy. Negli anni '70 l'OLP/ Al Fatha aveva, in Italia , riferimenti con alcuni gruppi minoritari della "DX" radicale e contemporaneamente con l'estrema SX (sopratutto il M.S. di Mario Capanna). E ce ne sarebbe ancora da dire.
    Tornando a Ghandi non mi piace quel suo ascetismo (non vissuto da lui beninteso -ognuno fa le sue scelte) ma IMPOSTO agli altri. E la "l'auto violenza della nonviolenza". Ma poi ci sono altre voci anche sulla sua vita sessuale personale che non sto qui a ripetere, perché si sconfina nel pettegolezzo..." G.D.

    RispondiElimina
  5. Commento di Marco Palombo: "Anch'io ho ricordato il 70° anniversario della morte di Gandhi in qualche lista, non ho inviato a questa per non ripetere scambi di opinioni già fatti più volte. Ognuno la pensi come vuole e nemmeno lui in vecchiaia condivideva tutto quello che aveva fatto e sostenuto nella sua vita, rivendicava il diritto di cambiare idea, opinione, l'importante per lui era agire in buona fede e verificare se le opinioni era poi dimostrate dagli avvenimenti, se reggevano alla prova reale, il titolo della sua autobiografia "La storia dei miei esperimenti con la verità" tradotto in Italia con il titolo "la mia vita per la libertà" e per fortuna citata al Tg2 del 30 gennaio con il titolo vero " I miei esperimenti con la verità", forse la lezione principale di Gandhi è in questo che le opinioni devono essere verificate e eventualmente cambiate, "il metodo" dunque, questa è la tesi anche di Ernesto Balducci che condivido in pieno." (Marco Palombo)

    RispondiElimina