sabato 2 settembre 2017

Allucinazione poetica, tornando verso casa - "Apriti Cielo"


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...come un faro luminoso posto al riparo dal vento... lo svolgersi e il riavvolgersi delle cose evolute le une nelle altre, così gira la ruota della parola unita insostituibile del linguaggio

una lunga striscia d'asfalto tra due muraglie di vegetazione, in fondo il mare azzurro e bianco

cantar viaggiando sulla via della terra battente

stev na vicchie sopra nu mond stetiv zitt ca mo vi l arcond

teresi teresa voglio stare assieme a te sul sofi’ sul sofa’ con lo zigoro zigoro
za’

chi bell stell, chi bella lun chi bell stell, chest je’ a nott di chi ruba donn

lungo la via sacra prostitute con coloratissimi succinti e lucenti abiti ballano
cercando in tal modo di attrarre gli eventuali fruitori delle loro grazie



viaggio al termine della notte
limite celestiale dell infinito

donne in vendita sui tufi
come sedili davanti al dispiacere

storie di pietra
sulle vie della puglia

sono arrivato a cisternino al festival dei sensi
seminari incontri riflessioni meditazioni e artisti
sul tema della terra

terre battute
il corpo ruota
nella mistica della danza
teatro dell anima

corpo = energia
140 modi di abbracciarsi
...seduti ...raggiungibili

proporzione divina
l umore e il torpore

leggo l uva puttanella e contadini del sud di rocco scotellaro trovato
ieri sera durante il sogno su una bancarella per le vie di lecce carte
napoletane salentine, ogni seme una storia:
cocacola zerozero
terra tour
ventanni di notte della taranta
apriti cielo

che dici ferdinando?

un po stralunato come al solito

goditi tutto alla grande!

goditi il sole la luna le stelle tutte
una ad una, una dietro l altra
come caramelle scartocciate accartocciate
nell immensità d un cielo
sempre più blu

venti di taranta
mute terre mute

calabrisella bella sono arrivato a lecce per le notti delle tarante fra pupi e
sante luce notturna e abbagliante,amore e profondità,
nell essere in trasparenza solo e unico amore

buongiorno amore notti e jurnu t ajo pe la menti, stamane ho ripreso il
largo e attraversato il deserto di lucania e risalita la fiumara per il pollino
al confine delle calabre sono arrivato ad alessandria del carretto dove stasera
inizia radicazioni, solo che la macchina si surriscalda e si accende la spia
della acqua chissa se ce la fa!

metto radici dove ce musica

mi sono appena svegliato nel bosco gli uccelli cantano passa un trattore
lasciato il cortometraggio penso al tuo silenzio come un tacito assenso

e io a cercar la bicicletta ecco il mio silenzio

almeno ti sei divertita a cercarla nel silenzio dei viaggiatori solitari
inconsueti su rotte percorse e non percorse, anime a volte stanche spesso anche
perplesse ma pur sempre vivide e creative. questo e’ il nuovo amore!

parlo di un nuovo modo di essere un linguaggio altro da attivare parlo
di poesia improvvisazione ispirazione creazione che libera da moduli banali
prestabiliti

abitare senza abitudine

terra senza un cielo
senza orizzonte
senza

i paesi in lucania si allontanano man mano che ci avviciniamo

prima della notte mi avvio con i pastori erranti della lucania in un mare di
nebbia spazi abbandonati riserve dei sogni collettivi nei confini

imbianchini di bellezza
intorno a noi e dentro di noi
i luoghi ci parlano come
teatri della memoria

scherzando scherzando ho fatto pure radicazioni sul pollino e la luna e i
calanchi ad aliano anche per la macchina una bella botta di vita nella sua
vecchiaia sbuffante nel radiatore soddisfatta appagata e contenta in tutte le
sue parti meccaniche

rosso calitrano blu alianico

Calitri nell infrarosso per sporcare
Aliano nel blu ultravioletto per pulire

ti aspetto seduto su un muretto...

seduto su un muretto aspetto la luna che sorge dietro ai calanchi mangiando una
focaccia olio e origano al festival della paesologia

in cerca della verita fino ad ora ho trovato solo retorica

anche divertirsi e’ diventato faticoso la notte e’ appena iniziata nella
scoscesa e sghemba piazzetta sole panevino cantano le assurd poi altro
concerto fino alle 5 quando si scenderà nei calanchi per l ultimo spettacolo: l
alba

molti dubbi nessuna certezza
se non la bellezza effimera
morbida e fugace

rusci mieri e sguari vari
gente in festa
tra suoni e frastuoni
mago fracasso e gigi l’altro

AQUAZ
ZURRA

Peroni per noi dal 1846

nella leggerezza trasformazione dello spazio da verticale in orizzontale

mi risveglio dall'abisso dei sogni e affondo i piedi in terre battute sollevando
polvere e solitudine per mare e per amore l universo di colore di danze e di
suoni, lungo la mia strada, di quella cultura di tradizione antica: prismatica
polposa, complessa e succosa

Terre battute dai venti infuriati
dai monti Sereno incanto
splendente di sole di bianco
Dense sfumate nuvole di piombo
Grigio verde ed intenso blu
Colpo d'occhio rotondo (csi)

l’invisibile realtà del Continuo Infinito Presente accende la luce della propria
Anima e illumina la Vita attorno a sé.

L’ignoranza è l’oscurità e questa oscurità persiste finché non brilla la luce.

E’ solo con la luce della luna che l’uomo può vedere la luna.

Accendo la Luce della mia Anima percorrendo rotte migratorie come un pastore
errante all alba in un villaggio deserto e’ questa la mia esperienza con il
mondo sul mondo seguendo le terre battute di sentieri già tracciati dall
ovvietà e dalla necessita di essere cio’ che già si e’

infatti è nell’esperienza di ogni essere vivente che la coscienza è fissata nel
presente.

Il passato è nella memoria ed il futuro nell’immaginazione.

Il senso di presenza è costante nell’immediatezza del momento vissuto.

terra battuta viaggio etnico, di una etnia immaginaria che e’ quella italiana di
adesso dove si mischiano la musica balcanica e i tamburi africani,le melodie
arabe e quelle popolari, le distorsioni e i canti religiosi, storie di fughe e
di ritorni e di divagazioni tra l adriatico e i paesi disabitati del sud italia

Le Luci della Centrale Elettrica – per il proprio ultimo album,
intitolato Terra, ha scelto come immagine di copertina Seven Magic Mountain, un
opera di land art
dell’artista svizzero Ugo Rondinone, sorgono nel deserto del Nevada, sono enormi
e fosforescenti e sono solo pietre accatastate l’una sull’altra. Fanno capire
come gli esseri umani riescono a rendere spettacolare anche un deserto e
contemporaneamente sono una metafora della nostra terra, lo splendido deserto
italiano visto con gli occhi di chi cerca di sbarcarci.”

NON LO SAPRA’ NESSUNO.
Che abbiamo vissuto,
che abbiamo toccato le strade
coi piedi che andavano allegri,
non lo sapra’ nessuno.
Che abbiamo guardato il mare
dai finestrini dei treni,
che abbiamo respirato
l’aria che si posa
sulle sedie dei bar,
non lo sapra’ nessuno.
Siamo stati
sulla terrazza della vita .
(nino pedretti)

"Apriti Cielo"


Ferdinando Renzetti

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