lunedì 13 febbraio 2017

Il sentimento di San Remo – considerazioni costruttivistiche

Un veloce sorvolo su argomenti cari a molti

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Cambiare è possibile?
La magia è sentimento comune?
“Non sono le cose in se stesse a preoccuparci ma le opinioni che ci facciamo di loro.” (Epitteto, I secolo d.C.)
Mentre passa ripetutamente la canzone vincitrice si capisce perché ha vinto: effettivamente è bellissima; è davvero bella; con quell’attacco poi; ecc. Lei passa e ripassa nelle radio, nelle orecchie, in noi. Diviene familiare, entra a far parte dei momenti personali, a far da sfondo ai sentimenti che in quei momenti ci muovono.
Si fanno ipotesi e illazioni sul perché abbia vinto proprio quella e non un’altra. In quei pensieri che si infiltrano, prima ci si domanda cosa vi avranno trovato – quelli che l’hanno votata – in più delle altre, poi, concentrati proprio dalla domanda che ci siamo posti, iniziano ad emergere dal profondo, chiare, evidenti le qualità che altri, evidentemente avevano visto fin da subito.
«Oggi si ficca in testa ai bambini un po’ di storia naturale, insieme con un po’ di ‘arte’, in modo che essi dimentichino la loro natura animale ed ecologica e l’estetica dell’essere vivi, e crescendo diventino bravi uomini d’affari.»
La congestione di dedizione scorre calma in noi, senza avere apparentemente nulla di volontario. Non la si può arrestare neppure a volerlo, anzi. Come un pesce preso dalla rete, ogni agitazione per liberarsene, corrisponde un coinvolgimento maggiore.
«… anche le scienze restringono ciò che è reale a un particolare dominio e liquidano gli eventi “soggettivi”, come i sentimenti, le percezioni, ecc.»
Così, una canzone prende il centro di noi, prende attenzioni di cui prima non godeva, fino a dimostrare il suo valore, ora evidente.
A questo punto si può sostituire la canzone vincitrice, con la metafisica di qualunque altro oggetto per riconoscere che si tratta di costruttivismo allo stato puro. Non solo, si può comprendere la germinazione delle pretese, lo scontro tra le parti, la scaduta delle nostre migliori doti di saggezza nel pozzo abissale dei vizi capitali.
Infatti, se fosse stata un’altra – canzone – sarebbe stato lo stesso.
Infatti, l’anno scorso il processo si era ripetuto identico tranne che per la forma-pensiero opposta che comunque ci aveva rapiti.
Con la sagacia di una sabbia nella clessidra, gradualmente ciò che non ci interessava, è divenuto ad essere giusto che avesse vinto.
Si può fare la prova del nove. Ipotizziamo di mettere al primo posto una canzone che proprio non piace, magari arrivata seconda o terza o che è stata apprezzata da molti ma non da noi. Ascoltiamola, canticchiamola, perdiamone il senso come in un mantra, lasciamo che sia il nostro tappeto volante, lasciamoci trasportare lontano dal sentimento di fastidio con il quale la identificavamo. Facciamolo questa volta con volontaria dedizione. Con l’appropriata motivazione – quella che inconsapevolmente avevamo dedicato alla vera prima classificata – arriveremo a scoprire delle bontà che non sospettavamo.
È una prova del nove di difficile realizzazione. Certo. Chi mai ci si metterebbe a farla senza la carica dell’opportuna motivazione.
Però ce n’è un’altra di prova.
Prendi una cosa del tuo passato. Una di quelle che sai di avere detestato per il fastidio che dava. Una di quelle che il solo pensiero te ne faceva prendere le distanze. Oppure una, che il solo fatto che interessasse qualcun altro, bastava per sentirsi in diritto di ridurre la considerazione del malcapitato dai gusti, dalle esigenze, differenti dalle tue.
«…ci aspettiamo dalla conoscenza (sia da quella scientifica sia da quella quotidiana) che ci fornisca un’immagine “vera” di un mondo “reale” che presupponiamo come indipendente lo scettico apparirà sempre ai nostri occhi come pessimista e guastafeste, poiché i suoi argomenti ci faranno notare sempre e di nuovo che una conoscenza “fedele alla verità” non è possibile.»
Prendi per esempio una passione. La fede in qualcosa di terreno, ma non solo, tende più a oscillare che a permanere, nel tempo.
In un momento difficile per una malattia o di esuberanza per un successo, può capitare di dedicare meno attenzioni a quanto prima ci coinvolgeva profondamente. Forse si può sospettare che ogni adulto possa trovare nella sua biografia un excursus del genere descritto. Se ci è capitato forse avremo potuto sentire, ancor prima che ammettere, che in fondo anche il Milan è una buona squadra. Che effettivamente poter dire di sé di essere la squadra più titolata al mondo non è male, né offensivo, né fastidioso. Semmai che è legittimo.
Così, la realtà del Milan cambia. Da entità odiosa, diviene essere degno. E così, per metafora ed estensione, quella del resto del mondo, appena si prende coscienza che avevamo messo l’Inter o chi per esso, al centro del mondo.
Con insospettabile apertura d’animo, si riconosce e si riabilita quanto prima era impedito dalla rete del fanatismo.
«La nostra esperienza del mondo consiste nell’ordinare in classi gli oggetti che percepiamo. Tali classi sono costrutti mentali e perciò di un ordine di realtà completamente diverso da quello degli oggetti stessi. Le classi sono formate non solo in base alle proprietà fisiche degli oggetti, ma soprattutto in base al significato e al valore che anno per noi.»
Se cercassimo di misurarla, troveremmo che la realtà è sempre la stessa anche se ora pare un’altra. E se quella ricerca non si limitasse agli strumenti della materia, arriveremmo a riconoscere che la differenza è in noi, che risiede nella nostra differente modalità di costruzione. Che là fuori, non c’è nulla di indipendente da noi.
La nostra presenza, sentimento, esigenza e i loro pensieri hanno modificato la realtà, ne hanno crata una nuova. È questa la magia della quale siamo tutti potenti, ma non tutti consapevoli.
Così per gli innamorati. Lì sì che va tutto bene. Per sempre, si dice e si crede. Eppure non dura. E non per uno qualunque dei molti motivi che facilmente siamo in grado di fornire. Non dura perché l’esigenza che avevamo e che prima era soddisfatta da lui o lei, ora non lo è più. Lei teneva al Milan anche prima ma è solo ora che la sua fede è insopportabile.
*Il costruttivismo è una prospettiva psicologica che elabora dall’assunto che nessuna realtà oggettiva è possibile. Tutta le realtà dipende dall’osservatore, da noi. La sola disponibile è quella che siamo in grado di costruire attraverso il filtro delle nostre emozioni e la permanenza o meno dei nostri sentimenti. Già Gian Battista Vico, 1687/1744, diceva che “il vero è identico al fatto”, attualmente riproposto con, Tutto ciò che è detto è detto da qualcuno.
Lorenzo Merlo


Biblio
- Bateson Gregory – Verso un’ecologia della mente – Adelphi
- Bateson Gregory – Mente e natura – Adelphi
- Bateson Gregory – Una sacra unità – Adelphi
- Feyerabend Paul Karl – Ambiguità e armonia – Laterza
- Feyerabend Paul Karl – Addio alla ragione – Armando
- Feyerabend Paul Karl – Dialogo sul metodo – Laterza
- Feyerabend Paul Karl – Contro il metodo – Feltrinelli
- Feyerabend Paul Karl – La realtà inventata – Feltrinelli
- Maturana Humberto Romesin, Varela Francisco Javier – Autopoiesi e cognizione – Marsilio
- Maturana Humberto, Dàvila Ximena – Emozioni e linguaggio in educazione politica – Eleuthera
- Maturana Humberto, Varela Francisco – Macchine ed esseri viventi – Astrolabio-Ubaldini
- von Foerster Heinz, Pörksen Bernhard – La verità è l’invenzione di un bugiardo – Meltemi
- von Foerster Heinz, von Glasersfeld Ernst – Come ci si inventa – Odradek
- von Foerster Heinz – Sistemi che osservano – Astrolabio-Ubaldini
- Watzlawick Paul (a cura di) – La realtà inventata – Feltrinelli
- Watzlawich Paul, Weakland John, Fisch Richard – Change – Astrolabio-Ubaldini
- Watzlawick Paul, Janet Helmick Beavin, Jackson DeAvila Don – Pragmatica della comunicazione umana – Astrolabio
- Wittgenstein Ludwig – Tractatus logico-philosophicus e quaderni 1914-1916 – Einaudi
- Wittgenstein Ludwig – Ricerche filosofiche – Einaudi

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