L’avevo visto l’ultima volta nel suo negozio in Corso
Italia a Viterbo. Erano gli ultimi giorni della liquidazione che avrebbe portato alla
chiusura definitiva della sua attività. Tullio Jacchia, l’amico Tullio, era
seduto composto su di una sedia accanto alla scrivania, dove il figlio Alberto
faceva le sue veci alla cassa. Mi ha guardato, mi ha sorriso e mi ha detto:
“Come va?- e poi - Sono contento che tu sia venuto”.
Ho visto che non era al top della forma ma non sono stato a
chiedere troppe cose. Vedevo nei suoi occhi la tristezza profonda per la fine
della sua gloriosa e storica attività. Suo padre l’aveva creata e lui, gli
aveva dato gran lustro. Jacchia al Corso era il negozio dove potevi trovare il
capo di qualità per ogni occasione. Ricordo come lui vantasse tra i suoi
numerosi clienti personaggi di primo piano.
Nel gruppo con il quale ci riunivamo per andare a cena
insieme, lui era l’animatore principale insieme alla cara Lella Mattioli (anche
lei scomparsa). Sceglieva lui il locale dove andare, telefonava a tutti ed era
contento di stare in allegria con noi amici. La mattina del 22 gennaio 2017 se ne è andato. Se
ne è andato improvvisamente in silenzio. Se ne è andato come un signore, un
gran signore.
Caro Tullio, sabato scorso hai chiuso la tua amata attività,
e oggi ad una settimana esatta di distanza ci hai salutato. Quel negozio, per
me, era la tua vera vita.
Adesso che ti ho rivisto per l’ultima volta, elegante come
sempre, vestito dell’ultimo completo giacca blu e pantalone grigio, e della
cravatta con le miniature delle macchine d’epoca, che erano la tua passione, ho
anche scoperto il senso di quel: “Sono contento che tu sia venuto”.
Era il tuo ultimo saluto per me. Grazie.
Perciò addio caro Tullio, che la terra ti sia lieve.
Giovanni Faperdue
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