sabato 14 maggio 2016

L'Aquila. Aterno o inferno? L'acqua si trasforma in liquame


L’Aquila.  Salmonella nel fiume Aterno, un motivo ci sarà e si fa luce sulla vicenda grazie ai serrati controlli della Forestale. Nell’alta valle dell’Aterno, gli agenti  hanno individuato un impianto zootecnico intensivo, con quasi 4 mila 500 suini, a quanto apre, sprovvisto delle autorizzazioni ambientali e per la corretta gestione degli effluenti zootecnici e degli altri rifiuti aziendali. Il Comandante provinciale dell’Aquila, Nevio Savini, valutata la complessità degli accertamenti sulla corretta gestione dell’allevamento, ha dato incarico ai nuclei del Corpo forestale dello stato di verificare e individuare  tutte le criticità dell’allevamento. Sono intervenuti i Nuclei investigativi, provinciale di polizia ambientale e forestale (Nipaf), per i reati in danno agli animali (Nirda) e il Nucleo agroalimentare e forestale (Naf), coordinati dal commissario capo Irene Sebastiani, è stato anche richiesto l’ausilio del Nucleo di polizia giudiziaria ambientale della Direzione distrettuale antimafia (Dda) dell’Aquila. Gli agenti specializzati nei settori della corretta gestione dei rifiuti, benessere degli animali e nella prevenzione e repressione dei reati di natura ambientale a competenza distrettuale, hanno indagato sull’allevamento di Capitignano (Aq) sequestrando l’azienda che ha operato in assenza dell’Autorizzazione integrata ambientale (l’Aia è obbligatoria per gli allevamenti intensivi) e priva delle autorizzazioni necessarie per la gestione di rifiuti (e/o per la pratica della fertirrigazione). Sono stati denunciati all’autorità giudiziaria N. C. 50 anni residente in provincia di Caserta, in qualità di amministratore unico della società agricola, e M. M. 71 anni aquilano, in qualità di socio-conduttore dell’allevamento.

Operazione della forestale a valle del fiume Aterno, liquami in acqua e fosse comuni per carcasse di suini, i Forestali sequestrano un allevamento di Capitignano. Report-age.com 2016


Durante il controllo dei registri dell’azienda è emerso che una parte degli animali sarebbe stata destinata alla produzione di salumi per prestigiose etichette del Nord Italia. Su questo aspetto, in tema di qualità agroalimentare, si concentreranno le indagini del Corpo forestale dello Stato. Tornando ai rifiuti, dal sopralluogo è emerso che i liquami prodotti dai suini venivano riversati sui terreni agricoli limitrofi all’azienda e che, in mancanza di idonei sistemi di stoccaggio e smaltimento, andavano a compromettere seriamente le matrici ambientali presenti, anche in virtù della vicinanza di rio Mozzano, affluente dell’Aterno. Sono stati rinvenuti circa 30 suini morti che giacevano in una sorta di cimitero all’area aperta costituito da 2 fosse comuni senza nessun presidio di protezione sanitaria, ambientale e senza le certificazioni veterinarie dirette ad accertare le cause dei decessi e le prescrizioni per lo smaltimento. Sono intervenuti i medici del servizio veterinario dell’Azienda sanitaria locale dell’Aquila che si sono riservati di approfondire ulteriori aspetti sanitari collegati alle carogne abbandonate. Le unità operative territoriali svolgono servizi mirati al monitoraggio e controllo soprattutto lungo le aste fluviali e negli ambienti rurali al fine di scongiurare la presenza di scarichi non autorizzati dove spesso si scaricano liquami nei corpi recettori, compromettendo di fatto le importanti e delicate matrici ambientali presenti sul territorio provinciale” dichiara il Comandante Savini.

di Maria TrozziAbruzzo Ultima Frontiera


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Commento di Luciano Romani: "difendiamo sempre il Corpo Forestale dello Stato che questo governo vuole smantellare..."


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