mercoledì 10 febbraio 2016

Montemarano [hirpus], riti dionisiaci con lupi e farfalle



intreccio e trama, ordito in dimensione narrativa, vero strumento di espressione e racconto, molteplici sfumature dei propri gusti delle proprie visioni del proprio tempo, a sfilare culture o gruppi legati ad antiche civiltà italiche nell'istinto immutato ancestrale, trama antropologica per dare all'uomo l'illusione di poter conquistare l’infinito.


bagagli culturali anche immaginari a tracciar le rotte di un processo mentale migratorio incessante nel tempo e nello spazio fino ad arrivare al moderno mandhala contemporaneo. ripensiamo al passato sottolineando la creatività per ragionare sulle possibili evoluzioni tra cronaca geografia del fare e del raccontarsi.


un colpo d ala, uno dopo l’altro, una alla volta

sedotti dai travolgenti sfarfallii imparando a guardarci diversamente gli uni con gli altri, come le farfalle sagaci e delicate maestre ci insegnano a vivere e ad inseguire qualche attimo in più di pura innocua felicita


viaggio emozionale

di un emigrante irpino

sulla strada dei fiori

a cosmopoli.

dove senza cuore

non si può fare l’amore,

me ne basta uno!


la storia si ingarbuglia sempre di più!

sono sul pullman che mi porta in irpinia,

dimmi!

sto in auto e sto guidando…scusami!

volevo solo dirti di una mucca e un pesce rosso!


altopiano di sepinum sierra di scavazill near campovasciu ad altilia isola che non ce’.opa-

autista bus perso bussola spazio temporale

bravo suonatore di organetto, fermato polizia senza cinture superato limite velocità da 80 a 96 non li posso giocare neanche al lotto qualcuno suggerisce il 69

sbagliato pure strada sul far della sera a benevento


kuns tangenzialis

menhir di tamoil

meridiana car

decatlone opa


o mast,

assettati addo vuo’

tu si na cosa grande


festa barocca

infinito divenire dell essere

uno assoluto immutabile eterno

perche mustafa vive in africa

tutto e il contrario di tutto

punto geografico incerto


dimensione spaziale

surreale ancestrale

villaggio globale

cultura areale

colline fiabe e paesi

dolcezza e giovinezza

meridione subalterno


mush mush mush mash

vuje sol abballa’

mush mush mush mash

vuje pur ammagna’

mush mush mush mash

ji ni voje fatija

mush muh mush mash

mariannina mariannina

mush mush mush mash

mma fatt nnamura’


nugolo di ombre

quotidiana operosità

forza di terra ed

energia di pensiero


più ci sono centri vitali più l'ordine che uccide fallisce


nel perimetro di contaminazioni confinato all interno di quello che chiamiamo tradizione o montemaranesita


hirpus samnium

logoritmum italicum

iovis amaranus

turrita quadratus

rotte de transumantia

menhir de tamoil

huno8s tangenzialis

meridiana car

rottamatur

decatlone opa



...............


Seconda parte: 

[instant k’arma]


carnevale a Montemarano


oggi era ieri e sara domani


aveva una voce cosi bella

che mentre cantava cadevano le stelle

pure il tempo si fermava ad ascoltare


un cavallo che cavilla

una quaglia che si squaglia

a carnevale come si quaglia?


mi sposto tra vuoto e confusione e

rimango nello stesso posto da cui partire


io ho da fare, tu hai da fare

entrambi abbiamo da fare

e’ stata una emozione intensa!


venerdi mattina! mi svegliano forti rumori, trapani e martelli pneumatici; al piano di sotto fanno lavori di ristrutturazione, mentre faccio colazione mi affaccio alla finestra annuso l aria e sento il mio karma immediato: l’Instant karma


mi sono ispirato per il titolo a un film che ho visto tempo fa, delirious del 2006 in italiano tutto e’ possibile del regista tom dicillo di lontana origine foggiana. l'attore steve buscemi veste il ruolo di un strampalato chiacchierone e simpatico fotografo paparazzo. una fiaba irreale fumettistica ambientata per le vie di new york, una delle protagonisti si chiama K’arma leeds e presenta nel film un profumo denominato instant k’arma.


una nuvola di essenza diviene tassello del sistema concettuale abbinamento sensoriale di olfatto suoni e rumori, leit-motiv per un insieme di emozioni ricordi sensazioni e intuizioni che si incontrano nell aria


da wikiepedia: [karma] dal sanscrito karman traducibile come azione compito, dai veda inteso come atto religioso, agire volto a un fine.

attivazione del principio causa-effetto.

il sanscrito karman dalla radice “kr” come fare o causare, presupponendo la condizione di creare qualcosa agendo, corrispondente al greco antico kraino realizzare e al latino creo-are creare. la sua radice indoeuropea corrisponde a “kwer”, atto sacro, atto prescritto e la si riscontra nel latino cerimoniam da cui cerimonia e l'inglese ceremony


quando qualcosa funziona bene

viene naturale


oggi era ieri e sara domani




[aria fritta]


scirocco ce’ un vuoto tra le due perturbazioni

quella che sta arrivando e’ stata chiamata golia

e porterà freddo e pioggia in meridione


la bellezza dura un istante

eludo lidea afferro lattimo

e mi tuffo nel vuoto!


sono già nella bioregione del samnium vicino l area archeologica di altilia sepinum, citta prima sannitica col nome di sepinum, luogo chiuso, recinto e poi romana. l'impianto urbano si e’ mantenuto vitale fino al IV, V sec d.c. come luogo di raccolta greggi durante le transumanze. le pecore avevano un grande valore economico dal latino, pecus, pecora, pecunia.

nel teatro la summa cavea e’ stata parzialmente inglobata in costruzioni rurali sorte su di essa dal XVII sec in poi, conservandone anche l'andamento semicircolare. il risultato di questi interventi che costituisce un esempi efficace di architettura spontanea prodotta dalle genti locali e’ un complesso di grande interesse che si e’ ritenuto mantenere per il suo particolare valore storico e ambientale. lasciata la piana lungo la telesina si arriva a benevento citta famosa per la noce di benevento, luogo magico dove secondo la leggenda si incontravano le streghe, janare, per sabba e riti pagani. si presume che tali culti si siano protratti almeno per un millennio a partire dal VI sec d.c. prima delle guerre sannitiche la citta si chiamava maleventum. furono i romani dopo la vittoriosa battaglia contro pirro a cambiarne il nome in beneventum. fu luogo di importante culto pagano probabilmente quello della dea iside dea della magia, aspetto affascinante della storia del noce e’ la fusione di due culti da una parte il serpente caro a iside di origine mediterranea in contrapposizione a questo antichissimo culto vi e’ l'immagine dell albero sacro di provenienza nordica l'aspetto sacrale degli alberi e’ presente nelle religioni celtiche. ho scritto tempo fa in uno dei miei primi quaderni intitolato nomadismo culturale in una visione vagamente new age che l'immagine della noce strega rappresenta la ricchezza e l'abbondanza di saperi vecchi e nuovi, le streghe che ballano, nel processo di conoscenza, serpente drago, che interagiscono con l'essere albero noce strega,: l'insieme delle scienze moderne epurate dalle false ideologie con i saperi antichi riattualizzati per avere una visione unitaria della sorprendente realtà quotidiana contemporanea. questi frammenti dei miei nomadismi psichici nellitalia meridionale esprimono il desiderio di penetrare l'essenza della realtà naturale e popolare dei luoghi frequentati raccontati. queste terre e le storie che raccolgo hanno su di me un fascino incredibile che spero saper donare pure a chi legge.


nel pomeriggio arrivo finalmente a montemarano per il carnevale dove sono già stato in altre occasioni. nell agosto del 2003 ho soggiornato una settimana per uno stage sulla tarantella montemaranese, la copertina del quaderno dalla tarantella al blues riporta foto di due piazze, piazza san giorgio a melpignano all’alba e piazza san giovanni al tramonto unite idealmente, le immagini si fondono formando una piazza unica, luogo di scambio tra le generazioni dove si sta formando il nuovo uomo meridionale. attraverso quello che franco cassano sociologo della

conoscenza definisce come pensiero meridiano. la piazza oggi e’ luogo di sperimentazione dove i nomadi esistenziali delle nuove generazioni incontrano i detentori della tradizione, gli anziani. affermazione di un pensiero legato a pratiche sociali della cultura della transizione per un futuro con un implicito rigetto della velocità del profitto e del consumo per un essere meridionale innovativo ecologico frugale minimale e in armonia con il luogo di vita.


escono le mascherate con il caporaballo sorta di pulcinella che dirige il corteo, due file aprono la sfilata ballando la tarantella professionale con passo zoppicato muovendo busto e braccia mimando l atto di scacciare il male, dall interno verso l'esterno segue la piccola orchestra composta da tamburelli fisarmoniche e clarini. un tempo organetto otto bassi ciaramella e tamburello.. suonano la stessa melodia lo lo stesso ritmo fino all ossessione, groove iterativo e catartico. dietro, il corteo di persone che seguono la sfilata. le compagnie mascherate sono diverse quando si incontrano tra di loro tra le strette vie come forma di saluto e anche di sfida i musicisti suonano tutti al massimo grado dell intensita, portando in alto i tamburelli. ce’ un po di nebbia, le compagnie arrivano da lontano come comparendo dal nulla e svanendo nel nulla da cui sono arrivate tra lazzi schiamazzi e urla lancinanti soprattutto le donne tipo baccanti con tutti i capelli scarmigliati sulle guance. la processione si conclude in una piazzetta dove tutti i gruppi si incontrano per una incredibile orgia musicale di suoni colori maschere lazzi e canti. la mattina dopo vado al museo etnomusicale una vasta esposizione di strumenti costumi libri e altro sul carnevale di montemarano: mascari’ mascara’ me na fattnammura’

il carnevale e’ una festa che ha inizio il 17 gennaio e termina il martedì che precede il mercoledì delle ceneri, inizio della quaresima. il carnevale ‘tra le feste popolari in cui sono maggiormente rinvenibili tracce di antiche ritualità popolari. il significato antropologico parte da lontano dal significato stesso del rito e del suo ruolo nella società antica pre cristiana. il cristianesimo avvio un nuovo modo di ricercare il contatto con dio: la preghiera, atto intimo e individuale che pur se svolto in cornice comunitaria assume connotati personali. le civiltà pre cristiane cercavano il legame con le divinità del rito in azioni evocative e corali in cui ognuno trascendeva se stesso per divenire parte di un tutto, la cui energia evocativa era il frutto della moltiplicazione delle forme di ognuno dei partecipanti. ecco perché assumeva importanza la parola la gestualità il canto. il carattere propiziatorio la carica satirica il perpetuarsi della vita e l'invocazione dell abbondanza, erano i temi principali. il carnevale, opposizione alla quotidianità della vita genera una realtà virtuale positiva come forma di allontanamento del negativo. il carnevale di montemarano e’ forse tra i pochi esempi in cui sono rintracciabili con maschere balli e strumenti i caratteri originari di questa festa. il nome stesso di montemarano e’ associato alla gioia ai colori e ai suoni che essa porta con se insieme alla danza che accompagna il corteo del carnevale la tarantella.


[pa(e)s(s)aggi di lomax n 4]


questo e’ il quarto numero dei speciali che dedico ai paesaggi e ai passaggi di lomax nellitalia meridionale dopo martano in salento, scanno in abruzzo, cagnano varano e carpino, sul gargano, ora montemarano, in irpinia. passaggi soprattutto umani paesaggi interiori dimenticati a volte disprezzati a lungo marginalizzati che lomax ha raccolto con il suo paziente lavoro negli anni cinquanta, quando girare nei paesi dell italia meridionale, indie nostrane, era veramente avventuroso. il lavoro di lomax quasi nascosto per un cinquantennio sta uscendo in tutta la sua bellezza e originalità. alan lomax etnomusicologo e antropologo americano e’ stato anche produttore discografico e autore di programmi radiofonici. con il curatore del museo etnomusicale luigi dagnese parliamo in particolare del lavoro di lomax a montemarano,

di cui il museo possiede diverso materiale come

foto e registrazioni originali. alan lomax arriva a montemarano nel gennaio del 1955 scrive: in questo pazzo mosaico che e’ il meridione mi ritrovai a montemarano, una comunità di canzoni e cori, la gente era fuori sulle colline a raccogliere castagne e a cantare alcune cupe e antiche canzoni in uno stile che non avevo ascoltato altrove. le persone erano molto scure di carnagione, molto allegre, le donne così libere nei loro comportamenti che mi presero per mano e mi portarono a ballare non appena la danza ebbe inizio…e che tarantella; questa gente allegra non ballava separata da un fazzoletto; i ragazzi abbracciarono per bene le ragazze e saltellarono in giro, mentre ogni occhiata nella stanza brillava di sensuale gioia. lomax non collega la tarantella al carnevale in particolare. i brani pampanella e tarantella escono nella sezione campania nel disco columbia southern italy and islands e in folklore musicale italiano del 1973. nell ottobre del 1971 il decamerone di pasolini viene proiettato a newyork, lomax lo va a vedere e scopre che gran parte delle musiche del film provengono dalle sue registrazioni. pasolini inspiegabilmente non ricorda nei titoli di testa che i brani di cui si serve sono stati raccolti da lomax. scrive pasolini: la musica popolare non ha storia, il suo livello culturale si pone oltre gli eventi storici, anche quando se ne conosce la gestazione, la sua collocazione e’ fuori dalla storia. lomax si lamenterà che le sue registrazioni sono state usate senza il suo permesso o riconoscimento, comunque apprezza molto il film e considera pasolini un grande regista. giudica il fatto di avere delle registrazioni nella colonna sonora del decameron qualcosa di cui essere legittimamente orgoglioso. l'incontro nascosto tra pasolini e lomax appare non occasionale ma necessario, logico. pasolini usa le musiche registrate da lomax prima del genocidio culturale e lo fa perché capisce, in qualche modo sa che queste registrazioni sono state realizzate grazie a una prossimità ideologica al popolo. la colonna sonora del film il punto rincontro tra due autori per i quali, nella diversità delle loro rispettive concezioni culturali e anche in parte politiche l'attenzione nei riguardi degli esclusi e’ stata fondamentale ed e’ rimasta costante nel corso della loro vita.


lascio il museo e vado nella tensostruttura dove si svolge il laboratorio di tarantella. si affrontano le tecniche dei passi base e danza in cerchio. nel pomeriggio di nuovo tarantella processionale per le vie del paese, molti ragazzi bevono grappa, altri sambuca, se ne sente l'odore dolciastro nellaria alcuni vecchia romagna, altri ancora, la maggior parte, vino rosso, aglianico dirpinia. a sera quando le mascherate si sciolgono alcune continuano a suonare e ballare nei diversi bar e locali del paese. il caporaballo guida i cortei e’ maschera fissa uguale per tutti i gruppi di mascherate. interessante notare che queste figure note come pulcinella sono diffuse in tutta l area ad influenza sannitica. si riscontrano nell abruzzo meridionale al confine col molise in diversi luoghi della basilicata sul pollino, in irpinia. figura legata a rituali del mondo italico antico.


montemaranesita


la tarantella di montemarano e’ iterativa catartica emozionale sensoriale apotropaica psicotropa

ieratica e nonostante gli eccessi taumaturgica.

sicuramente connessa ad antichi riti dedicati a

dionisos soprattutto nel passo di danza che ricorda il dio caprone, altro fattore del rito il vino rosso aglianico porta alla frenesia all entusiasmo e all ebrezza. durante la tarantella processionale decine e decine di tamburelli suonano fino all ossessione lo stesso ritmo così i clarini eseguono la stessa melodia di continuo e le fisarmoniche creano il tappeto sonoro che amalgama e unisce le parti. la piccola orchestra con le grida estatiche e liberatorie, urla anche terrificanti tese a spaventare il lupo che sta dentro e fuori di noi ad arginare il dolore stesso dell esistenza delle giovani baccanti o menadi danzanti creano un vortice di energia che trascina tutto il corteo in una dimensione altra, nella trance si stabilisce un contatto con la divinità si crea un varco enegetico che unisce l'uomo al cosmo questa e’ la vera caratteristica della tarantella e più in generale del carnevale di montemarano


la tarantella di montemarano deve la sua fortunata sopravvivenza al suo legame stretto e alla sua fusione con il carnevale. e’ quanto resta di un antico ballo processionale, uno dei pochi sopravvissuti. la tarantella come il carnevale deriva da pratiche rituali legate a culti agrari di carattere propiziatorio e liberatorio come i riti da cui derivano. il carnevale anch'esso sottoposto alla rigida azione moralizzatrice della chiesa che cerca di eliminare ogni forma di ritualità popolare, con le pratiche coreografiche, la chiesa fu ancora più dura poiché la danza ricorda gli eccessi divertimenti spensieratezza. la danza da ruolo di primo piano al corpo sul quale vuole invece far trionfare la forza purificatrice della religione. nonostante i danni del tempo e i cambiamenti subiti essa reca ancora segni evidenti del carattere magico rituale e della fusione mistico propiziatoria che aveva alle origini. il ballo processionale con il carnevale e’ un contatto con la divinità, contatto che avviene attraverso l'energia sprigionata dal movimento del corpo e questa stessa energia unisce l'uomo alla divinità in un unico slancio creativo. lo scopo e’ propiziare il favore delle divinità la cui comunione con l'uomo rende possibile la fecondazione della terra e la sua rigenerazione affinché essa possa dare i frutti per lo svolgimento della vita degli esseri viventi. in questa pratica e’ ovviamente insita un azione di esorcismo nei confronti del male con i danzatori, che allo stesso tempo invocano il divino e allontanano il maligno.

questo significato ancestrale e’ evidente già nell andamento dei danzatori che disposti in due file si allontanano e si avvicinano in modo da circoscrivere lo spazio su cui dovra scendere il favore divino allontanandolo dall influenza del male. lo svolgimento ha origini da pratiche tese ad arginare il male oltre i confini dello spazio al cui interno si svolge la vita della comunità. la tarantella ha perso i suoi antichi significati e ne ha aggiunto di nuovi nei quali stanno confluendo atteggiamenti di disagio che tanti sentono in un mondo sempre più sordo ai sentimenti di amicizia appartenenza solidarietà. la tarantella oggi e’ un modo per stare assieme per condividere momenti di gioia di danza e divertimento. esorcizzando ancora il male che oggi e’ rappresentato dall indifferenza egoismo esasperato individualismo. montemaranesita



la zappa e il tamburello (psicoantropologia)


un mulo che trascina un carretto con le ruote cigolanti produce un suono, un armonico che ci introduce nella dimensione estiva di un aia affollata, voci canti e richiami nella campagna assolata: il sottofondo, continuo, un tappeto sonoro, il frinire delle cicale. il suono persistente dei cesti battuti ritmicamente dalle donne per pulire le fave sembra quello delle tammorre o dei tamburelli. anche nelle cucine profumate e spaziose dei casali il ritmo del setaccio scuote su e giu il pensiero affollato delle donne intente nel lavoro quotidiano: nell atmosfera onirica il suono dei tegami di rame lucente e delle stoviglie colorate, il rumore silenzioso e polveroso dei mobili antichi, i bambini che guardano affascinati la massa del pane che lievita sul tavolo. anche chi zappa la terra nei campi cela nel suo movimento un ritmo ben preciso, un ritmo interiore diverso da quello di un pastore o di un artigiano. il ritmo interiore del contadino che si cela nelmovimento continuo della zappa da forma a un paesaggio lento nella sua evoluzione che trae valore da un insieme di soluzioni ecologiche, di tradizioni, di rapporti di lavoro. la zappa emblema di un paesaggio conservatore,

ritmo interiore di generazioni che hanno saputo trasmettere intatto nel tempo un sapere collettivo del quale e’ ancora possibile indagare alcuni caratteri.

il valore culturale della zappa, il nostro valore culturale, affonda nella terra, nella zolla di terra che la zappa separa per un attimo dalla massa marrone informe. il contadino con la zappa e i piedi ben piantati per terra e’ al centro del campo, al centro di un mondo interiore che da ordine al caos del mondo esteriore:

nell arco della sua vita cura con lentezza

un paesaggio rurale di cui e’ l unico tutore.

gente con i piedi per terra, che lavora la terra,

che resta legata alla sua terra. nella terra c e’

molto di più della nostra storia, ci sono le nostre radici. un racconto affascinante su come eravamo e come siamo ancora. un racconto che parla del lento scorrere delle stagioni e del tranquillo fluire dei fiumi.

ora il senso del ritmo e’ cambiato, non e’ più quello di un tempo. sono cambiati i modelli di riferimento,

meccanici tecnologici elettronici.

le tradizioni cambiano a seconda del tempo, dell area geografica di riferimento ma anche a seconda dell eta e della classe sociale. la zappa, legata più al mondo maschile a un ritmo più riflessivo e meditativo.

il tamburello rappresentante del mondo femminile:

il cesto e il setaccio, con ritmo catartico.

sono i simboli di un sapere attuale che cerca di rivitalizzare il passato, destinato a divenire il cantore di un nuovo clima culturale definito: futuro arcaico

lomax spiega che i tediosi e faticosi procedimenti della vita di ogni giorno vengono gioiosamente distorti e ricambianti in modo vivo e accattivante in modo che la fatica e il suo risultato si presentano simultaneamente. da una parte la fatica di un continuo spostarsi per lavorare la terra e accudire al bestiame. dall altra il risultato nella fertilità dei raccolti. orticoltori e danzatori portano il prodotto del loro lavoro, mimando allo stesso tempo le forme più tipiche del loro sforzo produttivo. in africa occidentale il più importante attrezzo agricolo e’ una zappa dal manico corto per usare il quale bisogna chinarsi in avanti durante il lavoro. il movimento principale della danza rispecchia chiaramente uno dei principali atti di sussistenza. ogni tradizione culturale consacra nel suo stile di espressione i modelli di movimento essenziali alla sopravvivenza del gruppo nel suo specifico ambiente. basato sempre sul repertorio di modelli di movimenti familiari alla comunità. nel linguaggio cinetico della vita quotidiana, il movimento di zappare, battere la terra come ballare; il movimenti di battere il cesto e il setaccio, separare e raccogliere i frutti del lavoro,

come suonare il tamburello.

percorsi lineari iterativi, potrebbero essere attinenti alla sfera sacra e ai rituali di fertilita della terra e della canalizzazione della fatica e del lavoro che, attraverso una tecnica del corpo e per mezzo di un addestramento al movimento misurato e continuato alleni al superamento della fatica stessa.

in campania la tammorra e’ femminile come strumento cavo che genera il suono e che con la forma rievoca il disco lunare, fatto del legno che nasce come dono dalla madre terra, così la zappa nel manico di legno mentre nella parte di ferro riassume una primordiale tecnologia nel forgiare il metallo, legata più al fuoco e al disco solare.


zappa ballo sole terra


tamburello suono luna vita della terra


diventano anche sorta di propiziazione ed iniziazione erotico sessuale. elemento periferico e indispensabile all esecuzione dell espressione rituale e’ il vino.

infatti lo stato di ebrezza che provoca, solleva l uomo da suo essere terreno. nello stesso tempo fa si che l allontanamento dalla realtà e lo sfogo siano completi. il vino grazie ai suoi poteri e’ un elemento complementare sin dalle antiche ritualità, della danza della musica e del canto, sia del mondo laico sia in quello devozione popolare. il vino era capace di dare coraggio e conforto: il coraggio di unirsi e fare baccano e durante la festa dare sfogo all estasi individuale e collettiva, alla frenesia, a quello che i greci chiamavano entusiasmo.


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Terza ed ultima parte - hirpos dionysos


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in questi giorni ho conosciuto uno strano uomo una specie di eremita che vive nei boschi dell irpinia. raccoglie castagne e costruisce oggetti in legno. barba e capelli bianchi un cappello di lana grezza sulla testa calato fino agli occhi, un pastrano ancor piu grezzo una vecchia fisarmonichetta anni settanta su una spalla nelle mani un bastone, l albero delle castagnette come lo chiama lui. ci siamo messi a parlare dice che nei luoghi dove vive tutti lo chiamano hirpos per la vita selvatica e solitaria che conduce, per quello che ci siamo andati dicendo mi e’ subito venuto in mente il nome hirpos dionysos. immagina, dice, la vita dei sanniti d inverno su questi monti di lupi animali selvatici freddo e buio nelle piccole casupole costruite con poche pietre impastate con terra paglia arbusti e legnami. da sempre l'uomo per difendersi dagli attacchi degli animali selvatici dal buio dall incertezza e il dolore dell esistenza, il lupo che sta dentro e fuori di noi, ha usato il fuoco i suoni il rumore gli schiamazzi e le urla che spaventano e tengono lontano gli animali e altro, il vino che riscalda rinsalda da forza e coraggio. e’ stato naturale per i sanniti adottare il culto mediterraneo dionisiaco portato dai greci che hanno integrato con influenze di origine celtica come il culto degli alberi. proprio in questo ambito si inseriscono le figure del mago anticamente scienziato dotato di enormi conoscenze delle energie della terra e del cielo e il pulcinella sacerdote ieratico sciamano letterato. l’atellana, il racconto pieno di equivoci, la commedia all italiana, come si definisce oggi, pare sia nata proprio attorno ai fuochi sanniti. appunto figure molto simili al bardo e al druido dei celti. difficile parlare delle specifiche conoscenze delle figure che la religione cristiana ha screditato al punto da ridurre a mere figure di carnevale o a innocui pupazzi in costume svuotati totalmente della loro carica ieratica carismatica che avevano nell antichita. hanno comunque mantenuto entrambi il costume originario

il mago col cappello a punta il mantello e le bacchette quella di nocciolo per sentire le energie della terra e il lituo a forma di spirale per trovare gli orientamenti astronomici nel cielo notturno. così pulcinella capo spirituale con il suo bastone sciamanico.


insomma secondo questo strano personaggio incontrato per le vie montemarano, i sanniti

sarebbero stati il punto d incontro tra la cultura greca mediterranea e quella celtica nordica. nell era più arcaica nei piccoli villaggi o pagus nei periodi più freddi piccoli cortei guidati dal sacerdote pulcinella celebravano dionysos nelle sembianze semiumane di pan imitandone il passo nella danza. il rito aveva la funzione appunto di celebrare la divinita, ridare forza all energia vitale della natura indebolita dal freddo, tenere lontano dal villaggio con suoni e rumori animali selvatici rinsaldare i rapporti all interno della comunita di appartenenza e probabilmente alla fine del rito uomini e donne del clan si accoppiavano liberamente e dopo nove lune il rito dava i suoi frutti di fecondità. gli strumenti flauti di canna tamburi e campanacci.

la vita degli antichi in un certo senso e‘ progredita architettonicamente nella tecnica con la costruzione di grandi agglomerati di pietra e abitazioni più grandi e comode ma e’ cambiata veramente solo con la scoperta della polvere da sparo che ha dotato l uomo del fucile che lo ha reso più sicuro e meno impaurito nel suo rapporto col selvatico, attacco di lupi e altri animali selvatici. infatti si fa coincidere la fine del periodo buio medioevo e inizio dell era moderna proprio con tale scoperta. in pochi secoli per rendere la vita più sicura lupi e altri animali saranno portati quasi all estinzione così saranno tagliati per stanarli e conquistare nuovi spazi gran parte dei boschi.


gli chiedo poi se sa da dove deriva hirpus e lui risponde che ci sono due scuole di pensiero una ritiene che la parola osca significhi lupo così irpinia si può tradurre terra di lupi, luponia o lupinja, unaltra scuola ritiene che invece possa trattarsi di un termine per indicare anche altri animali pelosi che potrebbero essere un orso o un capro animale villoso per eccellenza guarda caso proprio la capra potrebbe essere sinonimo anche per indicare pan e gli uomini di quella terra, meta uomini e meta caproni. ipotesi di fantasia, in questo caso hirpinia sarebbe capronia o addirittura adoratori del caprone, comunque piu estesamente puo significare peloso villoso e soprattutto irsuto che alla fine e’ il termine che ci e’ piaciuto adottare traducendo irpinia con irsutja.


oggi allora ci siamo incontrati in jrsutja, hirtos dionysos, l amico hirpus marianus, jessica garden

con simone jrsutus, joannes di montellas, jerry solfatara, don francisc, fernanda daltavilla, o’ lione

con tammorre castagnette e organetto abbiamo iniziato a suonare una musica populare arcaica, tarantelle pizziche e tammuriate, si e’ formaro un

bel cerchio abbiamo ballato e suonato fino a notte, naturalmente accompagnandoci con del buon vino rosso, nelle vicinanze pure un grosso fuoco acceso.


comunque al di la delle fantasie antropologiche mitologiche e letterarie che possono anche avere fondamento di verita sarebbe utile indagare e ricercare soprattutto sulle figure del mago e del pulcinella. il primo scienziato iil secondo sacerdote.


Dioniso è una divinità della religione greca.

Inizialmente dio arcaico della vegetazione, in particolare legato alla linfa vitale che scorre nei vegetali, la linfa che si ritrae nel mondo ctonio durante i mesi invernali e che poi torna a scorrere vivida in quelli estivi, ed infatti gli erano cari tutti quei frutti ricchi di succo dolce, come l'uva, il melograno o il fico. Successivamente venne identificato in special modo come Dio del vino, dell'estasi e della liberazione dei sensi, quindi venne a rappresentare l'essenza del creato nel suo perenne e selvaggio fluire, lo spirito divino di una realtà smisurata, l'elemento primigenio del cosmo, l'irruzione spirituale della zoé greca, ossia l'esistenza intesa in senso assoluto, il frenetico flusso di vita che tutto pervade. Questo dio rappresenta in particolare lo stato di natura dell'uomo, la sua parte primordiale, animale, selvaggia, istintiva, che resta presente anche nell'uomo più civilizzato, come una parte originaria insopprimibile, che può emergere ed esplodere in maniera violenta se viene repressa, anziché compresa ed incanalata correttamente.


Il Dioniso originario, legato alla vegetazione, rappresentava quell'energia naturale che, per effetto del calore e dell'umidità, portava i frutti delle piante alla piena maturità. Ma poiché questa energia tendeva a scomparire durante l'inverno, l'immaginazione degli antichi tendeva a concepire talvolta un Dioniso sofferente e perseguitato.


In particolare Dioniso era legato soprattutto alla pianta della vite che necessita il più possibile della luce e del calore solare. Nel bel mezzo dell'inverno, quando si celebrano strepitanti feste dionisiache, salutare il dio e circondarlo nella danza. Le sue sacerdotesse erano le menadi, o baccanti, donne in preda alla frenesia estatica e invasate dal dio.



elemento connesso al lupo in tutte le loro manifestazioni, anche rituali e culturali, per quanto finora ci consta, e il nome Hirpini è rimasto legato a questo animale perché Varrone aveva dato alla parola hirpus il significato di lupo e da Varrone l’hanno ripreso anche Strabone, Festo e Servio.

Il Durante conduce infine un’indagine linguistica comparativa per quanto concerne il capro (hirpus=hircus = -erc) su hirpus ed hircus, dicendoli entrambi corradicali e horrere nel significato di “essere irto”, come testimoniano gli altri derivati hispidus, hirtus, hirsutus. Il significato primario era dunque irsuto, villoso. Ma l’animale villoso per eccellenza è il capro e non il lupo, che ha il pelame più basso.

Mentre per il lupo non si trovano attributi di questo genere, per il capro o la capra si può raccogliere una ricca documentazione, cosa che il Durante fa comparando accuratamente ebraico, latino e greco.

L’illustre linguista può a questo punto tranquillamente concludere il suo articolo dicendo: “Sono dunque gli elementi più disparati che concorrono nello smentire la tradizione antica, restituendo alla glossa hirpus l’accezione genuina”, cioè quella di capro.


Pan è un dio potente e selvaggio, esteriormente è raffigurato con gambe e corna caprine, con zampe irsute e zoccoli, mentre il busto è umano, il volto barbuto e dall'espressione terribile. Vaga per i boschi, spesso per inseguire le ninfe, mentre suona e danza. È molto agile, rapido nella corsa ed imbattibile nel salto. protegge le greggi e gli armenti, gli sono sacre le cime dei monti, non viveva sull'Olimpo: era un dio terrestre amante delle selve, dei prati e delle montagne. Preferiva vagare per i monti d'Arcadia, dove pascolava le greggi e allevava le api.

Pan era un dio perennemente allegro, venerato ma anche temuto. Legato in modo viscerale alla natura ed ai piaceri della carne. Dio dalle forti connotazioni sessuali - anche Pan infatti come Dionisio e Priapo era generalmente rappresentato con un grande fallo -Come dio legato alla terra ed alla fertilità dei campi è legato alla Luna, ed alle forze della grande Madre. Pan è un dio generoso e bonario, sempre pronto ad aiutare quanti chiedono il suo aiuto.

Questo dio pagano sarebbe stato ripreso in seguito dalla Chiesa Cristiana per utilizzare la sua immagine come iconografica di Satana.

In Italia esiste una divinità che ha molte similitudini con la raffigurazione di Pan, è il dio Silvano.



Ferdinando Renzetti



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