lunedì 30 novembre 2015

Europa - Gestire le foreste in modo sostenibile



Ospitata a Madrid lo scorso ottobre, la Conferenza ministeriale sulla protezione delle foreste in Europa - Forest Europe -, un’importante iniziativa di cooperazione fra i paesi europei che conta 46 firmatari, ha prodotto il report States of Europe’s forests 2015, in collaborazione con la FAO - Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite -, l’European Forest Institute, il Joint Research Centre (Centro comune di ricerca della Commissione europea) e l'Università di Amburgo.

La pubblicazione, che fornisce informazioni dettagliate sullo stato delle foreste europee e il loro sviluppo negli ultimi 25 anni, si propone di stimolare il dibattito sul ruolo delle foreste nella società e l'attuazione della loro gestione sostenibile. 
percentuale superficie totale forestata
Come sottolinea questo rapporto, le foreste europee hanno una densità media di crescita più alta rispetto al resto del mondo, e la loro superficie ha raggiunto i 215 milioni di ettari, arrivando a coprire il 33% della superficie totale del continente nel corso degli ultimi 25 anni.

 infografica anidride carbonica consumata dalle foreste europee
Ma le foreste europee rappresentano anche un supporto fondamentale per affrontare le sfide attuali come quelle nei confronti dei cambiamenti climatici, perché sono arrivate ad assorbire il 9% delle emissioni di gas a effetto serra. 

La crescente consapevolezza dell'importanza delle foreste per la realizzazione degli obiettivi a lungo termine della sostenibilità nelle società europee si sta riflettendo nelle politiche forestali a livello nazionale: negli ultimi anni molti paesi hanno rivisto i propri obiettivi ponendo maggiore attenzione al tema dei cambiamenti climatici, e dal 2007 il numero di paesi europei con un programma forestale nazionale è quasi triplicato. 
Inoltre, dal rapporto risulta che più di 30 milioni di ettari di foreste europee sono protette, con l'obiettivo principale della tutela della biodiversità e del paesaggio.

(Fonte: Arpat)

sabato 28 novembre 2015

Il vaticano nasconde la verità sui propri affari imprigionando i giornalisti che la dicono

Gli organi istituzionali difendano i giornalisti Fittipaldi e Nuzzi


Dal 24 novembre 2015 lo Stato della Città del Vaticano ha messo sotto processo due giornalisti, Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, per aver riferito gli scandali finanziari della S. Sede nei loro documentatissimi libri inchiesta (rispettivamente Avaritia eVia crucis), stampati in Italia.

Il Vaticano non contesta la veridicità dei documenti pubblicati, ma il fatto di averli resi noti, violandone la “segretezza” a cui li avrebbe voluti confinare.

Sotto processo, quindi, non sono solo i due giornalisti, cittadini della Repubblica Italiana.

Sotto processo è il diritto (anzi, il dovere professionale) del giornalista di divulgare le notizie di cui è a conoscenza.
Sotto processo è la libertà di stampa, garantita dalla Costituzione italiana, dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

Sotto processo sono la libertà di pensiero, di comunicazione e di critica.

Non sorprende che questi fondamentali diritti umani non siano riconosciuti dalla monarchia assoluta vaticana, che per altro non ha mai sottoscritto la Dichiarazione universale dei diritti umani, né la Carta dell’Unione Europea.

Sorprende, invece il silenzio dello Stato italiano, che a livello istituzionale sta lasciando i due giornalisti in balia del tribunale papalino, il quale vieta agli imputati persino la difesa di avvocati non accreditati dal Foro ecclesiastico.

Lo Stato italiano deve pronunciarsi allora ufficialmente in difesa dei due giornalisti, denunciando la violenta intimidazione che con questo processo si sta perpetrando per intimorire tutti i giornalisti italiani, al fine di dissuaderli dall’indagare su ciò che il Vaticano non gradisce si sappia.


Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”

giovedì 26 novembre 2015

Terra Nuova e politiche fondiarie europee



Cari tutti, sul sito di Terra Nuova, a questo link http://www.terranuova.org/news/niente-terra-niente-cibo, è pubblicato un sondaggio sulle politiche fondiarie europee, che vi invito a compilare.

Ci vogliono pochi minuti, ma ci sarà di grande aiuto per tutta l'attività di lobbying e advocacy a livello europeo sulle politiche che riguardano la nostra cara terra.


Il questionario è parte di una campagna collettiva che si chiama Hands on the land (www.handsontheland.org), e che raggruppa 16 partner europei tra cui, per l'Italia, noi e Crocevia, e anche movimenti contadini come La Via Campesina.

Approfitto di questa mail per chiedervi se qualcuno ha piacere di ricevere la nostra newsletter mensile, sempre ricca di notizie dall'Italia e dal mondo sulla sovranità alimentare e i diritti umani: in caso, scrivetemi una mail (bartolomei@terranuova.org) e vi inserisco nella mailing list.

Grazie a tutti per il supporto!


Alessia Bartolomei

mercoledì 25 novembre 2015

Savignano sul Panaro, 28 novembre 2015 - Workshop esperienziale di SPT



Workshop esperienziale di presentazione e introduzione al SPT sabato 28 novembre a Savignano sul Panaro MO
A seguito delle numerose richieste provenienti da varie zone abbiamo valutato di apportare alcune modifiche al programma rimanendo attiva la collaborazione tra le associazioni Agri.Bio Emilia Romagna, gruppo civiltà contadina Emilia, l'associazione Intelligenza collettiva e con Society of organization learning Italy.

Le iniziative per il benessere e per contribuire al miglioramento delle condizioni di vita affrontando meglio le infinite sfide quotidiane e per migliorare le capacita di collaborazione con se stessi e con gli altri, prenderanno avvio
sabato 28 novembre 2015  dalle ore 13,30 alle 18,30
con la Presentazione del Workshop esperienziale di SPT
(l'orario inizio potrebbe essere anticipato con una sessione mattutina dalle 10)
e altre attività da svolgersi nei prossimi mesi
presso l'azienda agricola e agriturismo la Fontana
Via Belvedere 4- Garofano frazione di Savignano sul Panaro (Modena)
che ci concede gentilmente in uso una delle loro sale
avremo ospite per l'occasione un rinomato formatore e coach internazionale nonchè ulivicoltore
alcune informazioni sul SPT, disciplina poco conosciuta in Italia.
a chi si rivolge?
a tutti, singoli persone, coppie e gruppi di qualunque genere che per lavoro sport o altro debbano collaborare o lavorare insieme.
cosa fa?
Contribuisce a migliorare la percezione di se stessi (mindfullness) e entrare meglio nella dinamica dei rapporti sociali considerando gli altri come facenti parte di sé stessi e di conseguenza aiuta a saper gestire al meglio le proprie relazioni con se stessi e con gli altri. Inoltre ci sono molti strumenti e tecniche che sono di ausilio per fare evolvere il proprio futuro individuando e uscendo dagli stati bloccati in cui si si può trovare.
Attingendo alle arti e tradizioni contemplative ( yoga, filosofia, meditazione, counseling, Theory U, e altre), SPT porta la consapevolezza, un miglioramento della percezione di se stessi e degli altri, sviluppa e riattiva il processo creativo. l'arte e l'apprendimento basato sul corpo diventano attività di
cambiamento organizzativo e sociale. Dà a una persona, gruppo o organizzazione informazioni sui modelli e relazioni che sono "bloccati", e offre metodi per la creazione di sistemi aperti, funzionali e sani.
SPT (Social Presencing Theater ) è costituito da una serie di pratiche sviluppate sotto la guida di Arawana Hayashi per l'Istituto Presencing il metodo utilizza semplici posture del corpo e dei movimenti per sciogliere concetti limitanti, per comunicare direttamente, per accendere intuizione, e rendere visibili sia dove siamo ora sia dove vogliamo che dove potremmo andare. Piccola precisazione per ridurre il possibile spavento che alcuni anno evidenziato leggendo la parola teatro, l'spt è ben diverso dal teatro classico e non ci sarà alcun pubblico a parte i partecipanti.
Perché usare SPT?
Il metodo è fisicamente coinvolgente, i movimenti e i cambiamenti sono visibili e vissuti collettivamente da tutti i partecipanti. Le pratiche portano a lasciare andare in modo naturale le proprie interpretazioni e abitudini, introducendo nuove intuizioni che si tramutano subito azioni.
Questo può portare a conversazioni più profonde e di soluzioni creative alle sfide.
Quali sono i vantaggi e benefici che può dare?
Una mente aperta: C'è grande intelligenza di "non sapere", lasciando andare le opinioni consolidate, se non sono necessarie. Quando siamo presenti in esperienze momento per momento, abbiamo fiducia nella intelligenza del corpo, privo di concetti e giudizi.
Un cuore aperto: La fiducia cresce se abbiamo fiducia nella nostra esperienza.
Possiamo essere aperti agli altri e notare non solo le differenze visibili tra le persone, ma anche il mondo invisibile della sapienza umana, la gentilezza e la creatività insita nel corpo sociale collettivo.
Una volontà aperta: un passo in avanti in uno spazio ci dà il coraggio di essere vulnerabile. Quando permettiamo ai nostri sensi di esplorare lo spazio collettivo dell'attimo presente, l'azione giusta nasce spontaneamente.
Evento aperto al pubblico, posti limitati e consigliato preiscriversi. Via email a agribioer@email.it
PER ULTERIORI INFORMAZIONI POTETE CONTATTARE IL 340 4076252 DALLE 19,30 ALLE 22
durante la giornata verranno presentati ulteriori eventi e percorsi che stiamo sviluppando,
Il luogo dell'incontro è stato scelto per alcuni fattori importanti legati al benessere, è leggermente fuori città e per alleviare all'inconveniente per chi fosse interessato sarà possibile pranzare o cenare su prenotazione a questi recapiti: tel e fax agriturismo: 0039 059785145 Cellulare: 0039 3476747231 Cellulare: 0039 3208451044 E-Mail: Palbel@libero.it

martedì 24 novembre 2015

Loreto Aprutino. Forest Garden



...finalmente giungo a Loreto Aprutino dove sto portando avanti un esperimento di forest garden su un campo laboratorio di circa due ettari. da una decina di anni faccio agricoltura naturale, campi liberi da plastica cemento, coltivo acqua e biodiversita con pacciamatura e copertura vegetale, un campo pieno di erbe fiori insetti uccelli. su alcune pietre bianche campeggia la scritta in rosso il nome che ho dato

al luogo:


“natural om”


respiro naturale in

un ambiente naturale

per un uomo naturale

in una casa naturale


la o ha un puntino al centro, simbolo del sole,

la luce fondamentale nel processo di fotosintesi clorofilliana

allo stesso tempo simbolo del pensiero dell uomo connesso con il cosmo in risonanza con l'ambiente in cui vive. alcuni cartelli spiegano ai passanti il progetto di agricoltura naturale. spazio nomade o meditation tree sorta di zattera visiva o lignea dove ci si può fermare a meditare riposare e guardare il paesaggio da un punto di vista ideale


natural om


occhi di cicoria

bocca di fico

olive tra i capelli

lumache sui fianchi

musica lo stupore

dello battere di ciglia

pupille rospi

cachi e farfalle

natural om

om…om…om…


e’ l aria che porta il suo suono



natural om forest garden campo laboratorio


agricoltura naturale

frutticoltura olivicoltura


raccolta olive 2015


meditazione musica dinsieme cibo naturale


terrayoga terraterra terracruda


semi antichi ecotipi varieta colturali


raccolta verdure spontanee:

bietole selvatiche borragine cacigni cicoria

frutta autunnale:

pere volpine nespole germaniche mele annurca

melograni cachi noci


20 ottobre 10 novembre


contrada paterno loreto aprutino




natural om agricoltura naturale


inerbimento controllato con sfalcio annuale delle erbe

in genere all inizio di luglio quando le erbe sono andate a seme e gli uccelli hanno concluso il ciclo riproduttivo


gli insetti sono utili nell impollinazione degli alberi da frutta


la regola fondamentale, osservazione con attenzione

quanto succede, soprattutto il determinismo vegetativo del terreno, la capacita di autoriproduzione della vegetazione


si lavora sul concetto di equilibrio. gli alberi non vengono potati se non con spugnature leggere di cime e polloni per non mandare gli alberi sotto stress vegetativo


in ogni caso viene dedicata particolare attenzione a valorizzare l effetto margine ecologico, i confini tra il campo e il bosco per far nascere qualcosa che prima non cera


come quando su un campo incolto il bosco si riappropria degli spazi e si sviluppano nuove piante nell intreccio tra comunità selvatica e comunità coltivata.


Sebastian - Alias Ferdinando Renzetti

sabato 21 novembre 2015

Savona, 26 novembre 2015 - L'Invisibilità della donna"



Giovedì 26 novembre 2015,  ore 15, Sala rossa Comune di Savona


Presentazione Biblioteca Libro Mondo, con letture di brani al femminile

Ore 16 Tavola rotonda

“L’invisibilità della donna”

Intervengono:

Giulia Stella - Camera del Lavoro Savona

Hayet Maatug - Amici del Mediterraneo

Antonio Garcia - Usei

Renata Rusca – Biblioteca Libromondo

Piero Germini e Daniela Liaci - Progetto IntegraAzione

Dominica Piccardo - Auser Savona

Interviene l’Assessore ai Servizi Sociali Isabella Sorgini


Renata Rusca Zargar
renataruscazargar@hotmail.it

venerdì 20 novembre 2015

La "disobbedienza civile" salverà l'Uomo dall'uomo....



"Ribellarsi è giusto" (J.P.Sartre)

La questione è se bisogna aver pianificato un sistema perfetto, o quasi, da sostituire a quello vigente per poter agire, oppure se, dato che la situazione economica sta precipitando in un caos incontrollabile, è urgente, invece, usare ciò che è disponibile al momento per ribaltare la situazione, specialmente in un momento storico quando la possibilità di un'ancora russo-cinese è ancora possibile.

So bene che la vera politica non e` quella data in pasto al pubblico ma qui stiamo parlando di cosa è possibile mettere in atto con quello che e` alla mano. ("You have to deal with the cards you are dealt". La saggezza mi piace in qualsiasi lingua).

Il sistema di formazione classico italiano è insuperabile per la capacità di analisi critica che sviluppa nei più intelligenti e che, in tempi di relativa tranquillità, è certamente fondamentale, ma, in situazioni critiche, quella stessa capacita`, sembra a me, diventa causa di paralisi. E` quello che sto constatando guardando conferenze e interviste sia su Youtube che su alcuni canali italiani.

Le dinamiche di contrasti ci sono in tutti i periodi storici e da questi contrasti poi emergono nuove realtà economiche, demografiche e politiche.

Questo meglio espresso da Friedrich Wilhelm Nietzsche:

Examine the lives of the best and the most fruitful men and peoples, and ask yourselves whether a tree, if it is to grow proudly into the sky, can do without bad weather and strom, whether unkindness and opposition from without, whether some sort of hatred, envy, obstinacy, mistrust, severity, greed and violence do not belong to the favouring circumstances without which a great increase even in
virtue is hardly possible. The poison which destroys the weaker nature, strengthens the stronger – and he does not call it poison either.

Esaminate le vite degli uomini migliori e dei popoli più fecondi, e chiedetevi se un albero che deve crescere orgoglioso verso il cielo può fare a meno del maltempo e delle intemperie, se la cattiveria e l'opposizione dall'esterno, sia essa una sorta di odio, d'invidia, di ostinazione, di sfiducia, di severità, di avidità e di violenza, non appartengono alle circostanze che favoriscono e che, senza le quali, un grande aumento, anche in virtù, è quasi impossibile. Il veleno che distrugge la natura più debole, rafforza quella più forte - e quest’ultima neanche lo chiama veleno.

Ma, tornando nel nostro orticello e al microcosmo di noi individui: quello che si sta delineando è di una portata che non è neanche immaginabile...

I movimenti di incompetenti, saranno anche incompetenti, ma se hanno l'effetto di svegliare i cittadini dal torpore della rassegnazione, sono meglio di niente.  La competenza e, in minor misura, la capacita` di leadership, sono rare qualità. In genere, ci si è sempre dibattuti tra incompetenti rapaci e competenti rapaci. 


I periodi felici (si fa per dire) nella storia sono stati quelli in cui i competenti (e anche quelli rapaci), hanno permesso ad un buon numero di persone intelligenti e lungimiranti di esprimersi ed operare.

Se Grillo è disposto a fare la pista, ha tutta la mia ammirazione. In ultima analisi, credo che la volontà di sopravvivere, come l'acqua, trova sempre la via d'uscita e il suo livello.

Susanna S.




Lavoro - Lo stress che non va detto...



Sullo stress lavoro-correlato in Italia c’è un evidente paradosso. Il fenomeno è in rapida diffusione (come dimostra l’essere stato il tema della campagna europea 2014-2015 di Eu-Osha), nei paesi europei si stima che il 25-30 per cento di lavoratori siano esposti a elevato “rischio organizzativo”. Negli ultimi anni in Italia abbiamo assistito al peggioramento delle condizioni contrattuali (con blocco del turn-over nella pubblica amministrazione), all’aumento della precarietà, all’allungamento degli orari di lavoro, alla criticità gestionale di alcuni diritti (come malattia e maternità), all’incremento degli indicatori di malessere (come fumo, alcol, psicofarmaci, suicidi).

Eppure, malgrado queste “premesse”, i primi risultati delle indagini e delle valutazioni dei rischi sullo stress lavoro-correlato (2010-2014) non rispecchiano gli esiti degli altri paesi europei. In Italia vi è frequentemente un anacronistico e tranquillizzante “semaforo verde”, questo anche nei settori notoriamente più critici (come sanità, scuola, trasporti, commercio) o in periodi difficili come le ristrutturazioni aziendali. E c’è di più: le patologie legate allo stress da lavoro (segnalate e denunciate ) sono in Italia in numero nettamente inferiore a tutti i dati europei e mondiali, malgrado siano assodati gli effetti.

Quali sono le cause di questo paradosso? La limitata valutazione del rischio stress e le “mancate” valutazioni (pur dovute ai sensi dell’articolo 28 del decreto legislativo 81/2008) possono essere in parte spiegate con l’atteggiamento difensivistico e formalistico, da mero adempimento burocratico, del mondo imprenditoriale, che non ha colto l’occasione culturale di rivisitare, nella partecipazione, la propria organizzazione, andando verso un benessere o almeno un miglioramento delle condizioni di lavoro. Le aziende hanno messo un po’ la testa sotto la sabbia, producendo non analisi e soluzioni condivise ai problemi bensì costosi e anonimi tomi di carta.

I benefici derivanti dalla gestione dei rischi psicosociali superano ampiamente i costi di implementazione per le imprese di qualsiasi dimensione, ma questo messaggio non è stato valorizzato culturalmente. Ci hanno creduto soltanto pochi dirigenti e datori di lavoro, che pure avrebbero trovato ampio supporto nella partecipazione dei lavoratori e dei medici competenti. Il mondo dei professionisti sanitari è rimasto invece defilato, pur ascoltando e verificando quotidianamente lo stato d’animo e il malessere di  molti lavoratori. Anche il mondo sindacale e delle rappresentanze ha qualche responsabilità, non avendo sostenuto in modo continuo la rete degli Rls e non promuovendo in modo esteso confronti di comparto e di settore.

Tra le altre cause vanno evidenziate la limitata adozione dell’Accordo quadro europeo sullo stress, il frequente affidamento della valutazione a esterni (con scarsa valorizzazione delle competenze e conoscenze interne all’impresa), la mancata valorizzazione e lo scarso coinvolgimento di lavoratori e medici competenti, la maggiore attenzione che viene data nelle valutazioni alla safety (attrezzature, impianti, dispositivi di protezione) rispetto alla security (ruoli, benessere, organizzazione), la sottostima delle patologie professionali.

Lalla Bodini

giovedì 19 novembre 2015

"Due gradi (di differenza)" - Cambiamenti climatici in corso - Frascati 26 novembre 2015



I cambiamenti climatici, ormai accertati da tutte le più autorevoli fonti scientifiche, esigono in prospettiva una riconversione ecologica dell'economia e della società. Nei prossimi giorni di dicembre Parigi ospiterà la Conferenza 2015 sul clima. Il libro "Due gradi" (Ed. Ambiente) di Gianni Silvestrini tenta di tracciare un quadro approfondito e critico sulle innovazioni radicali necessarie a vincere la sfida del clima e trasformare l’economia. Italia Nostra Castelli Romani propone dunque un'iniziativa di divulgazione e discussione in vista anche del Forum di Parigi.


GIOVEDI' 26 NOVEMBRE 2015, ore 18:00


sala degli "Specchi", comune di Frascati
Piazza Marconi

Presentazione-dibattito del libro:"DUE GRADI" con l'autoreGIANNI SILVESTRINI Presidente Green Building Council Italia e Coordinamento FREE
Direttore scientifico Kyoto Club e QualEnergia
interviene:FRANCO MEDICIProfessore Università di Roma "La Sapienza"A cura diEnrico Del VescovoPresidente di ITALIA NOSTRA Castelli Romaniingresso libero.
L'iniziativa è promossa da ITALIA NOSTRA Castelli Rmani edAlternativ@Mentewww.alternativamente.info, info 3331135131.

mercoledì 18 novembre 2015

Lavorare per lavorare, il destino crudele dello "stagista"



Perlopiù non sono proprio pagati affatto. Dragano uffici, studi professionali, corridoi di enti pubblici e privati, magazzini e atelier, fornendo cibo quotidiano alle fotocopiatrici e realizzando le ricerche sul web o le consegne snobbate dai dipendenti. Eseguono le disposizioni dei titolari nei compiti più umili e più ripetitivi. Cercano di apprendere conoscenze e tecniche utili per il futuro e sperano di firmare prima o poi uno straccio di contratto. 

In realtà si sentono e sono spremuti da un mercato del lavoro che li attira con false promesse, li lusinga con inutili encomi e, a conti fatti, li lascia a mani vuote. Grazie, tanti auguri e sotto a chi tocca. Tutti noi ci siamo abituati a incrociare stagisti nei luoghi e nei momenti più disparati. Forse non reputiamo il loro sfruttamento, usiamola questa parola dal sapore antico, nemmeno il più grave in un orizzonte economico a tinte cupe. Eppure l’uso e l’abuso del tirocinio a costo zero è un fenomeno che attraversa le latitudini, accomuna i Paesi malgrado la diversità di leggi e regolamenti.

Per la prima volta, il 10 novembre 2015, un filo ha unito le delusioni, le proteste e le speranze di un esercito di giovani (e presunti tali per condizione di precarietà prolungata) nelle simboliche manifestazioni svolte in sette città di quattro continenti: da Parigi a Melbourne, da New York a Ginevra, da Bruxelles a Chennai (già Madras), a Trento, dove un flash mob ha dato idealmente voce alle speciali condizioni degli stagisti italiani.

I dati dicono che non ci neghiamo record negativi: i nostri sono tra i più anziani e i più consci di fornire testa e manodopera gratuita senza ricevere una vera occasione formativa. La maggior parte deve rassegnarsi per anni a passare da uno stage all’altro rimandando sempre la fatidica firma di un contratto, di qualsiasi specie e durata.

Sono soli, gli stagisti, nonostante qui e là strutture sindacali denuncino, aggreghino, provino a tutelare. Il ricatto sottinteso, spesso la truffa camuffata di stage senza compenso e senza prospettive, è un potere troppo impalpabile per essere aggredito. Sono soli, gli stagisti, davanti alla paura di non farcela, di non poter mettere in mostra il proprio talento. Sarà un caso ma la forma scelta per evocare l’invisibilità di questa categoria di lavoratori è lasciare un paio di scarpe dove operano: davanti al frigo, a un centralino, al box accoglienza di una fiera. L’idea l’ha avuta l’albanese Teuta Turani, diplomata a Ca’ Foscari, poi tirocinante all’Onu. A titolo gratuito, ovviamente.

di Marco Sappino


lunedì 16 novembre 2015

Torino - Spezziamo le ali al militarismo!



Torino - Mercoledì 18 novembre 2015:  Presidio e corteo al Lingotto. Dalle 17 in via Nizza angolo via Biglieri

Contro le fabbriche di armi, contro la mostra mercato dell’industria aerospaziale di guerra

Dal 17 al 19 novembre si terrà a Torino “Aerospace & defence meeting”,
mostra mercato internazionale dell’industria aerospaziale di guerra.
Un’occasione per valorizzare le eccellenze del made in Italy nel settore
armiero, con un focus sulle cinque aziende piemontesi, leader nel settore:
Alenia Aermacchi, Thales Alenia Space, Avio Aero, Selex Es, Microtecnica
Actuation Systems / UTC. 280 SMEs.


La mostra-mercato è riservata agli addetti ai lavori: fabbriche del
settore, governi e organizzazioni internazionali, protagonisti
dell’industria di guerra, un business lucroso, che non va mai in crisi.
Le immagini dei profughi che premono alle frontiere chiuse dell’Europa, il
dibattito sull’accoglienza umanitaria, la retorica su chi muore in mare o
in fondo a un tir nascondono una verità cruda ma banale. Le guerre sono
combattute con armi costruite a due passi dalle nostre case.
In questi giorni la NATO sta effettuando la più grande esercitazione
bellica dalla fine della guerra fredda. Tra lo Stretto di Gibilterra e il
Mediterraneo centrale e i grandi poligoni di Spagna, Portogallo e Italia
38.000 militari, 200 velivoli e 50 unità navali di 33 nazioni. Ospiti
d’eccezione, i manager delle industrie militari di 15 Paesi.
Il principale trampolino di lancio nel nostro paese è l’aeroporto
trapanese di Birgi.

Le prove generali dei conflitti dei prossimi anni vengono fatte nelle basi
sparse per l’Italia. Le stesse basi da cui sono partite le missioni
dirette in Libia, Iraq, Afganistan, Serbia, Somalia, Libano…

L’Italia è in guerra da molti anni. Ne parlano solo quando un ben pagato
professionista ci lascia la pelle, sprecando retorica su pace e
democrazia.
È una guerra su più fronti, che si coniuga nella neolingua del
peacekeeping, dell’intervento umanitario, ma parla il lessico feroce
dell’emergenza, dell’ordine pubblico, della repressione.
Gli stessi militari delle guerre in Bosnia, Iraq, Afganistan, gli stessi
delle torture e degli stupri in Somalia, sono nei CIE, nelle strade delle
nostre città, sono in Val Susa.
Guerra esterna e guerra interna sono due facce delle stessa medaglia. Le
sostiene la stessa propaganda: le questioni sociali, coniugate in termini
di ordine pubblico, sono il perno su cui fa leva la narrazione
militarista.


Hanno applicato nel nostro paese teorie e tattiche sperimentate dalla
Somalia all’Afganistan.


Se la guerra è filantropia planetaria, se condizione per il soccorso sono
le bombe, l’occupazione militare, i rastrellamenti, se il militare si fa
poliziotto ed entrambi sono anche operatori umanitari il gioco è fatto.

L’opposizione alle missioni militari, che in altri anni ha riempito le
piazze di folle oceaniche, si è lentamente esaurita, come le bandiere
arcobaleno, che il sole e la pioggia hanno stinto e lacerato sui balconi
delle case.


La mera testimonianza, la rivolta morale non basta a fermare la guerra, se
non sa farsi resistenza concreta.


Negli ultimi anni il rifiuto della guerra è riuscito a saldarsi con
l’opposizione al militarismo: il movimento No F35 a Novara, i no Muos che
si battono contro le antenne assassine a Niscemi, gli antimilitaristi
sardi che si lottano contro poligoni ed esercitazioni. Anche nelle strade
delle nostre città, dove controllo militare e repressione delle insorgenze
sociali sono ricette universali, c’é chi non accetta di vivere da schiavo.
Le industrie belliche costruiscono le armi con le quali si controlla, si
bombarda, si uccide in ogni dove. Le università che orientano la ricerca
verso il settore bellico sono complici dei massacri. Il 17 novembre al
Politecnico di Torino ci sarà un convegno di studi, che precederà le due
giornate del 18 e 19 all’Oval Lingotto dedicate agli affari.


Chi si oppone alla guerra, senza opporsi alle produzioni di morte, fa mera
testimonianza.

L’Alenia è uno dei gioielli di Finmeccanica, il colosso della produzione
bellica italiana.


La “missione” dell’Alenia è fare aerei militari. Nello stabilimento di
Caselle Torinese hanno costruito gli Eurofighter Thypoon, i
cacciabombardieri made in Europe, e gli AMX. Le ali degli F35, della
statunitense Loockeed Martin, sono costruite ed assemblati dall’Alenia.
Un business milionario. Un business di morte.


Per fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi,
partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono
caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che
pattugliano le strade.

Assemblea Antimilitarista
antimilitarista@inventati.org


Le stelle e la luna al posto della luce elettrica....


"Un padre ricco, volendo che suo figlio sapesse che significa essere
povero, gli fece passare una giornata con una famiglia di contadini.
Il bambino passò 3 giorni e 3 notti nei campi.
Di ritorno in città, ancora in macchina, il padre gli chiese:
- Che mi dici della tua esperienza ?
- Bene – rispose il bambino
Hai appreso qualcosa ? Insistette il padre
1 – Che abbiamo un cane e loro ne hanno quattro.
2 – Che abbiamo una piscina con acqua trattata, che arriva in fondo al
giardino. Loro hanno un fiume, con acqua cristallina, pesci e altre
belle cose.
3- Che abbiamo la luce elettrica nel nostro giardino ma loro hanno le
stelle e la luna per illuminarli.
4 – Che il nostro giardino arriva fino al muro. Il loro, fino all’orizzonte.
5 – Che noi compriamo il nostro cibo; loro lo coltivano, lo raccolgono
e lo cucinano.
6 – Che noi ascoltiamo CD... Loro ascoltano una sinfonia continua di
pappagalli, grilli e altri animali...
...tutto ciò, qualche volta accompagnato dal canto di un vicino che
lavora la terra.
7 – Che noi utilizziamo il microonde. Ciò che cucinano loro, ha il
sapore del fuoco lento
8 – Che noi per proteggerci viviamo circondati da recinti con
allarme... Loro vivono con le porte aperte, protetti dall’amicizia dei
loro vicini.
9 – Che noi viviamo collegati al cellulare, al computer, alla
televisione. Loro sono collegati alla vita, al cielo, al sole,
all’acqua, ai campi, agli animali, alle loro ombre e alle loro
famiglie.
Il padre rimane molto impressionato dai sentimenti del figlio. Alla
fine il figlio conclude
- Grazie per avermi insegnato quanto siamo poveri !
Ogni giorno, diventiamo sempre più poveri perché non osserviamo più la
natura!!!"

Cinzia Rocchi

domenica 15 novembre 2015

Mondeggi - Esperimento di autogestione della terra comune


mondeggi corteo 621 414
Su sollecitazione del C.I.R. pubblichiamo la vicenda di Mondeggi Terra Bene Comune.
La Confederazione italiana agricoltori ha criticato l'autogestione di Mondeggi Terra Bene Comune,  un’esperienza significativa di riappropriazione di un bene come la terra da parte della comunità. Chi  vi si oppone lo fa per  una logica corporativa tutta interna alle leggi di mercato, che è alla base dell’impoverimento stesso del mondo contadino, che si vorrebbe rappresentare, e si attacca chi nell’interesse collettivo tenta di sottrarsi a quella morsa – imposta dai processi di privatizzazione e dalla grande distribuzione – che distrugge l’ambiente, la piccola produzione e la sovranità alimentare dei territori.  L'esperimento di  Mondeggi Terra Bene Comune  fornisce una possibile alternativa.

Qui potete leggere l'articolo critico della CIA  - http://www.gazzettinodelchianti.it/articoli/primopiano/11351/notizie-su-bagno-a-ripoli/mondeggi-proteste-agricoltori-benedetta-albanese.php#.VkitUdIvdnK -   e di seguito il comunicato dell’assemblea di Mondeggi Bene Comune

Dopo giorni di discussioni, ecco finalmente il comunicato di risposta agli attacchi che abbiamo subito. Ci teniamo a dirvi che grazie a questa storia tante persone hanno conosciuto questa realtà e vogliono aiutarci.
Riguardo ad alcune interpretazioni mistificanti recentemente circolate, è bene stabilire che Mondeggi Bene Comune – Fattoria senza padroni (MBC) non è un’azienda, neppure in senso informale; cioè non persegue un utile privato, tantomeno giovandosi dell’indebito sfruttamento di risorse pubbliche. Neppure è un’associazione costituitasi allo scopo di arraffare quel che è possibile dal patrimonio di risorse di un territorio poco sorvegliato, nascondendosi dietro l’agitazione di confusi ideali comunitari. Com’è peraltro sempre stato dichiarato, il progetto MBC è nato per impedire la svendita di un bene comune e per recuperarne la completezza della funzione paesistica, come la chiamano gli architetti dell’Università che ci hanno accompagnato in questa esperienza. Per un verso si trattava di sottrarre il territorio all’abbandono e al degrado nei quali lo aveva lasciato l’amministrazione pubblica; per l’altro di non sprecarne ulteriormente le potenzialità culturali, sociali ed economiche mettendole a disposizione della comunità.
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Che dopo sedici mesi questo programma sia in avanzato corso di realizzazione, lo si può verificare semplicemente salendo a Mondeggi. La sua fioritura colturale, l’arricchimento della sua biodiversità (frutteto con 400 piante, api, capre, orti, seminativi, ecc.), il suo riassetto, la sua ripulitura, il ripristinato rapporto del territorio con la comunità locale e con quella sua parte (decine di gruppi familiari e non) che se ne sta occupando direttamente da circa un anno prendendosi cura di una cospicua porzione di oliveta e coltivando orti sociali, sono fatti ampiamente accertabili da chiunque abbia anche solo un vago ricordo di ciò che era diventata la tenuta. Meno verificabile, ma non per questo meno reale, è la qualità dell’intervento operato che ha ignorato ogni tipo di trattamento chimico consentendo a una terra resa spoglia dalla precedente gestione di riattivare il proprio circolo vitale. L’iniziativa ha investito anche il terreno culturale e sociale, con la scuola contadina e i corsi di informazione sulle medicine olistiche (entrambi tenuti gratuitamente da esperti e professionisti), eventi estivi cinematografici e teatrali, convegni e incontri con varie personalità di assoluto rilievo nazionale ed internazionale che hanno voluto manifestare in tal modo la loro adesione alla nostra iniziativa. E altro si potrebbe ancora elencare.
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Se qualcuno pensa che l’ottenimento di tali risultati – che, sia chiaro, non sono gonfiati ma reali – non abbia comportato e comporti tuttora pesanti sacrifici tanto economici che personali soprattutto per coloro che da oltre un anno si stanno impegnando direttamente nel recupero e nella valorizzazione dell’area, o non ha riflettuto minimamente sull’argomento o vuole sostenere un gioco politico piuttosto sporco per denigrare una delle pochissime, vere opposizioni alla cessione di Mondeggi, con il cui ricavato le istituzioni contano di coprire le magagne e i debiti provocati dalla propria gestione. Per eliminare ogni dubbio, è bene ribadire che a tutt’oggi MBC non solo non garantisce reddito, ma deve ancora completare la restituzione dei finanziamenti che i suoi attivisti e sostenitori hanno devoluto a copertura dei costi delle opere di ripristino, manutenzione, coltivazione e per l’acquisto dell’attrezzatura indispensabile (trattore compreso).
Qualcuno ci accusa di evadere le obbligazioni necessarie per accedere al mercato. Forse è vero. Ma a quale mercato ci si riferisce? A quello dominato dalla Grande Distribuzione che impone prescrizioni, adempimenti e normative in grado di essere sostenute (e pagate) solo dagli agenti economici più strutturati che di norma sono anche quelli più rapaci e inquinanti? A quello che è libero soltanto nominalmente e che in realtà viene determinato dagli operatori economici più potenti e influenti in evidente alleanza con ogni livello della classe politica? Quello stesso mercato dal quale, appunto per tali motivi, è stata espulsa gran parte delle attività di piccola scala, con le conseguenze economiche, sociali e di scarsissima genuinità del prodotto, che da qualche decennio sono sotto gli occhi di tutti? Quello che non offre più lavoro se non precario, sottopagato e privo di diritti, proprio perché nelle mani di potentati il cui unico scopo è il massimo profitto a qualsiasi costo?
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MBC non distribuisce profitti perché non li prevede. MBC coltiva biologico e non utilizza inquinanti chimici perché non li prevede. MBC non reclama recinzioni o chiusure che ne proteggano gli interessi perché non le prevede. MBC non sfrutta manodopera migrante o interna, né direttamente né indirettamente, perché non lo prevede. In conclusione, MBC si occupa di un bene comune, della sua salvaguardia e della sua apertura alle esigenze dell’intera comunità territoriale, anche di quella sua parte che, senza molto senso del ridicolo, sembra sentirsi minacciata più dalla nostra attività che dalla dittatura della Grande Distribuzione.
E, a proposito di senso del ridicolo, dov’erano i solerti politici che oggi invocano legalità, quando i consigli di amministrazione controllati dai loro partiti distruggevano Mondeggi con strategie aziendali dissennate; dov’erano quando la collettività è stata chiamata a farsi carico dell’enorme debito che ne è derivato? Loro, così sensibili alla legalità, credono davvero che per l’ennesima volta si sia assistito solo a un episodio di cattiva imprenditorialità e che convenienze personali e pratiche legate al voto di scambio debbano essere considerate senz’altro estranee alla vicenda?
Domande retoriche. Se il problema fosse effettivamente il rispetto della legalità, i nostri critici si sarebbero mobilitati da tempo contro la mala-gestione della cosa pubblica in generale e di Mondeggi in particolare; così come avrebbero reclamato il rispetto delle norme costituzionali, ad esempio laddove (art. 41) affermano che l’iniziativa economica “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Diciamo chiaramente ciò che pensa chiunque: nella concezione istituzionale la legalità è un concetto elastico, la cui applicazione troppo spesso pare adattarsi agli interessi economico-politici dominanti. Non è una gran scoperta, ma rende a dir poco indisponente il continuo richiamo all’osservanza delle regole da parte di istituzioni che infrangono costantemente quelle che esse stesse stabiliscono, tanto da trascinarci al primo posto nella classifica stilata dagli organismi internazionali sui Paesi più corrotti d’Europa.
Ognuno si tenga le idee che vuole ma, per favore, che ci siano risparmiate ipocrite lezioni di pseudo-legalità o correttezza economica da parte di chi, in materia, non può vantare alcuna autorevolezza etica o morale.
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Un’ultima precisazione. Quando era solo un Comitato, quindi ben prima dell’inizio della custodia popolare, MBC ha cercato per un inverno intero un accordo con i dirigenti politici di Comune e Provincia per concordare una concessione di Mondeggi in applicazione del principio di sussidiarietà anch’esso stabilito dalla Costituzione (art. 118). La controparte è stata molto sfuggente smentendo ogni volta le sue stesse proposte e le aperture fatte intravedere nell’incontro precedente, conducendo un gioco estenuante e privo di certezze, ben noto a chi ha avuto a che fare con gli amministratori pubblici. Ancora pochi mesi fa ci è stata rinnovata la vecchia promessa di costituire un tavolo nel quale i vari soggetti interessati potessero confrontarsi e concordare un piano di rinascita di Mondeggi. Siamo ancora in attesa di notizie. Nel frattempo riaffermiamo la nostra disponibilità a dibattere di questi temi nelle sedi istituzionali e in quelle pubbliche. Così come ribadiamo l’invito a venire a Mondeggi sia per verificare di persona se quanto andiamo dicendo corrisponde o meno alla realtà, sia per partecipare su base individuale e paritaria alla gestione e alla realizzazione del Progetto che riguarda il loro Bene Comune.
Mondeggi Bene Comune Fattoria senza padroni
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